mercoledì 27 febbraio 2013

casi estremi...

oggi avevo due ore di supplenza in una classe. mentre i ragazzi svolgevano degli esercizi di matematica, io mi stavo inviando una scheda da stampare usando la posta. nelle brevi che appaiono su libero.it ho visto di sfuggita qualcosa sui tatuaggi pubblicitari e mi sono improvvisamente rammentata di una roba che avevo letto su come guadagnare soldi senza lavorare, e uno dei sistemi, oltre a diventare cavia per qualche azienda farmaceutica, era farsi tatuare una pubblicità sulla fronte. mi è venuto spontaneo condividere questa notizia, per me abominevole, con i miei alunni. 
al che uno mi fa: ma QUANTO ti pagano, maestra? perché se ti danno tantissimi soldi, in casi estremi... 
 io, gli rispondo in casi estremi vado a pulire i gabinetti, o a fare la cameriera. 
ah, io no! mi fa lui.

martedì 26 febbraio 2013

oggi

oggi dopo aver lasciato i bambini a scuola volevo andare dalla dottoressa. che sarà un anno che non ci vado. di più, anche.
 sono esaurita, le volevo dire, alla dottoressa, mi dia un po' di giorni. e ho anche la sciatica, che un giorno sembra passata e poi ricomincia a tormentarmi dal niente. che non so neanche come fare a dormire. che non ci voglio andare a scuola, oggi. oggi ne ho già avuto abbastanza. ho già dato.
anche bruno, oggi, non voleva andare a scuola. decide lui cosa fare. e il fatto è che lui, oggi, a scuola non ci va. che ci va ogni giorno, lui, a scuola. e io che dovevo portare antonio, che un giorno al mese fanno la festina di tutti quelli che hanno compiuto gli anni quel mese lì, e quel giorno è oggi, e aveva scelto la torta al cioccolato, e gli ovetti, e poi adesso ascuola chiudono il cancello, se arrivi tardi, e io odio arrivare tardi, e dopo avergli detto le cose con calma una decina di volte, dai bruno, vestiti bruno, l'ho trascinato su di sopra a vestirsi e lui no,  no, no, e gli strappo il pigiama di dosso, e lui no, e gli infilo le mutande e lui se le leva, e io sono sempre più sudata e furiosa, e la schiena mi fa un male cane, e il tempo passa...
finalmente riesco a ficcarlo letteralmente in macchina, ma non trovo le chiavi, devo tornare in casa, lui calcia furiosamente il sedile, lo faccio scendere, lui corre via, io parto sperando che mi venga dietro, devo fare tutta la piazza per farlo muovere, ma quando vede che mi fermo, torna indietro... io, per spostarmi dal posto dove sostavo, che era praticamente in mezzo alla strada e stava arrivando una macchina, ho fatto tipo due metri in retromarcia e ho centrato una macchina in sosta. fanale posteriore, paraurti mio, una botta pure sul portellone, paraurti dell'altra macchina...
e andare al campo recupero a vedere se hanno il fanale mentre vorrei andare dalla dottoressa, e dirle che a scuola oggi non ci vado.
comprare il fanale, e parcheggiare nel parcheggio della scuola, e pensare che quello che provo non lo posso provare, adesso, adesso devo fare scuola, e mettere un passo dopo l'altro, scalino dopo scalino, ed entrare a scuola cercando disperatamente il tasto di stand by.



lunedì 25 febbraio 2013

citazioni 1

– Gli occhi dei morti fanno brillare le stelle.
Disse.
– Proverbi, 125, 8.
Disse.
Dyk era abituato a declamare sentenze che erano farina del suo sacco abbellendole con falsi riferimenti, prevalentemente biblici. Aveva capito da tempo che in questo paese la più alta manifestazione d’intelligenza consiste nel ripetere quel che è stato già detto da altri. Tempo prima, quando era un collezionista di coleotteri, si attribuiva volentieri le proprie sentenze (“come dico sempre…”) senza ricavare altra reazione che un vago sorriso. Una volta gli era venuto in mente di aggiungere: “Libro di Ruth, 4, 6″, ed ecco che gli sguardi si erano fatti più chiari, quelli femminili ammirati, quelli maschili indispettiti.
[Patrik Ourednik, Classé sans suite, Paris, Allia 2012, pp. 10-11]

citato da paolo nori qui
ci stavo pensando proprio ieri, a sta roba qua.

domenica 24 febbraio 2013

rispetto umano

'aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano'

così recita la mia preghiera preferita a san giovanni bosco.
il rispetto umano è la tentazione ordinaria, quotidiana, è il peccato contro il primo dei comandamenti: non avrai altro Dio. è mettere al primo posto qualcun altro. certo, anch'io insegno ai miei figli e ai miei alunni a rispettare se stessi, gli altri, le cose. ma il rispetto umano di cui parla la preghiera è contrapposto al timor di Dio. 
rispetto umano è stare zitti davanti a una palese ingiustizia per non fare una figuraccia, per paura di quello che penserà o dirà la gente, gli altri. 
è subordinare la coscienza all'apparenza. alla rispettabilità. all'immagine. è dal rispetto umano che discendono la vanità e il desiderio di fama, con le loro peggiori declinazioni: la superbia, l'arroganza, la vanagloria.
così uno si inventa due lauree, un master, la pertecipazione allo zecchino d'oro. una cosa inspiegabile. che io invece mi spiego benissimo.
e finisce che il rispetto si capovolge nel suo opposto. che la concretezza, l'umanità, la realtà, diventano simulacro, evanescenza, polvere.

lunedì 18 febbraio 2013

pagelle

stasera c'era la consegna delle pagelle, a scuola di agostino.
mi ero preparata: i quaderni di agostino sono un macello, è un casinista, distratto, non si ammazza certo di fatica. l'unica cosa su cui ero tranquilla era 'arte e immagine': disegnare gli piace tanto, ed è pure bravo.
7. gli hanno dato sette, l'unico sette, gli altri sono otto e qualche nove. ho anche chiesto speigazioni: sporcai fogli, è un pasticcione, anche nel tagliare non è tanto sicuro...
e poi il comportamento: poco rispettoso delle regole e delle persone. impegno: sufficiente.
guardavo quel foglio seduta nel banchetto come gli altri e mi veniva da piangere, col mio solito sorrisetto sarcastico del cazzo stampato sulla faccia, che nessuno lo capisce che è una specie di contrazione nervosa, qualcosa che non riesco a controllare.
impotente, incapace di darmi una spiegazione. colpevole. sì, credo che il senso di colpa sia prevalso sul resto. per non essermi accorta (ma se ai colloqui mi dici che va tutto benissimo...), per non averlo educato al rispetto delle rgole  e delle persone, che, davvero, è l'unica cosa che mi interessa, per non riuscire a trovare qualcosa da fare per cambiare la situazione.
quella brutta facciata A4, una stampato che ci dobbiamo tenere, la pagella vera e propria arriverà a fine anno, che sembra una referto del dottore, lì a dirmi tutto il mio fallimento di mamma.
decisamente proprio una brutta serata.

sabato 16 febbraio 2013

pregiudizi 4 - separazione per tutti

ieri sono andata nella mia banca a chiedere informazioni circa un prestito a tasso zero per le spese mediche.
ci basta un preventivo, per iniziare, e la fattura alla fine.
però il reddito famigliare non deve superare i 40mila euro. ma ho tre figli... mi spiace, le famiglie numerose partono dai quattro figli.
insomma devo separarmi, come ho visto l'altra sera in tv, che un sacco di gente si separa legalmente per tutta una serie di agevolazioni: lui scarica gli alimenti alla moglie, il reddito familiare dimezza, gli assegni raddoppiano... 
altro che matrimonio per tutti.
 

pregiudizi 3 - matrimonio per tutti?

sul mensile della comunità papa giovanni XXIII, Sempre, a cui sono abbonata, trovo alcune riflessioni del vescovo francese di tarbes e lourdes, nicolas brouwet, sulla legge francese per il matrimonio omosessuale, già approvata alla camera qualche giorno fa. come conseguenza dell'equiparazione delle coppie omo  a quelle etero, la legge prevede la modifica del codice civile togliendo gli appellativi di 'padre' e 'madre', che diverrebbero 'genitore 1' e 'genitore 2', essendo ovviamente concesso a ogni coppia legalmente sposata adottare dei figli.

Confessiamo innanzitutto che le realtà di cui siamo più certi sono le più difficili da argomentare. Sono talmente evidenti che non ci siamo mai presi del tempo per rifletterci.
Che un matrimonio riguardi un uomo e una donna, che i bambini abbiano bisogno di un padre e una madre per essere educati ci sembrano cose talmente naturali che si fatica a trovare degli argomenti per spiegarle.
questa è quindi un'occasione per andare più lontano e approfondire le nostre conoscenze e le nostre convinzioni sul matrimonio.
ora, su questo tema, mi sembra che in francia non ci sia dibattito. ogni argomento che mette in dubbio la leggittimità del matrimonio tra persone dello stesso sesso è considerato avere come segno un'impronta di omofobia. come siamo arrivati fin qui? perché la discussione, quando comincia, si orienta immediatamente su convinzioni omofobe o omofile degli interlocutori?
nelle conversazioni che hanno luogo tra le famiglie, tra amici o colleghi sull'argomento, un motivo di sospensione rapida della riflessione è che alcuni conoscono delle coppie omosessuali e sono in buoni rapporti con loro.
ma il centro del discorso non è di essere incerti su ciò che proviamo rispetto alle persone omosessuali, che sono rispettabili e devono essere rispettate qualunque cosa pensiamo dell'omosessualità.
non si tratta nemmeno di negare che dei bambini abbiano potuto trovare il loro equilibrio personale dopo essere stati allevati da persone dello stesso sesso.
ma, ad esempio, se dei bambini sono stati allevati dalla sola madre ed hanno trovato il loro equilibrio, ciò non comporta che ci sia la necessità di raccomandare ed istituzionalizzare questa situazione...
finché il dibattito si fa in questi termini, restiamo nel campo dei buoni sentimenti. si rimprovera alla chiesa il suo moralismo, talvolta. ma il sentimentalismo diffuso nel quale la dichiarazione 'matrimonio per tutti' è molto diffusa non fa onore alla ragione umana: non basta addizionare delle testimonianze spesso commoventi, in favore esclusivo delle coppie omosessuali, per far maturare una riflessione in profondità.
...
ci sarà sempre una parte del mistero dell'umanità che mi sarà inaccessibile salvo se accetto di riceverlo dal sesso opposto al mio. accettare questa differenza sessuale indiscutibile- ciascuno di noi nasce uomo o donna e nasce da un uomo e da una donna- fonda l'accettazione di tutte le differenze con cui mi confronto nella mia esistenza.
dal matrimonio nascono i bambini. affinché un uomo venga al mondo, occorrono un uomo e una donna. la fecondità biologica poggia sull'alterità sessuale. la tecnologia attuale può nascondere evidentemente questa realtà, inseminando una donna sola, per esempio, ma non può contraddirla mai. e se un bambino nasce da un uomo e da una donna, è perché ha bisogno di suo padre e di sua madre; un padre e una madre che sia amano per aprirsi a questa differenza sessuale radicale, comprenderla ed assumerla. la famiglia è luogo di educazione alla vita sociale: si vive con persone di sesso differente, di età differenti, di caratteri differenti. si impara a coabitare, a fare insieme dei progetti, a dialogare, a farsi perdonare, a conoscersi e a prendersi cura dell'altro. tutto ciò si fa nel clima di una differenza sessuale accettata e vissuta attraverso la coppia genitoriale.
è per questo che il matrimonio e la famiglia sono fondamentali per la nostra vita in società- il matrimonio non è infatti solamente il riconoscimento pubblico di un sentimento di tenerezza che unisce gli sposi: è un impegno duraturo a fondare un focolare e allevare dei bambini per costruire, con altre famiglie, la comunità politica alla quale si appartiene. una società non ha futuro se non ha delle famiglie stabili che guardano al di là di loro stesse, si assumono delle responsabilità nella costruzione del mondo, assicurano il rinnovo delle generazioni ed educano alla vita sociale.
nel progetto di legge che sarà proposto, l'adozione non sarà più, innanzitutto, un mezzo per aiutare dei bambini, ma un modo di istituzionalizzare un diritto AL bambino, ciò che è radicalmente differente e contrario al rispetto della persona, che non è, e un può mai essere, un mezzo per soddisfare un desiderio, anche se molto grande.
peraltro, come ci si organizzerà per la ripartizione dei bambini in attesa di una famiglia? quali saranno i bambini che avranno diritto a dei genitori di sesso differente e quali quelli che saranno affidati a una coppia omosessuale? 
l'omosessualità non costituisce un'identità; non si definisce qualcuno per i suoi desideri sessuali. si è uomo o donna e la società può funzionare solamente nel riconoscimento di questa alterità e nell'accettazione per ciascuno della sua sessualità.

io e le altre 2

stavo a un'altra festina di bambini, che poi io non so mai con chi parlare, a ste festine, un po' perché perché con la scusa che sono sempre la maestra di qualcuno, del fratello, della cugina, di entrambi, non sono come tutte le altre mamme, un po' perché sto diec'anni sopra l'età media delle altre, insomma, a ste festine non faccio che mangiare, se va bene e c'è qualcosa di buono.
una mamma che conosco mi fa: ma tu glielo fai fare il corso di musica? volevo dirle: vuoi che non gli faccia fare il corso di musica ai miei figli, che se potessi glielo farei fare dalla mattina alla sera, soprattutto imparare a cantare, che non glielo insegna più nessuno, a cantare, ai bambini... comunque ho detto: sì, ho già pagato. ah, ecco, perché qua pare che non lo faccia nessuno, saremmo solo io e te, dicono che costa troppo (22 euro), stanno sempre a chiedere soldi...
io mi sono guardata intorno.
stavano tutte in tiro, con la piega e il colore perfetto, le unghie finte e pittate, le scarpe nuove, la giacchetta trendy. prima mi sono un po' incazzata, guardando me. poi è prevalsa la pena.

giovedì 14 febbraio 2013

il sistema linfatico 1

ci sono delle cose nella vita che inaspettatamente ritornano, come se si chiamassero l'una con l'altra, quasi fossero rivoli carsici che continuano la loro esile corsa e ogni tanto emergono, e tu ti chiedi se sono coincidenze, e invece sono il sistema linfatico della tua esistenza.
quando frequentavo il corso di teoria e metodologia generale della letteratura, che era una materia ritenuta secondaria e invece secondo me dovevano farlo obbligatorio più della letteratura italiana, propedeutico, per usare un termine accademico, beh, comunque io l'ho seguito, e lo teneva il prof mario andrea rigoni, che infatti adesso che è diventato più importante di allora non lo fa più, fa letteratura italiana, adesso, e invece ti dovevi tenere quello, mario andrea, eri figo, e tanto, ma lo sapevi e questo è il tuo vulnus, dovevi fare come il tuo maestro vincenzo detto enzo turolla, che per una vita ha fatto il suo corso di storia della critica, alle sei di sera, le cinque il venerdì, che non c'era più nessuno al maldura, solo noi sette otto fedelissimi, in quell'auletta piena del suo fumo di malboro, che lui faceva lezione come se parlasse a gente come lui, un'esperienza incredibile, e poi se ne andava a prendere il treno per venezia con due o tre libri in una busta di carta, ho saputo che è morto, e nell'occasione ho scoperto anche che era molto amico di quello dell'adelphi, come si chiama, calasso, beh, insomma, quando frequentavo il corso di teoria e metodologia generale della letteratura, non mi ricordo neanche più come è venuto fuori, ma è venuto fuori il nome di brodskij.
che io manco l'avevo mai sentito nominare, prima, anche se gli hanno dato il nobel nell'87. e mi sono letta un sacco di cose, e ne ho imparate anche di più. per esempio che gli ebrei in URSS avevano il timbro di ebrei sul passaporto.
che uno pensa che festeggiamo il giorno della memoria proprio il giorno che l'armata rossa ha liberato oswiecim, ma come è possibile che gli mettessero il timbro? eppure glielo mettevano.
ecco, adesso paolo nori ogni tanto lo cita, brodskij.
fondamenta degli incurabili, il prossimo prestito in biblioteca.

martedì 12 febbraio 2013

sanremo

io, sanremo, ho delle care amiche simpatiche e intelligenti e tutto che non se ne perdono uno, ma io non lo guardo mai. e non è perchè sono snob. è che la musica pop italiana, in generale, non mi ha mai interessata, più di tanto.
stasera che non c'era niente di che, di solito guardo ballarò e mi fa ridere crozza, son lì che cerco qualcosa e lo vedo che sta a sanremo, crozza, e mi fermo. sta lì con un mazzetto di finte banconote in mano, che non lo vogliono far parlare, stava facendo berlusca, I suppose, comunque lo contestano, e non è che sia uno, sono abbastanza da non farlo parlare, e deve venire papà fabio, dai su, fate i buoni, fatelo parlare, ma lui non gli viene la saliva, è terribile quando non ti viene più la saliva e devi parlare, io lo so perché agli esami mi succedeva sempre, sembravo handicappata, sei lì che biascichi e speri solo che ti dicano se vuoi andare a casa. perché non è che ti dicano: vuole un bicchiere d'acqua, no, ti dicono sempre se vuoi andare a casa. a me, almeno, lo dicevano.
un po' mi ha fatto pena, crozza, che mi sta simpatico. però, in effetti, che c'entrava? cosa c'entra la satira con la competizione canora, ma chiama un grande cantante, dei grandi musicisti...
anche da questo si capisce come la musica, nel nostro paese, valga ormai quanto, o meno, un pretesto qualsiasi. giusto qualcosa per scaldare l'ambiente, far compagnia.
che tristezza.

io e le altre 1

ieri vado a una festina di compleanno, e le altre mamme stanno parlando delle maestre.
sono tutte mamme in carriera, intelligenti, studiate, meritocratiche. mamme che vogliono il meglio, per i loro bambini.
vere mamme italiane.
so che stanno recriminando sulle maestre. chiedo spiegazioni.
'adesso, se i genitori non si accorgono che il loro figlio ha finito i quaderni di riserva, che stanno a scuola, il foglio che hanno fatto a scuola non può più essere incollato, deve essere ricopiato sul quaderno nuovo!' mi dice una, come dire: ma ti rendi conto???? non è una cosa assurda?? fare due volte lo stesso lavoro, e non per colpa sua!!!
sono d'accordo, come mamma e come maestra, le rispondo.
mi guarda con un'espressione e un sorrisetto sarcastico come dire: ah, beh, allora, inutile parlare.
avrei dovuto dirle: scusa, è che sto con zeman, da sempre.
ma mi avrebbe guardato come dire: cazzo stai dicendo? e allora niente, dico che io ai miei figli la fatica gliela faccio fare, che è sempre meno di quella che abbiamo fatto noi, sempre meno di quella che hanno fatto i miei, che mio padre che è ingegnere si ricorda i verbi irregolari greci che io manco all'esame di maturità li sapevo. stiamo allevando generazioni di deficienti, senza sogni, senza desideri, meno che meno quello di sapere, di capire.
colpa nostra, naturalmente.

sabato 9 febbraio 2013

esemplari di una specie in via di estinzione 6 - Alessandro (post riveduto e corretto)

una volta ho trovato su linus la lettera di uno che parlava dei rapporti tra uomo e donna in un modo che mi piaceva. era un annuncio epistolare, e siccome io dovevo assolutamente smettere di scrivere lettere a uno che non so neanche se le leggesse, gli ho risposto. in realtà era tutto un misunderstanding, perché quando lui parlava di complicità, di gioco ecc., si riferiva al s/m. comunque, mi è arrivato un pacco di non so quanti fogli, tipo sedici, scritti tutti a mano in piccolo, dentro a una busta fantastica con un disegno fatto da lui.
le date non sono mai state il mio forte, ma saranno vent'anni che ci conosciamo. non credo che le nostre strade potrebbero essere più lontane (per es., lui scrive su una nota rivista musicale, io no, a me mi chiamavano suora, a lui no), eppure io lo conosco come conosco i miei fratelli, anzi: di più. ci sentiamo una volta l'anno, per il suo compleanno, e sembra sempre che ci siamo sentiti ieri, e basta un cenno, una parola, o anche mezza. lui sa che capisco, e anch'io.
avrei bisogno di parlargli, non so, oggi mi è venuta la nostalgia di un sacco di persone, potrei anche chiamarlo, al fisso, che il cellulare non ce l'ha, ma non ho nessuna scusa, e non funzionerebbe.
il bello sarebbe uscire di casa, e trovarsi da qualche parte a fare una chiaccherata. 
che potremmo andare avanti delle ore.

mercoledì 6 febbraio 2013

idee

quando ho scritto il post sulla neve, ho cominciato a pensare al fatto che a molta gente, sta storia delle idee, piace proprio. 
cioè, a  molti piace l'idea, di una cosa, o di una persona, più che la cosa o la persona stessa.
così poi non ci pensano più. passano semplicemente da un'idea all'altra. 
io non ci riesco.
ho cominciato a pensarci perché dopo la neve c'è stata la giornata della memoria, e tutti a parlare degli ebrei, e i film sugli ebrei e i libri e i viaggi della memoria.
ma a me pare che, in generale, alla gente gli ebrei stiano parecchio sulle scatole.
che a me, invece, gli ebrei mi piacciono proprio.
per una serie infinita di motivi, tra cui forse il primo è che sono pochi. e che stanno sulle palle ai tanti. 
mi piace la musica, degli ebrei, e le loro storielle e la loro letteratura. e la loro storia di popolo eletto e e perseguitato.
per esempio.
ma vale per tante altre cose. che ne so, andare al cinema. vasco rossi. il doctor house. la montagna. 


ma l'amore che cos'è 7

uno una volta mi ha detto: se ci lasciassimo, io non saprei più con chi parlare.
non male direi, no?

martedì 5 febbraio 2013

ARTICOLO 3

a me la storia che la repubblica italiana è fondata sul lavoro non è mai piaciuta.
però devo dire che l'articolo tre, paragrafo due:
 È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese

è stato e resta per me una gran bella motivazione, per insegnare nella scuola pubblica. compito ignorato e disatteso, anzi, al momento si può dire irraggiungibile.
certo, se facevano a meno di scrivere 'di tutti i lavoratori' era meglio. 'cittadini' bastava.
anzi:  'tutti', e basta.


gli anni

Gli anni 

 È uno sbaglio, che non debbano capire che è uno sbaglio, 
che lo fanno anche gli uomini, non lo fanno solo le donne, 
di calarsi gli anni, io ne ho conosciuto più d’uno, 
non vogliono invecchiare, e credono, che invece così è peggio, 
tutto l’opposto bisogna fare, non ci arrivano, 
invecchi meno se te li aumenti, gli anni, io anche da giovane, 
quando avevo trent’anni, 
«Quanti anni hai?», «Trentacinque», «Porca masola, già trentacinque? Non te ne davo nemmeno trenta», 
nemmeno trenta, meno di trenta, hai capito?
 Se te li cali tu è una bugia, gli anni 
te li devono calare gli altri, 
calarteli e farti i complimenti, 
adesso io ne ho sessantuno, 
e dico sempre che vado per i sessantanove, 
che rimangono, tutti: «No, davvero? Ma va’ là, 
sessantanove? Hai una faccia, te ne darei 
a dir poco, dieci di meno, anche dieci dodici», 
in modo che raggranelli due tre quattr’anni, 
poi c’è da fare un altro discorso, che pare così, 
ma se sono sessantuno e dici che sono sessantanove, 
sono otto anni che hai ancora da campare, 
ma siccome hai detto che li hai campati, 
sono otto anni che, in un certo senso, 
ci hai messo una mano sopra, 
è, come si può dire?, una prenotazione, 
sempre in un certo senso, 
ma per tornare al discorso di prima, io 
voglio fare un esempio che non sta in piedi, 
una cosa esagerata, 
che non si può, che è da ridere, ma si fa per parlare, 
metti che tu abbia settant’anni, 
ti domandano «Quanti anni hai?», e tu rispondi: «Novantadue», che l’altro rimane: «Ehi, 
mi prendi per il culo?», «Ne ho novantadue», 
«Non ci credo», «E non crederci», «Porca paglia, 
a novantadue anni, ma sei un ragazzo!», 
ecco, quel che voglio dire, io, che l’ho detto, 
l’ho detto fino adesso, però capsico, 
sì, è una cosa che, in un primo momento, 
uno può dire: come, già che ne ho tanti, 
e me li devo anche crescere? Pare che non stia in piedi, 
invece è una cosa che non sbagli, 
non puoi sbagliare, parlo per esperienza, 
ma poi ci vuol poco a far la prova, prova, 
prova anche tu, vogliamo scommettere? Arrivi, 
si fa sempre per dire, che a settant’anni / addirittura puoi diventare un ragazzo. 

Raffaello Baldini, da 'Intercity
grazie a paolo nori, che l'ha pubblicata qui 

italiacano 1

oggi in macchina ho visto un cartello di un micronido che l'hanno chiamato BIRICHINOPOLI.
poi mi sono fermata al distributore, e sull'insegna del bar hanno scritto VINOTECA.

domenica 3 febbraio 2013

ma l'amore che cos'è 6 - ekeloa

quando ero piccola e mi chiedevano cosa vuoi fare da grande, io dicevo la scienziata.
james hillman sostiene che i bambini piccoli sanno esattamente cosa vogliono fare, è che poi la vita li porta li porta spesso da tutt'altra parte.
ecco, c'è una giovane blogger che si chiama paola che io quando ho letto un suo post sulle borsette che si cuce per separare le varie cose in valigia pensavo che avesse cinquant'anni, non tanto per l'idea, che comunque ho trovato fantastica, ma per il fatto che ogni volta che andava in vacanza si cucisse queste borsettine, per la sistematicità che io a quarant'anni suonati mi sogno ancora, e poi per il modo di scrivere, che io di sti blog di crafts, cucina, maglia e affini, ne frequento parecchi, e se da un lato le trovo quasi tutte bravissime, non posso dire altrettanto della loro scrittura. paola è diversa.
insomma vado a vedere il suo blog e scopro che ha 25 anni. e che, da piccola, voleva fare l'astronauta.
io ho letto quello che ha scritto, e quello che le scrivono quelle che la seguono. e siccome a me succede spesso una cosa, che certe persone, io, anche se non le conosco affatto, cioè non ci ho mai parlato insieme, non so neanche che faccia abbiano, a volte, beh, sento come se le conoscessi da sempre, ecco, e mi è successo anche con paola, e vorrei tanto dirle che io l'ho capita, vorrei dirle quanto la stimi, anzi, gliel'ho pure detto, ma non sono riuscita ad andare oltre.
paola sa il giapponese e altre lingue, è veramente brava a lavorare a ferri e ne ha fatto la sua professione, aveva anche aperto un negozio di comics che sono un'altra sua passione, ed è pure una geek, anche se lei pensa di essere una nerd, quindi il suo blog è bello, è fatto bene, funziona.
era un po' che non ci passavo e i primi giorni dell'anno ha scritto che è successa una cosa molto triste, anche se non è un lutto, che l'ha però ridotta a pezzi.
lei vive con uno che secondo me non l'ha capita, e questo è brutto.
perché l'amore per me, è soprattutto questo: sentire che qualcuno ti ha capita e, per questo, o nonostante questo, vuole viverti accanto.