oggi viene a colloquio una mamma.
una di quelle mamme che devono essere sempre perfette, carine, sorridenti. e i loro figli, naturalmente, lo stesso.
ora, se c'è per caso qualche mamma che legge, le vorrei dire: guarda che tu non sei tuo figlio. e tuo figlio non è un tuo sottoprodotto. una tua derivazione.
quindi, se tuo figlio viene richiamato per qualcosa, tranquilla: non ce l'ho con te.
difendono i figli con le unghie e poi li sottopongono a tante e tali aspettative da riaverne in cambio bambini insicuri, deboli, che cercano sempre di giustificarsi, di evitare il giudizio, invece di usare le sconfitte e gli insuccessi per crescere più forti.
ad un certo punto della conversazione arriviamo al cuore del problema: perché ci sono bambini e bambini, mi fa lei.
bambini che sono vivaci (un eufemismo per dire che ne fanno di tutti i colori) e altri che invece non danno problemi. coi primi è lecito usare il pugno di ferro, con gli altri bisogna cercare di capire, prima di sgridarli...
eh no, cara signora, hai trovato proprio quella sbagliata...
mi dispiace, le dico, ma io non sono proprio d'accordo con lei.
per me i bambini sono tutti uguali. e io, coi miei limiti perchè sono anch'io un essere umano, cerco di trattarli tutti allo stesso modo. mica come certe colleghe, che fanno rifare la verifica a quello bravo che è andato male, perchè altrimenti gli rovina la media (beh, questo non l'ho detto, naturalmente, però è vero...)
il tuo bambino,darling, ha già capito perfettamente cosa deve dirti per evitare le tue, di sgridate.
ma tu che sei andata via perché hai capito che tanto la maestra è una stronza e non ammetterà mai di avere torto (chissà come mai quest'ultima frase che ho scritto mi è così familiare), sei troppo convinta di fare già il massimo per tuo figlio per capire cosa sarebbe meglio fare.
e, come diceva sempre don bosco, l'ottimo è nemico del bene.
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