mercoledì 30 ottobre 2019

Ognuno riconosce i suoi 33 - un verde albero di fico




Vidi la mia vita diramarsi davanti a me come il verde albero di fico del racconto. Dalla punta di ciascun ramo occhieggiava e ammiccava, come un bel fico maturo, un futuro meraviglioso. Un fico rappresentava un marito e dei figli e una vita domestica felice, un altro fico rappresentava la famosa poetessa, un altro la brillante accademica, un altro ancora era Esther Greenwood, direttrice di una prestigiosa rivista, un altro era l’Europa e l’Africa e il Sudamerica, un altro fico era Costantin, Socrate, Attila e tutta una schiera di amanti dai nomi bizzarri e dai mestieri anticonvenzionali, un altro fico era la campionessa olimpionica di vela, e dietro e al di sopra di questi fichi ce n’erano molti altri che non riuscivo a distinguere. E vidi me stessa seduta alla biforcazione dell’albero, che morivo di fame per non saper decidere quale fico cogliere. Li desideravo tutti allo stesso modo, ma sceglierne uno significava rinunciare per sempre a tutti gli altri, e mentre me ne stavo lì, incapace di decidere, i fichi incominciarono ad avvizzire e annerire, finché uno dopo l’altro si spiaccicarono a terra ai miei piedi.

Sylvia Plath, La campana di vetro, 1963


Oggi Sylvia Plath avrebbe compiuto 87 anni.

martedì 27 agosto 2019

prendere, dare

Dar y Tomar III (Femenino-Masculino), Bronce Patinado - Esculturas - Lorenzo Quinn
DAR Y TOMAR III,  opera in bronzo di Lorenzo Quinn

ciò che alla fine va ristretto
deve prima essere esteso
ciò che va indebolito
deve all'inizio essere rafforzato
ciò che va rovesciato
deve all'inizio essere drizzato
colui che vuol prendere
deve cominciare a dare

Lao Tzu, Tao Te Ching


Citazione trovata in G. NARDONE - P. WATZLAWICK, L'arte del cambiamento

mercoledì 21 agosto 2019

think pink 15 - kim


la statua che ricorda le 'comfort women' posta vicino all'ambasciata giapponese a seoul. nella sedia vuota è seduta kim bok-dong

poco dopo l'inizio della seconda guerra mondiale, i giapponesi hanno deportato i ragazzi coreani come soldati e le ragazze coreane come schiave del sesso a servizio dei soldati giapponesi. 
una delle prime, tra le più giovani, è stata kim bok-dong.
le avevano detto che doveva cucire divise per i soldati. piuttosto di morire, lei andò. aveva 14 anni.
per otto anni fu costretta a 'confortare' i soldati. i sabati, cominciavano a mezzogiorno e finivano alle sei. c'era la fila fuori. finito il turno, arrivano i medici con le medicine: la domenica, si cominciava alle otto di mattina fino a sera.
il primo giorno spese tutti i soldi che le aveva dato la madre per tentare il suicidio con altre due ragazze nelle sue stesse condizioni: comprarono l'alcolico più forte che trovarono, e finirono in coma etilico. le trovarono e le salvarono con una lavanda gastrica che le rovinò lo stomaco per sempre. dopo dieci giorni, semicosciente, decise che sarebbe sopravvissuta per raccontare quello che le era successo.
kim è morta a 92 anni, senza che si fosse realizzato il suo desiderio: ricevere le scuse formali del governo giapponese, sentire il primo ministro dire: perdonateci, quanto abbiamo fatto non ha scusanti, cambieremo i nostri libri di storia e diremo ai nostri figli la verità.
anzi: il governo giapponese ha ritirato l'ambasciatore a Seoul dopo che il il governo coreano si è rifiutato di togliere una statua dedicata alle 'comfort women' posta nelle vicinanze dell'ambasciata stessa. i giapponesi, infatti, ritengono risolta la questione dopo che nel 2015 hanno sganciato 8  milioni e rotti di dollari.
qui sotto il video di una delle ultime interviste a kim


mercoledì 14 agosto 2019

SCRITTURE 1 - ORO


oro, oro...
mentre guidava nel traffico delle sei, un traffico provinciale, mica na roba seria, da isoradio, no, questo era il traffico normale delle cinque e mezza sei,  un paio di semafori per passare, una quarto d'ora in più del solito, quello col nome del frutto esotico  alla radio continuava ad ansimare oro, oro, per averti così, distesa, pura, le era sempre stato sulle scatole, che stronzo, sai che me ne frega, a me, della tua ultima malboro, ancora lì a dividere le donne in vergini e puttane, la vuoi ma che resista, che non ci stia, subito, sennò vuol dire che va con tutti, tu no che non ci provi con tutte, vero?
ecco, non è tutto oro quello che luccica, pensava, doveva scrivere una cosa sull'oro, era quello il titolo che si erano dati per scriverci sopra un pezzo, e lei aveva pensato subito all'oro de olanda che in italia se ciama banda, come dicevano i suoi compagni delle elementari, e l'oro del giappon  che in italia se ciama otton, il pezzo le sarebbe piaciuto scriverlo su sta storia che siamo schiavi dell'apparenza, alla B. interessa la sostanza, non la forma, le aveva detto la prof del liceo, ne era fiera, anche se la sostanza senza forma, cos'è, alla fine, la sostanza dell'arancia, se togli l'arancione, se togli la buccia, perché non è la buccia, la sostanza dell'arancia, se togli la pellicina bianca, non è quella, l'arancia, e il succo, non è neanche il succo, la sostanza dell'arancia, o la polpa senza succo, manco che meno i semi, alla fine non ti resta niente, di sta arancia, così le aveva spiegato il prof di filosofia,  e sta lezione sulla forma e la sostanza l'aveva proprio impressionata, e aveva provato anche a leggere roba di gente che pensa che la forma è tutto, ma si era stufata subito.
e da un certo punto in poi non gliene era fregato proprio più niente, perché sì, era proprio così, a lei interessava la sostanza, che poi era il senso, l'arancitudine dell'arancia, come il senso della vita, che non lo capisci se non la vivi giorno per giorno, e non lo puoi mai dire, una  volta per tutte, una volta sola. 
oro,  con quello è facile. tanti pallini gialli tutti uguali, col loro peso specifico, la loro massa, per l'oro è facile.
per quasi tutto il resto, invece, è praticamente impossibile.

martedì 13 agosto 2019

poliamore


Allora, riciccia fuori sta storia, che cambiano i nomi delle cose per cambiare le cose stesse.
parlo con uno del poliamore.
ah, interessante, la legalizzazione dell'amante. sai che novità. le unioni tra più persone esistono da millenni, voglio dire, e si chiama poligamia.
ma in realtà la cosa qui è diversa, o meglio più ampia. diciamo che la poligamia è un sottinsieme delle unioni poliamorose.
Per poliamore si intende una polirelazione amorosa tra vari partner tutti consenzienti. Ci sono molte varianti del poliamore: i polifedeli, i poligami, la coppia aperta, le relazioni miste (in cui un partner è monogamo e l’altro no). ovviamente il poliamore interessa soprattutto relazioni omo o bi sessuali, ovviamente lo dico perché sennò bastava la poligamia.
in america, all'American Psychological Association (Apa), divisione 44, hanno messo su una task force per appoggiare «la ricerca e la sensibilizzazione sui problemi che debbono affrontare gli individui impegnati in relazioni consensuali non monogamiche» e supportare «i bisogni delle persone che praticano la non monogamia sessuale» e le loro «identità marginalizzate».
c'è poliamore italia, c'è la serie tv, ci sono libri, autori, dibattiti.
l'università di verona lo scorso anno accademico ha proposto un ciclo di seminari sul poliamore, sotto il titolo 'porte aperte', in cui in cui autric*, ricercatric*, espert* presenteranno e discuteranno ricerche e volumi attinenti alle tematiche della sessualità nelle loro molteplici implicazioni teoriche (filosofiche, politiche, culturali ecc.)e all'impatto che queste hanno sulla vita materiale delle persone

e qui devo assolutamente aprire una parentesi: 
perché nessuno fa niente contro sta cazzata colossale degli asterischi? ma perché voi che odiate le finali al maschile non vi trasferite tutt* in inghilterra, o parlate in inglese? o non scegliete l'unica, pesantissima, opzione del maschile e femminile, cari e care, autori e autrici, studiose e studiosi????? 
ma cosa vuol dire l'asterisco??? ma come cazzo lo leggi l'asterisco?????????
a partee che autric* e ricercatric* è di un ridicolo assurdo. ma si può scrivere una cosa che non si può leggere??????????????
NON SI PUò LEGGERE!!! capito????? l'asterisco non si può leggere, cosa ci vuole più di questo per capire che non è possibile usare questa scorciatoia, questa deturpazione di una delle lingue più belle del mondo? qualche linguista, a verona, ce l'avranno, no? 
ora, vuoi combattere il sessismo congenito della lingua italiana, così come si è determinato nei suoi mille anni di storia, per cui per definire un elemento umano generico, si usa la parola al maschile? allora devi trovare una soluzione che si possa PRONUNCIARE, car* mi*! altrimenti ti accontenti di quello che hai. eddai, su!
chiusa parentesi.

insomma sto poliamore serve a definire l'unione di più persone omo, bi, etero, tutti insieme allegramente, tipo il fratello di ariana grande che si è unito a una coppia gay sposata da meno di un anno, o la 'famiglia poliamorosa' riconosciuta da un tribunale del canada, in cui nello stato di famiglia appaiono tre nomi: la coppia di gay che ha voluto il figlio e la madre biologica che ha prestato utero e ovulo ai papini. il padre donatore del seme resta anonimo.
secondo uno dei teorici del poliamore, Jacques Attali, che pare sia il padrino politico del presidente francese Macron, l'istituzionalizzazione del poliamore sarebbe resa necessaria dall'intensità del sentimento amoroso dei nostri giorni: «il sentimento amoroso potrà essere talmente intenso da implicare più persone alla volta […], il poliamore, in cui ciascuno potrà avere più partner sessuali distinti; la polifamiglia, in cui ciascuno apparterrà a più famiglie; la polifedeltà, in cui ciascuno sarà fedele a tutti i membri di un gruppo dalle sessualità multiple».
a me mi è venuto in mente un musicista che purtroppo non so chi sia, mi sono riascoltata non so quante puntate della trasmissione battiti, che fanno di notte su radiotre, per ritrovare il suo discorso, purtroppo invano,  che diceva che il numero perfetto non è tre, è due, sempre. già se sei in tre amici non è la stessa cosa. e lo sanno tutti, quanto è vera sta roba qua.

fedele a tutti, sì sì, come no.



sabato 9 marzo 2019

ognuno riconosce i suoi 32 - alberi, sono dei vostri




Io sono dei vostri, alberi, sono dei vostri 
Animali eleganti, io sono dei vostri. 
Credetelo. Sono dei vostri. 
Ci separa soltanto un fiato infantile, 
ma lo so, lo so, sono io tutto quel
manto, sono io il tronco e lo storno e il 
falco. Ci separa un niente, colore, capello, 
piccolo piccolo nome: l’impianto del 
respiro è solo apparente diverso.

Ci guarderemo fraternamente. 
Io sarò migliore. Larga come l’andare di un fiume 
grande, ci capiremo con l’albero e col seme, 
capiremo l’insetto e la grandine. 

Risplendiamo. Adesso.
Essere il mondo, voglio. Sentirmi 
a casa nel cosmo. E le maree saranno
la strada del gonfio cuore. Sarà d’amore
se cresco. Se avanzo o calo. Sarà d’amore. 
E luce voglio. Così m’impetalo, che mi spensiero,
che rido mentre corro, come la rondine, 
mi moltiplico a stelo, gocciolo, mi biforco,
mi alzo e tramonto, mi slargo, mi infaldo,
divento cima e svetto, mi innevo e frano.

Tutto questo io voglio, dolcemente, perché 
fuori dell’umano il dolore è uno sparo
minimo e la più gran parte è ridere,
mi pare, il grande canto. 

Lo senti il firmamento? Com’è sereno!
Anche noi siamo dentro.
Abbiamo polverine nelle vene, antiche come il cielo,
sono disciolte nel sangue, hanno dentro
l’impronta di un andare semplice e grande,
come le grandi sfere. Abbiamo sfere nel sangue, 
cartine geografiche con strade d’argento
e vedute telescopiche fino ad
Aldebaran. Abbiamo Vega nel sangue
la stella prodigiosa, e istruzioni precise
per il viaggio per l’appontaggio 
e coraggio abbastanza per ogni volo. 



(da Predica ai pesci, in Fuoco centrale e altre poesie per il teatro, Torino, Einaudi,2003)


martedì 29 gennaio 2019

ognuno riconosce i suoi 31 - la ragione è un seme



... le piante sono state considerate, nei secoli, come la forma paradigmatica di esistenza della ragione, una mente che si esercita nella formazione di sé. La misura di questa coincidenza era il seme. Nel seme, in effetti, la vita vegetativa mostra tutta la sua razionalità: la produzione di una certa realtà avviene a partire da un modello formale e senza alcun errore. (...)
nel seme la razionalità smette di essere una semplice funzione dello psichismo (animale op umano che sia) o l'attributo di un solo essere per diventare un fatto cosmico: modo di essere e realtà materiale del cosmo. Per esistere la pianta deve confondersi con il mondo e non può farlo che nella forma del seme: lo spazio in cui l'atto della ragione coabita con il divenire della materia.
(...)
Non basta riconoscere, come ha fatto la tradizione aristotelica, che la ragione è il luogo delle forme (locus formarum), il deposito di tutte quelle che il mondo può ospitare. La ragione ne è infatti anche causa formale ed efficiente. Se esiste una ragione, allora è quella che definisce la genesi di ciascuna delle forme di cui il mondo si compone. Per converso, un seme è l'esatto contrario della mera esistenza virtuale di una forma, con la quale viene spesso confuso. Il seme è lo spazio metafisico in cui la forma definisce non più una pura apparenza o l'oggetto della visione, né il semplice accidente della sostanza, ma un destino (...).
Il seme è il luogo in cui la forma non è un contenuto del mondo, ma l'essere del mondo, la sua forma di vita. la ragione è un seme perché, a differenza di quanto la modernità si è ostinata a pensare, non è lo spazio della sterile contemplazione e dell'esistenza intenzionale delle forme, ma la forza che fa esistere un'immagine come destino specifico di ciascun individuo o oggetto. La ragione è quel che fa di un'immagine un destino, uno spazio di vita totale, un orizzonte spaziale e temporale. Essa è necessità cosmica e non capriccio individuale.

Emanuele Coccia, la vita delle. piante, pp. 24-26

lunedì 28 gennaio 2019

ognuno riconosce i suoi 30 - forma e essenza



Non hanno mani per maneggiare il mondo, eppure sarebbe difficile trovare artisti più abili nella costruzione di forme. Le piante non sono soltanto gli artefici più raffinati del nostro cosmo, ma anche le specie che hanno aperto alla vita il mondo delle forme, la forma di una vita che ha fatto del mondo la sede della figurabilità infinita (...).
   L'assenza di mani non è segno di mancanza, ma la conseguenza della continua immersione nella stessa materia che esse modellano senza sosta. Le piante coincidono con le forme che inventano: per loro tutte le forme sono declinazioni dell'essere, e non del fare o dell'agire. Creare una forma significa attraversarla, percorrerla con tutto il proprio essere, allo stesso modo in cui si percorrono le età o le tappe dell'esistenza. all'astrazione della creazione e della tecnica - capaci di trasformare le forme solo a patto di escludere l'artista e il produttore dal processo di trasformazione -  la pianta oppone l'immediatezza della metamorfosi: generare significa sempre trasformarsi. (...)
...Nelle piante la genesi delle forme raggiunge un'intensità inaccessibile a qualsiasi altro essere vivente. A differenza degli animali superiori, in cui lo sviluppo si arresta una volta per tutte col sopraggiungere nell'individuo della maturità sessuale, le piante non cessano di svilupparsi e di accrescersi, ma, soprattutto, di costruire nuovi organi e nuove parti del corpo di cui sono state private o di cui si sono sbarazzate. Il loro corpo è un'inarrestabile fabbrica morfogenetica. (...)
Il loro non è mai un corpo definitivamente dato, ma un atto costante di bricolage somatico: è questo il significato metafisico della centralità dei meristemi. Proprio per questo la loro vita è un atto incessante di autodesign: non sono solo una forma, ma produzione incessante di forme.

Emanuel Coccia, la vita delle piante, pp. 23-24

domenica 27 gennaio 2019

ognuno riconsoce i suoi 29 - respirare



...le piante fanno crollare uno dei pilastri fondamentali della biologia e delle scienze naturali degli ultimi secoli: la priorità dell'ambiente sul vivente, del mondo sulla vita, dello spazio sul soggetto.
Le piante, la loro storia e la loro evoluzione mostrano che sono invece i viventi a produrre l'ambiente in cui vivono piuttosto che essere obbligati ad adattarvisi. Esse hanno modificato definitivamente la struttura metafisica del mondo. (...)
Le piante mostrano che la vita è la rottura dell'asimmetria tra il contenente e in contenuto. Quando c'è vita, il contenente riposa nel contenuto (e quindi è da esso contenuto) e vice versa. Il paradigma di questo intreccio reciproco è quel che già gli antichi chiamavano respiro (pnéuma). Respirare significa, in effetti, fare quest'esperienza: ciò che ci contiene, l'aria, diviene in noi contenuto e, per converso, ciò che conteniamo diventa quel che ci contiene. Respirare significa essere immersi nell'ambiente che ci penetra con la stessa intensità con la quale noi lo penetriamo.

Emanuele Coccia, la vita delle piante, pp. 19-20