domenica 29 gennaio 2017

il re è nudo 1 - Acts of God



avevo abbozzato già quattro post sotto questa nuova categoria, il re è nudo, con cui intendo ripostare interventi che trovo in giro e che esprimono cose la cui evidenza per me è palese, ma pare non esserlo per la maggioranza delle persone, per l'opinione comune, potrei dire.
solo che il tempo è passato senza che io riuscissi a trovare il tempo di scrivere anche un breve cappello di commento, e ho pensato che se mai comincio, mai comincerò, e l'ottimo è il nemico del bene, come mi ricorda sempre don bosco, e allora comincio questa nuova serie con questo articolo di salvatore merlo, pubblicato sul foglio quotidiano il 21 gennaio.
ho sentito un articolo alla rassegna stampa della mattina, ma l'unica cosa che ricordavo, oltre ovviamente all'argomento, era il giornale. neanche il giorno, mi ricordavo.  venerdì, dopo una lunga ricerca, ero finalmente riuscita a trovare l'articolo, ma non ho potuto leggerlo, era riservato agli abbonati. allora ho scritto a merlo che, molto gentilmente, me lo ha inviato e... l'articolo non era quello che cercavo!
ma, act of god, è perfetto.
poco dopo natale è morto silvano. 64 anni, una moglie amatissima e due figli. era sul trattore a legare le balle di fieno. una montagna di sei sette metri. è caduto, il giorno dopo è morto. la moglie guardava dalla finestra. cose così succedono continuamente.
no, non credo propriamente che siano acts of god. sono più propensa a pensare che ogni atto, nell'universo, abbia delle conseguenze da qualche altra parte. come in un sistema, ogni modifica da qualche parte del sistema, provoca una rimodulazione di tutto il sistema. la cabala dice che se uccidi un uomo, uccidi l'universo.
in ogni caso, comunque, cercare dei responsabili, le colpe, i capri serve forse a farci dormire una notte di più, e basta.


Non ci sono paesi del mondo, nemmeno tra quelli ricchi e progrediti che tanto ammiriamo – pensate agli uragani che affliggono gli Stati Uniti – dove le catastrofi naturali non procurino danni agli uomini e alle cose. Tra il 5 e il 9 dicembre del 1952 un fenomeno di bassa pressione provocò l’addensarsi su Londra di una cappa tossica, un misto venefico di nebbia, fumi industriali e di stufe a carbone intensamente accese per contrastare il freddissimo inverno di quell’anno. Non c’era vento su Londra, e il fumo ristagnava per le strade. La gente restava avvelenata, affollava gli ospedali che andarono in tilt. Ci furono morti, se ne contarono migliaia. “Dobbiamo fare qualcosa. Winston, i cittadini sono arrabbiati. Ci ritengono colpevoli!”, urla il ministro degli Esteri, Robert Salisbury, nel quarto episodio di “The Crown”, la serie televisiva sulla vita della Regina Elisabetta, un capo d’opera di pulizia visiva, e di scrittura cinematografica, trasmesso in questi giorni da Netflix. “Ma colpevoli di cosa?”, gli risponde Winston Churchill, il primo ministro. “E’ nebbia”, gli dice. “E la nebbia è nebbia. Arriva, e poi se ne va”.
Ma l’altro insiste, preoccupato per gli attacchi dell’opposizione, per la collera popolare, per una crisi di governo. E allora Churchill, l’uomo inscalfibile che aveva resistito ai nazisti, lui che aveva sconfitto il demonio e salvato l’Inghilterra, gli si rivolge nel tono d’una didattica impazienza: “Ogni tanto anche qui c’è il sole. Troppo sole, e la chiamano ‘siccità’. Poi finalmente piove. Ma se piove troppo lo chiamano ‘diluvio’, e trovano il modo di incolparci anche di quello. E’ il volere di Dio, Robert. E che ci piaccia o no è del tutto imprevedibile”. Gli inglesi, che hanno inventato le assicurazioni nel XVII secolo, lo chiamano “volere di Dio”, “Act of God”, come diceva Churchill. Non è metafisica, ma un termine tecnico usato anche dai Lloyds di Londra. Secondo l’enciclopedia Britannica gli Act of god sono “eventi imprevisti e imprevedibili derivanti dalle forze della natura”. E allora è certo che in Italia si dovrebbero abitare case e alberghi sicuri, ma è inutile fare aria fritta cercando i colpevoli della valanga assassina che due giorni fa ha travolto l’hotel Rigopiano, e con lo stesso facile sussiego con cui nei bar si discute di Totti e della Juve.
E invece, attorno alla neve assassina e alla terra che trema, alla natura che non è sempre amichevole come nelle confezioni delle mele bio dei supermercati, in Italia si esibiscono gli pseudoscienziati che prevedono le catastrofi, i domatori delle valanghe, gli urlatori televisivi del giorno dopo, gli sciacalletti politici in doposci da Lilli Gruber, quelli che se solo un terremoto e una valanga si potessero prevedere allora sarebbero già lì ancora prima della tragedia, pronti a farsi una fotografia col telefonino, il consueto circo dell’emergenza e dell’orrore che si dispiega solo quando i fenomeni sono già spiegati, quando cioè si spiegano da soli, come nell’enigma del colpevole di Dürrenmatt. E infatti un disastro ambientale non può “tornare” come torna un conto, e non esiste un assassino universale, in certi eventi “ciò che è casuale, incalcolabile, incommensurabile ha una parte troppo grande”, scriveva il drammaturgo svizzero in un suo straordinario racconto, “La promessa”, una storia che precipita il lettore in quel vuoto di senso che si chiama destino, fato, o forse “Atto di Dio”, appunto.
Un terremoto e una valanga, in contemporanea, quattro scosse potenti in quattro ore, un vento a dieci gradi sotto zero che tira sassate a 90 chilometri all’ora, la luce che manca perché le slavine hanno abbattuto i tralicci che poi vanno faticosamente raggiunti uno a uno superando muri di neve e temperature polari. Ma è sull’animale ucciso, si sa, che si accaniscono le mosche. “La gente vuole un capro espiatorio, è normale. Ma noi siamo leader”, dice a un certo punto Churchill, rivolto alla giovane Elisabetta che pretende spiegazioni, atti di responsabilità e forse di contrizione dal suo primo ministro. “E’ nebbia. Prima o poi il vento riprenderà”, risponde invece Churchill alla regina, che intanto però ha già deciso di dare ascolto alla collera popolare, alle speculazioni politiche, agli articoli infuocati dei giornali, alle macchinazioni degli avversari del suo vecchio ministro, e dunque ha già deciso di licenziarlo e di sostituirlo con Anthony Eden. Ma ecco che all’improvviso un raggio di sole fende la nebbia, supera le spesse tende di Bucking Palace, che tremano appena scosse da una brezza di vento. E’ la salvezza. Il sole attraversa la stanza dei velluti, poggiandosi sui piedi di Elisabetta. Un atto di Dio.

venerdì 27 gennaio 2017

una pena congrua

a me piace tanto, il calcio, perché il calcio è come la vita, uguale, ma ormai non riesco più a guardare una partita intera con entusiasmo per via di un atto per me insopportabile e che ormai è tracimato dal campo di calcio alla vita di tutti i giorni: alzare le mani. uno entra sulle gambe dell'avversario spaccandogli i legamenti? alza le mani. tira la maglietta, altra cosa insopportabile, fino a strapparla? alza le mani. come dire: io? ah no, io non c'entro!
sei in diretta mondiale, ma tu alzi le mani. ti hanno visto tutti, non solo l'arbitro, l'aiutante dell'arbitro, i guardalinee, quelli che riempiono lo stadio, no, tci sono anche utti quelli che ti stanno guardando alla tv a pagamento e non, su internet, su premium, sky, chi più ne ha più ne metta, ma tu no, tu alzi le mani. negare sempre e comunque.
non ci fa caso più nessuno, ormai.
così stamattina mi ha veramente colpito la notizia di quello che aveva ammazzato la moglie e i figli perché non sapeva come fare a dirle che voleva il divorzio, e poi era andato a vedere la partita dei mondiali sul maxischermo, che gli hanno dato l'ergastolo, e adesso che doveva fare l'appello, ha scritto ai giudici, due righe, per dire: no no, va bene così, me lo merito, scusate del disturbo, saluti.

per la precisione, secondo il corriere della sera, ha scritto così:
rinuncio, considerando congrua la condanna inflittami in primo grado e scusandomi per la perdita di tempo. Fiducioso in un favorevole accoglimento, porgo i più distinti saluti. In fede, Carlo Lissi

memoria



in occasione della giornata della memoria, il nostro presidente ha detto che
'Auschwitz è diventato un monumento contro l'orrore nazista. Ma è, e deve essere, anche la testimonianza consapevole, di quali sciagure sia capace di compiere l'uomo quando abbandona la strada della convivenza e della solidarietà e imbocca la strada dell'odio'.
no, io non credo che sia così. che sia solo così.
la shoah, io, è da quando ho l'età della ragione che ci giro intorno.
come ho detto oggi alle mie colleghe, che non ho neanche potuto parlare con gli alunni del film che avevamo appena visto, il bambino col pigiama a righe, perché ero troppo sconvolta, io, gli ho detto alle mie colleghe, dopo decenni che leggo, vedo, ascolto tutto e tutti quelli che ne parlano, adesso non ci riesco più, a vedere questi film, non ce la faccio proprio. e tralasciamo il fatto che il figlio del nazista, il bambino amico del bambino ebreo, si chiami proprio come mio figlio.
la storia dell'antisemitismo non è la storia di una delle tante segregazioni razziali, è qualcosa di più, di più grande, mostruoso, è qualcosa di inconcepibile, come insegna primo levi.
perché, mi è sembrato di capire in tutti questi anni che cerco di capire come è potuto succedere,la shoah è stato il tentativo di legalizzare il male, di invertire l'ordine delle cose, mettere l'etichetta 'giusto' sul supremamente ingiusto, su quell'odio, quel male che ognuno di noi ogni giorno è chiamato  a scegliere di tenere a bada, e invece loro, i nazisti, volevano che diventasse legale, odiare qualcuno, così potevano essere bravi padri di famiglia, bravi cittadini, servitori dello stato, amanti dell'arte, della musica, del bello e del buono, perché avevano confinato il male che era dentro di loro nei campi, l'avevano caricato sulle spalle degli ebrei, e un po' alla volta li stavano eliminando, come se si potesse così facilmente eliminare il male, uccidendo un capro, bruciandolo in olocausto.

lunedì 23 gennaio 2017

italiacano 16 - nomi astratti






è da quando sono entrata in ruolo che conduco una delle mie donchisciottesche battaglie senza speranza contro i nomi astratti.

i nomi astratti non sono una categoria grammaticale. sono nomi, comuni, maschili o femminili. fine.
invece tutte le mie colleghe perdono ore a spiegare la differenza tra concreto e astratto, a fare elenchi di esempi, preparano verifiche, e le correggono.
forse se le maestre non perdessero tutto sto tempo con i nomi astratti almeno non si leggerebbero cose tipo'ìdivieto di ABBRUCIAMENTO ramaglie fino al...' che ho letto sul cartello luminoso alle porte del comune. abbruciamento. ma che parola è, abbruciamento???
ho guardato sul dizionario online, e dicono che abbruciamento è quella operazione agricola consistente nel dar fuoco alle sterpaglie con lo scopo di fertilizzare il terreno.
ok.  non lo sapevo, non l'ho mai sentito, ma va bene, ok.
ma non è quello che voleva dire il sindaco o chi per esso sul cartellone. volevano dire che non si possono bruciare i rami, questo perché aumenta l'inquinamento e siccome non piove, è meglio evitare.
ma perché non scrivete 'vietato bruciare le ramaglie'???? perché????

martedì 17 gennaio 2017

italiacano 15 - fare idee

l'altro giorno ho fatto una strada che non faccio mai, che va da thiene a vicenza, e appena dentro la città ho visto a lato strada un piccolo capannone, una fabbrichetta con qualche velleità artistica degli anni settanta, e ho visto che fuori c'era il cartello con scritto 'ideificio'.
chissà che idee fanno, mi sono chiesta, e volevo fermarmi, anche, ma il piazzale era deserto, era chiuso. cavoli, un posto che invece di fare delle cose fa delle idee.
ho visto su internet che fanno magliette con le scritte, per una clientela tra i 30 e i 40 anni.