io credo nel Verbo. all'inizio di tutto, dio parlò, e tutto fu fatto. il dio creatore crea con le parole. dio disse... e fu sera, e fu mattina.
mi sa che è per questo, non tanto per nanni moretti, che credo che le parole siano importanti.
tuttavia, come dice san giacomo, non si può amare dio a parole. le parole, ce l'ha insegnato il piccolo principe, sono una fonte di malintesi.
perché le parole possono essere vuote. false. e per questo, il verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi.
ma le nostre, parole, restano sempre sull'orlo dell'abisso, frammenti di torre che si crollano addosso senza riuscire ad arrivare al cielo.
oggi ho letto due libretti che ho trovato in biblioteca, uno di vera gheno, chiamami così, l'altro di andrea de benedetti, così non schwa (ça va sans dire, il titolo del secondo batte l'altro di molte, moltissime lunghezze, e non solo il titolo, in effetti) sulla lingua inclusiva.
magari domani li confronto meglio, volevo solo citare un pezzo di tiziano scarpa che mi è piaciuto tantissimo. purtroppo non sono riuscita a leggere tutto l'articolo, riservato agli abbonati di Domani. cito quello che si può, tra la rivista e il libro:
L’idea che la lingua debba essere inclusiva è puerile. Voler essere rappresentati dalle parole è un’illusione che può trasformarsi in un errore politico.Le parole non ci rappresentano. Nessuna parola, mai. Nella diffidenza verso le parole, lì sta la nostra possibilità, il nostro posto nel mondo: che non è dentro le parole, ma nell’ombra che le parole gettano di fianco a sé stesse.La lingua non è all’altezza, la lingua è inadatta, ce lo dice lei stessa in continuazione. Una delle cose più belle al mondo, i riflessi di sole sull’acqua che proiettano reticoli di luce sugli scafi delle barche e sugli intonaci delle case, in italiano si chiama “gibigianna”, una delle parole più goffe che si potessero concepire per nominare una simile meraviglia.(...)
Credere che le parole possano accumunare, rispettare, accogliere, contenere, includere, è un errore politico, perché è un'illusione. Nessuna parola è abbastanza accogliente. Pensare di poter essere inclusi nelle parole è un abbaglio. Lo è per chiunque, di ogni genere e sesso e età e classe. Questa illusione è il contrario della politica.
T. SCARPA, Solo la lingua che ci esclude riesce a produrre saggezza, in Domani, 15 febbraio 2022
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