martedì 31 dicembre 2013

la svizzera

il professore quest'anno a natale mi ha regalato dei libri, che io, devo dire, son stata proprio contenta, perché sono due libri di paolo nori, uno si intitola appunto la svizzera, ed è un monologo teatrale che me lo son già letta l'altro giorno, tutto di fila, perché è corto e poi è un monologo teatrale, e quindi a leggerlo a pezzi non c'è la stessa soddisfazione, mi sa, l'altro invece è la banda del formaggio che è appena uscito, e poi c'è il pezzo forte è un tomo di quelli preziosi, di carta liscia, sottile, col segnalibro, una specie di meridiano ma più bello, dell'adelphi, che è il primo libro dei romanzi di guido morselli, che però il secondo non l'hanno mica fatto, uno se le racconta non ci credono mica, che è vero, che una casa editrice come l'adelphi fa il primo tomo di tutti i romanzi di morselli e poi il secondo non lo fa più, ce ne fossero cinquanta, voglio dire, son quelli lì, quanti saranno, 13 mi pare, o 15, insomma, una cosa che due tomi grossi così bastano e avanzano, mah.
comunque, la svizzera torna frequente in sti giorni, che per paolo nori era un po' un pretesto, mi pare, come dire un posto all'estero dove la gente di solito emigra, e adesso è uscito il concorso per gli insegnanti in svizzera, che ci possiamo partecipare anche noi, noi italiani, perché si tratta della svizzera italiana, e io ho postato questo link del concorso nella bacheca di un gruppo, che si chiama insegnare all'estero, e ho cominciato a ricevere una serie di richieste, ma come, tutte queste pagine da leggere, non si capisce niente, dov'è la modulistica, e come si fa a ottenere il riconoscimento dell'abilitazione, e i numeri di telefono, e sono anni che vorrei andare a lavorare in svizzera, non è che mi aiuteresti a fare la domanda...
a un certo punto ho dovuto scrivere che no, non sono una funzionaria del ministero all'istruzione svizzero, che ho letto anch'io quello che possono leggere tutti, che se partite così, dove volete andare, beh, non gliel'ho detto proprio così perché a me non va di offendere nessuno, ma se volete che vi chiamino, cari miei, almeno il bando lo dovete leggere, lo dovete capire, almeno, sto biglietto della lotteria, come disse il padreterno a quel tale che si lamentava che non lo aveva mai fatto vincere, con tutto che lui era stato così buono e devoto per tutta la vita, almeno una volta lo devi comprare, il biglietto...

vattene via

lo dico sempre ai miei alunni, e ai miei figli, anche, che dire 'vai via' a qualcuno è una cosa bruttissima, è una delle cose più brutte che si possano dire, a una persona.
i bambini lo dicono continuamente.
allontanati, lasciami in pace, voglio stare solo, sola. lasciami stare.  si può dire queste o altre cose, a me vengono in mente queste, io cerco di dire queste.
perché le parole lasciano un segno, io lo credo profondamente.
non è la stessa cosa, dire una cosa, dirme un'altra. certo, anche il tono, è importante. ma le parole, le parole di più.
mia nonna usava sempre dire: 'parola torna indrìo', perché non è che fosse cattiva, come pensa mia madre, è che diceva delle cose, che poi non si può cancellarle, le parole non si possono cancellare, neanche se sono solo dette, si scrivono dentro e basta, e continuano a lavorare, a scavare, bisogna almeno chieder scusa, cercare di spiegare, bisogna dire 'mi dispiace'.
bisogna soprattutto, laura, fare silenzio.

la madre snaturata e il cinema - the family man





siccome è natale, alla televisione fanno i film di natale. quando ero incinta di agostino, che ho dovuto restare immobile per un mese perché avevo un distacco di placenta che all'ospedale di rieti non mi facevano uscire neanche a natale, quasi, e invece i miei sono venuti a prendermi con la mercedes, era il 23 dicembre, e quindi mi sono fatta le feste sul divano, a guardarmi tutti i pistoloni natalizi possibili immaginabili, alla mattina, poi, è incredibile quanti film natalizi esistano in circolazione, beh insomma, ecco, anche questo qui che ho visto stasera è uno di quelli, ma c'è nicholas cage, che a me, beh, non è mai stato nella lista dei primi dieci, ecco, però mi piace, al cinema, insomma non avrei neanche scritto un post su sto film se non che, alla fine, lui prende da una scatola di roba che la sua ex gli ha restituito un libro, un libro che quando l'ho visto non ci credevo neanch'io, era un libro di kurt vonnegut, era cat's cradle, tradotto in italiano con ghiaccio-nove, che insomma ho pensato, sono proprio io l'unica deficiente che non ha letto sto tizio, c'è anche in sto film di natale, che mi toccherà proprio leggerlo, ma non so come fare, che a me i libri di fantascienza non mi sono mai piaciuti, tanto.

domenica 29 dicembre 2013

atelofobia


una mia carissima ex alunna, stasera,  ha scritto sta parola su facebook, che io, e sì che scrabble è il mio gioco preferito, e mio fratello a natale pensava di dire chissà che, che ha augurato a tutti: eupepsia, eupepsia!, ma questa roba qua, l'atelofobia,  io manco sapevo che esistesse.
così quando sono andata a vedere che vuol dire, ho scoperto che questa è una malattia genetica legata al cromosoma X, la più diffusa, anche.
infatti, colpisce solo ed esclusivamente, in modo indiscriminato, tutte le donne dotate di normali facoltà di pensiero, e consiste essenzialmente in un perenne senso di inadeguatezza, per cui una pensa che qualsiasi cosa faccia è sbagliata, sensazione, questa, che può ingenerare un conseguente comportamento di lotta o fuga.
la tragedia è che le vittime,  com'è del resto comprensibile data la patologia, credono che la malattia sia una loro colpa, che l'inettitudine di cui si sentono afflitte non sia una visione distorta, un'ansia, una malattia vera e propria, appunto, ma sia la realtà, la loro realtà, e che sia loro, e di nessun altro, e sono assolutamente convinte di essere le uniche persone al mondo ad esserne affette.
beh, ragazze, è giunto il momento, ed è questo, che sappiate anche voi la verità, per cui keep calm e respirate: non siete le uniche, non siamo malate, siamo solo donne, tranquille.


sabato 28 dicembre 2013

education to talent

la regione veneto ha avviato un progetto per la valorizzazione degli alunni con buone potenzialità. siamo al secondo anno. l'anno scorso non sono riuscita a partecipare al corso residenziale ( ne ho parlato qui ).  quest'anno, quasi non ce la facevo neanche quest'anno.
invece ci vado. sono tra gli ammessi.
oggi pomeriggio a fahrenheit parlavano del fatto che abbiamo la classe insegnante più vecchia del mondo. il dato viene da un rapporto dell'unesco.
conduttore e ospiti disquisivano sul fatto che la media dei nostri studenti non è ancora adeguata alle medie europee, che sì, abbiamo i superbravi, che oltretutto adesso non siamo neanche capaci di tenerceli (fatto, questo, per cui, sono decenni che lo dico, siamo un paese del terzo mondo, perché non siamo in grado di dare opportunità alle eccellenze, non sappiamo proprio che farcene, noi, paese di fabbrichette e giovani imprenditori, che sono poi i figli dei vecchi imprenditori, che non si sa come mai, diceva sempre il mio amico alberto, i figli degli operai non sono i giovani operai, e i figli degli imprenditori sono i giovani imprenditori), ma che bisogna arrivare ad avere una buona cultura media generale, e io su questo sono anche d'accordo, poi una signora ha mandato un messaggio risentito sul fatto che il professor maragliano, che io l'avevo anche comprato il suo manuale di didattica multimediale, quando ho fatto il concorso magistrale, e sinceramente, se anche no lo compravo quelle robe lì le sapevo già lo stesso, comunque il professore aveva detto appunto che chi se ne frega se hai due tre bravi e gli altri sono un disastro, e il conduttore ha detto che sì, vabbè dai, i bravi ci sono sempre, i bravi si arrangiano da soli, che poi sono quelli che vengono dalle famiglie migliori... sì, ha detto proprio così.
quando si parla di pari opportunità nella scuola, si cita sempre, e lo faccio anch'io, la famosa frase di don milani, che non c'è niente di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali, intendendo che chi ha più bisogno deve avere di più.
e sono d'accordo.
ma anche chi ha sete di sapere più degli altri, anche questo, non ha bisogno di avere di più?
non hanno anche questi alunni, per dirla con l'ennesima sigla che poi diventa etichetta al collo, dei bisogni educativi speciali, BES, come i DSA, gli H non so che e via etichettando??
in uno degli oroscopi di rob brezsny di oggi,quello del toro,  ha scritto che
'Ernest Rutherford (1871-1937) è considerato il padre della fisica nucleare, non solo perché vinse il premio Nobel per la chimica. Era anche un insegnante eccezionale. Ben undici dei suoi allievi hanno vinto il Nobel'.
ecco, non lo so se sia vero, ma fossero anche solo metà, mettiamo cinque, fa impressione, no? 

se a qualcuno interessa, il link del progetto è questo
http://www.edutalenti.it/
 

giovedì 26 dicembre 2013

assenze

alcune amiche mi hanno scritto per confortarmi in questo primo natale senza mia nonna.
in realtà, amiche, ho detto, sono anni che non passo un natale con mia nonna.
mia nonna, fino a tre o quattro anni fa, non ricordo esattamente, viveva da sola. la domenica mio fratello andava a prenderla, la accompagnava a messa e poi la portava a mangiare da noi. dai miei, meglio, ma io stavo spesso da loro per via delle gravidanze.
un giorno tipo lunedì o martedì ci arriva per posta una lettera di mia nonna, scritta al computer da mio cugino, in cui mia nonna dice a mio fratello, quello che ogni domenica andava a prenderla ed era andato anche quando aveva spedito già la lettera, che siccome voleva fargli un bel regalo di riconoscenza, gli regalava un debito che io avevo con lei, perché mi aveva prestato un paio d'anni prima dei soldi per dei lavori. soldi che, oltretutto, mia madre aveva provveduto a saldare quando aveva saputo che mia nonna me li aveva chiesti indietro poco dopo avermeli dati, facendosi pure firmare una carta.
a me non ha detto niente.
è stata una cosa tristissima, in primis per mio fratello.
siamo andati insieme a casa sua a dirglielo, la sera prima che partisse, perché nel frattempo aveva deciso di trasferirsi a treviso da mia zia, a dirle che regalare un debito non è un gran regalo, che ci siamo rimasti malissimo, che mio fratello sto regalo non lo voleva, grazie, e questo penoso incontro è stato il nostro addio.
ora che il conto è stato svuotato e mia nonna si è rotta il piede e non poteva più andare in bagno da sola e non la voleva fare nel pannolone, e ormai non si ricordava neanche il nome di sua figlia, la volevano mettere in casa di riposo, perché si sa, con la badante in casa sei schiava.
per cui, come ho detto, è il primo natale da tanto tempo che mia nonna sta finalmente in pace, e io anche, che adesso attraverso la piazza e sta lì, nel cimitero insieme agli altri nonni.
invece la mia giovane amica sere, il giorno di natale, durante il gloria, sta proprio davanti a me, nel coro, si è seduta per piangere, perché suo padre non c'è più, e mi si sono riempiti gli occhi di lacrime, e avrei voluto metterle una mano sulla spalla, e non l'ho fatto, e sono stata stupida, e cattiva.

eroi

stamattina alla radio lo speaker, non so chi fosse, stavano parlando di mafie e antimafie, a un certo punto ha detto la parola eroe e subito se n'è pentito, perché, ha detto, è una parola pericolosa, che è meglio non dirla neanche, insomma.
che io, l'ho già scritto, non sono affatto d'accordo con la famosa frase di brecht che citano sempre tutti, beata quella nazione che non ha bisogno di eroi.
e adesso, proprio ora, ho letto questo breve passo di chesterton, che parlando di giovanna d'arco e di gesù, dice:
L'amore di un eroe è più terribile dell'odio di un tiranno. L'odio di un eroe è più generoso del'amore di un filantropo. C'è una immensa ed eroica sanità mentale di cui i moderni possono raccogliere solo i frammenti. C'è un gigante di cui vediamo solo le braccia abbandonate e le gambe che si allontanano. Gli uomini hanno ridotto l'anima di Cristo in insignificanti brandelli, li hanno etichettati sotto il nome di egoismo e di altruismo, egualmente sconcertati dalla sua folle magnificienza e dalla sua folle mansuetudine. Si sono spartiti i suoi abiti e per la sua veste hanno gettato i dadi; benché la tunica fosse senza cuciture, intessuta dalla cima in un sol pezzo.
Ortodossia, pp.51-52

mercoledì 25 dicembre 2013

la realtà supera sempre l'immaginazione

ieri sono andata confessarmi in quella fredda aula neoclassica che è il duomo di valdagno, non mi è mai piaciuta quella chiesa, così fredda, distaccata, sembrava non ci fosse nessuno, a confessare, stavo per andarmene, poi ho visto un paio di persone che aspettavano, in una rientranza in cui è nascosto un confessionale, mi sono seduta lì vicino, e mi sono resa conto che c'era una musica di sottofondo, che lì, sopra al confessionale, c'era un altoparlante, e quindi era anche forte, ed erano tutte versioni strumentali di musiche natalizie, e io cercavo di pensare a cosa dire mentre l'orchestrina suonava WE WISH YOU A MERRY CHRISTMAS.
ora, io che stanotte ho cantato, col mio coro, cose meravigliose che sono sicura che in paradiso cantano anche loro sta roba qua, a partire da questo introitus che è una delle cose più belle in assoluto
 e poi il gloria di mozart, e il sanctus di haydn, e hark the herald angel sing, ecco, mi chiedo, ma possibile che nel duomo di valdagno non abbiano niente di meglio da mandare in sottofondo la vigilia del natale del signore, che sto cd di musichette inglesi preso a prestito dal baracchino di frittelle e paccottiglia zuccherosa che sta di fronte alla chiesa?

martedì 24 dicembre 2013

aspettando natale

voglio anch'io,
come ungaretti,
il caldo buono del camino,
la sua luce amica,
il silenzio vivo
solo
da ascoltare.
ma la mia guerra non è la sua guerra,
e avrò grida e risa di bambini,
lucine di plastica nella notte,
canti e nenie
e radioline e parole,
e grida,
e piccole punture sul cuore,
e inutili cerotti
di regali
di bigliettini
di baci...
ma io l'accenderò,
la candela,
alla finestra.


lunedì 23 dicembre 2013

un fastidio


oggi in biblioteca mi sono ricordata di un libro che volevo assolutamente leggere, ero felice di questo ritrovamento nella memoria, ancor più quando ho visto nel catalogo che il libro c'era, nella mia biblioteca, e a scaffale, anche.
felice come una bambina che apre il suo nuovo giocattolo lo cerco, e non lo trovo. non avevo nemmeno pensato che qualcuno potesse averlo preso in prestito (non succede mai. quasi.)
è in prestito, fino al 25 gennaio. cioè, l'hanno preso... oggi, tipo. ma chi?
chi è che vuole leggere questo libro di stefano bartezzaghi contro la creatività che c'entra con don chisciotte????
neanche quello mi è dato sapere. perché io lo vorrei proprio sapere, ecco, almeno quello, sapere chi è, perché l'ha preso.
invece devo aspettare il 25, senza sapere niente.
mi dà fastidio, ecco.

martedì 17 dicembre 2013

ciao nonna


i maglioni che mi facevo, che poi tu mi facevi sempre i bordi a coste, che sono una rottura infinita, e le maniche, anche di più. e gli scolli a v, che non ho mai imparato perché tanto me li facevi tu. il punto maglia. l'avvio tubolare, la chiusura tubolare.
e il ricamo. come cucire le buste da viaggio. la 'mosca', che è quel triangolino che si fa in fondo alla cerniera, nelle gonne.
la polenta, che non l'ho mai fatta in vita mia, che tenevi avvolta nell'asciugapiatti dentro il cassetto del tavolo di cucina, il giorno dopo. la carnavola, che sarebbe la polenta morbidissima calda col latte freddo. il tuo passato, che non  lo mangerò più. quella volta che ci hai cotto dentro le croste del grana, e io l'ho mangiato lo stesso per non darti un dispiacere, e ho vomitato per una settimana.
i tuoi gnocchi al ragù. la crostata e il budino sanmartino. le cotolette. le patate lesse,  le zucchine lesse.
il caffelatte. l'odore della tua cucina, che non sentirò più, che non vedrò più perché l'hanno già venduta.
le tue lenzuola di lino grosso e freddo, la borsa dell'acqua calda, lo smalto trasparente sulle unghie, il tuo unico vezzo di donna.
e la scatola del talco.
gli asciugapiatti che mi hai dato quando mi sono sposata, che erano l'unica cosa che ti potevi comprare quando avevi voglia di qualcosa di nuovo.
quella volta che ti ho chiamato, uno dei primi giorni di scuola a castelnuovo di porto, ero nel borghetto, e mi sentivo tanto triste, e tu l'hai capito, e mi hai fatto coraggio come la mia migliore amica.
mai madre che per quando voleva ferirmi mi diceva: sei uguale a tua nonna.
mi è dispiaciuto tanto, in questi ultimi anni, non averti acanto, non poterti stare, accanto.
certo ti hanno raccontato tante storie, ti hanno fatta convinta di cose assurde e false, ma in fondo hai scelto tu, di stare con loro. hai scelto la parte sbagliata, ma non te ne faccio una colpa, ne ho preso atto, e basta.
adesso finalmente ti posso parlare di nuovo, ti posso sentire di nuovo vicina.
 ciao nonna, ti voglio bene, te ne vorrò sempre.






lunedì 16 dicembre 2013

un bel ricordo


oggi è morta joan fontaine.
la cosa non mi avrebbe neanche sfiorato se non fosse che tanto tempo fa un mio amico, pittore e scultore, che stimavo molto, franco meneguzzo, mi disse, col suo dialetto dolce, solo lui lo parlava così, dev'essere stato per tutto il tempo che è stato a milano, era come sublimato, era un giorno d'estate, me lo ricordo perfettamente, mi disse:
che bella che sei laura, mi sembri una di quelle attrici... assomigli a joan fontaine.
io manco sapevo chi fosse.
e non ho voluto saperlo.
oggi, che ho visto le sue foto, mi sono detta che un po', forse, sì, le assomigliavo.

Fahrenheit 451


Come molti sapranno, il titolo di questo libro di Bradbury, l'autore di fantascienza da cui truffaut ha tratto l'omonimo film, indica la temperatura alla quale i libri iniziano a bruciare.
siccome spesso, anzi direi sempre, la realtà supera l'immaginazione, sta storia di bruciare i libri continua a cicciare fuori, di tanto in tanto.
ma tra poco finirà, visto che pare che i libri, i libri di carta, quelle cose a cui pensiamo tutti quando sentiamo la parola libri, pare che insomma non ci saranno più, e tutti sembrano contenti di sta storia.
a parte me, stroll e pochi altri.
a me i libri, girare le pagine, toccare la carta, squartarli per tenerli aperti, fare le orecchie dove sono arrivata a leggere, sono cose che mi son sempre piaciute, fin da bambina.
e spero che continuerò a farlo, io, sono i miei figli, che mi sa che non lo faranno più. come prendere i libri in prestito, perché sti ebook, mica si possono prendere, in biblioteca. me l'ha detto il professore, perché io pensavo di sì, come si prendono i cd.
tra un po', mi sa, i libri non li debbono neanche più bruciare. non li leggono e basta.
perché non li vedono neanche in giro. perché costano. perché gli ebook, di certe robe, non li faranno neanche più. perché a un certo punto la piattaforma cambierà, i supporti saranno obsoleti, e tutte ste robe qua.
intanto, però, qualcuno i libri li brucia.
in ungheria hanno bruciato i libri e buttato giù la statua di un mite poeta ebreo, Miklòs Radnòti, che ha scritto poesie sulla moglie, la natura, il suo paese, la morte.
è stato ucciso da filonazisti nel '44 e buttato in una fossa comune.
nella sua giacca hanno trovato un taccuino coi suoi ultimi versi.

Frammento
(Töredék - 1944)
Ho vissuto su questa terra in un'epoca 
quando l'uomo è diventato talmente vile
che di notte uccideva per puro piacere
e non solo al comando,
e mentre credeva in falsi miti, agitandosi,
sua vita fu intrecciata da deliri selvaggi.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca 
quando fare la spia era un merito;
quando l'eroe era il traditore, il ladro, l'assassino,
e chi taceva magari
o era solo restio ad entusiasmarsi, 
era odiato, come l'appestato.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca 
quando chi ha aveva osato protestare
si doveva nascondere,
mordendosi i pugni di vergogna.
Il Paese impazzì: ubriaco di sangue e luridume 
sghignava sul suo destino terribile.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca 
quando per il bambino sua madre
era una maledizione,
era felice ad abortire la gestante, 
e, avendo il veleno spumeggiante sulla tavola,
i vivi invidiavano i morti nella tomba.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca 
quando anche il poeta taceva
in attesa di poter parlare ancora,
perché una maledizione degna 
non potrebbe pronunciare nessun profeta
solo il sapiente delle parole terrificanti, Isaia.

mercoledì 11 dicembre 2013

percentuali

la popolazione italiana ha una percentuale di maschi/femmine = 0,93, cioè praticamente ci sono lo stesso numero di uomini e donne.
ho sentito prima alla radio che la popolazione femminile incarcerata è... indovinate un po'?
il 4 %.
me lo devo ricordare sto numero, perché ogni tanto sento della gente infastidita dalla storia del femminicidio, anche i miei genitori, per dire, per non parlare di quelli del sito pontifex, di cui ho già parlato anche troppo, e questo mi dà enormemente fastidio.
4 contro 96 fa un po' impressione, come numero, a me, almeno, mi fa pensare tante cose, ecco.

domenica 8 dicembre 2013

un anniversario

oggi in chiesa c'era una famiglia che di solito non ci sono mai, tutti, e allora io e la mia amica abbiamo pensato che doveva essere l'anniversario della morte del padre, che si è sparato col fucile, sono non so quanti anni, e alla fine della messa la moglie aveva gli occhi lucidi, non le ho detto niente, l'ho abbracciata, cosa vuoi dire.
ma come si fa, ho pensato, a venir fuori da una cosa del genere, come fai, non si può, non si può venirne fuori, ma sti uomini che si sparano, non pensano ai loro figli, ne aveva due, piccoli, non pensi a tua moglie, a tua sorella che ti trova col cranio spaccato, sangue dappertutto, che la mia amica, io la chiamo mia  amica anche se potrebbe essere mia madre, e che è la sorella, e che l'ha trovato, per mesi se lo sognava di notte, come fai a venirne fuori, ci pensassero, sti uomini che si sparano col fucile, che violenta che è sta morte, che male che fa, alle persone che ti vogliono bene, non si fa, spararsi col fucile, no, non si può.

giovedì 5 dicembre 2013

italiacano nel mondo

a soho, che è un quartiere di londra dove c'è anche piccadilly circus, c'è un posto che si chiama 'la polenteria'.
 che  a me già mi aveva impressionato qaundo l'ho visto a folgaria, ma a soho... fa spavento, proprio.

mercoledì 4 dicembre 2013

a.m.

una pensa sempre di essere una b.m., una 'basso mantenimento', come dice harry di ingrid bergman, quella sera che lui e sally stanno guardando casablanca, a letto, ognuno a casa sua, e parlano al telefono.
io poi, che ingrid bergman è, da sempre, la donna che vorrei essere.
una pensa di essere accomodante, di accontentarsi di poco, invece siamo tutte, come sally, delle a.m., alto mantenimento. vogliamo le cose a modo nostro, ecco, come dice lei.
ieri sera passo da mia madre prima di tornare a casa dopo una giornata a scuola, ho mal di testa, odio il ciclo, voglio la menopausa, sono stufa della sindrome premestruale, sono stufa di sentirmi dire: ti devono venire? o pensare che se sto così mi dovranno sicuramente venire, e mia madre mi dà una raccomandata di equitalia, è una lettera di un foglio solo in cui il postino dichiara di avermi consegnato  un atto, ma di che atto parla, io non lo so, io ho l'incubo di equitalia, continuo a dirlo, a mauro, che prima o poi ci arriva la cartella di equitalia, ascolto sempre con terrore i racconti di quelli che perché non hanno pagato una multa gli arriva una cartella centuplicata, e gli pignorano la casa, mi viene un'ansia che non riesco neanche a camminare, arrivo a casa e devo fare la cena, mi metto a cucinare e piagnucolo a mauro di sto atto, e lui si incazza, e mi chiede cosa vuoi, è colpa mia?e io gli dico: un po' di comprensione.
a.m.
andare a scuola stamattina con il suo 'sta zitta' nelle orecchie, nel cuore.
a.m.
andare a spostare la macchina che blocca la sua, perché domattina lui esce presto, e come fa, vola?
a.m.

martedì 3 dicembre 2013

piaceri invernali 1


camminare sull'erba scrocchiante di brina.
lo adoro fin da bambina.

ognuno riconosce i suoi 5 - nuovi amici

ogni tanto, ma proprio tanto, su fb mi capita di conoscere, se così si può dire, qualcuno che mi pare una persona interessante, e diventiamo, come si dice su fb, amici.
ieri uno di questi ha postato una roba su paolo virzì su cui ero anche d'accordo, nonostante, come ho ribadito, a me paolo virzì piaccia, mentre a lui, che con virzì ci andava a scuola, no.
su fb non lo sa nessuno che ho un blog, perché fb per me è la piazzetta del paese, e io, le mie cose, mica le vado ad appiccicare sul tabellone degli avvisi comunali.
comunque, dato l'argomento, ho postato il link al post che ho fatto su virzì.
che è stato commentato dal suddetto amico coi seguenti post consecutivi (copiati e incollati):
-Il web è pioeno di madro che scrivono. Non mi interessa.
- Le lascio ai loro soliti due o tre lettori quotidiani, ho di meglio da fare e da scrivere.
-che poi, voglio dire, queste signore con figli piccoli e matrimoni in crisi trovano anche il tempo di scrivere un blog?? Wonder Women a profusione.
ci sono rimasta malissimo, ma  mica perché non gliene frega del mio blog, ma sai a me quanto me ne frega.
no, è la cattiveria gratuita, non so come spiegare, è da ieri che ci penso, anche se ho cancellato subito il mio post, e anche lui, dalla lista dei miei cosiddetti amici, e non riesco a capire perché, e mi viene continuamente in mente una citazione di truffaut, che parlando di non so chi diceva che era buono, e forse la bontà è il segreto del genio, e quell'altra citazione che paolo nori fa continuamente, di kurt vonnegut, che c'è una sola regola: cazzo joe, bisogna essere buoni!, che io, per essere sicura che volesse dire proprio quella roba lì, cioè che l'unica regola è che bisogna essere delle persone buone, ho scritto anche alla traduttrice di sto tipo, che pare che sono l'unica che non l'ha mai sentito, e le ho anche chiesto se scrive in inglese, e lei mi ha risposto subito, gentilissima devo dire, e mi ha detto certo che scrive in inglese, come dire: ma in che lingua vuoi che scriva, uno che si chiama kurt vonnegut, ecco, a me non pareva proprio così ovvio, comunque la ringrazio tanto, perché mi sarebbe spiaciuto se l'originale fosse stato you have to be good at, devi essere buono, capace cioè,  a fare qualcosa, che noi in dialetto lo diciamo, no son mìa bon de xugare a calcio, per esempio, io non sono mica capace di giocare a calcio, usiamo lo stesso costrutto che usano gli inglesi, e invece no, kurt vonnegut dice you have to be kind, mi pare, che forse è un po' meno che essere buoni, ma mi piace di più così, la regola che bisogna essere buoni, e la dico sempre anche ai miei figli, che è facile essere cattivi, son capaci tutti, è essere buoni che è difficile, e la prima cosa che gli ho detto, io, ai miei figli, quando li ho presi tra le braccia la prima volta, è stata proprio che devono essere delle persone buone, che avevo letto il libro della dolto che dice che bisogna parlargli, ai bambini, che nessuno lo può sapere, quanto importanti sono le prime parole che sente un bambino, per i miei sono state queste e 'ah! forse è lui, che l'anima...' dalla traviata, ma secondo me la dolto ha esagerato, perché non sono mica tanto buoni, e ogni volta che mi metto a cantare, si chiudono le orecchie con le mani.


lunedì 25 novembre 2013

virgole

uno dice: eh, ma stai a guardare anche le virgole.
ma le virgole sono importanti, cavoli. io proprio non sopporto chi non sa usare la punteggiatura, è un fastidio fisico,come il prurito.
anzi, correggo: io non sopporto chi dovrebbe insegnare ad usare la punteggiatura e non la sa usare neanche lui. lei.
una volta ho letto una cosa di benedetto croce che diceva che l'onestà dei politici stava nel loro essere competenti. che è vero soprattutto nel suo contrario: se sei incompetente, per questo già sei disonesto.
poi ho visto una scritta della lega su un muro in curva, che sono anche andata anche a fotografarla, chissà dov'è finita, quella foto, e la scritta diceva: IGNORANTI MA ONESTI, e l'ho messa in un videolavoro che avevo fatto su una poesia di un poeta polacco, che mi aveva fatto leggere albano, bellissima, l'avevo completamente dimenticato, di leggerlo, perché questo bisogna leggerlo, ci ho messo quasi un'ora di ricerche su internet per ritrovarlo, è Zbigniew Herbert, e la poesia è Rapporto dalla città assediata, domani crecherò di ordinare il libro in biblioteca, la foto della scritta della lega l'avevo messa come sottofondo ai versi: l'inizio della peste.
ecco, anche per chi insegna, l'onestà sta nel sapere quello che deve insegnare, certo si può sempre migliorare, l'altro giorno per esempio ho letto nel gruppo 'insegnare all'estero' a cui sono iscritta, c'era una tutta incazzata perché alle insegnanti di scuola elementare si richiede solo il livello B2, di conoscenza della lingua, che schifo, la scuola italiana, mettiamo a insegnare inglese della gente che ha solo il livello B2, io subito mi sono sentita la solita cacca, però poi volevo dirle: scusa, ma mica mettiamo laureate in matematica o in lettere a insegnare a leggere e scrivere, certo la cosa è un po' diversa, ma c'è anche tanta gente madrelingua che non ha la minima idea di cosa voglia dire, imparare una lingua straniera, io invece lo so, me lo sono studiato, me lo continuo a studiare.
però riconosco che tante colleghe non lo sanno, e soprattutto non gli interessa neanche. non so se sia perché credono di sapere già tutto, se hanno paura di scoprire quante robe non sanno, se hanno già fatto anche troppa fatica ad arrivare dove stanno.
oggi, per esempio, tornando alle virgole, mi è arrivata sta mail che una collega ha inviato al servizio della ulss di mediazione culturale:
Avendo poche ore di mediatore culturale, soprattutto per quanto riguarda i
colloqui con le famiglie, è possibile, ottimizzare il tempo, riducendo
l’intervento del mediatore a trenta minuti con una famiglia e altri 30
minuti, subito,a seguire con un’altra famiglia, sempre dello stesso
ceppo linguistico?
e io ho pensato: nooooo, il soggetto e il predicato no, non li puoi separare, eddai, su, ma perché fai questo, e mandi le mail in giro, pure, nooo!
fosse un'altra, glielo direi anche, ma tanto tempo fa stavo in classe con lei, facevo le prime supplenze, e lei aveva dettato ai bambini che gli ovini sono le galline, e io le ho detto, ma pianissimo, la schiena ai bambini, che non sentissero, le ho detto che gli ovini sono le pecore, lei ha guardato sul vocabolario, e poi gliel'ha fatto cancellare.
l'ho ritrovata dopo dieci anni, adesso si è pure laureata. lei. io, che sto a aguardare le virgole, no.
ieri sera sento alla radio che hanno fatto un film su alda merini, si chiama 'la pazza della porta accanto', e io ho pensato che sfiga, avere avuto l'unico professore al mondo che odia la merini, ero l'esperta mondiale di alda merini, io.

sabato 23 novembre 2013

vita eterna

oggi, al catechismo, ho chiesto ai miei 'alunni' di quinta elementare se loro ci hanno mai pensato, alla vita eterna (la domanda del libro era: anche per te è importante, la vita eterna? ma ho pensato che era meglio partire dai preliminari).
mi hanno risposto di no.
no perchè io, gli ho detto, sono andata a una riunione con altri genitori e c'era anche un prete, e tutti dicevano che la chiesa, i preti in chiesa, non fanno altro che impaurirci con sta storia dell'inferno e del paradiso, ma io, che di solito ci vado, in chiesa, mica ne ho mai sentito parlare, in realtà.
e loro mi fanno: ah beh, neanche noi! e uno fa: siccome gesù ha detto di amare i nostri nemici, che diventano nostri amici, sì, il paradiso magari esiste, ma l'inferno... l'inferno chissà se c'è, magari è solo immaginazione... sì, una fantasia!, fa un altro.
oh, gli ho detto, guardate che se io vengo qua al sabato pomeriggio a fare catechismo, è solo perché ci credo, che esiste la vita eterna, altrimenti farei qualco'saltro, e pure voi, sarebbe meglio fare qualcosa di più divertente, in quel tempo che vi resta da vivere...

coccole e lagne

ad antonio, il piccolo, le coccole non piacciono.
se gli dai un bacio, si pulisce la guancia col dorso della mano. in braccio non ci vuol stare. manco il bacio della buonanotte riesco a dargli.
giovedì mattina, mentre lo vestivo, l'ho preso in braccio e lui, per divincolarsi, mi ha strappato la collana, una collana color rosso scuro, molto lunga, fatta come di tante pastigliette tonde e spesse, che mi piaceva un sacco. me l'aveva regalata mia sorella.
ho pensato che in fondo non era il caso di arrabbiarsi, mi sono fatta aiutare da toni a raccogliere le pastigliette, e ho messo tutto dentro un bicchiere di plastica, sopra al tavolo del cambio, in camera dei bambini.
stamattina, cioè due giorni dopo vado in camera per vestirli e il bicchiere è mezzo vuoto, per terra, c'è rimasto dentro solo il filo con le poche perline ancora infilate, tutte le altre sparite, probabilmente cadute nel cesto coi pannolini sporchi che sta proprio sotto al tavolo e che ieri sera ho svuotato al buio, senza guardare, perché oggi è il giorno della settimana che raccolgono il secco.
e mi sono disperata, e ho cominciato a piagnucolare, e ho pensato che tutte le cose belle che ho vengono rotte, e che sì, non è importante, ma cosa è, importante, alla fin fine, e mi sono rattristata.
e piove, e devo portare i bambini da mia madre, e andare a prendere il libretto dell'A112 dal meccanico perché forse recupero la mia macchinina, che l'ho prestata a mio fratello due anni fa e non me l'ha più restituita, l'ha lasciata ferma sotto il sole, l'acqua, la neve, non si aprivano neanche le porte, mi si stringeva il cuore ogni volta che la vedevo, là, abbandonata, e cercavo di non pensarci, come cerco di non pensare alla mia collana rossa, e al mio vestito verde di armani che l'ho portato da un sarto per farmene fare uno uguale e non me l'ha restituito, perché non sono più andata, e ha fatto una piazzata a mio padre perché lui ha lavorato per niente, ma se ti sei tenuto il mio bellissimo  vestito, schifoso, cosa vuoi, dalla prima volta che l'ho visto, non mi era piaciuto, quel tipo lì, e sono tutte crepe dentro, che dovrei staccarmi dalle cose ma non ci riesco, è per quello che non riesco a buttare via niente, non riesco a staccarmi da niente.
poi sono andata da mia madre, e le ho detto hai sentito di quel padre di cinque figli che è morto, e non riuscivo neanche a parlare, dal piangere, è rimasto schiacciato da qualcosa di sabato mattina, nella cartiera dove lavorava, e ho pensato che io sto a frignare per di quelle cazzate, la moglie non lavorava neanche, eh, è difficile lavorare se hai cinque figli, ha commentato mia madre, eh, ma fai fatica a vivere con cinque figli se lavori solo tu a fare l'operaio in una cartiera...

giovedì 21 novembre 2013

essere buoni

ieri leggevo sull'ultimo articolo di antonio socci, che anche lui scrive i suo articoli su libero, che gesù (sì, lui in persona) ha detto a suor faustina kowalska, dichiarata santa da giovanni paolo II, che è quella che ha dipinto la famosa immagine di gesù misericordioso qui a lato, che chi non accetta di passare per la porta della sua misericordia dovrà passare per la porta della sua giustizia.
che è un po' quello che mi ha detto, qualche tempo fa, che parlavamo dell'esistenza dell'inferno, il mio amico andrea.
e qui torniamo a quello che ho letto stamattina sul blog di paolo nori, e che mi ha fatto piangere,  che finisce il suo discorso con una pagina tratta dal libro della brigatista che ha ucciso vittorio bachelet, che i suoi figli, di bachelet, al funerale del padre hanno detto che loro perdonavano gli assassini, e l'hanno fatto veramente, mica per dire, e ho pensato a che uomo incredibile doveva essere quel loro padre, come aveva fatto a educare dei figli così, che anch'io vorrei tanto, se mi ammazzassero, che  miei figli dicessero così, che lo sentissero davvero, come continuo a dirgli, che chi la smette è più forte di chi continua, di chi risponde al male col male, è più facile, il male, glielo dico sempre, ma loro continuano, e stanno sempre a piangere, e a menarsi più forte, e penso che bachelet, per insegnare questa regola, s'è fatto ammazzare, e forse è per questo, perché alla regola, lui, ci credeva davvero, che ci hanno creduto anche i suoi figli.
e forse è che non ci credo abbastanza, forse è questo.

una regola

stamattina ero in aula insegnanti, davanti a uno dei tre computer, che leggevo questa roba qua di paolo nori, un discorso che si intitola 'una regola', che poi è la regola che bisogna essere buoni, e verso la fine ho cominciato a piangere, e ho pensato: cazzo, paolo, ma non puoi scrivere sta roba qua che poi io la leggo alle nove di mattina in aula insegnanti e mi metto a piangere.
 per fortuna che il mio computer era quello vicino alla porta.

lunedì 18 novembre 2013

ovvietà

ieri una al giornale radio, una sociologa, l'hanno chiamata così, ha detto che è ovvio che lo studio dell'università del texas sui figli di coppie omosessuali non concordi co gli altri, perchè quelli sono del texas, e quindi è chiaro che la pensano in quel modo lì.
lo studio, che è quello col più vasto campione casuale disponibile al momento, e che si basa su interviste a figli cresciuti in coppie omo e etero,  non concorda con gli altri studi al riguardo, che invece dicono che non c'è nessuna differenza tra avere una famiglia tradizionale, che a me viene da dire normale, invece non si può più, e una famiglia di genitori, chiamiamoli così, dello stesso sesso,
e mi sono tornati alla mente come ormai ogni giorno quei versi di chesterton che ho appiccicato alla macchinetta del caffè a scuola,
“La grande marcia della distruzione culturale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo… Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Saremo tra coloro che hanno visto eppure hanno creduto”. 

gelida rabbia

mentre stavo andando a scuola alla radio c'era il giornale radio e hanno detto, come titolo, gelida rabbia', e io ho cercato di capire di cosa si trattasse, perchè hanno cominciato a parlare di aerei, di centinaia di miliardi che gli emirati arabi e quei paesi lì stanno spendendo per nuovi aerei, e ho realizzato che il titolo doveva essere 'cieli d'arabia'.

mercoledì 13 novembre 2013

economia

io non ci capisco niente di economia, ma stamattina stefano feltri, che legge i giornali a prima pagina, ha letto un articolo dal sole 24ore che secondo lui parla della futura crisi che, sempre secondo lui, sta seguendo esattamente la stessa parabola di quella che stiamo vivendo ora. a me invece sembra una cosa molto diversa. 
la giornalista spiega che i titoli con tasso così basso (ieri i titoli di stato italiani decennali li hanno venduti con un tasso mi pare di 1,78%) non sono appetibili per i fondi, che per essere appetibili, devono garantire almeno un tasso leggermente superiore all'inflazione. diciamo sul 3 e rotti per cento. l'esempio riguardava i fondi pensione e le polizze vita tedesche. allora questi cosa fanno? comprano titoli spazzatura, che, essendo molto rischiosi, pagano di più. ma ormai, pagano pochissimo di più, perché più li vogliono, più possono permettersi di abbassare il rendimento. ed è qui secondo me che sta la differenza: mentre negli utimi 15 anni la rendita media di questo titpo di titoli è stato superiore al 10 per cento, adesso arriviamo poco più che al quattro. e siccome negi USA la bolla è evidente, l'affare si è trasferito in europa.
e a me pare, ma è sicuramente perché non capisco niente di ste robe, che la trippa sta finendo.

martedì 12 novembre 2013

cuore di mamma

 bruno a scuola è un disastro, nel comportamento. mi hanno già convocata, e stasera alla riunione di interclasse, con tutte le classi e tutti i rappresentanti dei genitori, le maestre hanno detto che nella sua classe ci sono due bambini che presentano gravi problemi di comportamento, e io sapevo che uno di quei due era mio figlio, e devo fare la relazione della riunione per tutti i genitori e devo scrivere che le maestre hanno detto che ci sono due bambini con gravi problemi di comportamento, e tutti sapranno che uno è mio figlio, e anche stasera, dopo riunione, alla fine mi hanno detto che devo tirargli le orecchie, al che io ho detto che se ha le orecchie un po' a sventola, un motivo c'è.
e poi la maestra mi ha raccontato che oggi bruno è entrato in classe e i suoi compagni hanno cominciato a dirgli: io non vengo alla tua festa! io non vengo alla tua festa! ma con cattiveria, per ferirlo, e la maestra, che è una mia amica, ha pensato: beh, te la sei cercata, ti sta bene, ma poi ha visto che lui è sbiancato, e allora ha cominciato a riprenderli.
e me l'ha detto, e a me si è stretto il cuore, e avrei voluto che ci fosse lei, al mio posto, ma tanto io, al suo, non ci sarei stata.
e sono tornata a casa con un peso nel cuore, e una stanchezza, e una tristezza, che adesso vado a letto anche se kill bill 2 non è ancora finito.

ma la crisi che cos'è 1

in portogallo c'è gente che rinuncia ai domiciliari perché almeno, dentro,  mangiano qualcosa. altrimenti starebbero per strada. l'hanno detto adesso a ballarò.

lunedì 11 novembre 2013

io

'la dolcedulcinea che non è dolce per nessuno. Neanche per me.'
  eh, quello sì che aveva capito tutto.

martedì 5 novembre 2013

disturbi e orientamenti

ho sentito stamattina alla radio che l'associazione degli psichiatri americani ha depennato la pedofilia dalla lista dei disturbi psichiatrici declassandola a semplice orientamento.
cioè, ci sono gli asessuali, gli eterosessuali, gli omosessuali e i pedofili.

una giornata come tante


ieri mattina mi sono svegliata alla quattro, perché il professore doveva prendere un aereo, e anche se ha fatto pianissimo e non ha acceso la luce, voglio dire, non è stata colpa sua,  io mi sono svegliata lo stesso, e non riuscivo più a riaddormentarmi, ho acceso la radio pianissimo per vedere se ci riuscivo, avrò dormito mezz’ora, perché la sveglia era come sempre alle sei e un quarto, e io lo sapevo, è per quello che non riuscivo ad addormentarmi, forse, comunque poi ho rimandato le solite due o tre volte la sveglia, ce l’ho a intervalli di cinque minuti, poi mi sono alzata, ho svegliato agostino, l’ho aiutato a vestirsi, ho tolto dalla tavola i resti della cena della sera precedente, perché ero andata al corso di icone, ed ero tornata tardi, c’era ancora la zuppa di verze e salsiccia di bruno sulla tavola, che calda è buonissima, ma fredda, alla mattina alle sei, beh, non fa proprio un bel vedere,  e mentre preparavo la colazione per me e ago ho svuotato la lavastoviglie che era piena di roba pulita e l’ho riempita con quella sporca, c’è stato quasi tutto, e l’ho fatta partire, e ho preparato la merenda di ago, l’ho accompagnato al pulmino, poi sono rientrata e mi sono vestita per andare a scuola, ho svegliato bruno, che è ha l’otite e doveva andare dalla nonna, non si voleva alzare, intanto ho vestito antonio, si sono messi a giocare, ho preparato la colazione a bruno, antonio non è venuto, bruno non saliva di sopra a mettersi le scarpe, ero in ritardo, ho preparato la borsa dei libri da riportare in biblioteca che mi hanno fatto la multa, la prima volta che me l'hanno fatta sono stata male tutto il giorno perché mi erano arrivati una fila di messaggi ognuno con scritto che dovevo pagare 3 euro, avevo una marea di libri, invece sono tre euro in tutto per il richiamo, per fortuna che li avevo presi tutti lo stesso giorno, avrei dovuto portare bruno dal dottore, ma non ce l’ho fatta, l’ho lasciato da mia madre con la medicina e le sue costruzioni lego, ho portato antonio a scuola, era tardi e chiudono il cancelletto così ho dovuto fare il giro lungo, a scuola sono arrivata in ritardo, di corsa, con la valigia che pesa, per fortuna che non dovevo supplire nessuno e ho un’ora di compresenza, poi mi sono fatta le mie ore di lezione, la mensa, e  alle tre ho finito, sono andata a prendere antonio, l’ho portato dalla nonna, via di corsa a prendere ago a scuola, che deve andare al minivolley, ce l’ho portato, sono tornata a scuola per la riunione di programmazione, è finita alle sei, sono andata in biblioteca, ho sganciato i libri e pagato la multa, mentre uscivo ho visto un libro del banchetto pro-missione, fai un’offerta minimo due euro e ti prendi un libro, questo lo volevo proprio leggere, i beati anni del castigo, l’ho preso anche se avevo pochi soldi da dare, uscendo dalla biblioteca ho letto le prime righe e molto modestamente ho pensato: toh, guarda, una che scrive come me, ma non ho potuto andare avanti, chissà dove l'ho meso, a proposito, sono tornata da mia madre, in macchina sentivo che mi addormentavo, per fortuna no,  ho mangiato da lei coi bambini e sono andata alle prove del coro, sono tornata a riprendere i bambini, ho caricato tutto in macchina, era tardissimo per i bambini, alle dieci erano finalmente tutti  a nanna, sono scesa di sotto, ho preso il mac, ho letto la posta, ho scritto un paio di mail urgenti e intanto ho trovato una di quelle commedie sentimentali americane che mi piacciono tanto, con tom hanks e julia roberts, e poi sono andata a letto.
avevo deciso di fare questa cronachetta ogni giorno, dopo che il professore, appena tornato dalla settimana in gita a berlino e in partenza per la tre giorni di formazione e scambio tra superprofessori in masseria a brindisi, mi ha detto: vorrei io fare tutte le cose che fai tu!
e io ho pensato: eh, magari!
poi ho pensato: ma chi me lo fa fare? e ho deciso che la cronachetta, io, non la faccio più.

domenica 3 novembre 2013

una parentesi televisiva

cercando qualcosa che si veda senza antenna sono capitata su italia uno, c'è lucignolo, enrico ruggeri ansioso di incontrare due ragazze: una asessuale e una poliamorosa.
quella asessuale, che con rispetto parlando... no dai non dico niente, dico solo che non occorreva che lo dicesse proprio chiaramente, ecco, inizia con la solita storia che siccome quello sessuale è un orientamento, non è che si sceglie.
e torniamo ai fondamentali: ma perché non imparate l'italiano? o, non so, perché non sapete come tutti a memoria le solite citazioni di oscar wilde, tipo solo gli imbecilli non cambiano mai idea?
che sia un'attrice? ho pensato anche a quello.
quell'altra ha relazioni multiple consenzienti, cioè lo sanno tutti degli altri (mah, chissà).
comunque adesso ruggeri ha interrotto per un po' perché qua c'è davvero molto da dire.
non vedo l'ora, guarda.
per fortuna che inizia la domenica sportiva, e magicamente si vede benissimo.

venerdì 1 novembre 2013

alzabandiera


le gravidanze a me hanno lasciato il dono delle lacrime.
mi commuovo. mi si riempiono gli occhi di lacrime. e io le lascio uscire.
è da un po' che mi succede ogni volta che sento l'inno nazionale. stamattina, dopo la messa, stavo lì davanti a quell'orrendo monumento ai caduti che c'è all'ingresso del paese, tre pale di cemento con un'aquila sopra a ognuna, di cemento anche quella, legate tra loro da due grosse catene, coi nomi di bronzo dei caduti e dei dispersi delle due guerre, il tutto racchiuso da un cancelletto, con una colonnina e la luce sempre spenta nel mezzo. la banda suonava l'inno mentre alzavano la bandiera, e mentre la guardavo salire, quella brutta bandiera con quei brutti colori, mi sono commossa, e poi iccio ha suonato il silenzio, che non c'è niente da fare, le trombe sono tutte uguali, come le voci ben educate, le note le fanno tutte, ma ci sono quelle che le ascolti e basta e quelle che ti annodano le budella, poi nella sede degli alpini avrei voluto dirgli 'grazie', che anch'io come paolo nori penso che sarebbe molto meglio dire grazie invece che battere le mani, ma non potevo, gli ho detto solo 'complimenti', che lui mi fa 'per cosa, per le tartine?', e intanto che la tromba suonava ho pensato a quell'articolo del new york times di frank bruni, un americano innamorato dell'italia, su internazionale di questa settimana l'hanno tradotto, ma ne aveva già parlato paolo conti qualche giorno fa in un suo articolo sul corriere, e diceva: quell'italia che ti spezza il cuore. quest'italia che mi spezza il cuore a vederla, a pensarci, come una donna bella e intelligente che fa la puttana per comprarsi una borsa firmata. una di queste mattine il giornalista che conduce prima pagina, marco immarisio, ha detto qualcosa sulla cronaca nera, che è come una specie di spia della realtà del paese, e mi sono venute in mente quelle ragazze di quattordici e quindici anni che a roma si prostituivano per quattro soldi.
poi mentre preparavo le crepes per la colazione - beh, in fondo oggi è l'onomastico di tutti - alla radio hanno parlato di un altro articolo, la storia incredibile, inenarrabile, di un nordcoreano, Shin Dong-hyuk, che è nato in uno dei campi di concentramento di quel paese, l'unico nato lì a essere uscito vivo, i segni delle torture e le rilevazioni del satellite sono le uniche prove al suo racconto, pubblicato in un libro che si intitola Escape from Camp 14, non sapeva niente di cosa ci fosse fuori, non sapeva niente di niente, quando lo hanno portato in mezzo al campo per assistere all'impiccagione di sua madre ha avuto un pensiero di gratitudine, uno in meno che gli rubava il cibo, sua madre l'hanno impiccata perché aveva tentato di scappare, è stato lui a denunciarla ai suoi aguzzini, era la legge del campo, e lui sperava di avere una razione extra di cibo, invece l'hanno torturato orribilmente. poi è arrivato un alto ufficiale caduto in disgrazia, che gli ha raccontato del mondo di fuori, della televisione e di tante altre cose, ma niente era come il racconto delle avventure culinarie, lui leccava la zuppa dal pavimento, se le guardie erano di buon umore concedevano agli internati di catturare dei topi, li mangiavano crudi, manco sapeva che la carne si cuocesse, è scappato con un suo compagno che è rimasto fulminato, e lui è passato solo perché ha potuto passare sopra al suo cadavere. anche adesso, racconta al giornalista, la libertà per lui è un pollo arrosto.
l'articolo originale, pubblicato sul financial times, si trova qui:
http://www.ft.com/cms/s/2/1505c16a-0ff2-11e3-99e0-00144feabdc0.html#axzz2jQwLJKSy

giovedì 31 ottobre 2013

crepes

l'altro giorno ho dovuto stare a casa dei miei perché c'era mio nipote e loro dovevano uscire. arriva l'ora della merenda e non c'era niente di niente da mangiare.
ho pensato che forse le uova c'erano, ci sono sempre, e c'erano, volevo fare le crepes ma tutte le ricette che ho trovato richiedevano almeno mezz'ora di riposo, e io non ce l'avevo, poi ho trovato questa ricetta nel blog I menù di benedetta, che si definisce blog non ufficiale di ricette scritte di benedetta parodi viste in tv. da cui mi pare chiaro che non è benedetta in persona, a curare il blog, ma dai commenti pare che io sia l'unica ad averlo capito, il che mi fa venire qualche dubbio. più di uno. mah.
comunque, come ho scritto nel commento, a me benedetta parodi non è che mi piaccia tanto. non mi piace neanche antonellina, anzi non mi piace è un eufemismo, ma la prova del cuoco ha spesso cuochi veramente bravi, e almeno fino a qualche anno fa, quando lo guardavo, la clerici aveva la decenza di ammettere di essere assolutamente negata per la cucina, cosa peraltro chiarissima a chiunque guardasse la trasmissione.
però questa ricetta l'ho provata: veloce e veramente buona, forse un po' dolce, ma ai bambini è piaciuta un sacco, quindi, che dire? grazie, benedetta e grazie a chi cura sto blog, chiunque esso sia.
la ricetta è questa:

Ingredienti Crepes Dolci alla Marmellata per 4 persone:
  • 2 uova
  • 2 cucchiai di zucchero
  • 2 cucchiai di olio di semi
  • 1 bustina di vanillina
  • sale
  • 300 ml di latte
  • 180 gr di farina
  • marmellata qb
  • zucchero a velo
  • olio di semi qb per la cottura

mercoledì 30 ottobre 2013

contro il computer 1

è cominciato tutto con un articolo su avvenire, che ho anche fotocopiato e attaccato alla macchinetta del caffè, a scuola, un'intevista a giovanni reale sul fatto che la rivoluzione tecnologica sarebbe paragonabile all'invenzione della stampa, cosa che reale nega decisamente, per una serie di motivi. l'articolo riassumeva il libro pamphlet di reale, che ho subito ordinato su amazon. ma avevo finito i soldi nella carta. dopo un po', comunque, l'ho comprato. le tesi di reale sono esposte in modo poco articolato, più come assiomi, e io avevo bisogno di altro. la bibliografia però mi è stata molto utile. ho deciso di cominciare da quello che mi ispirava di più: il libro di uno dei fondatori della rete che si definisce uno scettico, clifford stoll (finora non avevo mai saputo che faccia avesse, comunque è simpatico, dai)
High Tech Heretic: Why Computers Don't Belong in the Classroom and Other Reflections by a Computer Contrarian (1999).
sicuramente, ne sa dei computer più di reale, con rispetto parlando. se anche lui ce l'ha coi computer, a scuola soprattutto, avrà le sue buone ragioni.
il libro l'ho preso in biblioteca proprio dopo aver visto, in uno dei soliti documentari che mandano su rai tre all'una di notte su un liceo in danimarca in cui non esistono libri, aule, lezioni frontali. dappertutto ci sono spazi aperti dove i gruppi di lavoro degli alunni si aggregano secondo i loro interessi, gli insegnanti girano col tablet affiancandosi come facilitatori, se vogliono possono stare a scuola quanto vogliono, e molti ci stanno fino a sera, ci sono anche comode poltrone a sacco, posti nuovi e accattivanti, insomma, un bel vedere, un bello stare.

martedì 29 ottobre 2013

lo sport più bello del mondo


oggi al giornale radio hanno raccontato che, in agosto, dei genitori hanno pestato a sangue un bambino di dieci anni, compagno di squadra del loro figlio, reo di non avergli passato la palla e quindi di aver pregiudicato irrimediabilmente l'esito della partita.
io amo il calcio. che adesso non va neanche più di moda. se mai lo è stato. adesso va tanto il rugby. che mi piace tanto anche quello, solo che non sono ancora riuscita a capire le regole.
il calcio che amo io è quello che non c'è più, quello di quegli omini smilzi che zigzagavano tra la difesa -il dribbling- e miracolosamente piazzavano la palla proprio in quell'angolino là, dove nessun essere umano avrebbe mai potuto arrivare. che magia. il calcio giocato in strada, nelle piazze dei nostri paesi, nei campi di fango del brasile, tra la polvere delle favelas di tutto il mondo.
perché non serve niente, per giocare a calcio: qualcosa da calciare, due pali o anche meno a fare da porta. regole semplici, obiettivo ancora più semplice: fare goal.
ma non ci riesco più, a guardarlo, non riesco più a guardare quei bambini di cinque anni con i parastinchi e le magliette che gli arrivano alle ginocchia, e la borsa più grande di loro.
ieri una madre raccontava che a suo figlio, anni 6, per la modica cifra di 80 euro hanno dato: un bellissimo giubbotto di buona qualità, una tuta, una divisa in acetato di quelle qui sopra che gli arrivano alle ginocchia, le scarpe, le calze, il cappello, il KW, il borsone e non so che altro.
non sopporto più i genitori, che se non arrivano a menare i compagni di squadra, cercano comunque soddisfazioni e vittorie personali sulla pelle dei loro figli. ma perché non si fanno una squadra di calcetto, e non ci vanno loro, a farsi rompere le gambe sul campo???

venerdì 25 ottobre 2013

egli

ho fatto il verbo essere in inglese nelle classi terze.
bambini di otto anni.
per chiarire l'argomento, ho preferito prima dirlo in italiano.
allora bambini, io...SONO!
bene, tu...SEI!
ok, egli...
sgomento e silenzio.
la parola 'egli' non è contemplata nel vocabolario di un bambino italiofono di otto anni.
neanche 'essi', veramente.
ho dovuto tradurre con 'lui' e 'loro'.
a fatica, comunque.
e mi è venuto in mente che in seconda o terza elementare, dovendo scrivere dei pensierini, ho litigato con mia madre perché volevo scrivere 'stamane' invece di 'stamattina', che l'aveva detto quello del telegiornale.

sabato 19 ottobre 2013

masterpiece 2

ecco, adesso lo so: hanno detto ora che quelli che hanno mandato il manoscritto (qualcuno l'ha scritto in due settimane, dopo aver sentito che c'era il talent, immagino) a masterpiece sono stati 5000.


giovedì 17 ottobre 2013

16 ottobre 1943

16 ottobre 1943
l’altro giorno, quando si è posto il problema del funerale negato a priebke, io, da cristiana ingenua, pensavo fosse perché, in genere, i nazisti non erano cattolici.
così ho fatto una ricerca su internet, e ho trovato che, infatti, Priebke è stato battezzato nel ’48 da tale alois pompanin, per farlo espatriare sotto falso nome in argentina, lungo quella che viene chiamata la ‘ratline’, la via di fuga di molti gerarchi nazisti verso paesi del sudamerica o la spagna.
che poi, la morte di priebke, col circo del suo funerale e della bara che sta ancora girando per l’italia, e il suo testamento definito ‘choc’ dai giornali, testamento video in cui, lo ricordo per chi non avesse letto i virgolettati sui giornali,  il centenario, che se non gli veniva un infarto andava ancora a farsi la spesa da solo, e a messa, dicono, il centenario diceva che lui c’era andato, ad auschwitz, e ha visto solo delle grandi cucine e pure un bordello, in cui gli ebrei potevano sfogarsi a loro piacimento, ecco, questa storia qua avviene a poche ore dalla commemorazione del cinquantesimo della deportazione degli ebrei romani ad auschwitz.
ieri alla radio hanno fatto una serie di trasmissioni su quella tristissima giornata,  in cui i tedeschi sono andati casa per casa a prendere gli ebrei, avevano delle liste, che o le avevano prese in prefettura, perché dalle leggi razziali del ’38 avevano fatto tutto un censimento degli ebrei italiani, oppure, cosa per cui propenderei, dalle liste che avevano rubato qualche giorno prima dalla sinagoga o dal centro e ebraico, non mi ricordo.
molti ebrei si salvarono perché nascosti da romani loro concittadini, che fecero molto per aiutarli.
giorni prima i tedeschi, bastardi, si erano fatti dare cinquanta chili d’oro con la minaccia di prendere 200 uomini validi in ostaggio. l'oro fu faticosamente trovato, e alla raccolta contribuirono molti non ebrei, che diedero quello che avevano, facendo apporre nella lista dei donatori la sigla n.n.
al momento della retata, i tedeschi consegnavano un foglietto in cui c’era l’elenco di cosa portare, tempo 20 minuti: tessere annonarie, soldi, gioielli, cibo per almeno 8 giorni, vestiti, coperte.
si diceva anche che i malati, ancorché gravissimi, non potevano essere assolutamente lasciati e che l’infermeria era al campo.  e di chiudere  a chiave la porta.
prima li portarono in un collegio militare coi camion, poi da diligenti tedeschi fecero un puntuale controllo e rilasciarono i coniugi di matrimoni misti e i figli di matrimoni misti. nacque anche un bambino. rimase nel gruppo una donna cattolica che si dichiarò ebrea per non abbandonare un piccolo orfano affidato alle sue cure.
poi li portarono tutti  mille e passa alla stazione tiburtina e li spedirono direttamente ad auschwitz con 18 carri bestiame, il 18 ottobre. ad essi si era aggiunta spontaneamente una donna, costanza calò, sfuggita alla retata, ma che non volle abbandonare il marito e i cinque figli. arrivarono il 22 sera, ma li tennero nei carri fino al mattino dopo.
ne sono tornati 16.

mercoledì 16 ottobre 2013

cadute

 a mia mamma capitava, a volte, di cadere.
ha inziato così la sua orazione funebre, oggi, la sandra.
l'ho saputo stamattina, durante la ricreazione, poi ho fatto due ore di scuola in trance, aprite il libro, correggiamo i compiti, il verbo essere, i pronomi personali, e continuavo a pensare alla sandra, a tua madre che di colpo non c'è più, spiaccicata sul marciapiede, tua madre che fa la psicanalista e vive da sempre col figlio con problemi psichici, forse è diventata psicanalista per quello, era una bravissima psicanalista, ha detto la sandra, era bellissima, mia mamma, ha detto, di una bellezza emozionante, così ha detto, era come l'apparizione di un cerbiatto tra la nebbia di un bosco. sto ancora piangendo, mi è venuta la sinusite. casa nostra è ancora dissemniata dei regali che faceva a mio fratello, il suo moroso. era nella sua vita precedente. mi ha detto così quando l'ho abbracciata, oggi, mi ha detto grazie di essere venuta a trovarmi dalla mia vita precedente, grazie, grazie, e io non riuscivo a smettere di piangere, e salutami tanto la tua mamma, mi ha detto.
è che ci sono persone che arriva un giorno che non ce la fanno più.
a portare il dolore degli altri. il proprio, quello sì, ce la fanno. una vita, magari. ma tutto il resto, il resto è troppo.
io credo che la mamma della sandra non ce l'abbia fatta più.
ieri uscendo da scuola c'era un gruppetto che parlava, le bidelle e gli operai del comune, e sento l'operaio che fa, tronfio: mi, la man sul fogo no ghe la meto par nisùn! e la bidella, di rimando: nisùn, ah, gnanca mi!
e io ho pensato che il mondo si divide in due, quelli che la mano ce la mettono, sul fuoco, e tutti gli altri. quelli che si chiudono a chiave, la sera, e dormono i loro sonni tranquilli, magari col sonnifero, se la tv non basta più, e quelli che non riescono a prendere sonno, che sentono un peso sul cuore,  anche se non sanno cosa dire, cosa fare.
e poi sono passata dai miei, e lì a parlare del funerale negato a priebke, e della storia delle fosse ardeatine, che bastava che uno dicesse che era stato lui, dice mia madre, e non li ammazzavano, ma no, gli hanno dato la medaglia d'oro, invece, e che priebke ha fatto il suo dovere, ha continuato mia madre,  io non ho mai preteso giustizia per mio padre (di questa storia ho parlato qui), non ho mai chiesto che fossero processati e condannati, e hai fatto male, le ho detto io, bisogna chiederla, la giustizia, e comunque non si può pretendere che tutti siano eroi, ha ripreso mia madre, quello che non ha applicato la rappresaglia per mio papà lo sapeva che sarebbe stato passato per le armi, che disobbediva a un ordine militare... eh sì, la pensi anche tu come bertold brecht, cara mamma, lo sapessi, cambieresti subito idea eh?, beata quella nazione che non ha bisogno di eroi, ha detto brecht, e invece no, non è così, abbiamo bisogno di eroi, di santi, li chiamo io, perché anche quelli che cercano di fare del loro meglio, purtroppo, a volte arriva un giorno che non ce la fanno più.

domenica 13 ottobre 2013

un giorno devi andare


gliel'ho detto, alla mia amica, quando ho visto il nome nei titoli di testa: se me lo dicevi, che c'era jasmine trinca, mica ci venivo. non te l'ho detto apposta, mi fa, e poi dai, mica è maya sansa. beh, se era maya sansa ti sparavo, son due anni che non vado al cinema, trovarmi quella bocca amara e la voce roca per un'ora e mezza, non so se te la perdonavo.
è che la trinca è una di quelle attrici italiane giovani che parlano, invece di recitare, leggono, meglio, e sullo schermo hanno quei silenzi che ti chiedi se dietro c'è qualcosa, e ti viene sempre da dire di no.
il film è un buon tentativo, ci sono dei momenti davvero emozionanti, poi a un certo punto lei legge un pezzo di attesa di dio di simone weil,
 ho avuto un tuffo al cuore quando ho visto la sua faccia in copertina, e come una folgorazione ho capito il titolo, perché il pezzo citato parla di dio che è come un mendicante, che torna tante volte, e poi magari un giorno non torna più, ma se gli apriamo, una volta, non può far altro che gettare un seme e attendere. l'attesa del titolo non è il nostro attendere dio, come ho sempre pensato, è l'attendere di dio, il suo attenderci.
per questo, nonostante sia molto d'accordo con questa recensione che ho trovato in rete, sono grata a questo film e alle mie amiche che mi hanno permesso di vederlo.

sabato 12 ottobre 2013

classe 1914

ecco, adesso non lo sento più, sulle mani, il puzzo del piscio di mia nonna.
mentre la cambiavamo, oggi, mi ha pisciato sulle mani, sono andata in bagno a lavarmi, poi prima di tornare a casa ci sono tornata, in bagno, e mi sembrava che l'avessi lavato via, ma subito dopo, in macchina, l'odore del sapone liquido era già sparito, e c'era solo il puzzo di piscio, dolce e acidulo, e poi ancora, e ho pensato che non mi sarebbe andato via più, invece poi ho pulito il culetto di bruno con le salviette umidificate, e da allora non lo sento più.
mia nonna è le tazze di caffellatte piene di zucchero in cui inzuppavo il pan biscotto da bambina, è il budino nero sanmartino che lei versava su un piatto fondo e ci mettevamo uno da una parte e uno dall'altra, col cucchiaio da minestra, e chi arrivava prima al mezzo ne mangiava di più, mia nonna mi ha coperto quando sono uscita per la prima volta col mio moroso, che i miei pensavano che fossi a una festa di carnevale, mia nonna è tutto quello che so di cucito, di ricamo, di maglia, mia nonna è quel vestitino da principessa per la mia barbie, miracolosamente uscito da un ritaglio di seta che stava con tantissimi pezzetti nei cassetti del laboratorio di mia nonna, il suo bagno, dove di fronte al cesso stava la sua singer a pedali, e quello che io consideravo un tesoro inestimabile, un mobile di cassetti pieno di stoffette che con cura ripiegava, erano avanzi di tovaglie, lenzuola, strisce di vestiti accorciati, maniche di camicie, ritagli di una gonna adattata mille volte, tele da ricamo ingialliti dal tempo, e sognavo da piccola che quella sarebbe stata la mia eredità, che a me non me ne fregava niente dell'anello, della collana, io volevo quella roba lì, che tanto non l'avrebbe voluta nessuno, pensavo, e ho continuato a volerla finché non hanno deciso di vendere la sua casa e bisognava svuotare quello che c'era, due mesi fa, e mia madre quando gliel'ho chiesto, mi ha detto che aveva buttato tutto, tutti quegli stracci, quelle 'strasse', ha detto con disprezzo, io l'ho odiata, e ho pianto, come sto facendo ancora adesso, ma almeno stamattina sono andata a trovarla, e ho potuto tenerle la mano, tutto il tempo, e darle da mangiare, e dirle che le voglio tanto bene, con mia cugina che vuole metterla al ricovero, e dice che sua mamma è troppo buona a volerla tenere a casa, ha il cuore tenero, e lo dice lì, come se mia nonna non esistesse, e va al centro missionario, lei, si crede tanto cristiana, e ho potuto anche cambiarla, mia nonna, e sentirmi quel puzzo sulle mani, che mi pareva di essere ancora lì, e adesso mi dispiace, che non le sento più.

lunedì 7 ottobre 2013

scelte

il mio amico andrea mi ha raccontato che una mistica aveva ricevuto e fatto avere a mussolini un messaggio da gesù (sì, lui in persona) in cui sostanzialmente gli diceva che sarebbe andato tutto alla grande, bastava non allearsi con hitler. eppure lui l'ha fatto. andrea mi ha anche detto che il beato schuster, allora cardinale di milano, aveva offerto a mussolini rifugio e mediazione, negli ultimi giorni, ma lui scelse altrimenti. scelte che sembrano incomprensibili, no? io invece le comprendo benissimo, ho detto ad andrea, è già come sempre tutto scritto, una volta a farfa c'era un prete giovane che durante la sua predica appassionata ci disse, sostanzialmente: vuoi la risposta? chiedila a gesù. ecco, infatti, il vangelo di ieri era proprio la spiegazione a questa domanda. era il vangelo di lazzaro, il povero,  e del ricco epulone. quando il ricco è andato all'inferno, ha pregato il padre abramo che gli mandasse lazzaro a bagnargli le labbra, almeno, che soffriva terribilmente, laggiù.
e siccome abramo gli ha detto che non si può, allora il ricco pregò che almeno lo mandasse ad avvisare i suoi parenti, che se andava uno risuscitato dai morti, quello lo avrebbero ascoltato. e abramo gli disse ancora di nuovo di no: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti".
vuole lazzaro, epulone. ancora.
il ricco epulone non ha ancora capito, non capirà per l'eternità, poveraccio, che lazzaro non è un suo servo. lazzaro portami l'acqua, lazzaro parla ai miei fratelli. pensare prima a se stessi che agli altri. ecco la condanna. non l'ha capito in vita, non lo capisce neanche adesso. non lo può capire, non si è convertito.
le mie colleghe catechiste l'altra sera alla riunione si sono scandalizzate quando ho detto che non andare a messa è da considerarsi peccato mortale. io non giudico nessuno, non condanno, ognuno si condanna o si salva da solo, l'ho detto tante volte anche a mia madre, che continua a ripetere che prima o poi si arrabbia (intendendo il padreterno, che io ho continuo a dirglielo, che il padreterno è amore infinito e non può arrabbiarsi, ma non mi crede), solo che io non mi arrogo il diritto o la prerogativa di decidere quale dei comandamenti sia il più importante. è che il primo comandamento, e il secondo, sono lì proprio per ristabilire l'ordine di priorità. se ami dio sopra te stesso, capisci che siamo tutti nella stessa barca, siamo tutti fratelli, che tutti sbagliamo, che tutti abbiamo bisogno della divina misericordia, perché altrimenti, come avevano ben capito gli apostoli, quando gesù gli ha detto che è più facile che un cammello passi dalla cruna dell'ago che un ricco entri nel regno dei cieli, hanno detto tutti: ma allora chi si salverà? sottinteso nessuno, perché a guardar bene, a parte lazzaro, che mangiava gli avanzi dei cani, tutti siamo ricchi, tutti abbiamo qualcosa più di qualcuno, qualcosa a cui siamo attaccati e che non lasceremo mai per un fratello, fossero anche solo le nostre sicurezze.
quando ho fatto la responsabile della pensione diana, che era una pensione gestita da una parrocchia a caorle, e mi avevano messo lì a fare la responsabile, non era una cosa facile, a pensarci bene, beh, comunque a un certo punto c'è stata un'emergenza, c'era il diluvio universale e nella sala da pranzo ha cominciato a venir giù acqua, prima quelli che stavano sotto l'acqua si sono spostati un tavolo più in là, ma dopo poco le perline del soffitto hanno cominciato a  staccarsi, ho chiamato i pompieri, poi sono salita di sopra, c'era un piccolo terrazzino che sarà stato largo un metro quadro, lo scarico era ostruito da un sacchetto di plastica, c'erano tre o quattro uomini grandi e grossi che dalla porta guardavano con preoccupazione la cosa, ho chiesto quale fosse il problema, mi hanno detto il sacchetto, io esterefatta sono uscita fuori e l'ho tolto, problema risolto, l'acqua è scesa dal buco e ha smesso di allagare la sala, sì, d'accordo, c'era il diluvio universale, ma quello era un sacchetto di plastica, e stavamo in albergo, non in mezzo alla giungla, voglio dire, mi sono cambiata subito, quelli stavano lì pietrificati a guardare il terrazzino che si riempiva d'acqua, aspettavano che spiovesse, ah, se avessero avuto un ombrello... immagino che uno si chieda ma cosa c'entra questo con quell'altro, c'entra, c'entra, uno fa le scelte che è abituato a fare, e soprattutto nell'emergenza, il ricco fa le scelte da ricco, manco se si trova davanti un resuscitato dai morti, gli crede, quelli pensavano che si prendevano la polmonite, era quello il loro problema, il mio era evitare che si allagasse la sala da pranzo. questione di priorità.
una sera sono andata a sentire un prete che parlava di 'educare al trascendente', alla scuola per genitori della scuola materna. se potevo me ne andavo dopo cinque minuti, ma eravamo pochissimi, e io stavo proprio nel mezzo, continuava a dire che i preti parlano sempre della vita eterna, che chissà poi se c'è, la chiesa sta sempre con 'sto spauracchio, e invece bisogna essere felici qua, bisogna godersi questa vita qua, io volevo dirgli ma ti pare che son venuta qua a sentire ste fuffe, ma vagliele a dire a mia sorella, che gli è morta la figlia di tre mesi, che se l'è trovata in coma nel letto, ma vaglielo a dire alla mia amica che ha un figlio disabile che non riesce più a prenderlo in braccio perché è più grande di lei, e deve fargli tutto, o a fiorella, che le hanno telefonato per dirle che il suo doriano s'era sentito male al lavoro, e quando è arrivata era già morto, a cinquant'anni, ma spiegami perché in africa i bambini muoiono di fame, perché un uomo massacra la sua donna, se sei capace, ma spiegami la storia di lazzaro e del ricco epulone, che se la godeva la vita, e non ha ammazzato nessuno, che i soldi magari li aveva ereditati da suo padre, mica li ha rubati, tu mi devi spiegare che senso ha la vita, e il dolore, e soprattutto mi devi spiegare la morte, io a gesù ci credo perché è morto in quel modo lì e perché ci ha detto che non siamo fatti per questo, per il non senso, per la sofferenza, per la morte, che è il dolore massimo, la rottura definitiva, la fine di tutto, il male che vince. e ci credo perché è resuscitato dai morti, e ci ha detto che pure noi siamo fatti per quello, per vivere per sempre.
e la messa, care le mie colleghe catechiste, serve mica al padreterno, che vi credete, serve a noi, a capire il senso del nostro andare, del nostro fare, del nostro essere e del nostro morire.
capire quello che siamo: creature, figli, fratelli.
ieri da torino spiritualità ho sentito patrizia cavalli, che va beh che anch'io credo, come ha detto moravia nell'orazione funebre per pasolini, che il poeta deve essere sacro, e allora bisogna onorarlo e rispettarlo sempre, e la cavalli è poeta, ma quando parla ha la voce da ubriaca, e continua dire che non si ricorda quello che ha scritto, e perché, e quanto difficili che sono ste domande, e se erano quelle facili non te le venivamo neanche a chiedere, scusa, e siccome il tema di torino spiritualità era la scelta, lei diceva che non esiste la scelta, non abbiamo nessuna possibilità di scegliere, che è l'ambiente che ci determina, è il fuori, e invece io credo proprio il contrario.