martedì 31 dicembre 2013

la svizzera

il professore quest'anno a natale mi ha regalato dei libri, che io, devo dire, son stata proprio contenta, perché sono due libri di paolo nori, uno si intitola appunto la svizzera, ed è un monologo teatrale che me lo son già letta l'altro giorno, tutto di fila, perché è corto e poi è un monologo teatrale, e quindi a leggerlo a pezzi non c'è la stessa soddisfazione, mi sa, l'altro invece è la banda del formaggio che è appena uscito, e poi c'è il pezzo forte è un tomo di quelli preziosi, di carta liscia, sottile, col segnalibro, una specie di meridiano ma più bello, dell'adelphi, che è il primo libro dei romanzi di guido morselli, che però il secondo non l'hanno mica fatto, uno se le racconta non ci credono mica, che è vero, che una casa editrice come l'adelphi fa il primo tomo di tutti i romanzi di morselli e poi il secondo non lo fa più, ce ne fossero cinquanta, voglio dire, son quelli lì, quanti saranno, 13 mi pare, o 15, insomma, una cosa che due tomi grossi così bastano e avanzano, mah.
comunque, la svizzera torna frequente in sti giorni, che per paolo nori era un po' un pretesto, mi pare, come dire un posto all'estero dove la gente di solito emigra, e adesso è uscito il concorso per gli insegnanti in svizzera, che ci possiamo partecipare anche noi, noi italiani, perché si tratta della svizzera italiana, e io ho postato questo link del concorso nella bacheca di un gruppo, che si chiama insegnare all'estero, e ho cominciato a ricevere una serie di richieste, ma come, tutte queste pagine da leggere, non si capisce niente, dov'è la modulistica, e come si fa a ottenere il riconoscimento dell'abilitazione, e i numeri di telefono, e sono anni che vorrei andare a lavorare in svizzera, non è che mi aiuteresti a fare la domanda...
a un certo punto ho dovuto scrivere che no, non sono una funzionaria del ministero all'istruzione svizzero, che ho letto anch'io quello che possono leggere tutti, che se partite così, dove volete andare, beh, non gliel'ho detto proprio così perché a me non va di offendere nessuno, ma se volete che vi chiamino, cari miei, almeno il bando lo dovete leggere, lo dovete capire, almeno, sto biglietto della lotteria, come disse il padreterno a quel tale che si lamentava che non lo aveva mai fatto vincere, con tutto che lui era stato così buono e devoto per tutta la vita, almeno una volta lo devi comprare, il biglietto...

vattene via

lo dico sempre ai miei alunni, e ai miei figli, anche, che dire 'vai via' a qualcuno è una cosa bruttissima, è una delle cose più brutte che si possano dire, a una persona.
i bambini lo dicono continuamente.
allontanati, lasciami in pace, voglio stare solo, sola. lasciami stare.  si può dire queste o altre cose, a me vengono in mente queste, io cerco di dire queste.
perché le parole lasciano un segno, io lo credo profondamente.
non è la stessa cosa, dire una cosa, dirme un'altra. certo, anche il tono, è importante. ma le parole, le parole di più.
mia nonna usava sempre dire: 'parola torna indrìo', perché non è che fosse cattiva, come pensa mia madre, è che diceva delle cose, che poi non si può cancellarle, le parole non si possono cancellare, neanche se sono solo dette, si scrivono dentro e basta, e continuano a lavorare, a scavare, bisogna almeno chieder scusa, cercare di spiegare, bisogna dire 'mi dispiace'.
bisogna soprattutto, laura, fare silenzio.

la madre snaturata e il cinema - the family man





siccome è natale, alla televisione fanno i film di natale. quando ero incinta di agostino, che ho dovuto restare immobile per un mese perché avevo un distacco di placenta che all'ospedale di rieti non mi facevano uscire neanche a natale, quasi, e invece i miei sono venuti a prendermi con la mercedes, era il 23 dicembre, e quindi mi sono fatta le feste sul divano, a guardarmi tutti i pistoloni natalizi possibili immaginabili, alla mattina, poi, è incredibile quanti film natalizi esistano in circolazione, beh insomma, ecco, anche questo qui che ho visto stasera è uno di quelli, ma c'è nicholas cage, che a me, beh, non è mai stato nella lista dei primi dieci, ecco, però mi piace, al cinema, insomma non avrei neanche scritto un post su sto film se non che, alla fine, lui prende da una scatola di roba che la sua ex gli ha restituito un libro, un libro che quando l'ho visto non ci credevo neanch'io, era un libro di kurt vonnegut, era cat's cradle, tradotto in italiano con ghiaccio-nove, che insomma ho pensato, sono proprio io l'unica deficiente che non ha letto sto tizio, c'è anche in sto film di natale, che mi toccherà proprio leggerlo, ma non so come fare, che a me i libri di fantascienza non mi sono mai piaciuti, tanto.

domenica 29 dicembre 2013

atelofobia


una mia carissima ex alunna, stasera,  ha scritto sta parola su facebook, che io, e sì che scrabble è il mio gioco preferito, e mio fratello a natale pensava di dire chissà che, che ha augurato a tutti: eupepsia, eupepsia!, ma questa roba qua, l'atelofobia,  io manco sapevo che esistesse.
così quando sono andata a vedere che vuol dire, ho scoperto che questa è una malattia genetica legata al cromosoma X, la più diffusa, anche.
infatti, colpisce solo ed esclusivamente, in modo indiscriminato, tutte le donne dotate di normali facoltà di pensiero, e consiste essenzialmente in un perenne senso di inadeguatezza, per cui una pensa che qualsiasi cosa faccia è sbagliata, sensazione, questa, che può ingenerare un conseguente comportamento di lotta o fuga.
la tragedia è che le vittime,  com'è del resto comprensibile data la patologia, credono che la malattia sia una loro colpa, che l'inettitudine di cui si sentono afflitte non sia una visione distorta, un'ansia, una malattia vera e propria, appunto, ma sia la realtà, la loro realtà, e che sia loro, e di nessun altro, e sono assolutamente convinte di essere le uniche persone al mondo ad esserne affette.
beh, ragazze, è giunto il momento, ed è questo, che sappiate anche voi la verità, per cui keep calm e respirate: non siete le uniche, non siamo malate, siamo solo donne, tranquille.


sabato 28 dicembre 2013

education to talent

la regione veneto ha avviato un progetto per la valorizzazione degli alunni con buone potenzialità. siamo al secondo anno. l'anno scorso non sono riuscita a partecipare al corso residenziale ( ne ho parlato qui ).  quest'anno, quasi non ce la facevo neanche quest'anno.
invece ci vado. sono tra gli ammessi.
oggi pomeriggio a fahrenheit parlavano del fatto che abbiamo la classe insegnante più vecchia del mondo. il dato viene da un rapporto dell'unesco.
conduttore e ospiti disquisivano sul fatto che la media dei nostri studenti non è ancora adeguata alle medie europee, che sì, abbiamo i superbravi, che oltretutto adesso non siamo neanche capaci di tenerceli (fatto, questo, per cui, sono decenni che lo dico, siamo un paese del terzo mondo, perché non siamo in grado di dare opportunità alle eccellenze, non sappiamo proprio che farcene, noi, paese di fabbrichette e giovani imprenditori, che sono poi i figli dei vecchi imprenditori, che non si sa come mai, diceva sempre il mio amico alberto, i figli degli operai non sono i giovani operai, e i figli degli imprenditori sono i giovani imprenditori), ma che bisogna arrivare ad avere una buona cultura media generale, e io su questo sono anche d'accordo, poi una signora ha mandato un messaggio risentito sul fatto che il professor maragliano, che io l'avevo anche comprato il suo manuale di didattica multimediale, quando ho fatto il concorso magistrale, e sinceramente, se anche no lo compravo quelle robe lì le sapevo già lo stesso, comunque il professore aveva detto appunto che chi se ne frega se hai due tre bravi e gli altri sono un disastro, e il conduttore ha detto che sì, vabbè dai, i bravi ci sono sempre, i bravi si arrangiano da soli, che poi sono quelli che vengono dalle famiglie migliori... sì, ha detto proprio così.
quando si parla di pari opportunità nella scuola, si cita sempre, e lo faccio anch'io, la famosa frase di don milani, che non c'è niente di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali, intendendo che chi ha più bisogno deve avere di più.
e sono d'accordo.
ma anche chi ha sete di sapere più degli altri, anche questo, non ha bisogno di avere di più?
non hanno anche questi alunni, per dirla con l'ennesima sigla che poi diventa etichetta al collo, dei bisogni educativi speciali, BES, come i DSA, gli H non so che e via etichettando??
in uno degli oroscopi di rob brezsny di oggi,quello del toro,  ha scritto che
'Ernest Rutherford (1871-1937) è considerato il padre della fisica nucleare, non solo perché vinse il premio Nobel per la chimica. Era anche un insegnante eccezionale. Ben undici dei suoi allievi hanno vinto il Nobel'.
ecco, non lo so se sia vero, ma fossero anche solo metà, mettiamo cinque, fa impressione, no? 

se a qualcuno interessa, il link del progetto è questo
http://www.edutalenti.it/
 

giovedì 26 dicembre 2013

assenze

alcune amiche mi hanno scritto per confortarmi in questo primo natale senza mia nonna.
in realtà, amiche, ho detto, sono anni che non passo un natale con mia nonna.
mia nonna, fino a tre o quattro anni fa, non ricordo esattamente, viveva da sola. la domenica mio fratello andava a prenderla, la accompagnava a messa e poi la portava a mangiare da noi. dai miei, meglio, ma io stavo spesso da loro per via delle gravidanze.
un giorno tipo lunedì o martedì ci arriva per posta una lettera di mia nonna, scritta al computer da mio cugino, in cui mia nonna dice a mio fratello, quello che ogni domenica andava a prenderla ed era andato anche quando aveva spedito già la lettera, che siccome voleva fargli un bel regalo di riconoscenza, gli regalava un debito che io avevo con lei, perché mi aveva prestato un paio d'anni prima dei soldi per dei lavori. soldi che, oltretutto, mia madre aveva provveduto a saldare quando aveva saputo che mia nonna me li aveva chiesti indietro poco dopo avermeli dati, facendosi pure firmare una carta.
a me non ha detto niente.
è stata una cosa tristissima, in primis per mio fratello.
siamo andati insieme a casa sua a dirglielo, la sera prima che partisse, perché nel frattempo aveva deciso di trasferirsi a treviso da mia zia, a dirle che regalare un debito non è un gran regalo, che ci siamo rimasti malissimo, che mio fratello sto regalo non lo voleva, grazie, e questo penoso incontro è stato il nostro addio.
ora che il conto è stato svuotato e mia nonna si è rotta il piede e non poteva più andare in bagno da sola e non la voleva fare nel pannolone, e ormai non si ricordava neanche il nome di sua figlia, la volevano mettere in casa di riposo, perché si sa, con la badante in casa sei schiava.
per cui, come ho detto, è il primo natale da tanto tempo che mia nonna sta finalmente in pace, e io anche, che adesso attraverso la piazza e sta lì, nel cimitero insieme agli altri nonni.
invece la mia giovane amica sere, il giorno di natale, durante il gloria, sta proprio davanti a me, nel coro, si è seduta per piangere, perché suo padre non c'è più, e mi si sono riempiti gli occhi di lacrime, e avrei voluto metterle una mano sulla spalla, e non l'ho fatto, e sono stata stupida, e cattiva.

eroi

stamattina alla radio lo speaker, non so chi fosse, stavano parlando di mafie e antimafie, a un certo punto ha detto la parola eroe e subito se n'è pentito, perché, ha detto, è una parola pericolosa, che è meglio non dirla neanche, insomma.
che io, l'ho già scritto, non sono affatto d'accordo con la famosa frase di brecht che citano sempre tutti, beata quella nazione che non ha bisogno di eroi.
e adesso, proprio ora, ho letto questo breve passo di chesterton, che parlando di giovanna d'arco e di gesù, dice:
L'amore di un eroe è più terribile dell'odio di un tiranno. L'odio di un eroe è più generoso del'amore di un filantropo. C'è una immensa ed eroica sanità mentale di cui i moderni possono raccogliere solo i frammenti. C'è un gigante di cui vediamo solo le braccia abbandonate e le gambe che si allontanano. Gli uomini hanno ridotto l'anima di Cristo in insignificanti brandelli, li hanno etichettati sotto il nome di egoismo e di altruismo, egualmente sconcertati dalla sua folle magnificienza e dalla sua folle mansuetudine. Si sono spartiti i suoi abiti e per la sua veste hanno gettato i dadi; benché la tunica fosse senza cuciture, intessuta dalla cima in un sol pezzo.
Ortodossia, pp.51-52

mercoledì 25 dicembre 2013

la realtà supera sempre l'immaginazione

ieri sono andata confessarmi in quella fredda aula neoclassica che è il duomo di valdagno, non mi è mai piaciuta quella chiesa, così fredda, distaccata, sembrava non ci fosse nessuno, a confessare, stavo per andarmene, poi ho visto un paio di persone che aspettavano, in una rientranza in cui è nascosto un confessionale, mi sono seduta lì vicino, e mi sono resa conto che c'era una musica di sottofondo, che lì, sopra al confessionale, c'era un altoparlante, e quindi era anche forte, ed erano tutte versioni strumentali di musiche natalizie, e io cercavo di pensare a cosa dire mentre l'orchestrina suonava WE WISH YOU A MERRY CHRISTMAS.
ora, io che stanotte ho cantato, col mio coro, cose meravigliose che sono sicura che in paradiso cantano anche loro sta roba qua, a partire da questo introitus che è una delle cose più belle in assoluto
 e poi il gloria di mozart, e il sanctus di haydn, e hark the herald angel sing, ecco, mi chiedo, ma possibile che nel duomo di valdagno non abbiano niente di meglio da mandare in sottofondo la vigilia del natale del signore, che sto cd di musichette inglesi preso a prestito dal baracchino di frittelle e paccottiglia zuccherosa che sta di fronte alla chiesa?

martedì 24 dicembre 2013

aspettando natale

voglio anch'io,
come ungaretti,
il caldo buono del camino,
la sua luce amica,
il silenzio vivo
solo
da ascoltare.
ma la mia guerra non è la sua guerra,
e avrò grida e risa di bambini,
lucine di plastica nella notte,
canti e nenie
e radioline e parole,
e grida,
e piccole punture sul cuore,
e inutili cerotti
di regali
di bigliettini
di baci...
ma io l'accenderò,
la candela,
alla finestra.


lunedì 23 dicembre 2013

un fastidio


oggi in biblioteca mi sono ricordata di un libro che volevo assolutamente leggere, ero felice di questo ritrovamento nella memoria, ancor più quando ho visto nel catalogo che il libro c'era, nella mia biblioteca, e a scaffale, anche.
felice come una bambina che apre il suo nuovo giocattolo lo cerco, e non lo trovo. non avevo nemmeno pensato che qualcuno potesse averlo preso in prestito (non succede mai. quasi.)
è in prestito, fino al 25 gennaio. cioè, l'hanno preso... oggi, tipo. ma chi?
chi è che vuole leggere questo libro di stefano bartezzaghi contro la creatività che c'entra con don chisciotte????
neanche quello mi è dato sapere. perché io lo vorrei proprio sapere, ecco, almeno quello, sapere chi è, perché l'ha preso.
invece devo aspettare il 25, senza sapere niente.
mi dà fastidio, ecco.

martedì 17 dicembre 2013

ciao nonna


i maglioni che mi facevo, che poi tu mi facevi sempre i bordi a coste, che sono una rottura infinita, e le maniche, anche di più. e gli scolli a v, che non ho mai imparato perché tanto me li facevi tu. il punto maglia. l'avvio tubolare, la chiusura tubolare.
e il ricamo. come cucire le buste da viaggio. la 'mosca', che è quel triangolino che si fa in fondo alla cerniera, nelle gonne.
la polenta, che non l'ho mai fatta in vita mia, che tenevi avvolta nell'asciugapiatti dentro il cassetto del tavolo di cucina, il giorno dopo. la carnavola, che sarebbe la polenta morbidissima calda col latte freddo. il tuo passato, che non  lo mangerò più. quella volta che ci hai cotto dentro le croste del grana, e io l'ho mangiato lo stesso per non darti un dispiacere, e ho vomitato per una settimana.
i tuoi gnocchi al ragù. la crostata e il budino sanmartino. le cotolette. le patate lesse,  le zucchine lesse.
il caffelatte. l'odore della tua cucina, che non sentirò più, che non vedrò più perché l'hanno già venduta.
le tue lenzuola di lino grosso e freddo, la borsa dell'acqua calda, lo smalto trasparente sulle unghie, il tuo unico vezzo di donna.
e la scatola del talco.
gli asciugapiatti che mi hai dato quando mi sono sposata, che erano l'unica cosa che ti potevi comprare quando avevi voglia di qualcosa di nuovo.
quella volta che ti ho chiamato, uno dei primi giorni di scuola a castelnuovo di porto, ero nel borghetto, e mi sentivo tanto triste, e tu l'hai capito, e mi hai fatto coraggio come la mia migliore amica.
mai madre che per quando voleva ferirmi mi diceva: sei uguale a tua nonna.
mi è dispiaciuto tanto, in questi ultimi anni, non averti acanto, non poterti stare, accanto.
certo ti hanno raccontato tante storie, ti hanno fatta convinta di cose assurde e false, ma in fondo hai scelto tu, di stare con loro. hai scelto la parte sbagliata, ma non te ne faccio una colpa, ne ho preso atto, e basta.
adesso finalmente ti posso parlare di nuovo, ti posso sentire di nuovo vicina.
 ciao nonna, ti voglio bene, te ne vorrò sempre.






lunedì 16 dicembre 2013

un bel ricordo


oggi è morta joan fontaine.
la cosa non mi avrebbe neanche sfiorato se non fosse che tanto tempo fa un mio amico, pittore e scultore, che stimavo molto, franco meneguzzo, mi disse, col suo dialetto dolce, solo lui lo parlava così, dev'essere stato per tutto il tempo che è stato a milano, era come sublimato, era un giorno d'estate, me lo ricordo perfettamente, mi disse:
che bella che sei laura, mi sembri una di quelle attrici... assomigli a joan fontaine.
io manco sapevo chi fosse.
e non ho voluto saperlo.
oggi, che ho visto le sue foto, mi sono detta che un po', forse, sì, le assomigliavo.

Fahrenheit 451


Come molti sapranno, il titolo di questo libro di Bradbury, l'autore di fantascienza da cui truffaut ha tratto l'omonimo film, indica la temperatura alla quale i libri iniziano a bruciare.
siccome spesso, anzi direi sempre, la realtà supera l'immaginazione, sta storia di bruciare i libri continua a cicciare fuori, di tanto in tanto.
ma tra poco finirà, visto che pare che i libri, i libri di carta, quelle cose a cui pensiamo tutti quando sentiamo la parola libri, pare che insomma non ci saranno più, e tutti sembrano contenti di sta storia.
a parte me, stroll e pochi altri.
a me i libri, girare le pagine, toccare la carta, squartarli per tenerli aperti, fare le orecchie dove sono arrivata a leggere, sono cose che mi son sempre piaciute, fin da bambina.
e spero che continuerò a farlo, io, sono i miei figli, che mi sa che non lo faranno più. come prendere i libri in prestito, perché sti ebook, mica si possono prendere, in biblioteca. me l'ha detto il professore, perché io pensavo di sì, come si prendono i cd.
tra un po', mi sa, i libri non li debbono neanche più bruciare. non li leggono e basta.
perché non li vedono neanche in giro. perché costano. perché gli ebook, di certe robe, non li faranno neanche più. perché a un certo punto la piattaforma cambierà, i supporti saranno obsoleti, e tutte ste robe qua.
intanto, però, qualcuno i libri li brucia.
in ungheria hanno bruciato i libri e buttato giù la statua di un mite poeta ebreo, Miklòs Radnòti, che ha scritto poesie sulla moglie, la natura, il suo paese, la morte.
è stato ucciso da filonazisti nel '44 e buttato in una fossa comune.
nella sua giacca hanno trovato un taccuino coi suoi ultimi versi.

Frammento
(Töredék - 1944)
Ho vissuto su questa terra in un'epoca 
quando l'uomo è diventato talmente vile
che di notte uccideva per puro piacere
e non solo al comando,
e mentre credeva in falsi miti, agitandosi,
sua vita fu intrecciata da deliri selvaggi.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca 
quando fare la spia era un merito;
quando l'eroe era il traditore, il ladro, l'assassino,
e chi taceva magari
o era solo restio ad entusiasmarsi, 
era odiato, come l'appestato.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca 
quando chi ha aveva osato protestare
si doveva nascondere,
mordendosi i pugni di vergogna.
Il Paese impazzì: ubriaco di sangue e luridume 
sghignava sul suo destino terribile.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca 
quando per il bambino sua madre
era una maledizione,
era felice ad abortire la gestante, 
e, avendo il veleno spumeggiante sulla tavola,
i vivi invidiavano i morti nella tomba.
Ho vissuto su questa terra in un'epoca 
quando anche il poeta taceva
in attesa di poter parlare ancora,
perché una maledizione degna 
non potrebbe pronunciare nessun profeta
solo il sapiente delle parole terrificanti, Isaia.

mercoledì 11 dicembre 2013

percentuali

la popolazione italiana ha una percentuale di maschi/femmine = 0,93, cioè praticamente ci sono lo stesso numero di uomini e donne.
ho sentito prima alla radio che la popolazione femminile incarcerata è... indovinate un po'?
il 4 %.
me lo devo ricordare sto numero, perché ogni tanto sento della gente infastidita dalla storia del femminicidio, anche i miei genitori, per dire, per non parlare di quelli del sito pontifex, di cui ho già parlato anche troppo, e questo mi dà enormemente fastidio.
4 contro 96 fa un po' impressione, come numero, a me, almeno, mi fa pensare tante cose, ecco.

domenica 8 dicembre 2013

un anniversario

oggi in chiesa c'era una famiglia che di solito non ci sono mai, tutti, e allora io e la mia amica abbiamo pensato che doveva essere l'anniversario della morte del padre, che si è sparato col fucile, sono non so quanti anni, e alla fine della messa la moglie aveva gli occhi lucidi, non le ho detto niente, l'ho abbracciata, cosa vuoi dire.
ma come si fa, ho pensato, a venir fuori da una cosa del genere, come fai, non si può, non si può venirne fuori, ma sti uomini che si sparano, non pensano ai loro figli, ne aveva due, piccoli, non pensi a tua moglie, a tua sorella che ti trova col cranio spaccato, sangue dappertutto, che la mia amica, io la chiamo mia  amica anche se potrebbe essere mia madre, e che è la sorella, e che l'ha trovato, per mesi se lo sognava di notte, come fai a venirne fuori, ci pensassero, sti uomini che si sparano col fucile, che violenta che è sta morte, che male che fa, alle persone che ti vogliono bene, non si fa, spararsi col fucile, no, non si può.

giovedì 5 dicembre 2013

italiacano nel mondo

a soho, che è un quartiere di londra dove c'è anche piccadilly circus, c'è un posto che si chiama 'la polenteria'.
 che  a me già mi aveva impressionato qaundo l'ho visto a folgaria, ma a soho... fa spavento, proprio.

mercoledì 4 dicembre 2013

a.m.

una pensa sempre di essere una b.m., una 'basso mantenimento', come dice harry di ingrid bergman, quella sera che lui e sally stanno guardando casablanca, a letto, ognuno a casa sua, e parlano al telefono.
io poi, che ingrid bergman è, da sempre, la donna che vorrei essere.
una pensa di essere accomodante, di accontentarsi di poco, invece siamo tutte, come sally, delle a.m., alto mantenimento. vogliamo le cose a modo nostro, ecco, come dice lei.
ieri sera passo da mia madre prima di tornare a casa dopo una giornata a scuola, ho mal di testa, odio il ciclo, voglio la menopausa, sono stufa della sindrome premestruale, sono stufa di sentirmi dire: ti devono venire? o pensare che se sto così mi dovranno sicuramente venire, e mia madre mi dà una raccomandata di equitalia, è una lettera di un foglio solo in cui il postino dichiara di avermi consegnato  un atto, ma di che atto parla, io non lo so, io ho l'incubo di equitalia, continuo a dirlo, a mauro, che prima o poi ci arriva la cartella di equitalia, ascolto sempre con terrore i racconti di quelli che perché non hanno pagato una multa gli arriva una cartella centuplicata, e gli pignorano la casa, mi viene un'ansia che non riesco neanche a camminare, arrivo a casa e devo fare la cena, mi metto a cucinare e piagnucolo a mauro di sto atto, e lui si incazza, e mi chiede cosa vuoi, è colpa mia?e io gli dico: un po' di comprensione.
a.m.
andare a scuola stamattina con il suo 'sta zitta' nelle orecchie, nel cuore.
a.m.
andare a spostare la macchina che blocca la sua, perché domattina lui esce presto, e come fa, vola?
a.m.

martedì 3 dicembre 2013

piaceri invernali 1


camminare sull'erba scrocchiante di brina.
lo adoro fin da bambina.

ognuno riconosce i suoi 5 - nuovi amici

ogni tanto, ma proprio tanto, su fb mi capita di conoscere, se così si può dire, qualcuno che mi pare una persona interessante, e diventiamo, come si dice su fb, amici.
ieri uno di questi ha postato una roba su paolo virzì su cui ero anche d'accordo, nonostante, come ho ribadito, a me paolo virzì piaccia, mentre a lui, che con virzì ci andava a scuola, no.
su fb non lo sa nessuno che ho un blog, perché fb per me è la piazzetta del paese, e io, le mie cose, mica le vado ad appiccicare sul tabellone degli avvisi comunali.
comunque, dato l'argomento, ho postato il link al post che ho fatto su virzì.
che è stato commentato dal suddetto amico coi seguenti post consecutivi (copiati e incollati):
-Il web è pioeno di madro che scrivono. Non mi interessa.
- Le lascio ai loro soliti due o tre lettori quotidiani, ho di meglio da fare e da scrivere.
-che poi, voglio dire, queste signore con figli piccoli e matrimoni in crisi trovano anche il tempo di scrivere un blog?? Wonder Women a profusione.
ci sono rimasta malissimo, ma  mica perché non gliene frega del mio blog, ma sai a me quanto me ne frega.
no, è la cattiveria gratuita, non so come spiegare, è da ieri che ci penso, anche se ho cancellato subito il mio post, e anche lui, dalla lista dei miei cosiddetti amici, e non riesco a capire perché, e mi viene continuamente in mente una citazione di truffaut, che parlando di non so chi diceva che era buono, e forse la bontà è il segreto del genio, e quell'altra citazione che paolo nori fa continuamente, di kurt vonnegut, che c'è una sola regola: cazzo joe, bisogna essere buoni!, che io, per essere sicura che volesse dire proprio quella roba lì, cioè che l'unica regola è che bisogna essere delle persone buone, ho scritto anche alla traduttrice di sto tipo, che pare che sono l'unica che non l'ha mai sentito, e le ho anche chiesto se scrive in inglese, e lei mi ha risposto subito, gentilissima devo dire, e mi ha detto certo che scrive in inglese, come dire: ma in che lingua vuoi che scriva, uno che si chiama kurt vonnegut, ecco, a me non pareva proprio così ovvio, comunque la ringrazio tanto, perché mi sarebbe spiaciuto se l'originale fosse stato you have to be good at, devi essere buono, capace cioè,  a fare qualcosa, che noi in dialetto lo diciamo, no son mìa bon de xugare a calcio, per esempio, io non sono mica capace di giocare a calcio, usiamo lo stesso costrutto che usano gli inglesi, e invece no, kurt vonnegut dice you have to be kind, mi pare, che forse è un po' meno che essere buoni, ma mi piace di più così, la regola che bisogna essere buoni, e la dico sempre anche ai miei figli, che è facile essere cattivi, son capaci tutti, è essere buoni che è difficile, e la prima cosa che gli ho detto, io, ai miei figli, quando li ho presi tra le braccia la prima volta, è stata proprio che devono essere delle persone buone, che avevo letto il libro della dolto che dice che bisogna parlargli, ai bambini, che nessuno lo può sapere, quanto importanti sono le prime parole che sente un bambino, per i miei sono state queste e 'ah! forse è lui, che l'anima...' dalla traviata, ma secondo me la dolto ha esagerato, perché non sono mica tanto buoni, e ogni volta che mi metto a cantare, si chiudono le orecchie con le mani.