mercoledì 16 ottobre 2013

cadute

 a mia mamma capitava, a volte, di cadere.
ha inziato così la sua orazione funebre, oggi, la sandra.
l'ho saputo stamattina, durante la ricreazione, poi ho fatto due ore di scuola in trance, aprite il libro, correggiamo i compiti, il verbo essere, i pronomi personali, e continuavo a pensare alla sandra, a tua madre che di colpo non c'è più, spiaccicata sul marciapiede, tua madre che fa la psicanalista e vive da sempre col figlio con problemi psichici, forse è diventata psicanalista per quello, era una bravissima psicanalista, ha detto la sandra, era bellissima, mia mamma, ha detto, di una bellezza emozionante, così ha detto, era come l'apparizione di un cerbiatto tra la nebbia di un bosco. sto ancora piangendo, mi è venuta la sinusite. casa nostra è ancora dissemniata dei regali che faceva a mio fratello, il suo moroso. era nella sua vita precedente. mi ha detto così quando l'ho abbracciata, oggi, mi ha detto grazie di essere venuta a trovarmi dalla mia vita precedente, grazie, grazie, e io non riuscivo a smettere di piangere, e salutami tanto la tua mamma, mi ha detto.
è che ci sono persone che arriva un giorno che non ce la fanno più.
a portare il dolore degli altri. il proprio, quello sì, ce la fanno. una vita, magari. ma tutto il resto, il resto è troppo.
io credo che la mamma della sandra non ce l'abbia fatta più.
ieri uscendo da scuola c'era un gruppetto che parlava, le bidelle e gli operai del comune, e sento l'operaio che fa, tronfio: mi, la man sul fogo no ghe la meto par nisùn! e la bidella, di rimando: nisùn, ah, gnanca mi!
e io ho pensato che il mondo si divide in due, quelli che la mano ce la mettono, sul fuoco, e tutti gli altri. quelli che si chiudono a chiave, la sera, e dormono i loro sonni tranquilli, magari col sonnifero, se la tv non basta più, e quelli che non riescono a prendere sonno, che sentono un peso sul cuore,  anche se non sanno cosa dire, cosa fare.
e poi sono passata dai miei, e lì a parlare del funerale negato a priebke, e della storia delle fosse ardeatine, che bastava che uno dicesse che era stato lui, dice mia madre, e non li ammazzavano, ma no, gli hanno dato la medaglia d'oro, invece, e che priebke ha fatto il suo dovere, ha continuato mia madre,  io non ho mai preteso giustizia per mio padre (di questa storia ho parlato qui), non ho mai chiesto che fossero processati e condannati, e hai fatto male, le ho detto io, bisogna chiederla, la giustizia, e comunque non si può pretendere che tutti siano eroi, ha ripreso mia madre, quello che non ha applicato la rappresaglia per mio papà lo sapeva che sarebbe stato passato per le armi, che disobbediva a un ordine militare... eh sì, la pensi anche tu come bertold brecht, cara mamma, lo sapessi, cambieresti subito idea eh?, beata quella nazione che non ha bisogno di eroi, ha detto brecht, e invece no, non è così, abbiamo bisogno di eroi, di santi, li chiamo io, perché anche quelli che cercano di fare del loro meglio, purtroppo, a volte arriva un giorno che non ce la fanno più.

2 commenti:

  1. Se almeno di quelli che fanno del proprio meglio le nazioni fossero piene, allor sì che nonce ne sarebbe bisogno degli eroi. Ma il mondo è troppo pieno infatti di chi fa soltanto l'indispensabile per sé. Ecco che poi gli eroi che ci sono non bastano ad evitare tante disgrazie.

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    1. è che in fondo, immagino che lui questa definizione non l'avrebbe sopportata, ma in fondo brecht era un utopista.

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