sabato 31 maggio 2008

MARIA, MIA FIGLIA

Eri il senso, adesso sei l'assurdo, ciò che non si può credere. La mia vita, morta.
Sei morta oggi, che compivi due anni. Sei morta per colpa mia, perché noi donne sappiamo fare tante cose insieme, siamo toste, siamo madri, compagne, amanti, amiche, infermiere, cuoche, insegnanti… perché sappiamo usare le mani, il cuore e il cervello, perché ci preoccupiamo per tutto, per tutti…
Sei morta a pochi metri da me, senza di me, in quel parcheggio dove dovrò tornare un giorno, di caldo, di soffoco, di indifferenza… sei morta così, per fare meglio il mio lavoro, per finire quello che dovevo, per niente, per colpa mia.

P.S.(2014): siccome vedo che questo post ha diversi accessi, e ormai è passato tanto tempo dal fatto che lo ha ispirato, preciso che maria era la figlia di una professoressa che doveva portarla al nido prima di andare a scuola e siccome si era addormentata, se l'è dimenticata in macchina nel parcheggio della scuola, dove purtroppo è morta.

venerdì 30 maggio 2008

MAMME IN SUBBUGLIO

Sono rientrata a scuola da così poco e già una mamma è venuta a farmi le sue rimostranze. io l'ho ringraziata di essere venuta a parlarmi di persona, perché a quanto mi ha detto c'è un piccolo esercito che borbotta fuori dal cancello.
Lo so, ho fatto una cosa che non si deve mai fare: ho tradito la mia casta. L'altro giorno sono entrata in una classe in cui insegnavo inglese, una delle migliori. Bambini svegli ma rispettosi, intelligenti e appassionati della materia. il massimo che ogni insegnante possa desiderare.
Alla lavagna c'era scritto questo:
I HAVE GOT -------AI HEV GOT--- IO HO
YOU HAVE GOT --IU HEV GOT ---TU HAI
HE HAS GOT------ HI HES GOT ---EGLI HA
SHE HAS GOT ----SCI HES GOT ---ELLA HA

eccetera.
E' stato più forte di me, ho cancellato dalla lavagna l'obbrobrio e l'ho fatto cancellare anche dai quaderni, quasi urlando che queste parole non esistono, che non si devono scrivere cose che non esistono, che la pronuncia non si deve mai scrivere, che non la troveranno da nessuna parte scritta così eccetera.
Lo so, non dovevo. Non l'ho fatto neanche quando una mia collega ha fatto scrivere ai bambini che gli OVINI sono animali come le galline, che fanno le UOVA (giuro). Quando io senza farmi vedere dai bambini le ho detto che sono le pecore, lei è andata a controllare sul vocabolario e si è corretta.
Ma stavolta, come ha detto la mamma, è stata una cosa di stomaco.
E poi se anche avessi detto alla collega di non farlo, di sicuro non l'avrebbe fatto cancellare e quei bambini sarebbero vissuti felici e contenti con le loro orride pronunce stampate sui quaderni.
Ma questo non è tutto: perché ieri, avendo un'altra supplenza sempre nella stessa classe, mi sono pure permessa di mettere in discussione la notizia che la preistoria non finisce con l'invenzione della scrittura (o, se preferiamo, che la storia non comincia quando l'uomo comincia a scrivere), per esempio per il fatto che molti popoli - vedi i nativi americani- non scrivono, ma non per questo sono preistorici...
Ma io non intendevo mica attaccare la mia povera collega di storia, che sicuramente è una maestra più efficace ed efficiente di me, col suo piccolo rassicurante cabottaggio...
Stamattina prima di andarmene ho parlato ai bambini dicendo loro che avrei parlato con la loro maestra di inglese (quella che mi supplisce), la quale scrivendo alla lavagna la pronuncia certamente avrà pensato di fare loro un favore, ma io so per esperienza che questa scorciatoia alla lunga non paga. Ho anche detto che, per quello che riguardava i nostri discorsi di storia, se le maestre dicono cose diverse non significa che una delle due sbagli, che capiterà loro un sacco di volte di trovare maestre, e professori, e libri che dicono cose diverse, e questo non significa che uno sia giusto e l'altro sbagliato... ma non mi pare di averli convinti.
Non lo so se con i miei figli riuscirò a fare questo, a salvare comunque e sopra tutto la figura dell'insegnante.
E poi gli alunni che si fanno delle domande, che mi mettono in discussione a me sono sempre piaciuti.
Nonostante questo, continuo a sentirmi a disagio e domani non posso parlare con la mia supplente perché non vado a scuola, e così avrò tutto il weekend per convivere con un mega senso di colpa. E pensare a cosa mai avranno detto i genitori dei bambini di quell'altra classe dove ho dato questo problema da risolvere:
la mamma vuole fare il pane. la ricetta dice che servono 500 g. di farina e 1 dl di olio. la mamma guarda nella dispensa e trova: 1 kg di farina e 5 cl di olio (lo so che è un dato assurdo, ma lì per lì non mi è venuto niente di meglio, questi avevano appena fatto le equivalenze...)
Riuscirà la mamma a fare il pane?

poveracci, mi hanno fatto pena.

sabato 24 maggio 2008

ancora sulla scrittura

una cosa che ho imparato con gli anni è che c'è sempre qualcosa da imparare, anche nelle cose che ti sembrano più stupide e banali (e probabilmente lo sono).
Per esempio ho appena finito il libro di John Fante 'Chiedi alla polvere' che ha la prefazione del mio amato Baricco, che con l'occasione fa una lezioncina sulla scrittura di cui voglio citare un pezzettino. Avrei benissimo potuto fare a meno di scrivere che era una cosa scritta da lui e spacciarla per mia, ma, essendo onesta dentro, non avrei sopportato il senso di colpa:
di sicuro si può capire una cosa: che la vita si disciplina nel racconto, e che scrivere è un modo di mettere ordine, di dar forma geometrica, di scandire tempi, di coniare sequenze. Con una cura maniacale, le mani dell'artigiano sgrossano il reale e gli danno la solidità, la coerenza, la maneggevolezza di qualcosa che la gente può impugnare, e usare, e passarsi di mano in mano. Poco altro potrebbe definire più esattamente il compito di chi scrive storie (mi raccomando notate la fine modestia del Bariccone).

venerdì 23 maggio 2008

la realtà supera sempre l'immaginazione

ho cliccato ora il link al concorso di mamma tosta e quello che ho trovato è una cosa difficile da descrivere.
sinceramente, non mi piace sparare sulla croce rossa, ma vi prego: andate a vedere le foto (che senso ha mettere la propria faccia in primo piano, io proprio non lo so: forse pensano che si veda dalla faccia, se una è tosta o no, chissà) e soprattutto leggete le cronache delle sedicenti mamme toste.
non avete idea.

UNA PRECISAZIONE NECESSARIA

a farsi vedere poveri e coglioni si fa sempre in tempo, diceva in dialetto emiliano la nonna Clementina. E probabilmente aveva ragione. Ma io intanto ascoltavo Vasco: corri e/ fottitene dell'orgoglio/ ne ha rovinati più lui del petrolio.
Forse è anche per questo che racconto pezzi di vita a chiunque abbia tempo e voglia di mettersi ad ascoltare. Quello che faccio qui non è a una via di mezzo tra cronaca vera e uomini e donne prima maniera.
Io scrivo perché mi riesce bene, perché non so fare molto altro, perché è il mio modo per pensare. E' il mio modo di vedere la realtà, e quello di cui scrivo è … non vorrei essere fraintesa, ma in fondo è un pretesto. Che io racconti fatti realmente accaduti o no, in fondo, che importa?
Io faccio fiction, non cronaca. Sia chiaro: sto da sempre con Hemingway, che mi ripete, come a se stesso: "non preoccuparti: hai sempre scritto e scriverai ancora. Scrivi solo la frase più sincera che sai". La scrittura come esercizio di stile non mi interessa, non mi è mai interessata. Uno non può pensare che solo perché ha letto tanti libri, smonta e rimonta le storie come gli pare, sa scrivere bello e pulito allora prende un'idea tra le tante e ci confeziona un bel romanzetto, caro Baricco. Ma vai a fare le tue lezioni alla scuola Holden, ma ridacci i tuoi bei programmi sull'opera e la letteratura.
Ma non mi interessa neanche l'outing, lo sfogo senza mediazioni. per quello basta e avanza La cronaca di Cocuzza, o un video su youtube.
Io scrivo per sopravvivere, per provare a capire qualcosa di quello che succede dentro e fuori di me.

martedì 20 maggio 2008

rientro a scuola

MS aveva ragione, come sempre. Non si può fare filosofia quando devi fare il bucato alla fontana per dieci persone.
E non è che adesso le cose siano tanto meglio.
Sono rientrata al lavoro giovedì e sono già distrutta. Non ho il tempo per dormire, figuriamoci per scrivere un post.
Stamattina non bastasse mi sono svegliata alle sei da un sogno affollatissimo, spossata. Mi sono rigirata nel letto fino all'ora di alzarmi, ho preparato i biberon, la mia colazione, mi sono stirata quello che mi dovevo mettere, l'ho messo e me ne sono andata a scuola. Due ore di supplenza in una prima, dove, oltre a spiegare l'ordine crescente e decrescente dei numeri, devo gestire una bambina che piange perché 'mi manca tanto mamma' e un conflitto di lunga data tra un 'bambino cattivo' e una perfida streghetta. Nel frattempo parte la sirena, oddio la prova di evacuazione, via in cortile con la fila, quella scema della mia sedicente collega non sa neanche contare fino a venti, vabbè, speriamo che in caso di emergenza sia a casa ammalata.
hanno cambiato la macchina del caffè e la mia chiavetta non va più bene, nessuno mi dice che è finito il latte e la cioccolata è una broda da buttare nel cesso insieme alle uniche monetine che avevo, ci sono i soliti tre bidelli che stazionano in guardiola, ma le facce sono diverse, la fotocopiatrice come sempre non funziona. Devo andare in segreteria, poi torno, parlo con un paio di colleghe, arrivano le dodici e trenta, via verso la macchina, a casa con la panda che sembra una barca soprattutto quando piove, arrivo e ingoio i pomodori con la mozzarella che mauro mi ha preparato, faccio la pappa a Bruno che non ne vuole sapere di mangiare e si spalma tutto sulla bavaglia, crisi di nervi, non ho tempo, gli preparo un biberon e corro a lavarmi i denti, lo carico in macchina e andiamo a Rieti dal dentista, due rampe col passeggino, poi di corsa a casa, macchè, dalla pediatra a farsi fare l'impegnativa per le analisi di Agostino, per fortuna che ce la caviamo presto, poi al nido a prendere Agostino, dai che piove, siamo a casa che ormai sono le sei, Agostino si è addormentato per fortuna così dò il latte a Bruno, lo cambio e gli faccio il bagnetto, preparo la cena per l'altro, mangio qualcosa anch'io, poi dopo l'aerosol a Bruno li metto tutti e due a letto… e finalmente rubo dieci minuti al sonno per scrivere sto post…..
intanto è arrivato Mauro. ma chi è che piange così? (vai a vedere, no?)
ci va.

LAURAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!

Da qui si scatena il finimondo.
Perché a me non me ne frega un cazzo di nessuno, venderei mio padre e mia madre per farmi i cazzi miei (????), SONO CATTIVA DENTRO.
Non bastasse tutto ciò, diluvia e io non posso neanche godermi una delle piccole grandi gioie della vita, un temporale al calduccio sotto il tetto di legno.

martedì 13 maggio 2008

AAA CERCASI MAMMA TOSTA

Nella solita newsletter pubblcitaria del sito Quimamme che ho già citato troppo arriva il concorso per la mamma più tosta d'Italia. Avevo già in mente di scrivere qualcosa su questa pubblicità che da qualche tempo è riapparsa sullo schermo, mi riferisco a quella delle mamme metropolitane che fanno l'haka, la danza guerriera che gli all blacks, i giocatori neozelandesi di rugby, fanno prima di una partita per caricarsi e prepararsi alla battaglia. adesso il rugby va di moda, per cui più o meno tutti dovrebbero sapere cosa stanno facendo quelle pazze furiose in mezzo alla strada. Quasi nessuno secondo me si ricorda cosa pubblicizzano, ma questo è un problema di marchionne , non mio.
il fatto è che per aumentare le vendite del prodotto misterioso, hanno pensato bene di fare sto concorso per mamme toste: io aspirante mamma tostissima dovrei mandare un resoconto con foto di una giornata da mamma tosta, e poi farmi votare. le tre più votate hanno diritto a un servizio speciale tutto per loro. wow.
forse la prima vince anche un'idea, devo controllare.
io questa teoria secondo cui per essere una brava mamma devi avere anche i coglioni non la sopporto. è antifemminile e antifemminista. e tutte le brave mamme a essere orgogliose di essere stanche morte ma di farcela comunque. orgogliose? Incazzate, capirei, ma orgogliose...
l'altro giorno ho trovato una mia amica 'ragazza madre'. Fa ridere entrambe perché ha la mia età, ma per legge lei è e resterà fino alla morte una ragazza madre. Le dico che sono stanca ecc. e che non so lei come abbia fatto da sola ecc. e lei mi fa: però quando saranno grandi e si arrangeranno, tutto questo sarà solo merito tuo, pensa che soddisfazione. Io sono rimasta assolutamente interdetta perché, conoscendola, avrebbe dovuto essere una battuta, ma dal tono non lo era affatto. non lo era, infatti.

FESTA DELLA MAMMA

Mi sveglio alle sette e mezza e comincio a pensare a tutte le cose che potrei fare se mi alzassi subito in quell'ora libera prima del risveglio dei vari uomini che vivono con me. Mentre faccio questi pensieri suona la sveglia di Mauro che voleva alzarsi presto per finire di tagliare l'erba fuori. Sto ancora pensando a cosa potrei scrivere nel prossimo post che Agostino si sveglia prima del solito reclamando Atte! Atte!. Mauro va a prepararglielo e quando torna è sveglio anche Bruno. Addio ora d'aria. Dopo aver cambiato i marmocchi, scendo a prepararmi la colazione (wow, Mauro mi ha messo il bollitore sul fuoco). Stendo una lavatrice, svuoto una lavastoviglie e la riempio di nuovo, poi pelo gli asparagi, preparo le verdure per la pappa di Bruno, tiro fuori l'asparagera (ci vorrà la i? boh), cuocio gli asparagi e le uova, pulisco le fragole, monto la panna. Frullo le verdure per Bruno, gli preparo la pappa e glirla do cercando di non spalmarla tutta sull'asciugapiatti che uso come bavaglia, preparo la tavola e scaldo la pasta per Agostino, gliela dò, il secondo non lo vuole, non ho capito che Mauro è uscito di nuovo e continuo a chiamarlo su per le scale, quando finalmente rientra gronda sudore e pezzetti d'erba falciata, io comincio a mangiare da sola perché ho fame, parte il gran premio, Agostino fissa estatico le macchine in pista. Nel pomeriggio riesco a scrivere quei due post che ho elaborato stamattina, li pubblico, mentre Agostino guarda per l'ennesima volta Wallace e Gromit in "A close shave", una videocassetta della oxford per intermediate students of English e come ogni volta partecipa appassionatamente urlando nei momenti clou; Laura sta per piovere! Sì sì, arrivo, finisco questo e arrivo… Laura pioveee! Ok, vengo! E vado a ritirare la biancheria asciutta, tra poco è ora di andare a messa, preparo i due pargoli, li carichiamo in macchina, carichiamo il passeggino, dai che è tardi, è Pentecoste, poi a casa, stasera risotto con gli asparagi, per Agostino quello che non ha mangiato oggi a pranzo, accendi c'è il commissario De Luca (che fortuna, si vede solo il primo canale) poi sul vasino, il pigiamino intanto che c'è la pubblcità; l'ultima biberon a Bruno, ma quando finisce sto De Luca, sono le undici e mezza, dai, a nanna, bisogna ancora lavare i biberon e metterli nello sterilizzatore, finalmente è domani, buonanotte, mamma.

domenica 11 maggio 2008

lo scaffale della mamma snaturata 2. REGOLE E AUTOSTIMA

Seligman nel suo libro fa un breve excursus storico del movimento dell'autostima e cita lo studio dello psicologo Stanley Coopersmith. Quello che mi interessa è
la valutazione della prassi educativa dei genitori. Nel suo studio, Coopersmith "giunse a una sorprendente e sgradevolmente obsoleta scoperta circa le origini dell'autostima: più chiare erano state le regole e i limiti imposti dai genitori, più alta era l'autostima dei loro figli. Più libertà aveva avuto il bambino, più bassa era la sua autostima." E non aggiungo altro.

lo scaffale della mamma snaturata 1. LA RICERCA DELLA FELICITÀ



Sto leggendo "Come crescere un bambino ottimista" di Martin E. P. Seligman. L'autore ha messo a punto un programma di prevenzione della depressione che lui chiama 'immunizzazione psicologica". Sono ancora al capitolo quattro di quindici e già ho imparato molte cose. In questo capitolo 4 parla del movimento dell'autostima americano, che lui critica con decisione in quanto ha puntato tutto su uno dei due aspetti dell'autostima, il SENTIRSI BENE, enfatizzando quindi solo l'aspetto 'emotivo', cosa questa che è piaciuta moltissimo agli americani. Il fallimento di quarant'anni di pedagogia dell'autostima sta tutto, per Seligman, nell'aver confuso la causa con l'effetto: "non esistono tecniche efficaci per insegnare a sentirsi bene se prima non si insegna a «FARE BENE». I sentimenti di autostima in particolare, e di felicità in generale, sono semplici conseguenza del saper affrontare le sfide della vita, del lavorare a qualcosa di gratificante, del saper vincere la frustrazione e la noia e del saper conseguire i propri obiettivi. Il sentimento di autostima è un effetto del «fare bene».Una volta che si è instaurato in un bambino, il sentimento di autostima suscita ulteriori successi. (…) ma tentare di acquisire direttamente l'aspetto emotivo dell'autostima – il «sentirsi bene» - prima di acquisire un buon rapporto col mondo, significa confondere i mezzi col fine. (…) ".
Citando Aristotele, Seligman ci ricorda che "la felicità non è uno stato emotivo separabile, e non può essere ottenuta se non come parte integrante di un'azione giusta".

sabato 10 maggio 2008

SOS tata 1. Ai bambini le regole piacciono (forse più che ai loro genitori)§

Non so se avete mai visto il programma SOS tata su La7. Ci sono dei genitori disperati che chiedono l'aiuto della tata perché non riescono a gestire i figli. Sembrano delle bestie furiose, dei piccoli delinquenti, dei tiranni. Dopo l'intervento della fatina-tata, che dura una settimana, si trasformano in docili e affettuosi agnellini. A volte la trasformazione sembra veramente un miracolo. In sostanza, la tata fa due tipi di interventi: in questo post parlo del primo, che è quello di stabilire delle semplici regole che vengono scritte e anche affisse in vari punti della casa. Sono regole che possono sembrare scontate, tipo: a tavola non si gioca, ci si alza da tavola quando tutti hanno finito, non si esce senza permesso, non si tirano le cose in testa agli altri... ma che i genitori non sono stati in grado di imporre, presumo perchè convinti che i bambini siano troppo piccoli per capire, o che sia necessario spiegare sempre tutto (il che in generale mi trova abbastanza d'accordo, ma bisogna tener conto del modo di ragionare dei bambini, che è molto diverso da quello degli adulti) o perché ritengono inconsciamente che porre delle regole sia in qualche modo una violenza fatta al bambino (forse perché loro per primi sentono le regole come una violenza).
Invece i bambini hanno bisogno di regole. Più sono chiare, semplici e nette, meglio è. Si stanno costruendo e hanno bisogno di un'impalcatura robusta a cui ancorarsi. Quando avranno fatto le fondamenta e i pilastri principali, decideranno loro dove mettere i muretti e che colore dare alle pareti.
La cosa sconvolgente è che i bambini in questione sembrano assetati di regole, e non appena queste vengono formalizzate tendono spontaneamente a rispettarle senza mai chiedere spiegazioni. L'errore successivo che molti genitori fanno e che la tata deve correggere è di concedere deroghe ed eccezioni all'infrazione della regola, perché il bambino capisce al volo che a quel punto la regola non esiste più. La regola deve essere univoca, non ambigua, altrimenti non funziona.
Qualcosa del genere succede quando Agostino prende il cellulare di Mauro per giocarci (e poi regolarmente fa cadere per terra). Non si può incazzarsi quando il cellulare non funziona più, non bisogna darglielo e basta.
Infatti il mio non glielo dò. Che mamma crudele e poco comprensiva!!!

giovedì 8 maggio 2008



8 MAGGIO 2008

SESSANT'ANNI
DI ISRAELE

venerdì 2 maggio 2008

LA COERENZA DELLE PICCOLE COSE 1. chiudere il blog?

“Ho sempre cercato di essere 'vero', convinto che questa è la prima chiamata”
dal testamento spirituale di don Silvano, il mio parroco, morto due anni fa.
Ho trovato la sua foto in chiesa domenica, e questa frase mi risuona continuamente in testa perché è il leit motiv della mia vita.
In questi giorni le mie amiche sono state più o meno concordi sul consigliarmi di chiudere questo blog. Soltanto una mi ha detto che il problema non è blog sì o no. Infatti.
Essere fedele almeno a me stessa. Sotto le righe, mai fuori. Ho perseguito con stupida tenacia la mia piccola strada cercando di essere se non vera, almeno sincera. Conducendo le mie insignificanti battaglie da don quijote contro il rispetto umano e il perbenismo, le idee dei più, tra mille cedimenti e distrazioni, puntando sempre alla sostanza, anche se spesso sono rimasta alla superficie. Preferendo sempre più spesso di no. Una cara amica mi ha detto che le sembro fuori dal tempo. Lo considero un complimento, o meglio un riconoscimento del mio percorso di perdente alla ricerca della mia verità.
In effetti non sono una mamma per caso. Sono mamma per coerenza, per fedeltà al mio essere. Ho fatto l'amore con mio marito, sono rimasta incinta, penso anche di essermi accorta quando è successo. Si direbbe che mi sono affidata al caso, ma io sono una di quelli che crede che il caso non esiste.

FRATELLI D'ITALIA.C'era una volta il sistema sanitario nazionale 3

come quasi ogni volta che veniamo dai nonni, Agostino si è ammalato. Pipì puzzolente e febbre: anche la madre snaturata capisce che ci dev'essere un'infezione alle vie urinarie, lo conferma anche la pediatra. Cercando una conferma, scelgo l'ospedale più vicino e meno affidabile per fare uno stick urine. Arriviamo alle quattro e mezza. L'infermiera ci fa accomodare in una stanzetta per mettere il sacchettino e misurare la febbre: 38.
Esco nel corridoio con Agostino in braccio per tornare in sala d'attesa e intercettiamo un dottore africano che mi fa: Come va? Sta meglio? Io faccio finta di non accorgermi che è rincoglionito e gli dico che siamo appena arrivati e forse ha un'infezione, lui se ne va bofonchiando qualcosa.
Dopo mezz'ora in cui non succede niente, e dopo mia richiesta, finalmente l'infermiera ci dà un bicchierone di tè e in un attimo si materializza un po' di pipì. Evidentemente fare uno stick richiede più tempo di quello che pensavo. Finalmente ci fanno entrare e indovinate che dottore ci tocca? Dopo aver auscultato con profonda concentrazione Agostino e aver visto gola e orecchie, mi dice che sì, dallo stick si vede qualcosa, ma è difficile collegarlo alla febbre. intanto parte la sigla del tg5, è il cellulare del doc.
Abdullaààah hahh bdulaah gdaàaàa htàga bdu àààà...
mi scrive la lettera di dimissioni continuando l'amena conversazione e finalmente ci dimette con una diagnosi di infezione alle alte vie respiratorie e la prescrizione dell'antibiotico. Firmato XXXXX Ibrahim.
Sono le sette meno venti.
Per fortuna che da basso ci sono i giochi che piacciono tanto ad Agostino, il pomeriggio non è passato invano...