venerdì 1 marzo 2024

Elenchi 7 - Passerà?

 


Passerà anche quest'inverno di maglioni ammucchiati uno sopra l'altro nell'armadio, che se no non ci stanno, di scarpe sporche di fango, dolcevita neri e grigi, scatoloni del trasloco e cose da sistemare non so dove ovunque, sacchettini pieni di ricordi che non riesco a lasciar andare, polvere della stufa sui miei libri e quaderni ammucchiati sul tavolo, legna da portare dentro, giacconi ovunque, stendini pieni di roba che non asciuga, un inverno mai abbastanza freddo per le cose che amo, la neve, la cioccolata calda, il brulè di mele, un punch al mandarino in un vecchio bar di vecchi, camminare sull'erba croccante di brina, la mattina, massì, vedrai che passerà anche sto inverno anomalo, ma questa stanchezza infinita, questa continua fame di dolcezza, non riuscire ad opporsi al casino che mi sovrasta, che mi opprime, che mi spegne, questo non so proprio come fare a farlo passare.

lunedì 16 ottobre 2023

Chi sono io per giudicare 1 - La predisposizione a vivere con se stessi

 In che modo, dunque, si segnalarono quei pochi che, in ogni ambito professionale, non collaborarono e rifiutarono ogni compromissione col regime [ nazista], anche senza potersi ribellare apertamente? (...)
I non-partecipanti, definiti irresponsabili dalla maggioranza dei concittadini, furono gli unici che osarono giudicare da sé; e furono in grado di farlo non perché disponessero di un migliore sistema di valori o perché i vecchi standard di moralitò restassero ben piantati nelle loro teste. (..).
Direi dunque che i non-partecipanti furono semmai coloro le cui coscienze non funzionarono in un modo, per così dire, tanto automatico - come se disponessero di un insieme di regole innate o apprese da applicare ai singoli casi, di modo che ogni esperienza nuova fosse sempre pre-giudicata e non ci fosse che da agire di conseguenza. Il loro criterio, a mio parere, fu diverso: essi si chiesero fino a che punto avrebbero potuto vivere in pace con la propria coscienza se avessero commesso certi atti; e decisero che era meglio non fare nulla, non perché il mondo sarebbe cambiato per il meglio, ma perché questo era l'unico modo in cui avrebbero potuto continuare a vivere con se stessi. (...)
Per dirla in modo crudele, ciascuno di loro rifiutò l'omicidio: non perché volesse continuare a obbedire al comandamento 'non uccidere', ma perché non voleva passare il resto dei suoi giorni con un assassino - se stesso.
Il requisito per questo tipo di giudizio non è un'intelligenza altamente sviluppata o chissà quale malizia in faccende morali, ma semmai la predisposizione a vivere assieme a se stessi, ad avere rapporti con se stessi, cioé ad impegnarsi in quel dialogo silente con se stessi che, dai tempi di Socrate e Platone, siamo soliti chiamare pensiero. (...)
Il totale collasso morale durante il regime di Hitler può insegnarci che in tali circostanze coloro che hanno cari i valori etici e ci tengono alle norme e agli standard morali non sono gente affidabile. (...) Molto più affidabili, in casi come questi, si rivelano i dubbiosi e gli scettici, non perché il dubbio o lo scetticismo siano un bene in sé, ma perché grazie ad essi ci abituiamo a esaminare le cose e a farci una nostra idea in proposito. I migliori tra tutti sono quanti hanno una sola certezza: qualunque cosa accada, finché vivremo, dovremo continuare a convivere con noi stessi.

HANNAH HARENDT, La responsabilità personale sotto la dittatura, in Responsabilità e giudizio, Torino 2004, pp.36-38


domenica 8 gennaio 2023

lipstick effect

 


il rossetto, sarà che mia madre l'ha sempre portato, rosso, in varie sfumature ma sempre, inequivocabilmente rosso, è stato il mio primo cosmetico, l'unico anzi, per molto tempo, e anche adesso, se mi trucco, non posso farne a meno, e ne ho sempre almeno un paio in borsa. 
adesso gli economisti sono preoccupati perché c'è un boom nelle vendite. in germania, per es., 8 milioni nel 2022 contro i 6 milioni del 2021. ok, le mascherine. verissimo. infatti, tutte le pubblicità sulle varie riviste durante il covid erano di rossetti. te credo, chi vuoi che se li comprasse.
ma gli economisti sono preoccupati perché pare  che quando aumentano le vendite di cosmetici, allora vuol dire che come direbbe corrado guzzanti, c'è grossa crisi.
le vendite calano, aumentano solo i rossetti. lo hanno chiamato lipstick-effect.
in pratica, uno, anzi: una, non potendo permettersi beni molto costosi, si consolerebbe con un rossetto, che, a essere caro, costa una quarantina di euro (visto ora sul sito chanel).
ma mi chiedo: c'è bisogno di guardare alle vendite di rossetti per capire che c'è crisi? non basta l'inflazione anomala (che quelle brave personcine che stanno all'unione europea vogliono risolvere in modo normale, ovvero: aumentando i tassi di interesse), non basta la guerra, non bastano le imprese ferme o che chiudono perché non riescono a pagare le bollette, per non dire di quelli che stanno al freddo perché gli tagliano il gas???
ma no, dai, guardiamo le vendite dei rossetti: oddio, stanno aumentando, ragazzi, aiuto, c'è crisi!!!!!

articolo di rRepubblica del 4 gennaio. cliccare sulla foto per leggerlo.

venerdì 6 gennaio 2023

ma l'amore che cos'è 12 - al supermercato, una sera di gennaio

 dopo quella volta che se l'era trovato di fronte, una sera, dall'altro lato del vascone dei fondini degli affettati, ogni volta che prendeva il carrello si augurava di non trovarlo più. ma era passato tanto tempo ormai, e la paura e la speranza, con prevalenza dell'una o dell'altra a seconda di com'erano i capelli, il trucco, l'umore, si erano entrambe quasi sedate a vicenda.
la stanchezza accumulata in quelle vacanze natalizie, in cui avrebbe solo voluto andarsene in un luogo solitario, un posto qualsiasi, purché da sola, a stordirsi di filmetti romantici o serie non viste accumulate nei mesi, e invece aveva dovuto pensare e fare pranzi, cene, prendere e portare figli, nipoti, cognate, senza, per la prima volta, neanche raccogliere il muschio per il presepio, comprare regali e non riceverne nessuno di desiderato, anzi: non riuscire a trovarne nemmeno uno da desiderare, vacanze in cui il padre morto l'anno prima mancava come la neve, una stanchezza che più che altro era tristezza, vuoto, incubi da cui non riusciva a liberarsi di problemi sul lavoro, sensazione di non essere abbastanza per niente, di non essere capace a far niente, davvero, di essere una brutta persona, perché non sopportava niente e nessuno, questa stanchezza se la sentiva addosso come un cappotto pesante, mentre saliva le scale mobili. era la vigilia della befana, doveva riempire le calze, era lì per quello.
avanti e indietro a cercare caramelle e cioccolatini per le corsie del supermercato appena risistemate, ad un tratto le sembrò di vederlo, con un carrellino di quelli da trascinare. 
no. i capelli da lavare, i pantaloni della tuta da casa in ciniglia, non si era nemmeno truccata. no dai, non poteva vederla così. cambiò subito strada, cercando di sbrigarsi, di far presto, pronta a invertire la rotta se per caso l'avesse visto svettare da lontano.
ma sì, forse si era sbagliata, si ripetè per l'ennesima volta mentre riempiva la macchina.

per fortuna non l'aveva visto. nonostante tutto, la salutava sempre con piacere. ma stavolta, stavolta anche se era lontana l'aveva vista spenta, stanca, gli aveva ricordato che anche lui era vecchio, più vecchio di lei, le feste di natale senza i suoi, sua sorella da poco rimasta vedova, che vacanze da dimenticare, almeno ci fosse la neve, invece non c'era neanche freddo e si era perfino dimenticato il berrettino che aveva sempre addosso, perché non sopportava di non avere i capelli. vabbè dai, era decisamente meglio così.

mercoledì 4 gennaio 2023

Parole, parole, parole...


io credo nel Verbo. all'inizio di tutto, dio parlò, e tutto fu fatto. il dio creatore crea con le parole. dio disse... e fu sera, e fu mattina.
mi sa che è per questo, non tanto per nanni moretti, che credo che le parole siano importanti.
tuttavia, come dice san giacomo, non si può amare dio a parole. le parole, ce l'ha insegnato il piccolo principe, sono una fonte di malintesi.
perché le parole possono essere vuote. false. e per questo, il verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi.
ma le nostre, parole, restano sempre sull'orlo dell'abisso, frammenti di torre che si crollano addosso senza riuscire ad arrivare al cielo.
oggi ho letto due libretti che ho trovato in biblioteca, uno di vera gheno, chiamami così, l'altro di andrea de benedetti, così non schwa (ça va sans dire, il titolo del secondo batte l'altro di molte, moltissime lunghezze, e non solo il titolo, in effetti) sulla lingua inclusiva.
magari domani li confronto meglio, volevo solo citare un pezzo di tiziano scarpa che mi è piaciuto tantissimo. purtroppo non sono riuscita a leggere tutto l'articolo, riservato agli abbonati di Domani. cito quello che si può, tra la rivista e il libro:

L’idea che la lingua debba essere inclusiva è puerile. Voler essere rappresentati dalle parole è un’illusione che può trasformarsi in un errore politico.
Le parole non ci rappresentano. Nessuna parola, mai. Nella diffidenza verso le parole, lì sta la nostra possibilità, il nostro posto nel mondo: che non è dentro le parole, ma nell’ombra che le parole gettano di fianco a sé stesse.
La lingua non è all’altezza, la lingua è inadatta, ce lo dice lei stessa in continuazione. Una delle cose più belle al mondo, i riflessi di sole sull’acqua che proiettano reticoli di luce sugli scafi delle barche e sugli intonaci delle case, in italiano si chiama “gibigianna”, una delle parole più goffe che si potessero concepire per nominare una simile meraviglia.(...)
Credere che le parole possano accumunare, rispettare, accogliere, contenere, includere, è un errore politico, perché è un'illusione. Nessuna parola è abbastanza accogliente. Pensare di poter essere inclusi nelle parole è un abbaglio. Lo è per chiunque, di ogni genere e sesso e età e classe. Questa illusione è il contrario della politica.


T. SCARPA, Solo la lingua che ci esclude riesce a produrre saggezza, in Domani, 15 febbraio 2022

martedì 3 gennaio 2023

ognuno riconosce i suoi 43 - la mosca et alia


mio figlio fa l'istituto tecnico. quest'anno è arrivato un giovane professore di italiano, che entra in classe e scrive questa poesia alla lavagna. è la numero 1 della raccolta Nature umane


La mosca testarda tira colpi alla finestra.

Prende la rincorsa e per schiantarsi contro il vetro

ci mette tutta la sua forza. Non lo vede

l’ostacolo? non lo realizza l’urto?

oppure è quel fazzoletto di cielo

che le fa felicità solo a guardarlo e allora

vale la pena non capire, continuare

a farsi male e sempre sbattere, sbattere la testa.

 
mio figlio l'ha imparata a memoria. abbiamo parlato di cosa significhino questi versi. credo che sia una cosa straordinaria. ho ringraziato il professore.
ricordo di aver sentito un insegnante di letteratura dire che far studiare dante in un cfp è come dare perle ai porci.
che imbecille.
magari non a questo livello, ma credo che sia il pensiero di molti insegnanti, che non credono che la poesia salvi la vita. come se un medico decidesse chi è degno di ricevere una medicina, chi è degno di provare, e chi no.  

ho scoperto grazie a mio figlio un autore che non conoscevo, un poeta vero, uno dei miei.

II

 

se la vita è un fiocco di neve

che nessuno è uguale ad un altro

prova della natura mortale

perfetta nella sua inconsistenza.

Se la vita è un fiocco di neve

imparare si deve a restare senza

a capire che tempo vuol dire cadere

morire finire sopra altra neve.

Nessun segreto, nessuna congettura:

il fiocco, il mucchio, lo specchio di luce.


 







lunedì 2 gennaio 2023

propositi

 

io sono decenni che non ne faccio più, di propositi, ma questo lo voglio fare: devo scrivere qualcosa ogni giorno, fosse anche una parola sola, perché ho visto che io, se non scrivo, sono una persona peggiore.
ci sono quelli che fanno le sfide, scrivere almeno 3000 parole, no, quello no. io questo lo so che non ce la farei. ma aprire il computer, scrivere qualcosa, poco o tanto, e senza usare, come ho scoperto che si può fare, un programa di AI, come fanno molti blogger, che puoi scegliere anche se farlo con stile ironico, serio, da saggio ecc. (finalmente ho capito come fanno a scrivere tutto quello che scrivono, e mi sento un po' meglio, ma anche un po' peggio, a pensarci), ecco, questo lo devo proprio fare. come la cardio aspirina.
anzi, fammela prendere che sono settimane che me ne scordo.

domenica 1 gennaio 2023

anno nuovo...

 

non mi ricordo di aver mai passato delle vacanze così faticose, ultimamente arrivo parecchio stanca e stressata al Natale, ma poi mi rilasso e riesco a godere delle piccole cose come svegliarsi quando capita, la tavola sempre mezza apparecchiata per la colazione, scatole di dolciumi dappertutto, accendere candele a ripetizione, cioccolata calda con la panna, tisane alla cannella e dolci di mele speziati, canzoni di natale di sottofondo, filmetti di natale a ogni ora del giorno e della notte, ritrovi con amiche varie con relative coccole alimentari e stupidi adorabili regalini profumati.
quest'anno no. cioè, alcune cose sono riuscita a farle, ma non ne ho goduto per niente.
fare da mangiare, pulire, correre a destra e sinistra per spese dell'ultimo minuto, stanchezza, e sopra tutto lo stress al lavoro che non riesco a lasciare fuori dalla mia vita neanche durante le vacanze...

 


domenica 27 febbraio 2022

elenchi 6 - paure

 
Paura di vedere la macchina della polizia fermarsi davanti casa.
Paura di addormentarsi la notte.
Paura di non addormentarsi.
Paura del ritorno del passato.
Paura del presente che fugge.
Paura del telefono che squilla nel cuore della notte.
Paura delle tempeste elettriche.
Paura della signora delle pulizie con un neo sul viso!
Paura dei cani che mi hanno detto che non mordono.
Paura dell’ansia!
Paura di dover identificare il cadavere di un amico.
Paura di finire i soldi.
Paura di averne troppi, anche se a questo non ci crederanno mai.
Paura dei risultati dei test psicologici.
Paura di essere in ritardo e paura di arrivare prima degli altri.
Paura della calligrafia dei miei figli sulle buste.
Paura che muoiano prima di me e che mi sentirò in colpa.
Paura di dover vivere con mia madre anziana, anziano anch’io.
Paura della confusione.
Paura che questo giorno finisca su una brutta nota.
Paura di svegliarmi e scoprire che te ne sei andata.
Paura di non amare o di non amare abbastanza.
Paura che quel che amo risulterà letale per quelli che amo.
Paura della morte.
Paura di vivere troppo.
Paura della morte.
L’ho già detta.
 
 
Raymond Carver, All of us
 
 

 

lunedì 7 febbraio 2022

un compleanno

 


un compleanno è spesso l'occasione di pensare a come è fatto uno, e soprattutto a come sei fatto tu.
vasco oggi compie 70 anni.
la gente a cui piace vasco è di tanti tipi, come sempre del resto.
mi ero iscritta al gruppo dei fan su fb ma ho dovuto togliermi perché la preoccupazione principale era se ai concerti si trovasse roba da fumare.
vasco è tante cose, ma per me è la voce degli sconfitti, degli spostati, dei buoni che non ce l'hanno fatta, di quelli che dopo aver corso 40 km, si fermano prima dei 42, 195.
di quelli che ce l'hanno messa tutta, ma non è bastato. quasi tutta, perché si sono stufati prima, perché si sono ubriacati, prima, sono stati mollati, prima, non sono stati capiti, prima.
le canzoni di vasco sono piene di persone sole, sconfitte dalla vita, di amori piccoli, di momenti che sono tutto e niente, di cose belle e banali come un'alba, la mela per merenda, le fragole, i fiori che nascono da soli come i sogni, le frasi d'amore.
sono canzoni che parlano di gente che capisce le cose come stanno, ma non riesce, o non vuole, farci niente, gente che ci crede ma non capisce che quando la musica finisce bisogna fermarsi. gente che non si adegua perché non è capace.
gente come me.


lunedì 31 gennaio 2022

italiacano 22 - parole trite

Mio figlio deve recuperare l'insufficienza in italiano. analisi dei testi poetici.
versi meravigliosi come questi diventano strumenti di tortura, attraverso l'analisi delle figure retoriche dai nomi astrusi come apostrofe, anastrofe, iperbato, polittoto...
comunque, nel libro c'è la parafrasi, e c'è scritto
TRITE PAROLE = PAROLE FRANTUMATE

continuiamo così, facciamo del male



venerdì 21 gennaio 2022

e invece no

 

ieri stavo in macchina, e ho visto uno con un loden blu e un cappello. ho rallentato un po' per aspettare che alzasse la testa e vedere se era mio padre.
e invece no.

sabato 15 gennaio 2022

elenchi 5 - Las Vegas 2

 


Né bisogna dimenticare la sineddoche e il cuore pulsante di Vegas. Si trova dal lato opposto rispetto al Bally: il Caesars Palace. Il nonno di tutti gli altri. Imponente come venti grandi magazzini messi uno accanto all’altro. Marmo vero e marmo finto, moquette su cui si può svenire senza contusioni, quattrocento metri quadrati solo di casinò. Soffitti a cupola, lanterne, volte a botte. Dentro il Caesars Palace c’è l’America concepita come una nuova Roma: conquistatrice del suo stesso popolo. Un impero del Sé. Roba da levare il fiato. La pioggerellina invernale sbava la luce dei neon. È tutto troppo perfetto per sopportarlo.


Wallace, David Foster. Considera l'aragosta: e altri saggi (Super ET) (Italian Edition) . EINAUDI. Edizione del Kindle.

elenchi 4 - Las Vegas 1

 


Questi alberghi sono la Vegas che conosciamo noi. La terra di Lola e Wayne. Di Siegfried e Roy, Copperfield. Ballerine con acconciature torreggianti. La vasca di sabbia di Sinatra. Per lo piú costruiti negli anni Cinquanta e Sessanta, l’èra del look da mafiosi e dell’alleanza fra mondo dello spettacolo e mondo degli affari. File di mezz’ora per i taxi. Fumare non solo consentito ma incoraggiato. Parrucchini e targhette del nome e donne con pellicce di ogni tonalità. Un museo in cui è esposta la bottiglia di Coca-Cola piú grande del mondo. L’Harley Davidson Cafe, con il suo timpano da cui spunta un’enorme moto; l’hotel e casinò Bally, con la sua fila di colonne falliche luminose che si alternano con una sincronia epilettica. Una città che non vuole essere altro da quello che è, un’enorme macchina per gli scambi: spettacolo in cambio di soldi, scalpore in cambio di soldi, soldi in cambio di soldi, piacere in cambio di quello che sarà il costo immateriale di domani.


Wallace, David Foster. Considera l'aragosta: e altri saggi (Super ET) (Italian Edition) . EINAUDI. Edizione del Kindle.

lunedì 10 gennaio 2022

PERCHÈ NON MI VACCINO (una risposta al prof. Galiano)

 


da oggi (o forse dal 15 dicembre, non so esattamente da quando) sono sospesa dal servizio attivo, e non percepirò lo stipendio, fintanto che non presenterò un certificato di vaccinazione, ovvero di guarigione.
pubblico questa lettera, che ho scritto a fine agosto, al prof. Galiano, in risposta alle sue domande, che si possono leggere QUI

 
 È una cosa abbastanza sconcertante, ma sai quante ce n’è, di cose che mi sconcertano, comunque diciamo che mi ha stupita leggere che oggi, per la seconda volta da quando è iniziata la campagna vaccinale, c’è uno che mi chiede perché non mi vaccino.
Cioè, da quando è iniziata sta storia dei vaccini, solo un’altra persona me l’aveva chiesto: perché? Ok, non ti vaccini, ma perché?
Alla mia amica Michela avevo già risposto. Eravamo ancora all’inizio, e oltre al motivo principale, che, esporrò di seguito, c’era il fatto per me molto strano il fatto che, di solito, i vaccini ci vuole un bel po’ a farli. Sta volta, miracoli della scienza, ne erano usciti contemporaneamente almeno quattro diversi, di cui due figli di una tecnologia rivoluzionaria, mai applicata prima. Alla mia amica ho chiesto se sapeva che all’inizio, quando li hanno scoperti, usavano i raggi X per curare i pazienti, irraggiandoli con dosi massicce di raggi X. Una bella dose di radiazioni e passa la paura. Passa tutto. Addirittura nei negozi di scarpe, negli USA, facevano la radiografia del piede dei clienti per fargli le scarpe su misura. Che bella idea, vero? Scarpe perfette, peccato per quelle terribili eruzioni cutanee che poi si rivelarono tumori della pelle e non solo, purtroppo. Comunque, dai, questa è una cosa assurda, che come tante cose che mi vengono in mente per associazioni analogiche, non c’entra evidentemente niente…
Veniamo allora alla risposta che voglio dare alle domande, dieci, invero, che il prof enrico galiano mi ha posto su fb, e che sono in realtà articolazioni della domanda principale, ovvero: ma tu, prof (o maestra, nel mio caso) perché non ti vaccini? e la scienza? ti rendi conto che stai mettendo in crisi la fede nella scienza? ma lo sai che così viene la DAD (che non è una nuova variante del virus, ma è la famigerata didattica a distanza)? lo sai i devasti che ha fatto la dad? Eccetera eccetera.
Ho deciso di rispondergli, al prof galiano, intanto perché ha avuto la bontà di chiedermi ragione del mio non vaccinarmi, e poi perché ho apprezzato moltissimo le sue lezioni trasmesse dalla RAI durante il lockdown, che, secondo me, se avessero obbligato tutti a guardare la rai, invece di passare tempo a cercare di connettersi, o a far finta di essere connessi eccetera eccetera, sarebbe stata una gran cosa, perché le lezioni proposte dal programma quotidiano erano veramente ben fatte.
Comunque. Io, professor Galiano, in questi due anni sono sempre andata a scuola, fatti salvi i due lockdown nazionali. Come animatore digitale, ho personalmente accreditato la mia scuola con Google, per poter avere accesso gratuito alla piattaforma G-suite, poi ho creato uno per uno tutti gli account per gli studenti della scuola secondaria di primo grado, e l’ho fatto a distanza perché era iniziato il lockdown, e poi ho supportato i colleghi che non avevano la minima idea di come fare una lezione a distanza, condividendo con loro quello che so fare e quello che ho imparato a fare nel frattempo. Abbiamo creato video, esplorato siti, corretto lavori in ogni formato possibile immaginabile. Per quanto mi riguarda, io insegno inglese alla primaria da vent’anni. Frequento più corsi di aggiornamento io che la metà delle mie colleghe messe insieme. Da 15 anni gestisco un blog didattico per i miei alunni, dove trovano video, link, approfondimenti sul lavoro fatto in classe. L’anno dopo aver preso il diploma magistrale da privatista ( io avevo fatto il classico), ho vinto il concorso ordinario col massimo dei voti. Sa, professor Galiano, perché le racconto questo? Perché adesso, dopo vent’anni di lavoro appassionato, di formazione continua, con una media di 7/8 classi e 150 alunni con cui instaurare relazioni significative, perché sono sempre più convinta che senza relazione non c’è apprendimento significativo, dopo due anni allucinanti che mi sono costati un patrimonio di logopedia e, quest’estate, un infarto da stress, due anni in cui ho fatto l’impossibile per dare ai miei alunni una parvenza di continuità e di normalità, mentre nel contempo dovevo fare rispettare le regole del distanziamento e delle mascherine, a scuola, con la voce che non c’è, e poi a casa gli account e le password da resettare, i gruppi da creare, i materiali da caricare e le schede da correggere, dopo tutto questo, improvvisamente io sono diventata una persona che non è degna di insegnare.
Sono diventata nel migliore dei casi un’aspirante suicida, negli altri un’egoista priva di senso civico, una deficiente, un’analfabeta funzionale, finanche un’irresponsabile omicida. Io, che mi farò a mie spese un tampone ogni due giorni, quando chi, come mio marito, per es., che ha fatto due dosi di vaccino, non ne ha mai fatto neanche uno, sono accusata di costringere all’odiata DAD (che poi, voglio dire, se non c’era la dad, non c’era niente, solo lo studio autonomo, sai che bella equità), di infettare, appestare schiere di bambini con tutte le loro famiglie, e soprattutto di sfruttare il sistema sanitario per curarmi gratis. Una criminale parassita che neanche i condannati passati in giudicato al terzo grado hanno potuto superare. Infatti, nessuno si sogna di dire che un pedofilo violentatore deve pagarsi l’ospedale, se ha bisogno di cure. Nel mio caso, invece, lo dicono tutti. E lo fanno con fiero cipiglio di difensori dello stato di diritto che piero calamandrei scansate proprio.
Comunque, veniamo finalmente alla risposta alla sua domanda. Io non mi voglio vaccinare perché ho scoperto che i vaccini, quasi tutti in realtà, ma io non lo sapevo, anche quello della polio, per dire, sono prodotti, o nella fase di ricerca e/o anche nella fase di sviluppo e di produzione, usando linee cellulari umane prodotte a partire da feti abortiti volontariamente. Ora immagino già le risatine, e qui vorrei citare la buonanima della mia nonna Vitalina, che era nata nell’Ottocento, e che mi ripeteva sempre che il riso abbonda sulla bocca degli stolti. Non mi stupiscono, sia chiaro, lo fa anche mio marito. Per non parlare di chi subito invoca le bufale, le leggende metropolitane, le credenze magiche e via cantando. Pertanto, non sto qui a fare la lezioncina e rimando alla lettura di un articolo sull’argomento, se avesse voglia di leggerlo.
In ogni caso, vede, io credo che la mia vita sia un dono di Dio e valga tantissimo, ma che non valga più di quella di un altro essere umano. Per questo sono contraria anche a farmi trapiantare qualcosa da un essere umano che, al momento dell’espianto, era ancora praticamente vivo. È noto, infatti, anche se è sgradevole ricordarlo, lo so, che un cuore, un rene, un fegato debbano essere in ottime condizioni per poter essere impiantati, irrorati di sangue, insomma: vivi, al momento dell’espianto.
Io, che da piccola ero affascinata dalle storie di madre Teresa, Raul Follerau, Martin Luther King, gente che i miei figli manco hanno sentito nominare, ho sempre pensato che volentierissimamente avrei donato le mie cornee, una volta morta, come chiedeva don Gnocchi; e un rene, a mio figlio che ne ha uno solo, certo che glielo darei. E fantasticavo che sarei andata anch'io a curare reietti abbandonati da tutti, come hanno fatto tanti religiosi, in caso di epidemie terribili come la peste. Ma il resto no.
E come non lo devono prendere da qualcuno per darlo a me, non voglio nemmeno che mi trapiantino niente da un quasi vivo. Neanche se ha dato il suo consenso. Ecco. Che facciano tutto il possibile per salvarlo, per salvarmi, e poi ci penserà il Padreterno. Non lo so cosa farei se dovesse succedere a uno dei miei figli. Ma qua parlo per me.
Io non voglio che mi facciano un vaccino con cellule coltivate in laboratorio provenienti da feti abortiti, feti che devono essere nelle migliori condizioni, ovvero provenienti da aborto volontario, con più mesi di gestazione possibile, anche sette, con cesareo, senza farmaci o anestesia che potrebbe danneggiare i tessuti. Io credo nella responsabilità personale, per cui io, per quanto sta a me, non voglio prestarmi, per salvarmi la vita, per un giorno, o un mese, o vent’anni in più, a questa pratica che ritengo disumana e aberrante. Finché la legge me lo permette, sono disposta per questo a prenotarmi e andare anche molto lontano e pagarmi il tampone ogni due giorni, il che, oltretutto, fa di me una delle persone sicuramente meno infette o infettanti. Se, detto questo, le sembro una pazza furiosa, o un’irresponsabile priva di senso civico, me ne farò una ragione. 

P.S. solo una parola sulla paura: e basta con la storia che la paura è figlia dell’ignoranza. Come ho detto qualche giorno fa al mio amico Giovanni, grande ustionato, hai più paura del fuoco adesso o prima dell’incidente? su questo, avevo scritto qualche cosa già nel 2015, qui  mentre per quanto riguarda il coronavirus, il 5 febbraio 2020 scrivevo questo (per ribadire che io non sono negazionista, e, a differenza di molti altri, non lo sono mai stata).
Grazie se avrà avuto la pazienza di leggere, e comunque, grazie, davvero, per avere almeno posto la domanda. Laura

giovedì 6 gennaio 2022

cose che non ci sono più 2 - carta da lettere

 



l'altro giorno è arrivata una lettera per mia madre. era di un exallievo di mio padre, che si è diplomato nel '66.
con l'occasione del Natale ha voluto condividere con mia madre il suo ricordo di mio padre, del suo professore, le sue indimenticate lezioni, le sue espressioni spiritose, le sue mani mentre scriveva alla lavagna, l'atteggiamento di confidenza, reciproca stima, amicizia che mio padre gli espresse durante un veglione studentesco... di più di 50 anni fa.
mia madre ha cercato della carta da lettere per rispondergli. non ne ha trovata in casa e è andata per comprarla. niente.
con una certa supponenza le ho detto che ci avrei pensato io.
entro in un tabacchino che sta in quel posto da quando facevo il liceo.
la tipa mi ha guardato come se avessi chiesto il numero x di una rivista russa di astrofisica spaziale.
dopo qualche attimo di smarrimento, ha cominciato a cercare in qualche cassetto e fierissima ha estratto una di quelle carte gialline con dei fiori sul bordo, che anch'io, le ho detto, avevo da giovane. le ho detto proprio così, da giovane.
e in effetti, ero più sconcertata di lei, per il fatto che mi presentasse quella carta dozzinale, che ogni ragazzina negli anni ottanta aveva ricevuto o comprato almeno una volta, come un oggetto esotico e meraviglioso.
io cercavo della normalissima carta da lettere. quella che vendevano anche a foglio, un foglio di carta telata, piegato a libro, che ulteriormente piegato in due andava infilato dentro alla sua busta foderata. busta foderata, manco gliel'ho detto, mi avrebbe riso in faccia.
carta diplomatica.
allora la tipa si è messa ancora a cercare. ha tirato fuori dei foglietti di carta tipo velina, a righe, ingiallita dal tempo. fogli sciolti. no, grazie, le ho detto.
allora ho pensato che avrei dovuto rassegnarmi ad andare da buffetti.
quando sono arrivata, ho capito subito che non ce l'avevano. mi ha proposto una roba tipo set calligrafico. ventisei euro. manco fosse carta fatta a mano.
non ci credevo.
tento l'ultima carta: una cartolibreria dei tempi de mi nonna.
anche lì, hanno delle bustine di carta da lettera anni ottanta, con decorazioni stile firenze, stile fiori malamente copiati da cartoline inglesi, stile orsetti viola e azzurrini. non ci siamo. anche lui mi propone risme luce di carta 90 e 100 grammi e riproduzioni digitali di carta pergamena color caffelatte variegato.
e niente, sentirsi come sempre fuori luogo, fuori tempo, fuori.
su amazon, la carta diplomatica c'è, ma non c'è neanche la descrizione, non c'è una recensione, una stella, niente. probabilmente se la ordinassi comparirebbe 'non disponibile'.
magari dopo provo. o forse faccio a meno, e mi illudo che ci sia.

mercoledì 5 gennaio 2022

elenchi 3 - l'ora degli stupratori e degli assassini

 Adesso pioveva e faceva buio a Ciudad Bolìvar, l'ora degli stupratori e degli assassini si avvicinava a quelle mura grigie come il cielo, ai fari sfarfallanti dell'autobus, all'adesivo della Vergine sul finestrino illuminato e bagnato di pioggia, alle luci del caseggiato che splendevano fosche, alle recinzioni cadenti, ai mattoni vecchi e brutti, alla plastica sporca e brutta, alle luci sotto il ponte, luci fioche bagnate di pioggia, e le montagne erano blu su blu, fosche come i lampioni riflessi dalle grigie increspature di una pozzanghera.
Al mattino l'obitorio riceveva gli ultimi cadaveri nudi e ricuciti, avvolti nei sacchi neri per non fare uscire le pallottole prima dell'indagine. Quando li vidi, avevano le mani incrociate sul pube o congelate nello sforzo di afferrare l'aria. Erano già color argilla.

 

William T. Vollmann, I poveri, pp. 178-179

martedì 4 gennaio 2022

tempo di natale, la nascita dell'eterno

 


sono alla messa della notte di natale e sento l'annuncio della nascita di Gesù:

Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo,
quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine;
e molti secoli da quando, dopo il diluvio,
l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno dell’alleanza e di pace;
ventuno secoli dopo che Abramo, nostro Padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei;
tredici secoli dopo l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè,
circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide;
nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia di Daniele,
all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade;
nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma;
nel quarantunesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto,
mentre su tutta la terra regnava la pace,
Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre,
volendo santificare il mondo con la sua prima venuta,
concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi,
nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo:
Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.

mi viene il pensiero che sono passati venti secoli anche dalla nascita di Gesù.
venti secoli di attesa della seconda venuta di Gesù, venti secoli della nuova era della creazione, quella in cui il verbo si è fatto carne, e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
e poco dopo, vengo a sapere che a una coppia di amici è stato detto che dopo vent'anni ormai non ha più senso chiedere l'annullamento del matrimonio del marito con la sua prima moglie, motivo per cui i miei amici non sono ammessi ai sacramenti. ma non importa: il vescovo ha deciso che possono fare la comunione. mettiamoci una pietra sopra. siete brave persone, vi amate, avete figli che avete cresciuto con amore. va ben così, cosa occorre tirar fuori una storia vecchia di vent'anni, fare un processo, spendere soldi, rivangare scelte, esaminare... eh,  il matrimonio no, non si può fare, ma la comunione, ci mancherebbe.
perché la parola magica è diventata: dipende.
un po' la stessa cosa che ha detto la commissione come si chiama per autorizzare i vaccini prodotti con linee cellulari provenienti da feti abortiti non spontaneamente: la responsabilità è piccolissima, passiva, perché quegli aborti sono stati praticati tantissimi anni fa, e quei cattolici particolarmente sensibili, che si fanno lo stesso scrupoli morali, sono invitati a pensare che hanno una grossa responsabilità, e che, in pratica, a causa dei loro scrupoli (che, io lo so, lo scrupolo è già un peccato in sé) mettono in pericolo molte persone.
certo non hanno scritto proprio così, hanno scritto questo (punto 13):

13. Sulla responsabilità morale di sottoporsi alla vaccinazione (anche in base a quanto detto al n. 3), occorre ribadire come questa tematica implichi anche un rapporto tra salute personale e salute pubblica, mostrandone la stretta interdipendenza. Alla luce di questo nesso, riteniamo importante che si consideri al riguardo la presa di una decisione responsabile, atteso che il rifiuto del vaccino può costituire anche un rischio per gli altri. Ciò vale anche qualora, in assenza di alternativa, la motivazione fosse di evitare di trarre benefici dagli esiti di un aborto volontario. Infatti, in questi casi, come chiarisce la Congregazione per la Dottrina della Fede si può ritenere, a precise condizioni, “moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione.”[16] Si tratta qui di cooperazione materiale passiva (e non formale), poiché è indiretta e remota[17] date l’intenzione da cui è sottesa la scelta, la contingenza rispetto all’evento imputato e le circostanze in cui oggi ci troviamo: sono quindi non vincolanti i criteri che la renderebbero eticamente illecita. Pertanto, tale rifiuto potrebbe aumentare seriamente i rischi per la salute pubblica.[18] Infatti, da un lato, si troverebbero più esposte alle infezioni quelle categorie di soggetti che non possono essere vaccinati (es. immunosoppressi) e che quindi, per evitare il rischio di contagio, possono contare solo sulla copertura vaccinale altrui (e sull’immunità di gregge). Dall’altro, l’ammalarsi determina un aumento dei ricoveri con conseguente sovraccarico per i sistemi sanitari, fino a un possibile collasso, come sta accadendo in diversi Paesi durante questa pandemia, ostacolando l'accesso all'assistenza sanitaria, ancora una volta a spese di chi ha meno risorse. Anche i vescovi di Inghilterra e Galles hanno recentemente ribadito che è necessario accogliere il vaccino non solo per la propria salute, ma anche in nome della solidarietà con gli altri, specialmente i più vulnerabili.[19]

 ecco. io sarò una povera cretina, ma qualcuno mi deve spiegare in che modo i signori della commissione, che ho scoperto si chiama:
Commissione Vaticana Covid-19 in collaborazione con la Pontificia Accademia per la Vita
che ha chiamato la nota in questione “Vaccino per tutti. 20 punti per un mondo più giusto e sano"

qualcuno, dicevo, mi deve spiegare perché persone che dicono di credere in uno che si è fatto mettere in croce innocente, che dicono di credere che questo uomo sia anche dio, e che si sia lasciato mettere in croce e che abbia detto a chi lo seguiva di fare altrettanto, per la salvezza di tutti, perché, chiedo, queste persone vengono a dirmi che la vita di qualcuno vale più di quella di qualcun altro, che il fine giustifica i mezzi, anzi: che non devo farmi neanche certe domande, perché con questo metto in pericolo la vita di altri, che la cooperazione è passiva, indiretta, remota, remota perché è passato qualche anno, persone che si saranno trovate anche loro, voglio sperare, a sentire l'annuncio del natala del loro signore, magari l'avranno proprio letto loro, con la loro bocca e la loro voce, a contare i secoli passati, e queste stesse persone dicono che quei quarant'anni passati da quando sono state prodotte le linee cellulari sono un tempo remoto, a cui ormai non si deve pensare più.
l'avevano del resto già scritto anni fa. In una nota del 2017, infatti, si legge:

Nel passato i vaccini possono essere stati preparati da cellule provenienti da feti umani abortiti, ma al momento le linee cellulari utilizzate sono molto distanti dagli aborti originali.
...
Va considerato che oggi non è più necessario ricavare cellule da nuovi aborti volontari, e che le linee cellulari sulle quali i vaccini in questione sono coltivati derivano unicamente dai due feti abortiti originariamente negli Anni Sessanta del Novecento.
(la nota si può leggere qui)

 la nota del 2017 si riferiva a vaccini come quello per la rosolia, la varicella, la polio, l'epatite A.
non è più necessario, adesso. necessario.
le linee cellulari sono molto distanti. distanti.
i feti da cui hanno ricavato le linee cellulari avrebbero la mia età. remoti.
questi preparati per il covid-19 che chiamiamo convenzionalmente vaccini, che per la prima volta applicano una tecnica genetica che da molto tempo si cerca di testare per la cura di alcuni tumori, hanno avuto per me il risvolto positivo di aprirmi una finestra sull'uso di queste linee cellulari che provengono da feti abortiti volontariamente, cosa che, ho scoperto, avviene da molti anni e riguarda praticamente tutti i vaccini (se interessa, è ricostruito qui). e mi sembrerebbe cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, pretendere che si trovino altre strade, mi sembrerebbe doveroso lottare perché sui vaccini, su tutti i vaccini, sia scritto: prodotto senza utilizzare linee cellulari provenienti da aborti volontari, almeno così come si chiede che le creme per la faccia non siano sperimentate su animali.
non vi sembra, cari esperti della commissione, della pontificia accademia per la vita, che sia un mondo più giusto e più sano (forse manca una T) quello in cui non si abortiscono bambini a pagamento per immolarli al progresso della scienza e della salute pubblica?????

il natale, Gesù che viene, la memoria della sua venuta duemila anni fa, non smette di provocare la mia coscienza. ognuno interroghi la sua. le letture del tempo, sempre le stesse, sempre nuove, ci vengono in aiuto con la loro incredibile potenza creatrice.
concludo con un'altra lettura di questo tempo, che ho ascoltato nella prima domenica dopo il natale, 29 dicembre, dal vangelo di Luca:

Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 3 gennaio 2022

ELENCHI 2 - come sono tornato da loro

 

Vi racconto come sono tornato da loro: avanzando sugli ampi tatami bianchi, uscii dal tempio di Choraku-ji, discesi gli antichi canali estivi in pietra murata; continuai giù per le ampie scale, passando davanti a elaborate lanterne, attraversai la passerella di un parco, superando coppie sedute sulle panchine e branchi di turisti in cappello bianco floscio curvi sotto il peso delle videocamere; percorsi un altro complesso di templi ad archi e lampioni vermigli pieni di cortili immacolati, chioschi, timpani affusolati le cui immagini erano seminascoste dall'oscurità come i guanti già scuri di Piccola Montagna sotto il ponte in quella giornata uggiosa dell'anno prima; alcuni steli si riparavano dietro recinzioni vermiglie - e ricordo una giovane coppia di ricchi che calcava il lastricato a grandi passi, lui la circondava con il braccio, lei agitava un opuscolo ufficiale mentre s'inoltravano fra i raggi del sole alla fine della rampa successiva oltre la quale cominciava il costoso quartiere commerciale di Kyoto: vetrine di gelati, set da calligrafia, kimono, lampade; e dopo innumerevoli e splendidi oggetti e immagini riflesse, dopo frotte di liceali in uniforme, vecchie coppie e uomini d'affari in completo smilzo, belle commesse sulla soglia che attendevano di fare l'inchino, dopo tutti i ripiani lucenti dentro i distributori automatici di bibite, le cartolerie e gli alberghi, le librerie, le borse, i telefoni pubblici e i distributori automatici di sigarette, le beate folle serali, arrivai finalmente al fiume e , nella bella serata stiva che splendeva sul fiume, , osservando il panorama estivo, attraversai il ponte, rasentai il rafinato ristorante di anguille dove avrei speso cento dollari per una cena a due, e scesi le ultime scale che portavano al molo. e lì, sotto il ponte, nella bella serata estiva che splendeva sul fiume, campeggiava una fila di oggetti informi telonati di blu simili a capannoni; le biciclette attendevano i proprietari; casse simili a gabbie contenevano altri averi; le sedie pieghevoli per la maggior parte erano vuote; e dietro a tutto questo, un'altra giovane coppia di ricchi, lui con il braccio inrono ai fianchi di lei, ammirava il sole della sera riflesso sull'acqua.


Willam T. Vollmann, I poveri, pp. 127-128


domenica 2 gennaio 2022

ELENCHI 1 - Regali

 

C’era stata questa gatta nella casa sul bastione, una gatta grigia cenerina con strepitosi riflessi d’argento ricevuta in dono dal bombolaio Tilietto. A volte Tilietto oltre al giornale e alla chiave inglese si cavava di tasca qualcosa, un dono, un regalo. Ad esempio, una cartata di castagne arrostite ancora tiepide da prendere con il caffè, ad esempio delle caramelle al limone da succhiare per meglio ragionare, ad esempio un accendino a forma di bomba a mano. Ad esempio una gatta così piccola che era ancora mezzo cieca, appallottolata nella sua mano tutta un sospiro e un tremore.



Maggiani, Maurizio. L'eterna gioventù (Italian Edition) (p.28). Feltrinelli Editore. Edizione del Kindle.