lunedì 28 gennaio 2019

ognuno riconosce i suoi 30 - forma e essenza



Non hanno mani per maneggiare il mondo, eppure sarebbe difficile trovare artisti più abili nella costruzione di forme. Le piante non sono soltanto gli artefici più raffinati del nostro cosmo, ma anche le specie che hanno aperto alla vita il mondo delle forme, la forma di una vita che ha fatto del mondo la sede della figurabilità infinita (...).
   L'assenza di mani non è segno di mancanza, ma la conseguenza della continua immersione nella stessa materia che esse modellano senza sosta. Le piante coincidono con le forme che inventano: per loro tutte le forme sono declinazioni dell'essere, e non del fare o dell'agire. Creare una forma significa attraversarla, percorrerla con tutto il proprio essere, allo stesso modo in cui si percorrono le età o le tappe dell'esistenza. all'astrazione della creazione e della tecnica - capaci di trasformare le forme solo a patto di escludere l'artista e il produttore dal processo di trasformazione -  la pianta oppone l'immediatezza della metamorfosi: generare significa sempre trasformarsi. (...)
...Nelle piante la genesi delle forme raggiunge un'intensità inaccessibile a qualsiasi altro essere vivente. A differenza degli animali superiori, in cui lo sviluppo si arresta una volta per tutte col sopraggiungere nell'individuo della maturità sessuale, le piante non cessano di svilupparsi e di accrescersi, ma, soprattutto, di costruire nuovi organi e nuove parti del corpo di cui sono state private o di cui si sono sbarazzate. Il loro corpo è un'inarrestabile fabbrica morfogenetica. (...)
Il loro non è mai un corpo definitivamente dato, ma un atto costante di bricolage somatico: è questo il significato metafisico della centralità dei meristemi. Proprio per questo la loro vita è un atto incessante di autodesign: non sono solo una forma, ma produzione incessante di forme.

Emanuel Coccia, la vita delle piante, pp. 23-24

Nessun commento:

Posta un commento