domenica 31 marzo 2013

domenica di pasqua

è un rotolare di pietre
silenzioso
un piegare lenzuola
ai piedi del letto
una fredda domenica mattina
è un lavoro da donne
lavare
piegare
sistemare.
lacrime di donne sulla via del dolore
la madre che resta
sempre
a lato
l'olio delle marie
a profumare
il trapasso.
è una roba da donne,
la pasqua del signore.

mercoledì 27 marzo 2013

FRATELLI D'ITALIA - c'era una volta il sistema sanitario nazionale 5

'non c'è peggior ingiustizia che far parti uguali tra disuguali', diceva don milani.
siete in due e prendete 45mila euro? buon pe rvoi. siete in due e prendete 45mila euro, ma avete tre figli? cazzi vostri.
se non hai l'esenzione, e naturalmente noi non l'abbiamo, paghi il ticket + 10 euroa ricetta, anche per i bambini.
ieri vado a fare la visita ortottica di controllo per bruno. costa 7,90 euro + 10 di tassa fissa.
io però non mi ero accorta che dovevo avere l'impegnativa. telefono per chiedere se posso andare lo stesso, e la signorina mi dice che sì, mi manda in cassa lo stesso.
andiamo al controllo, e quando vado a pagare, mi ritrovo un conto di 8, 50 euro.
pagamento in proprio, mi pare si chiami, o una cosa così.
cioè, se me lo ordina il dottore, pago 17,90 euro.
se lo faccio per i cavoli miei, 8,50.


martedì 26 marzo 2013

norite cronica

io ho la sinusite cronica. me l'ha detto il mio dottore di quando stavo a passo corese, che l'avevo scelto a caso forse perché aveva un nome da veneto, che però là lo dicevano sbagliato, càssar, lo chiamano, e con due erre alla fine, anche, come a me che mi chiamavano bettinne, quasi. e per caso mi è capitato un dottore bravo, che ormai è una cosa che non capita più, di avere un dottore bravo.
comunque un giorno vado là che ho un raffreddore potente e lui con le dita della mano mi schiaccia gli zigomi proprio sotto gli occhi e ho sentito un male e lui mi fa: male? embe'... ecco, hai la sinusite cronica.
che non sapevo manco cosa fosse, io, la sinusite.
e ogni tanto quando mi viene il raffreddore mi viene. poi passa, e me ne dimentico, quasi.
ecco. la fase acuta di infatuazione per paolo nori si è cronicizzata.
tanti giorni non apro neanche la sua pagina. mi dimentico anche che c'è, delle volte.
poi leggo certi post che capisco anche la mia amica valeria, che quando avevo preso tutti i libri che avevo trovato di paolo nori perché volevo curarmi con l'indigestione, siccome so che lei legge un sacco, le ho parlato di sta sbandata e allora lei si è presa anche lei un po' di libri in biblioteca, ma poi ha pensato: ma chi cavolo mi ha consigliato la laura? ma per carità! e non me l'ha neanche detto subito, me l'ha detto l'altro giorno, quando le ho chiesto cosa stesse leggendo, magari pensava che mi sarei offesa, invece io la capisco, che certe volte mi fa venire i nervi anche a me, paolo nori, quando poi ripete le stesse cose e fa quei discorsi circolari con cui inizia il discorso che ha fatto a cracovia, che non so neanche come hanno fatto a stare lì ad ascoltarlo, magari si vergognavano ad alzarsi oppure non volevano essere maleducati, i polacchi sono persone affabili ed educate, un po' timide come, almeno quelli che ho conosciuto.
poi però, se aspetti un attimo, comincia a metterci dentro le cose che hai sempre pensato anche tu, e altre che non avresti neanche mai pensato di pensarle, e ti domandi come qualcuno abbia potuto farlo, tipo quello che ha fatto una campagna per l'impiego usando come slogan 'arbeit macht frei', una bella frase che aveva già sentito da qualche parte e gli era piaciuta un sacco.
e sta storia a me ha fatto venir voglia di rileggere 'il comunista' di morselli, che per chi non lo sa è uno che dopo che non gli hanno pubblicato neanche uno dei suoi romanzi, che sono tutti almeno quelli che ho letto bellissimi, si è sparato, beh, insomma, il protagonista del Comunista è uno che fa una critica radicale al concetto di lavoro, ma non me lo ricordo bene, mi ricordo solo che ho pensato che era un libro che ne dovevo tenere da conto, e che un giorno l'avrei capito, forse.
e ti accorgi che piano piano la matassa si sbroglia, e ci sta dentro tutto, in quel discorso, quando sono stata ad auschwitz, e lo straniamento di Sklowskij, e il diritto di piangere che per me a volte è anche un dovere, e poi quella cosa che lui ogni tot lava le scale del suo condominio, che mi ha fatto venire in mente etty hillesum, che sto leggendo l'edizione integrale del suo Diario (vedo che ti sei presa un librettino leggero, stavolta, eh? mi ha detto il professore guardandole 900 pagine con un misto di ironia e sufficienza), e cominciava le giornate rammendando le calze, che era una cosa che la faceva stare bene, e infine la poesia di mariangela gualtieri che fino a poco fa non sapevo manco chi fosse e poi un pomeriggio in macchina ho sentito una sua poesia alla radio e ho pensato: sì.

sabato 23 marzo 2013

il bersaglio

uno dei primi giochi che faccio quando mi compro la settimana enigmistica nuova è il bersaglio.
per chi non lo conoscesse, anche se mi pare quasi impossibile che ci sia qualcuno che legge questo blog e non sa cosa sia il bersaglio, il bersaglio è una  catena di parole, e ogni passaggio deve avvenire secondo precise regole, che possono essere sia inerenti al significato (es. la parola che segue è un sinonimo, o il contrario), o a conoscenze che potremmo definire di cultura generale (es. coppie nome-cognome di personaggi storici o famosi, nome comune-proprio di luoghi) o altre più propriamente enigmistiche (es. scarti, anagrammi). a me raggiungere il bersaglio mi dà una grande soddisfazione. tutto collegato, tutto coincide. che bello. che non succede quasi mai, in realtà.
io, quando scrivo qualcosa, questa roba che tutto si deve tenere, beh, per me è fondamentale.
ora, alle sei di sera su radiotre fanno un programma che si intitola 'sei gradi', riferendosi ovviamente alla teoria dei sei gradi si separazione (per cui rimando alla voce relativa di wikipedia, molto interessante, per me almeno, che ne so pochino). l'idea è accattivante: partire da un musicista qualsiasi per arrivare a un altro, in sei gradi. sette brani musicali incatenati, un modo alternativo di scorrazzare nella storia della musica.
c'è una conduttrice, che già mi sta un po' antipatica in sé, ma quello è un mio problema, ma soprattutto che, dalle scalette assurde e incoerenti che fa, quella lì, il bersaglio, non sa manco cos'è. e io questo non lo sopporto. peccato che sono l'unica. non c'è mai nessuno che manda un sms per dire: oh, ma che state a di'??
no, sono tutti contenti a dire quanto bella sta musica qua, quanto che non sentivo quell'altra, siete come una droga... ma che droga e droga! ma non senti che cazzate che dice??? sti buchi di logica, di tempo, di coerenza, ma non ti fanno venire il nervoso?
faccio solo un esempio sentito ieri sera: già eravamo arrivati a bruce springsteen in modo spericolato. poi bruce springsteen canta streets of philadelphia, che hanno registrato le varie sezioni separate, e poi lui su base preregistrata con microfono nascosto per raccogliere tutto il pathos del momento, e avanti con ste storie che per carità, sono anche interessanti, ma passiamo all'altro grado con un altro bruce, bruce willis (?), che fa un cameo nel video dei Gorillaz. ma che è? ma credi che siamo tutti scemi?? e, sempre con la solita anna oxa, ti dico: io, io no.

mercoledì 20 marzo 2013

deserto

beh, allora? cos'è sto deserto? mi chiede oggi un'amica a cui dicevo quanta fatica si fa, a viverci, nel deserto.
vedi due ragazzetti che si baciano con gli occhi chiusi e ti viene una fitta al cuore, che non sai neanche più perché.
due che potreste essere tu e lui che camminano allegri sottobraccio.
e non riesci a ricordarti se è successo davvero o l'avevi sognato soltanto. 
è pensare alle tue amiche che non hanno mai avuto un amore, chiederti come fanno a vivere e poi dirti che forse è meglio così.
e alzarti e vestirti e portare i bambini a scuola e andare a scuola e cercare di non pensarci, almeno per oggi, e sperare che ci sia il sole, che allora cambia tutto.
e canti una canzone e tutti a dirti: ah, siamo contenti oggi, eh?



martedì 19 marzo 2013

io e le altre 3

oggi viene a colloquio una mamma.
una di quelle mamme che devono essere sempre perfette, carine, sorridenti. e i loro figli, naturalmente, lo stesso.
ora, se c'è per caso qualche mamma che legge, le vorrei dire: guarda che tu non sei tuo figlio. e tuo figlio non è un tuo sottoprodotto. una tua derivazione.
quindi, se tuo figlio viene richiamato per qualcosa, tranquilla: non ce l'ho con te.
difendono i figli con le unghie e poi li sottopongono a tante e tali aspettative da riaverne in cambio bambini insicuri, deboli, che cercano sempre di giustificarsi, di evitare il giudizio, invece di usare le sconfitte e gli insuccessi per crescere più forti.
ad un certo punto della conversazione arriviamo al cuore del problema: perché ci sono bambini e bambini, mi fa lei.
bambini che sono vivaci (un eufemismo per dire che ne fanno di tutti i colori) e altri che invece non danno problemi. coi primi è lecito usare il pugno di ferro, con gli altri bisogna cercare di capire, prima di sgridarli...
eh no, cara signora, hai trovato proprio quella sbagliata...
 mi dispiace, le dico, ma io non sono proprio d'accordo con lei.
per me i bambini sono tutti uguali. e io, coi miei limiti perchè sono anch'io un essere umano, cerco di trattarli tutti allo stesso modo. mica come certe colleghe, che fanno rifare la verifica a quello bravo che è andato male, perchè altrimenti gli rovina la media (beh, questo non l'ho detto, naturalmente, però è vero...)
il tuo bambino,darling, ha già capito perfettamente cosa deve dirti per evitare le tue, di sgridate.
ma tu che sei andata via perché hai capito che tanto la maestra è una stronza e non ammetterà mai di avere torto (chissà come mai quest'ultima frase che ho scritto mi è così familiare), sei troppo convinta di fare già il massimo per tuo figlio per capire cosa sarebbe meglio fare.
e, come diceva sempre don bosco, l'ottimo è nemico del bene.

giovedì 7 marzo 2013

that's the reason why I like English people 1


ho sentito stamattina alla radio che quando Hugh Grant è stato fermato con una prostituta che stava facendo il suo lavoro, un giornalista americano l'ha intervistato e gli ha chiesto: 
Adesso andrà da uno psicoterapeuta?
No, noi in Inghilterra leggiamo romanzi.