Ne parliamo appena e il loro nome ci sfugge. La filosofia le ha spesso trascurate, per disprezzo più che per distrazione. Sono l'ornamento cosmico, l'accidente colorato e inessenziale che troneggia ai margini del campo cognitivo. Le metropoli contemporanee le considerano futili soprammobili della decorazione urbana. Fuori dalle mura delle città, sono ospiti - malerbe - o oggetti di produzione di massa. Le piante sono la ferita sempre aperta dello snobismo metafisico che contraddistingue la nostra cultura. Sono il ritorno del rimosso, di cui ci dobbiamo sbarazzare per poterci considerare diversi: uomini, razionali, esseri spirituali. Sono il tumore cosmico dell'umanesimo, i residui che lo spirito assoluto non riesce a eliminare.
E. Coccia, La vita delle piante, p.11
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