lunedì 16 luglio 2018

ognuno riconosce i suoi 26 - cannibalismo universale


La sopravvivenza di quasi tutti gli esseri viventi presuppone l'esistenza di altri viventi: ogni forma di vita esige che vi sia già della vita nel mondo. (...) Vivere è essenzialmente vivere della vita altrui: vivere nella e attraverso la vita che altri hanno saputo costruire o inventare. C'è una sorta di parassitismo, di cannibalismo universale proprio del dominio del vivente: si nutre di sé stesso, contempla solo sé, e ne ha bisogno per avere altre forme e altri modi d'esistenza. (...) Le piante, invece, rappresentano l'unica breccia aperta nell'autoreferenzialità del vivente.
(...)
La vita sembra dover essere ambiente di sé stessa, luogo di sé stessa. Solo le piante contravvengono a questa regola topologica di autoinclusione. Non hanno bisogno, per sopravvivere, della mediazione di altri viventi, e non la desiderano. Esigono solo il mondo, la realtà nelle sue componenti più elementari: le pietre, l'acqua, l'aria, la luce. (...)
Trasformano in vita tutto ciò che toccano, facendo della materia, dell'aria, della luce solare, ciò che per il resto dei viventi diventerà lo spazio da abitare, il mondo.
(...)
Se è alle piante che si dovrebbe chiedere che cosa è il mondo, è perché sono loro a «fare mondo».
Per la stragrande maggioranza degli organismi in mondo è il prodotto della vita vegetale, il risultato della colonizzazione del pianeta da parte delle piante da tempi immemorabili. Non solo l'organismo animale è costituito interamente dalle sostanze organiche prodotte dalle piante, ma le piante superiori rappresentano il 90% della massa eucariota del pianeta.


E. Coccia, La vita delle piante, pp. 17-18

domenica 15 luglio 2018

ognuno riconosce i suoi 24 - sciovinismo zoologico





Non si tratta semplicemente di un'insufficienza epistemologica: ≪in quanto animali, ci identifichiamo molto più facilmente con gli altri animali che con le piante≫. Così gli scienziati, l'ecologia radicale, la società civile si impegnano da decenni per la causa della liberazione degli animali. Nel mondo intellettuale, la denuncia della separazione tra uomo e animale (la macchina antropologica di cui parla la filosofia) è ormai diventata un luogo comune. Nessuno, invece, sembra aver mai messo in discussione la superiorità della vita animale sulla vita vegetale, e il diritto di vita e di morte della prima sulla seconda: vita senza personalità e senza dignità, la vita delle piante non merita alcuna empatia o benevolenza, né l'esercizio del moralismo che i 'viventi superiori' riescono a mobilitare. Il nostro sciovinismo zoologico si rifiuta di andare oltre ≪un linguaggio da animali che mal si presta a una verità vegetale≫. E in questo senso l'animalismo antispecista rischia spesso di scivolare in un antropocentrismo illuminato, che ha interiorizzato il darwinismo per estendere il narcisismo umano al regno animale.
E. Coccia, la vita delle piante, pp.11-12

ognuno riconosce i suoi 23 - il tumore cosmico dell'umanesimo


Ne parliamo appena e il loro nome ci sfugge. La filosofia le ha spesso trascurate, per disprezzo più che per distrazione. Sono l'ornamento cosmico, l'accidente colorato e inessenziale che troneggia ai margini del campo cognitivo. Le metropoli contemporanee le considerano futili soprammobili della decorazione urbana. Fuori dalle mura delle città, sono ospiti - malerbe  - o oggetti di produzione di massa. Le piante sono la ferita sempre aperta dello snobismo metafisico che contraddistingue la nostra cultura. Sono il ritorno del rimosso, di cui ci dobbiamo sbarazzare per poterci considerare diversi: uomini, razionali, esseri spirituali. Sono il tumore cosmico dell'umanesimo, i residui che lo spirito assoluto non riesce a eliminare.

E. Coccia, La vita delle piante, p.11

venerdì 13 luglio 2018

Think pink 14 - un lavoro come un altro 2



Ovviamente, per me almeno, Rachel Moran, l'autrice di Stupro a pagamento, è assolutamente contraria alla legalizzazione della prostituzione, per una serie di motivi che analizza nel dettaglio nel suo libro.
Per chiarire l'assurdità criminale dell'idea che la prostituzione sia un lavoro come un altro, racconta quello che sta succedendo in Germania. In Germania la legalizzazione dei bordelli, oltre ad aver portato a un'esplosione incontenibile della prostituzione, ha reso possibile questa pretesa: chi tiene i bordelli ha un gran bisogno di 'lavoratrici', sex workers, le chiamano, come se cambiare il nome cambi la sostanza delle cose. Siccome la prostituzione adesso è legale e quindi va considerato un lavoro come un altro, questi che gestiscono i bordelli, questi nuovi imprenditori, diciamo, ritengono di avere il diritto di andare a cercarsi le dipendenti negli uffici per l'impiego, gli uffici di collocamento, diciamo, e pretenderebbero che il rifiuto del loro posto comportasse la perdita del sussidio di disoccupazione, come avviene a chi rifiuta un posto di lavoro.
 cioè: o viene a farti stuprare a pagamento, o perdi la disoccupazione. 
mi piacerebbe sapere se hanno chiesto lo stesso ai disoccupati uomini. no, visto che è un lavoro come un altro. un paio di buchi ce li hanno anche loro, no?

giovedì 12 luglio 2018

ognuno riconosce i suoi 22 - comprendere il mondo




È al fine di aderire il più possibile al mondo che le piante costituiscono un corpo che privilegia la superficie al volume: « La proporzione molto elevata di superficie rispetto al volume è fra i tratti più caratteristici della pianta. È attraverso questa vasta superficie, letteralmente esposta all'ambiente, che le piante assorbono le sostanze diffuse nello spazio necessarie alla loro crescita». L'assenza di movimento non è che il rovescio dell'adesione integrale al loro ambiente e a quanto succede loro. Non si può separare - né fisicamente né metafisicamente -  la pianta dal mondo che la accoglie. Essa è la forma più intensa, radicale e paradgmatica dell'essere-nel-mondo. La botanica non è solo una scienza particolare: è un sapere privilegiato sul legame più stretto ed elementare che la vita possa stabilire col mondo. È vero anche l'inverso: la pianta è il più puro osservatorio per la contemplazione del mondo nella sua interezza. Sotto il sole o le nuvole, nel mescolarsi all'acqua e al vento, la vita delle piante è un'interminabile contemplazione cosmica che, non dissociando gli oggetti e le sostanze o, in altri termini, accettando tutte le sfumature, arriva a fondersi con il mondo e a coincidere son la sua sostanza. Noi non potremo mai comprendere una pianta senza aver compreso che cosa è il mondo.
 Emanuele Coccia, La vita delle piante, cap. 1: Le piante, o l'origine del nostro mondo, p. 13