venerdì 28 giugno 2013

dismissioni


guido morselli
quando stavo a padova, c'era un posto dove andavo almeno una volta alla settimana a fare una sorta di pellegrinaggio laico: era una libreria di remainders al 70% di sconto. ci ho trovato anche un libro di aforismi di mario andrea rigoni, il mio prof figo di teoria e metodologia generale della letteratura. era una cosa triste, che tanti libri giacessero lì, in un mucchio a forma di montagna, in una saletta laterale, aspettando disperatamente un destino diverso dal macero.
c'erano un sacco di guide per viaggiatori ormai senescenti, loro e le loro ipotetiche guide, manuali di tutti i tipi, e poi libretti di velleitario prestigio, inutilmente preziosi.
mi è venuto in mente questo perché ieri, che avevo un quarto d'ora prima di rendere i bambini all'asilo, e stavo vicino alla biblioteca, sono andata a prendere qualcosa da leggere al mare, perché avevo appena sentito una puntata di fahrenheit in cui ricordavano giuseppe pontiggia a 10 anni dalla morte, e io, in uno dei miei viaggi in treno padova roma, roma padova che popolavano i miei we di ragazza avevo letto nati due volte e l'avevo trovato un libro meraviglioso, mi ricordo che l'avevo portato a una mia collega con cui non ero proprio così in confidenza, ma sapevo che le piaceva leggere, e gliel'ho dato in mano, dicendole che doveva leggerlo. era un po' perplessa, credo che l'abbia preso più per evitarsi la fatica di contraddirmi, ma credo anche di averle fatto un grande regalo.
beh insomma, stavo in biblioteca a cercare i libri di pontiggia, e ho pensato ma dai che mi prendo anche roth, philip, che 'ho sposato un comunista' non posso non leggerlo, e allora ho pensato, beh, visto che son qua, mi rileggo anche 'il comunista' di morselli, che è un pezzo che ci penso, di riprenderlo.
apro il catalogo e 'il comunista', sotto guido morselli, non c'è.
mi è venuto un colpo. non c'è, non c'è neanche roma senza papa.
li avevo presi tutti e due lì, nella mia biblioteca di valdagno.
resto un attimo a guardare quei tre miseri files, non riesco a crederci, non riesco a sopportarlo.
li hanno buttati. non c'è altra spiegazione. dismessi, dicono loro.
guido morselli si è suicidato il 31 luglio del 1973, quarant'anni fa. dall'anno dopo, escono, tutti per Adelphi:

Roma senza papa. Cronache romane di fine secolo ventesimo, Milano, Adelphi, 1974;
Contro-passato prossimo: un'ipotesi retrospettiva, Milano, Adelphi, 1975;
Divertimento 1889, Milano, Adelphi, 1975;
Il comunista, Milano, Adelphi, 1976;
Dissipatio H.G. , Milano, Adelphi, 1977;
Un dramma borghese, Milano, Adelphi, 1978;
Incontro col comunista, Milano, Adelphi, 1980;
Uomini e amori, Milano, Adelphi, 1998

io, siccome facevo il corso col suddetto mario andrea rigoni, ho scoperto l'esistenza di dissipatio H.G.(Humani Generis, vuol dire), e poi ho letto roma senza papa e il comunista.
questo signore, che nella sua carta di identità aveva fatto scrivere come professione: agricoltore, che in realtà viveva di rendita e di mestiere faceva lo scrittore, si è sparato perché nessuno gli ha mai voluto pubblicare un romanzo. questo scriveva un romanzo, lo finiva, glielo rifiutavano e allora ne scriveva un altro e avanti così, finché alla fine si è sparato, ma te credo scusa, troppo hai resistito, dico io.
ecco. ora, io mi chiedo, come può una biblioteca eliminare i libri di questo signore qua? solo perché nessuno li legge? come sparargli in testa n'altra volta.
del resto, un giorno vado in biblioteca a cercare un articolo de La Stampa per fotocopiarmelo e resto basita quando scopro che la Stampa, nella biblioteca di valdagno, non la comprano più. scrivo per chiedere spiegazioni alla direttrice, che candidamente mi spiega che siccome spesso trovavano le copie tutte belle lisce, che non la leggeva nessuno, hanno ritenuto inutilmente dispendioso rinnovare l'abbonamento al terzo quotidiano nazionale, mentre invece libero, il manifesto, o, peggio, la gazzetta dello sport, reperibile in uno qualsiasi dei bar di cui pullula la nostra valle meritano la spesa (questo nella lettera non c'era, lo dico io). adesso, mi ha sempre scritto la direttrice che è stata anche mia amica di infanzia, preadolescenza anzi, però, visto la notorietà del suo vicedirettore gramellini, forse prenderemo in considerazione di rifare l'abbonamento. gentilmente, mi ha mandato una lettera per comunicarmi che, da gennaio, la stampa in biblioteca c'è di nuovo, così, se voglio, posso leggermi la striscia quotidiana di gramellini senza aspettare la trasmissione di fazio (anche questo, nella lettera non c'era mica, l'ho aggiunto io, che siccome fazio non lo sopporto, perché ride sempre, e a me quelli che ridono sempre mi sembrano tutti un po' scemi, forse per via che la mia bisnonna lo diceva sempre, che il riso abbonda sulla bocca degli stolti, la sua trasmissione non riesco proprio a guardarla, che gramellini non sarebbe neanche male, in sè, ma non so com'è, con fazio diventano tutti paternalisti, e io, il paternalismo, no so com'è, non lo reggo proprio, se ci fosse il maternalismo, magari non reggerei neanche quello, per fortuna che non c'è, chissà come mai).
invece loro, quelli delle biblioteche, si sentono all'avanguardia, a buttare via i libri.
a liberare gli scaffali 'occupati inutilmente'.
lo testimonia l'episodio accaduto tempo fa a Bussolengo (Vr), di cui ho trovato traccia in un paio di articoli di quotidiano, in cui parlano i cosiddetti 'operatori culturali' :
Negli scintillanti saloni della nuova biblioteca, frequentatissima, il bibliotecario, Alberto Venturini, cade dalle nuvole e con lui un ilare collaboratore: «Si trattava di pochi libri sfasciati, inutilizzabili. vecchi, di nessun valore». E rimanda alla funzionaria incaricata, la dottoressa Emanuela Bairo che precisa: «Erano tutti libri mai richiesti al prestito. La nostra è stata una procedura regolare. C'è un unico catalogo del sistema provinciale. Non siamo biblioteca di conservazione ma di fruizione e consultazione. Non dobbiamo conservare, quindi eliminiamo i libri che non suscitano interesse nell'utenza
(...)
Li abbiamo eliminati dall'elenco dell'inventario e dal catalogo tenendo nota nei loro numeri di costola. Non abbiamo più un elenco dei loro titoli, solo il numero della fascetta. La dismissione si fa di prassi, dopo aver cercato di regalarli. Abitualmente non li offriamo alle altre 70 biblioteche dei 98 Comuni veronesi, visto che non ce li hanno mai richiesti a prestito. Se lo sono stati, è avvenuto prima del 2004, da quando abbiamo adottato tale sistema, prosegue la dottoressa.
L'assessore comunale alla cultura, Marco Soave, conosce il problema e ha una spiegazione, una giutificazione di cui nessuno in biblioteca aveva parlato: «Nella sede ci sono delle ceste con libri che ogni persona può avere gratuitamente, se non vengono presi, li si butta. Si fa da 10 anni. È un censimento di quelli che occupano gli scaffali inutilmente, gestirli e immagazzinarli ha un costo. La nostra è una biblioteca d'avanguardia. 
da L'Arena,  25/6/2011
siccome un custode della discarica ha lasciato che la gente si prendesse i libri chela biblioteca aveva buttato, senza neanche la fatica di metterci il timbro rosso, che, non mi ricordo quasi niente, ma questo me lo ricordo, ti insegnano quando fai il corso per bibliotecari, che io non l'ho fatto, ma ho studiato per il concorso, e ste robe le sapevo bene, che lo devi mettere il timbro rosso quando dismetti i libri, e cancellarli dal catalogo, e togliere le fascette, lo sapevo, io, poi hanno pescato il bigliettino con scritto: ci parli degli autori di teatro dialettali, e io, che sono l'unica di tutta la mia cerchia di conoscenti a non conoscere il famosissimo Giacinto Gallina, li ho mandati tutti a cagare, mentalmente, intendo, che la prova scritta, come al solito l'avevo passata, beh, insomma, manco sta fatica si sono fatti, hanno preso i libri e li hanno mandati alla discarica, e allora hanno sospeso il custode, perché si era fregato i libri per suo fratello, e ha lasciato che la gente se li prendesse, e che ne sapeva lui che poi se li rivendevano, ma anche fosse, ma che te ne frega, potevi rivenderli tu, biblioteca, ma si può che questi buttano i libri e sospendono il custode perché non li ha lasciati nella merda come tutto il resto, dico io?

il millepiedi

se gli chiedi a un millepiedi come fa a usare tutti quei piedi, e come fa a sapere quale piede deve muovere per primo, lui non lo sa, e non riescepiù a camminare. oggi scopro che paolo nori ieri era col suo libro alla trasmissione che ascolto ogni giorno, e ieri no. adesso mi tocca scoltare il podcast, che comincia con la spiegazione del paradosso del millepiedi, che è un po' la metafora dellos crittore, e siccome come ho detto più volte, gli scrittori non devono spiegare quello che fanno eccetera, adesso mi ascolto il podcast, solo che no è la stessa cosa, e non posso neanche partecipare al gioco del giorno, che non lo faccio mai perché devi telefonare, io odio telefonare a gente che non conosco e anche che mi sentano che parlo, la mia voce, non mi piace, a sentirla parlare, magari mandavo un sms, che non vale per vincere il libro, che mi piacerebbe tanto, vincerlo la banda del formaggio, ma se vincevo, beh, mi piacerebbe indovinare la parola che devi indovinare per vincere il libro del mese. adesso sto ascoltando il podcast,e non riesco più a scrivere con paolo nori che legge in sottofondo. vediamo se riesco aindovinare la parola, dopo.

mercoledì 26 giugno 2013

una parentesi

stamattina avevo la sveglia alle sei. dovevo preparare la borsa perché ago aveva la gita alle piscine, oggi, col grest.
dovevo preparagli i panini, e il resto, e le cuffia, le ciabatte, l'accappatoio, il cambio, cercare il kiway, e il costume che da quando ha finito il corso in piscina chissà dove li ho ficcati, e la crema solare.
ho fatto la lavastoviglie, preparato la colazione. i vestiti per gli altri due.
poi ho portato ago, ma, come temevo, la gita è annullata.
lo porto da mia madre e torno a casa.
devo assolutamente piantare qualcosa nell'orto.
 mi piace faticare nell'orto, anche se poi mi viene la sciatica. e finora non avevo mai potuto farlo. poi sono salita a fare una doccia, e a farmi la mia messinpiega.
che siccome mi è venuta bene, mi sono fatta anche una foto.
ma sei sicura che non ci sia anche qualche vostro amico? mi ha chiesto il professore. eh, lo so, per voi è un po' strano che una si metta in tiro per trovarsi con le sue amiche.
e finalmente sono partita.
ed è stato subito come ci fossimo appena svegliate nel nostro piano del collegio che ci ospitava durante l'università. a parlare di tutto, di niente, nel cucinino.  dei massimi e minimi sistemi.
tutto, fuorché di me.
per oggi no, non ci voglio pensare. col tempo che passa, il nostro tè, i biscottini fatti dalla mia amica provetta casalinga per amore, il gelato preso col cucchiaino dalla scatola in mezzo alla tavola, foto dal passato su cui sorridere.
grazie, amiche, sono stata bene.


lunedì 24 giugno 2013

mercedes

stasera vicino alla nostra macchina era parcheggiata una mercedes, che a vederla, ho pensato: eh, sì, è sempre un bel bolide, dopotutto.  assomigliava alla mercedes di mio padre, ma la sua me la ricordavo più vecchia. questa era tutta lucida, mi pareva anche un blu diverso. invece dietro c'era la giacca a quadri di mio padre, e soprattutto la manopola del cambio, che solo lui ce l'ha così, perché gliel'ha fatta mio nonno, che era un grande tornitore, di legno, per intonarsi con la radica del cruscotto.
così mi è venuto in mente che volevo scrivere un post, tempo fa, e non ci sono riuscita, per cercare di far smettere il male che mi aveva fatto una piccola stupida storia, che una mia amica mi aveva chiesto se le prestavamo la mercedes, perché con quella io e mauro ci avevamo portato a casa un divano, e lei doveva andare con suo marito a prendere della roba, e aveva bisogno di spazio, e io l'avevo chiesta ai miei, e loro naturalmente gliela prestavano volentieri,  ma poi mi ha detto che non le serviva più, e io pensavo che fosse perché non ci andava più, a trieste, invece era perché suo marito si vergognava di farci salire, sulla macchina di mio padre, un car seller qualsiasi, uno che non conosceva per niente, insomma ci ero rimasta così male, che neanche il post ero riuscita a scrivere, adesso è quasi niente, ma non è che sia come prima, e mi dispiace.

domenica 23 giugno 2013

una metà del mondo


Elinor non aveva bisogno di questa dimostrazione per riconoscere che Marianne era portata all'ingiustizia, nel giudicare le opinioni degli altri, sulla base dell'irritabile raffinatezza delle proprie attitudini e dell'eccessiva importanza che attribuiva alle qualità di una vivace sensibilità e alle grazie di modi altrettanto eleganti.
Come la metà del resto del mondo, se mai esiste una metà di persone intelligenti e buone, Marianne, con i suoi eccellenti pregi e il suo carattere, non era né ragionevole né particolarmente benevola.
Si aspettava dalla gente le sue stesse opinioni e i suoi stessi sentimenti, e giudicava i motivi degli altri in base all'affetto immediato delle loro azioni su di sé.

Jane Austen, Ragione e sentimento

sabato 22 giugno 2013

magris, chi era costui?

leggo un post su FB nella discussione sui temi della maturità: ma come è possibile non conoscere il più grande germanista italiano? tralasciando il fatto che avrei facilmente potuto spiegare alla professoressa in questione come questo sia non solo possibile, ma soprattutto vero, ecco, io credo di essere una persona mediamente informata, certo non leggo il giornale tutti i giorni, ma ascolto quasi tutti i giorni la rassegna internazionale di radiotre mondo, poi la rassegna stampa di prima pagina e quest'anno almeno tre volte la settimana gli approfondimenti di pagina tre. ascolto solo i giornali radio e al pomeriggio spesso sento fahrenheit, trasmissione che parla soprattutto di libri.  sul web rileggo gli articoli che mi sono sembrati interessanti, leggo i commenti, qualche volta ne faccio a mia volta. un paio di giorni alla settimana compro Avvenire perché c'è l'inserto popotus.
se capita, guardo in tv ballarò e quando l'antenna prendeva, non mi perdevo quel bastardo di gad lerner. eppure magris non lo conosco. forse l'ho sentito nominare, ma non ho la minima idea di che idee abbia. no, siccome tutti a dire: eh, questi giovani i giornali non li leggono, eccetera. comunque, neanche il professore sapeva chi fosse. anche perché il corriere, per il professore, è il foglio dei nemici di classe.
questo per spiegare alla signora che evidentemente non è così difficile non sapere chi è magris, se non sei laureata in lingue, e germaniche, per giunta.  ora, come ha detto il tecnico del ministero Favini, la maggior parte dei temi sono proposti proprio da docenti. i quali, evidentemente, non è che pensano a un tema che possa aiutare i ragazzi a mettere in luce le loro competenze e nella fattispecie della prima prova, mostrare di essere in grado di usare la lingua scritta per rielaborare in modo pertinente e creativo quanto hanno appreso nel corso dei loro studi, declinandola in una delle modalità previste, ossia l'analisi del testo, il saggio breve, l'articolo di giornale o il tema vero e proprio.
no. questi pensano a elargire quelli che Gentile, citato da Giorgio Israel, che di solito mi sta abbastanza in quel posto ma in questo caso devo ringraziarlo, chiamava 'brevi cenni sull'Universo'.
Insomma, con tutta la loro ansia di essere moderni, sono ancora lì a proporre le famose tracce dei temi del liceo di una volta, quelle delle citazioni dotte, che poi ci annotavamo (io, almeno, lo facevo) nelle pagine del diario, tra virgolette, o in fondo ai quadernetti di appunti, a futura memoria e riflessione. che io passavo delle domeniche bellissime, al liceo, perché al lunedì c'era il compito in classe, e non dovevo studiare, al massimo andavo in biblioteca a vedermi qualche critica sull'ultimo autore trattato, e speravo sempre che la mia prof non mi deludesse, con le sue citazioni. ma non eravamo mica in tanti, in classe mia, a godersi sta roba. i più sudavano freddo, che non sapevano come fare, a riempire quelle tre quattro colonne del foglio protocollo.
ecco. il tema di magris, anche a non sapere chi era, andava benissimo se l'avessero proposto proprio come tema, al posto della frase, anche quella molto suggestiva, niente da dire, di Capra, ma certo più difficile. quello che secondo me i signori del ministero non capiscono è che non devono fornire delle suggestioni, ma dei materiali da rielaborare in modo personale, originale e adeguato dal punto di vista linguistico. quando uno dà, per l'analisi del testo, l'introduzione di un autore a uno dei suoi libri, beh, secondome farebbe meglio prima a leggersi qualcuno dei nostri principali critici letterari. o un manuale di letteratura, anche.
in realtà, volevo parlare dell'ossessione per la contemporaneità che permeava tutte le tracce.
ma per questo, sottoscrivo in toto quello che ha scritto Giovanni Belardelli (ne hanno parlato a pagina tre, ma non hanno messo il link all'articolo e il podcast di quel giorno, guarda tu che fatalità, è sbagliato, per cui ho fatto una fatica boia a ritrovarlo, non ricordandomi il nome, Belardelli, appunto, che hanno detto che è uno storico, mai sentito neanche questo, ma almeno non lo scelgono per la maturità di sicuro)nell'articolo Il culto del moderno e il rischio di non insegnare a capire il passato. siccome ho fatto tanta fatica a trovarlo, non penso che gli darà fastidio se lo ricopio qui

e se vi interessa qualcos'altro al riguardo, ho letto anche:
quei temi troppo belli per la maturità, di Marco Lodoli su la Repubblica
quei giovani spiazzati da metodi opposti, del citato Giorgio Israel sul Messaggero
non ho messo i link originali, questi li ho trovati sul sito della FLC CGIL,  vedete un po' voi


mercoledì 19 giugno 2013

uomini

l'altra sera guardando lie to me ho realizzato una grandissima verità: gli uomini si dividono in due grandi categorie:
quelli che alla domanda 'cosa stai pensando?' rispondono 'niente' e mentono
quelli che alla domanda 'cosa stai pensando?' rispondono 'niente' e dicono la verità.
i primi sono sempre meno

fallire

domenica a messa non c'era quasi nessuno.
ho cominciato a cantare nel coro della mia parrocchia che avevo sei anni. sono quasi quaranta, che ci canto.
da qualche anno, ogni domenica c'è qualcuno del coro che fa il cantore guida durante la messa. il mio maestro, che sa benissimo che studio canto ecc. ecc., non me l'ha mai chiesto, a me, di farlo.
una volta, forse un anno fa, che era proprio disperato perché non c'era nessuno.
poi me l'ha chiesto un altro paio di volte ma non potevo, ero via. insomma, quella volta, l'unica, era andata bene. abbastanza.
domenica mi è toccato di nuovo. e per fortuna che non c'era nessuno. mi sembrava di stare in un incubo, a un certo punto mi pareva pure di essere completamente fuori, stonata, intendo, che io, stonata, non lo sono mai. quasi. mi è pure finito il fiato prima della fine. chissà come si è rigirato nella tomba il maestro gajoni, che quando andavo a lezione da loredana, diceva: questa qua la mandiamo alla scala!! che era messo male, era vechio, e non lo sapeva che avevo più di trent'anni.
non vedevo l'ora che finisse.
non mi ha detto niente nessuno. neanche mia madre.
mauro, quando gli ho detto: che schifo, mi ha detto: ti sei emozionata, dai.
e sabato mi tocca di nuovo.

martedì 18 giugno 2013

lie to me


una mia amica è talmente colta che l'altra sera, siccome era stanca, per citare il protagonista di Lie to me ci ha detto: ma dai, philip roth! io, che sono molto più ignorante di lei, e roth non l'ho letto, mi sono ben guardata dal dire: ma philip roth non è uno scrittore? e visto che non l'ha detto nessun altro, la cosa è finita lì. perché il protagonista è tim roth, non philip.
 adesso penso che quest'estate devo assolutamente leggerlo.
comunque, devo proprio dirlo, sono grata a mediaset per aver inventato top crime. adesso, al venerdì ho la terza serie di lie to me in prima tv, che però è del 2011 e a seguire bones, che però fanno quella roba orribile di mandare gli episodi già fatti tipo il giorno prima. adesso per esempio stanno rifacendo la storia dello scheletro d'argento che l'ultima volta che ho visto bones stavano già all'episodio seguente.
 comunque. hollywood si è trasferita armi e bagagli sul piccolo schermo. flussi e reflussi della vita. cioè, è sempre stato che attori di secondo piano finiscono a fare le serie tv, oppure attori famosi vanno a fare le guest star. ma qua mi pare che sia una cosa diversa. ieri sera a law and order squadra speciale salta fuori jeremy irons.pensavo fosse un cameo, si è fatto tutta la puntata. e chissà se continuerà. stasera su bones c'eè il mio mito dell'adolescenza, ryan o'neal, che fa il padre di bones. poi c'è glen close che è la protagonista di una serie che non ho ancora mai visto.

lunedì 17 giugno 2013

cacca


anche la cacca, c'è quella buona e quella cattiva. 
se la tua è proprio cattiva, adesso ti fanno il trapianto di cacca.
che il nostro sistema immunitario abbia moltissimo a che fare col nostro intestino, lo sapevo da un pezzo. però qua c'è un problema specifico. c'è un batterio fetente, il clostridium difficile (qui a fianco, una diapositiva). ultimamente, ci sono state delle specie di epidemie, soprattutto in ospedali e case di riposo. fenomeno, questo, aggravato dal fatto che molte di queste persone prendono degli inibitori dei succhi gastrici (grazie al mio dottore che non me li ha mai voluti ordinare). allora con un sondino naso-gastrico (sì, quello) o con una sonda rettale ti trapiantano della cacca sana.
i colibatteri buoni colonizzano tutto l'intenstino, e tu la smetti di avvelenarti di antibiotici, oltretutto inutili.
il problema adesso è che se la cacca diventa una medicina, allora bisogna che segua tutte le procedure di una medicina, quindi ci possono essere dei problemi. lo sto sentendo adesso alla radio (se vuoi riascoltare la trasmissione, vai qui), giuro, io non invento mai niente, di solito. mentire mi fa fatica. perché inventare storie, che ce n'è già tante belle e pronte? anche nei sogni, faccio sempre sogni molto realistici. che certe volte non so se me lo sono sognata o è successo per davvero.

anarchia

mi sa che io, sotto sotto, ma così sotto che non lo so bene neanch'io, sono un'anarchica.
o forse no. comunque, non so come sia, ogni volta che trovo uno che dico: cavoli, forte questo, ecco, è un anarchico.

domenica 16 giugno 2013

vittime e carnefici

 P.S. questo post l'ho cominciato a scrivere ieri sera, sabato. oggi era la seconda giornata, della festa del bambino, e da leggere mi sono portata 'ragione e sentimento'. 

ieri sono andata al supermercato a comprare un regalo perché ago aveva un compleanno. io volevo prendere un libro, poi abbiamo preso una spada da samurai che spara acqua. io ho comprato per il papà il libro 'come smettere di fare la vittima e non diventare carnefice'.
era ovvio che era una specie di 'a che gioco giochiamo' de noantri, comunque magari qualche spunto interessante lo dà. poi, come al solito, i libri che gli regalo li leggo sempre io.
 e questo, per me, comincia male. non so quanti libri abbia scritto, sto giulio cesare, ma finora non gli era mai venuto in mente di parlare della sua poetica. ecco, con la mia solita fortuna, lo fa proprio in questo libro qua.
come ho già detto altrove (qui), a me dà fastidio che uno scrittore parli della sua poetica. del come scrive, di cosa vuole metterci dentro ai suoi libri. cioè, che dica quali sono le sue intenzioni. intanto perché l'intenzione, quasi sempre, è superiore al risultato, e poi sentirla dire rende il risultato artificioso, e, quindi, per me, sgradevole. perché l'artificio è finto, è superfluo. e a me, la letteratura, mi pare che funzioni solo se è necessaria. per lo scrittore, prima di tutto. 
mio marito, ieri sera quando gli ho parlato di sto libro, mi ha detto che io leggo troppa letteratura, e che sì la letteratura è realtà, ma LA realtà non è LA letteratura.
in realtà, io leggo pochissimo. non che sia un merito, non lo è affatto. non è che leggere non mi piaccia, è che quando comincio un libro, devo andare fino in fondo. quando sono andata per la prima volta a casa del professore, per esempio, seicento chilometri con la mia A112, ho trovato tra i suoi libri il coraggio del pettirosso, di maurizio maggiani, e non ho fatto altro che leggere quel libro lì, finché non l'ho finito, che se qualcuno non l'ha letto, lo legga, per piacere, perché è un libro bellissimo. non capisco come fa uno che fa il professore di italiano e che aveva letto questo libro meraviglioso prima di me e anzi è quello che mi ha permesso di leggerlo dica che io leggo troppa letteratura. mah.
comunque, io, come ho già detto, credo che la scrittura sia un modo di capire il mondo, quello che mi succede, credo che abbia moltissimo a che fare con la realtà, anzi, non lo credo, ne sono assolutamente sicura.
e  mi fa un certo piacere scoprire che quello che ho scritto in uno dei miei primi post, quando ancora manco sapevo che esistesse, paolo nori, tanto per citarlo anche oggi, paolo nori ci pensa anche lui, che la scrittura è un modo per pensare, e lo fa per esempio qua, citando a sua volta luigi malerba:
Luigi Malerba, quando gli han chiesto perché scriveva, ha risposto «Per capire quello che penso», che è una bellissima risposta però non è il mio caso, io scrivo per disperazione e di solito non capisco niente, e se, per caso, qualche volta, mi sembra di capire qualcosa, sono cose che non si possono dire.

ecco. mi è venuta in mente sta roba qua, mentre leggevo la nota per il lettore. questo dopo che ho pensato che sto libro, di letteratura, non ha proprio niente.
poi un'altra cosa che ho pensato è che la scrittura non c'entra praticamente niente col parlare, per esempio. una volta, dopo che avevo letto già quasi tutto, di calvino, ho letto un'intervista sua in cui diceva più o meno che, per lui, parlare era sempre stato un problema. gli dava fastidio, 'questa roba che esce dalla bocca, informe, molle molle...', e io, quando l'ho letta, mi sono sentita come quando uno mi ha detto che mi aveva capita, ed era vero. 
lo dico perché il signor professor giulio cesare ficca le virgole in ogni dove. anche tra soggetto e predicato. anche se quelle ebeti di maestre continuano a dire che non si fa. a parte che non ci sono più, le maestre che dicono ste robe qua. perché non ci sono quasi più, le maestre che sanno le regole della punteggiatura. che poi questa non è, come ho già scritto qualche tempo fa su fb, una convenzione, è una regola che ha a che fare con la logica. nota bene, il professor giacobbe è stato professore di logica per vent'anni. e lui, proprio lui ha inventato, udite udite, la virgola enfatica.
anch'io, come il signor giulio cesare, penso di essere abbastanza brava a usare la punteggiatura, ma non è che mi metto a dire che sono uno dei pochi scrittori contemporanei a saperla veramente usare, o che quando scrivo uso il volgare, scritto così, in corsivo, per dire la lingua parlata, che poi lui dice il linguaggio parlato, io direi la lingua, ma insomma non è che vado a dire ste menate qua all'inizio di un libro, a parte il fatto che io i libri non li scrivo proprio.
inoltre, cosa per me veramente fastidiosa, il signor professor giulio cesare va a capo ad ogni punto fermo. perché, dice lui, bisogna fare una pausa tutte le volte che si fa nel linguaggio parlato (ecco la famosa virgola enfatica). sempre ribadendo che io userei lingua, non linguaggio, io non sono tanto d'accordo.
perché vabbè che vuoi enfatizzare, ma insomma andare a capo ogni volta, più che enfatizzare, finisce per affaticare. innervosire.
a me, almeno,  dà fastidio. soprattutto se metti un punto ogni due parole.
insomma, giacobbe (sì, perchè questo si chiama giulio cesare di nome, giacobbe di cognome ): fly down, un po', va'. per cominciare. parliamo del resto, poi.
il libro l'ho iniziato e finito oggi pomeriggio, mentre stavo dietro, si fa per dire, ai bambini che ho portato al parco per la festa del bambino. la pro loco, una volta l'anno, affitta un bel po' di gonfiabili e li mette al parco gratis per tutti i bambini. una cosa fantastica, direi. dopo mezz'ora, antonio si annoiava. così ha detto. io non avevo alcuna intenzione di spingerlo sull'altalena, anche perché una volta che ci sono i gonfiabili gratis, senza fila, tutti in un colpo, ma vacci, no?
insomma se n'è andato a casa con mauro, e io sono rimasta lì con bruno. e ho finito il libro, beh, saltando qualcosa, perché, per esempio, non mi ci vogliono dieci pagine di esempi per capire chi sia 'Lamentoso', o 'crocerossina', o 'atlante'.
la teoria di giacobbe è molto semplice, oltre che, come dice il retro di copertina del libro, 'rivoluzionaria'.
ci sono i bambini, 'le uniche vere vittime', e poi gli adulti con nevrosi infantile (praticamente tutti, a parte quelli che hanno letto i libri di giacobbe e/o seguito il suo traning, scaricabile dal suo sito al direi modico, rispetto alle tariffe correnti degli psicoterapeuti, prezzo di poco più di 200 euri) che devono diventare adulti e, infine, genitori. nel senso figurato, ovviamente.
ci sono dei cortocircuiti logici, che notoriamente mi infastidiscono oltremodo, di cui vorrei parlare col prof giacobbe, ma siccome mi pare di aver capito che, come del resto la maggior parte dei maschi, non ha un'alta considerazione dell'altro sesso, evito di perdere e di fargli perdere del tempo prezioso.
la cosa più problematica di sti libri, per me, è che a. hanno una soluzione a tutto. b., io ho l'ossessione del bene e del male, categorie, queste, che vengono accuratamente evitate dai compilatori di queste categorie di manuali.
cercando in rete delle notizie sul libro, ho trovato un blog che già dal titolo mi è piaciuto, si chiama 'giramenti', in cui c'è una recensione che dice molte cose che avrei voluto dire io, ma forse meglio, quindi metto il link, e sono a posto. il succo del discorso è che, se vuoi smettere di fare la vittima e non diventare carnefice, essere femmine non aiuta, tanto


venerdì 14 giugno 2013

quanto costano i bambini 2

sono tornata al centro estetico. mi ripropongono lo stesso donna moderna (giuro). prendo lo stesso 'grazia' dell'altro giorno. ritrovo l'articolo sul traffico di neonati e leggo che per una femmina paghi 14 mila euro, per un maschio il doppio.

giovedì 13 giugno 2013

quanto costano i bambini 1

sto andando a farmi delle pressoterapie che ho comprato a prezzo stracciato su groupon.
in sta spa centro estetico ecc. ecc., un posto che sembra ultrafigo, non hanno una rivista decente che abbia meno di un mese.
la prima volta, una ventina di giorni fa, mi hanno dato un donna moderna di marzo. io leggo queste riviste quando vado dalla parrucchiera (mediamente due volte l'anno) o in questi casi qua, cioè praticamente mai. beh, sembra impossibile ma questo numero di donna moderna l'avevo già letto. non so dove, forse quella volta dalla parrucchiera, due mesi fa.
dopo la prima volta, me lo sono ritrovata ancora per un paio di volte, poi ne ho cominciato uno 'nuovo' (ma ci sarà qualcuno che lo legge tutto, sto giornale?? ci vogliono almeno due ore piene per leggere tutto, e io sono veloce), ma la seduta dopo lo stava già leggendo un'altra (manco fosse l'ultimo best seller), e quindi eventualmente c'era lo stesso della prima volta. ho letto una famiglia cristiana di quando hanno eletto il papa. ieri c'era una special nails, comunque vecchio, e sotto un Grazia. era del 2012, ma in copertina c'era scritto 'Anticipazioni estate'. vai.
tra le prime pagine, trovo in una lettera che una coppia etero, dopo averle provate tutte, pur di avere un figlio, ha ricevuto proprio da grazia una nuova speranza, leggendo l'articolo sulla maternità surrogata a cui fanno ricorso molte coppie gay, e chiedeva se possono farlo anche gli etero. sì, certo (e vorrei vedere!), vai, in bocca al lupo!!
dopodichè, molto più avanti, c'è tutto un articolo su un traffico di neonati scoperto dai paesi slavi, non so se Romania o giù di lì.
il traffico funziona così: si fa l'accordo, la donna viene a partorire in italia, il padre compratore si presenta in ospedale a riconoscere il figlio sostenendo che è frutto di una scappatella extra-coniugale. poi la madre sparisce. la moglie perdona il fedifrago, tutto finisce bene.
sarò scema, ma io tutta sta differenza non la vedo.
cioè: la differenza c'è, e sta nel fatto che nella maternità surrogata (ma un nome meglio, no, eh? del resto, 'na roba del genere, trovargli un nome decente è dura) la madre, diciamo così, non ha alcun legame genetico con la creatura, diciamo così, che porta in grembo, la quale è già legalmente figlia, diciamo così, di quelli che hanno pagato la donna 'incubatrice'.
ho scoperto che ci sono un sacco di paesi al mondo in cui questa roba qua è legale, solo che nella maggior parte è legale solo se uno, anzi: una lo fa per generosità. io ho già avuto i miei, toh che ti presto l'utero per i tuoi. questo in inghilterra, per esempio. o in canada. 
purtroppo c'è sto problema qua, capito? che è legale solo se lo fai gratis.
in russia invece no.
ho trovato subito anche un sito tutto in italiano, che ti dice che in russia puoi fare tutto. basta pagare.
uno pensa, beh, quanto sarà? sarà circa esattamente 290 mila euro. FIVET, che sarebbe la fecondazione in vitro, più donazione di gameti più maternità surrogata.
le americane vanno in india.
da noi tanti vanno in america.
in california.
ci sono delle agenzie che puoi scegliere la madre che ti piace di più. se il bambino sarà disabile, fai l'accordo che abortisce.
c'è un sito italiano che si chiama CUB (cerco un bambino) che ha pagine e pagine di messaggi per ricerca di informazioni su ste robe qua.
adesso uno può venire a dirmi 'ah, facile parlare, tu che i figli li hai', ma io sono sicura, non sono mai sicura di niente ma di questo proprio sono sicura, che non avrei mai fatto niente del genere perchè io i figli non li ho mai voluti AVERE. figuriamoci a pagare, poi.
io, che continuo a interrogarmi sull'Altro, sulla radicale diversità dell'altro da me, non faccio che chiedermi se queste persone ci pensano, al fatto che il loro bambino è un altro. che magari non lo capiranno mai. magari lui o lei non capiranno mai loro.
ho un'amica che aveva ormai fatto una malattia del non riuscire a diventare madre. dai e dai, ha avuto due gemelle. l'ho trovata un giorno al supermercato, distrutta dal sonno, è tornata al lavoro per non andare fuori di testa, e mi fa: ma nessuno me l'aveva detto... che non dormi più, che la vita è finita, che tutto è in funzione loro...
per finire la giornata, siccome tutto sempre si tiene, leggo su 'sempre', il mensile della comunità papa giovanni 23esimo, di cui ho già parlato altrove, che in nigeria ci sono le 'fabbriche di bambini', ogni tanto ne trovano una, case in cui ragazzine dai 14 ai 17 anni vengono tenute segregate a partorire i figli del loro aguzzino, che poi vengono messi in vendita.
secondo l'unicef, ogni giorno in nigeria vengono venduti almeno 10 bambini.

mercoledì 12 giugno 2013

un cielo tempestoso


non c’è dubbio che la storia dell’umanità sia un cielo sempre tempestoso.
ma quasi si potrebbe saltare la ‘storia’ e dire che l’umanità è un cielo tempestoso, ieri come oggi, incarnata da te e da me, microcosmi in cui c’è tutto, se si potesse leggere da cima a fondo la somma dei nostri vissuti. 

luisa muraro, Autorità, pag. 19

domenica 9 giugno 2013

un elenco

  • circa due litri di detersivo liquido aloe vera
  • mezzo flacone di detersivo per lana e delicati
  • una bottiglia di sfeltrente
  • una bottiglietta di smacchiatore avio
  • uno spruzzino di sgrassatore marsiglia quasi pieno
  • un intero flacone da 1 l. di detergente concentrato multiuso LOC amaway
  • mezza bottiglietta di shampoo i provenzali all'olio d'oliva e limone

questo è quanto ha sversato nella lavatrice bruno prima che ci accorgessimo che stava  trafficando in lavanderia

venerdì 7 giugno 2013

stranezza

'la maestra laura si arrabbia tantissimo, e diventa rossa quasi per niente. è famosa per il suo campanellino acquistato in scozia (vedi come mi ascoltano, era irlanda)
mi resterà nel cuore per la sua stranezza in tutto'

dal tema 'cinque anni insieme...che ricordi!!' di alessia, classe quinta

giovedì 6 giugno 2013

non ho mai sopportato quelli che fanno i conti in tasca agli altri. soprattutto ai genitori degli altri.
un sacco di gente pensa che i miei abbiano una marea di soldi. non è vero.
certo, non ci è mai mancato niente. ma ci siamo anche sempre accontentati.
noi, dico noi io e i miei fratelli, quando eravamo piccoli tutti e quattro e poi tutti e cinque, perché mio fratello più piccolo ha sedic'anni meno di me, e c'era anche mia nonna che viveva con noi, noi, la mia famiglia, a pranzo fuori, per esempio, non ci siamo andati mai. neanche alle comunioni, alle feste. che mia nonna le faceva un baffo, far da mangiare per venti persone, era un rito, il tipico pranzo emiliano, che quando ho visto fratelli e sorelle - mi pare - ho pensato: toh, veh, proprio uguale uguale, e se c'è il lesso, e se c'è l'umido...
per le vacanze, i miei affittavano un appartamento al mare e ci andavamo noi bambini con mia nonna. un mese, tra giugno e luglio. loro due andavano via da soli in agosto un paio di settimane. quando abbiamo preso il camper, abbiamo cominciato ad andare a turno, due alla volta.
certo, molti dei miei compagni di scuola al mare non ci andavano proprio.
comunque, insomma, non mi piace chi fa i conti in tasca agli altri. 
non mi sono mai piaciute le colleghe che dicono di altre colleghe, che magari hanno il marito che ha un buon lavoro, che potrebbero starsene a casa e lasciare il posto a un'altra. non lo sopporto per due motivi, intanto perché non sopporto le donne che parlano di altre donne in questi termini, e poi perché il nostro non è un lavoro che si fa per bisogno, si fa per passione e per competenza, ma non ci devo pensare che mi vengono i nervi.

comunque, una mia alunna che ogni mattina arriva a scuola su sta roba qua, che, ho guardato, costa tra i 5o e i 60 mila euro,  a comprarla, che fatalità è la stessa alunna che da tre anni va alla british school perché 'non ha le basi', a sentire sua madre, io ripeto non sopporto chi fa i conti in tasca agli altri, ma se me lo diceva a me, invece che a una mia collega, che non viene alla cena di fine anno, dopo cinque anni di scuola elementare, perché loro 'fanno fatica', non so, insomma, per fortuna che non me l'ha detto a me, ecco.

oddio

stavo cercando un post di paolo nori, quello sulle citazioni false, che a mia volta ho citato, e trovo questo, che, se qualcuno ha letto il mio post su agostino e moravia, converrà che un po' di impressione la fa:


domenica 2 giugno 2013

cani

'un cane fa famiglia', gliel'avevo detto subito, io, alla ciccia.
vero o no?' 'vero, vero'.
'il mio chihuahua è il più cattivo del mondo (del resto, voglio dire, una razza affetta da nanismo acuto, con la tiroide a cento che ti sprizza i bulbi fuori dalle orbite e quei padiglioni auricolari spropositati che, lo capisco benissimo, a forza di botte sui timpani, se non sei isterico sei sordo, trovarne uno che non sia cattivo è l'eccezione che conferma la regola, oppure è che è proprio sordo), al ristorante si è attaccato al polpaccio del cameriere, che non l'ha sbattuto al muro perché rischiava di essere licenziato...'
'ma il bassotto?''Ah no, quella l'ho data via perché mi era diventata insopportabile. adesso ho una levriera meravigliosa, elegantissima, si mette a bordo piscina con le zampe incrociate... una diva, proprio'.
(conversazione sentita ieri sera, a casa di un'amica, che tiene il cane in casa, e a me sta cosa non mi piace, tanto)

 io alla xenia le volevo bene. era una boxer dolce, affettuosa, col muso bianco e nero. aveva fatto anche dei bellissimi cuccioli, con urich. che anche lui, nonostante il muso nero e il suo canino inferiore esposto, era buonissimo, se non eri un gatto o una gallina. una sera mia nonna si è dimenticata di chiudere il pollaio, i tacchini giganti erano quasi pronti per le feste, la mattina dopo c'erano piume bianche dappertutto, e mezzo tacchino che era riuscito a passare la rete. ha dormito tre giorni. ce li hanno avvelenati tutti. xenia, poveraccia, forse se l'era cercata, saltava la recinzione con un balzo felino, più che canino. il boxer è un atleta, per natura, è il giamaicano dei cani.
per un po' cani non ne abbiamo avuti più. poi sono arrivati i maremmani. beba, duca. pippo. pallina, jack.
billa, adesso.
la cosa che io proprio non sopporto è la puzza. la puzza del cane sono due puzze, una quella di cane bagnato, l'altra credo che sia un fattore ormonale. non so cosa sia, ma io so perfettamente di cosa parlo. e io, quell'odore lì proprio non lo reggo.
perchè gli odori sono importanti.
e poi c'è la saliva, che puzza. la saliva del cane puzza, per quello che non mi piace che mi lecchino.
senza contare la sgradevole sensazione di umidore che ti lascia sui piedi, se sono scalzi.
poi, a parte questo, come dicevo in questo post qui, per me le bestie devono stare fuori.
che io, a me, quelli che dicono che gli animali sono meglio delle persone, non mi hanno mai convinta. perché non ti possono rispondere, ecco perché ti piacciono di più.

elettori

(a un gazebo, campagna elettorale per le amministrative - comune di vicenza)
signora: gavarìa bisogno de parlare col sindaco
candidato:  abbia pazienza qualche minuto che arriva.
arriva.
signora: signor sindaco, se ricordelo de mi?
sindaco: sì, signora, me pare che la sia quea che volea el lampion davanti casa.
signora: proprio quea.
sindaco: e me par de ricordare che ghe lo gavemo anca messo, el lampion.
signora: sì sì!
sindaco: e 'lora?
signora: desso xe tutto pien de xanxare! bisogna che me metì su le xanxariere!

(raccontato ieri sera dal candidato, ora eletto)