giovedì 26 febbraio 2015

think pink 9 - uomini con le gonne





forse aveva ragione quel giornale: “Bak Özgecan, degisiyor”. Guarda, Özgecan, qualcosa cambia. gli uomini turchi si sono messi le gonne, anche mini, per dire no alla violenza sulle donne.


sabato 21 febbraio 2015

programmare

una cosa che a me mi riesce difficile fare, tra le tante, è programmare.
mi prende proprio il panico, a me, quando devo programmare.
l'altro giorno ho sentito silvia balestra, la scrittrice, che commentava il rapporto ISTAT sul calo delle nascite nel 2014 (il più basso dall'unità d'italia) e diceva che a lei questo concetto di responsabilità piace molto, che i figli, si sa, si programmano, e io ci pensavo stamattina, a letto, che è domenica e non mi dovevo alzare, e stavo pensando a questa cosa qui, come fanno questi che programmano i figli, e a che brutta cosa che aveva fatto francesco, il papa, a dire a tutto il mondo che quella donna di roma che ha fatto 8 figli era un'irresponsabile, casomai poteva dire che era un irresponsabile quello che l'aveva messa incinta, ma lui è un gesuita, e comunque si condanna sempre il peccato, non il peccatore, mettiamo che mettere al mondo figli sia un peccato, mettiamo che il concetto di responsabilità sia quello lì, di fare figli solo se te li puoi permettere, altrimenti ci sono tanti mezzi leciti, che ipocrisia, francesco, proprio tu, ci sono tanti mezzi leciti, se non hai i soldi, se non vuoi farti tagliare la pancia, eddai su, I-R-R-E-S-P-O-N-S-A-B-I-L-E, ecco cosa sei, se fai l'amore senza 'precauzioni', invece quelli che i figli li programmano come le vacanze, quelli sì, che sono bravi cristiani, che non rompono le palle a nessuno, se non ci puoi andare, in vacanza, non ci vai, no? ecco, impara, e io continuo a pensare a quella disgraziata che l'unico figlio normale, no normale, bravo, che aveva le è morto sotto a una pianta, era la settimana santa, alla sera arrivo in chiesa nel coro e mi dicono che giorgio era morto, era andato a far legna nel bosco, una pianta gli aveva spappolato il fegato, aveva appena finito di pagarsi i denti, aveva vent'anni, adesso ne avrebbe 50, il più vecchio dei 5 fratelli aveva avuto un incidente, era rimasto zoppo e mezzo scemo, è morto qualche tempo fa, pare soffocato perché non riusciva più a deglutire, l'altro giorno hanno preso quello che aveva rubato i computer a scuola, era suo fratello più piccolo, penso sempre che se quella donna lì i figli li aveva programmati si sarebbe già impiccata da un pezzo, i figli, lo dico sempre io, ma se vuoi a tutti i costi un figlio, ma perché non ti compri un cane, che i figli, sai, non fanno quello che vuoi tu, non sono mai come vuoi tu, ma se manco noi siamo come vorremmo, se manco il granaio, ti devi fare, dice gesù, che magari il giorno dopo muori, ma figurati se ti devi programmare i figli.

venerdì 20 febbraio 2015

think pink 8 - racconta la tua storia



'racconta la tua storia', o 'spiegalo anche tu', è la traduzione dal turco dell'hashtag #sendeanlat.
Özgecan Aslan, vent'anni, studentessa di psicologia, il 13 febbraio è salita sul pulmino per tornare a casa ed è stata sequestrata dall'autista e da un complice. lo spray al peperoncino che ha usato per opporsi alla violenza non le è servito. accoltellata e picchiata a morte, le hanno anche tagliato le dita perché non fosse riconosciuta dalle impronte digitali, prima di bruciarla, forse ancora viva, e gettarla in un lago.
questo fatto ha scatenato una fortissima reazione in turchia, anche sui social media, per cui il suddetto hashtag ha avuto in poche ore 800mila contatti, donne che raccontavano violenze e angherie di tutti i tipi, subite in silenzio, in famiglia, sul lavoro. anche donne famose, come l'attrice Beren Saat, hanno denunciato molestie sessuali di vario genere subite nel corso della loro vita.
perfino il premier erdogan, che aveva giustificato la condanna di alcune donne che avevano ballato in strada perché queste cose non appartengono alla cultura del suo paese, e che ha sostenuto che le donne devono stare a casa e fare almeno tre figli, ha dovuto esporsi e definire la violenza contro le donne "una ferita sanguinante" del Paese.
ho trovato in un articolo della rivista on line sponda sud news che 'secondo il Komalên Jinên Kurdistan (Comunità della donne del Kurdistan), KJK, gli omicidi e le violenze nei confronti delle donne in Turchia e nel Nord Kurdistan non sono dei fatti isolati e distinti gli uni dagli altri, ma fanno parte di un femminicidio sistematico incrementato in maniera esponenziale durante gli anni del governo AKP di Erdoğan. Secondo il KJK la violenza sulle donne fa parte integrante della politica dell’attuale governo di Ankara, che pone nella sua agenda la rivincita dell’uomo sulla donna in territori in cui la cultura di una vita comunitaria, libera e ugualitaria stava prendendo piede. Per questo motivo, sempre secondo il KJK, l’AKP attacca i diritti e le libertà delle donne guadagnati attraverso importanti lotte, e spinge le donne fuori dalla società relegandone nuovamente ad una vita strettamente famigliare, ad accudire casa, marito e figli'.
alle proteste in piazza, comunque, hanno partecipato in tutto il paese anche moltissimi uomini. 
il padre di Özgecan, leggo sempre nel succitato articolo, 'ha rifiutato l’idea di pena di morte per l’assassino di sua figlia, sostenendo che questa pena probabilmente spaventerebbe gli intenzionati a effettuare delle violenze, ma non cambierebbe l’istinto, per cui il lavoro va fatto sull’educazione e sulla capacità di tenera a freno gli istinti maschili. Stesso discorso fatto dalla giovane moglie dell’omicida che, chiedendo scusa alla famiglia della studentessa, si è augurata che al marito venga data la pena più pesante presente nel sistema penale turco.'
forse, come ha titolato un quotidiano turco, Hurriyet, “Bak Özgecan, degisiyor”. Guarda, Özgecan, qualcosa cambia.
forse.
 

lunedì 16 febbraio 2015

coraggio e incoscienza



johann christian bach

 l'altro giorno, mentre ascoltavo una suite per viola da gamba di bach, pensavo che ce n'è voluto, di coraggio, per mettersi a fare musica dopo aver sentito una cosa così. o di incoscienza, o di presunzione, magari.
oggi che sono andata a schio sentire un bel concerto/conversazione di federico zattera ho scoperto che anche bach (dico anche perché da poco ho saputo dell'oblio centenario di vivaldi), per un bel pezzo non se l'è filato nessuno. dopo il concerto ne ho parlato brevemente con federico che mi ha raccontato che mozart non conosceva bach, e quando a londra venne in contatto con la sua musica, per tramite del figlio, johann christian bach, che era maestro di musica a corte, effettivamente anche mozart è stato un po' scioccato, dal buon johann sebastian. ma fu lo stile galante, di cui christian è ritenuto il principale esponente, ad affascinare e influenzare il piccolo genio, che quando lo conobbe aveva appena 8 anni.
in rete ho poi scoperto che johann christian bach, che aveva perso il padre molto presto e per questo era andato all'estero in cerca di fortuna, finendo alla corte inglese come maestro di cappella, pare sia stato uno dei musicisti più importanti per mozart, diventando per il più giovane amadeus una sorte di mentore e di fonte di ispirazione. pare che, con haydn, sia l'unico musicista di cui mozart non fece mai un commento negativo.
christian morì a londra povero e pieno di debiti.

mozart all'epoca del grand tour europeo

giovedì 12 febbraio 2015

pigiami di carnevale


alla festa di carnevale della scuola una mia alunna, che sua mamma quando ci dice quanto è sensibile quasi le viene da piangere anche a lei, si è vestita da bambina col pigiama a righe. non riuscivo a guardarla. si era anche disegnata il tatuaggio col numero.
quando siamo passati in cortile, c'era la madre fuori con una parente, per fargliela vedere.
dalla tragedia alla farsa, il passo  è così breve.

valore simbolico

l'altro giorno il sommario del radiogiornale delle 8.45, che dura tipo 10 minuti o poco più, portava: morire di freddo, sui 29 migranti soccorsi vivi e morti nel trasferimento a lampedusa, la politica estera con la crisi ucraina, berlusconi che riattacca la solita solfa e infine 'il decalogo della felicità ritrovata: di nuovo insieme albano e romina dopo oltre vent'anni di dolore e veleni' sull'apertura di non so quale edizione del festival di sanremo.
alla fine la giornalista ha chiesto a un sociologo della comunicazione qual è il valore simbolico di questo ritorno.
il giorno del ricordo delle foibe neanche l'hanno messo, nel sommario.
ho spento.

lunedì 9 febbraio 2015

ieri sera

ieri sera sono uscita con le mie amiche e mi hanno detto che hanno prenotato i biglietti per l'anteprima nazionale di 50 sfumature di grigio, che è giovedì, che su 100 minuti di film ci sono 20 minuti di puro sesso.

e mi è venuto in mente che una volta quello era il cinema dei preti, anche adesso è omunque il cinema dell'oratorio, e in chiesa trovavi la presentazione dei film con brevi commenti, che in questo caso sarebbero stati: inaccettabile, discutibile, scabrosità.

gialli






oggi leggevo sul blog di paolo nori che un giallo che ha letto, forse gli è piaciuto, anche perché lo han sorpreso un po' di cose, tipo il protagonista, che è antipatico e fa delle cose che non dovrebbe fare, da commissario, tipo farsi una canna ogni mattina quando arriva in questura, che a me, con rispetto parlando, a me più che sorprendermi, già mi dà un po' i nervi, sentire sta cosa, perché anche a me mi piacciono le cose che mi sorprendono, ma come ho già detto tante volte, le cose incoerenti invece non mi piacciono, e, voglio dire, puzza di canna in questura, non so, mi pare una cosa che non regge, perché un commissario può anche farsi le canne, ma in questura, dove portano dentro la gente a interrogarla, dove ci sono i poliziotti e i delinquenti e gli avvocati e i questori e i giudici, e i giornalisti, anche, la puzza di canna, io se ci andassi in questura e sentissi puzza di canna glielo direi subito, al primo poliziotto che vedo, oh, ma che non la sentite voi sta puzza di canna?, e comunque, quello che l'ha sorpreso, a paolo nori, è questo, che sto commissario non è come i soliti commissari, 'son così bravi, così intelligenti, così consolanti, i commissari nei libri gialli che leggo di solito', dice, che io mi sono chiesta chissà che romanzi gialli che legge, di solito, paolo nori, forse quelli di montalbano, perché io, quei romanzi gialli che leggevo tanto una volta, di commissari mica ce n'erano, tanti, a parte maigret, che comunque, di consolante, per me, non aveva mica tanto, è pure maschilista, maigret, comunque invece a me mi pare che, di solito, i commissari, nei gialli, fanno la figura dei deficienti, di solito, forse che agatha christie era una donna, e commissari donna mica ce n'erano, ai suoi tempi, e allora s'e inventata la vecchietta e l'esteta belga, ma sherlock holmes, allora? e philip marlove, e nero wolf, voglio dire, anche il commissario ricciardi, sì, è intelligente, però sta sui maroni a quasi tutti, e sì, è bravo, però c'ha sto fatto del Fatto, come lo chiama lui, che vede i morti, e vorrei vedere se non sei bravo, cavoli, vedi i morti, li senti che ti parlano, certo devi interpretare, ricostruire, ma vuoi mettere, scusa? e poi, alla fine, paolo nori torna di nuovo su sta storia della consolazione, che sto libro non gli sembra 'che sia un libro consolatorio, non è un romanzo che quando uno lo finisce poi pensa a come sono brave le nostre forze dell’ordine', che io, sinceramente, non l'ho mai pensato, ma proprio mai, quanto brave che sono le nostre forze dell'ordine, alla fine di un giallo,  penso che neanche quando uno ha letto il commissario montalbano, lo pensa, casomai, quello che pensano tutti, è: guarda te, nonostante tutti quei coglioni delle forze dell'ordine, per fortuna che ce n'è uno che si salva, come il commissario ricciardi, che gli sta sui maroni a tutti, anche a me che lo leggo, a volte, però comunque, alla fine, pensi che per fortuna che, in tutta quella merda, c'è il commissario e c'è il suo amico marone, altrimenti sarebbe proprio una merda, sta polizia di napoli.
anche se adesso ho finito di leggere anche l'autunno del commissario ricciardi, il giorno dei morti, e non mi è piaciuto per niente, l'ho finito solo perché volevo vedere chi era stato, uno pensa: beh, bene, vuol dire che è stato bravo, de giovanni, se ti ha portata alla fine, invece no, perché ci sono arrivata solo perché ormai ho capito che c'è sempre il colpo di scena, solo che stavolta è stata un po' troppa, di scena, e leggevo tutto velocemente, di corsa, soprattutto cose estremamente sgradevoli che però erano così tanto sgradevoli apposta, non so come spiegare, quando ho letto i fratelli karamazov, certo che volevo sapere cosa succedeva, ma non ho mai saltato una riga, perché tutto quello che c'era, e c'era proprio tutto, era tutto indispensabile, e anche se lui sapeva già, come andava a finire, forse non lo sapeva bene neanche lui, quando ha scritto il libro, almeno a me sembrava così, che uno dice embè, scusa, vuoi mettere i fratelli karamazov, ma non c'entra, è ovvio che c'è un abisso, ma voglio dire che de giovanni, qui, ha giocato un po' sporco, e apposta, e a me questo non piace.
il dolore non è mai gratis, neanche nei libri gialli.
per cui, anche se adesso copio un bel pezzo, che parla della pioggia, prima di riportare il libro in biblioteca, stavolta, per me, il commissario ricciardi anche no, grazie.