lunedì 27 gennaio 2014

etty 2






stasera, a piove di sacco, fanno uno spettacolo tratto dalle lettere di etty hillesum. la prima è stata il 15 gennaio, il compleanno di etty.

etty avrebbe compiuto 100 anni. è il suo centenario.
etty ha deciso di andare a seppellire dio nei cuori dei deportati nei campi. di spezzarsi come pane. volontariamente, ha scelto di condividere lo spazio di libertà che aveva trovato dentro di sé, uno spazio che nessuno può toccare, se non glielo permettiamo.
'Se in un mondo impoverito e reduce da una guerra non avremo altro da offrire che i nostri corpi tratti in salvo a ogni costo, e non un nuovo significato attinto dai pozzi più profondi dei nostri affanni e della nostra disperazione, allora sarà troppo poco'.
oggi, giornata della memoria, voglio ricordare questa donna, questa ragazza straordinaria, che ha saputo dare tutto, e perdere la sua vita, e ritrovarla.

martedì 21 gennaio 2014

il mondo visto dai bambini 2

anche il secondo giorno della mia nuova vita da insegnante è andato bene. i miei alunni sono stati molto contenti di rivedermi, e anch'io. sono riuscita a mantenere fede all'impegno di non incazzarmi, di non gridare, di sorridere. in terza è stato anche abbastanza facile, visto che l'argomento del momento sono le parti del corpo, che comprende sempre una canzoncina movimentata come head, shoulders knees and toes, che si conclude con un accelerando frenetico e grandi risate generali.
in seconda, sono riuscita a far partecipare all'attività di costruire un cartellone coi cibi che ci piacciono e non ci piacciono anche un alunno con un DSA severo (per capirci, dislessia) accompagnato a disturbo dell'attenzione.
ha fatto anche lui i cartellini, ha attaccato anche lui le sue figurine. siccome è vicino alla cattedra, e uno dei cibi in questione era ovviamente la pizza, mi fa: un giorno mio papà è andato a prendere la pizza alle nove (che, ovviamente, per un bambino veneto è tardissimo, per una pizza): si era dimenticato.
ah sì? gli faccio io. e lui, sorridendo: eh, beve sempre...


sabato 18 gennaio 2014

ritorno a casa

il corso è stato una valanga di stimoli, di sberle, anche, di rimorsi, ma anche di entusiasmo nuovo, che mi ha messo dentro una gran voglia di ricominciare in modo diverso, a scuola e coi bambini.
continuavo a pensare che devo cambiare tante cose, nel mio stile educativo, nelle scelte, che sono mie ma anche nostre, mie e di mauro.
è stata una carica forte, in dosi massicce, tutta ancora da metabolizzare.
continuavo a pensare se ci fosse stato anche lui, a quanto mi sarebbe piaciuto condividere tutti questi stimoli, questi spunti, questi germi di cambiamento, anche.
prima, in macchina, ci ho messo un sacco, ho sbagliato strada tre o quattro volte, poi mi sono pure fermata all'auchan, insomma, continuavo a pensare a ste robe qua.
e mi sono dimenticata, che cosa mi aspettava a casa.
pensavo che domattina tocca a me, preparargli la colazione, che ha l'influenza, e portargliela a letto, come fa lui la domenica, quando è a casa.
poi sono entrata in casa, e sono stata sopraffatta dal casino, la mia tazza della colazione ancora nel lavandino, tutto uguale, niente, mi sono intristita.
mentre scongelavo una pizzetta, sono salita per disfarmi la valigia.
arriva lui, mi chiede cos'ho. niente, ho mal di schiena. e poi non te lo dico perché ti incazzi.
e infatti.
sono discesa a mangiare, la pizzetta era bruciata.
quando torno su, non una parola.
mi metto a scrivere, ma non questo post, altri.
suona la sveglia per l'antibiotico.
si alza, va a dormire da un'altra parte, che sono la solita stronza, che certe cose non occorre dirle, parlare, che ci dobbiamo separare.
ecco.

venerdì 17 gennaio 2014

l'amica ritrovata

al corso sugli alunni iperdotati ho ritrovato una vecchia amica. eravamo insieme al liceo, poi le nostre strade si sono divise, lei a venezia, a fare inglese e spagnolo con paola, e io con altre a padova.
ogni anno ci ritrovavamo a natale, a parte quest'anno, che io l'anno scorso avevo provato a organizzare una cosa, ma sono venuti pochi, e tanti sono andati via presto, è stato sgradevole, e quest'anno, credo per la prima volta da che mi ricordi, è saltato.
comunque, anna sono stata proprio contenta di ritrovarla. al liceo, io leggevo dostoevskij, lei virginia woolf.
luciano, michele, stefano: le sue storie per me erano pura fantascienza, fotoromanzo, letteratura, insomma: un altro mondo.
ogni tanto prendevo con lei la corriera fino al suo paese, sua nonna ci aveva preparato il pranzo, era una donna simpaticissima, franca, senza peli sulla lingua, quante donne così c'erano, in giro, donne che avevano faticato una vita senza mai ingrigirsi, senza ripiegarsi sul loro destino, scegliendo di vivere quello che toccava loro senza inutili domande, con forza e passione, e leggerezza, e ironia.
sua nonna è morta due anni fa, mi ha detto. suo padre, che aveva l'età del mio, l'anno scorso.
abbiamo cominciato a insegnare più o meno nello stesso periodo, perché lei aveva lavorato per diversi anni in azienda,  e mi portavo dentro una spina, quando pensavo a un nostro dialogo di quel periodo, in cui mi raccontava la sua fatica, e quando io le dicevo dei miei giochi (la mia tesina dell'anno di prova si intitolava, significativamente, 'playing english'), lei mi aveva detto: sì, ma non si può mica sempre fare i pagliacci.
io un po' c'ero rimasta male, perché a me non pareva di fare il pagliaccio,  a giocare, nel gioco ci credevo, allora più di adesso.
adesso, la ritrovo che mi racconta tutti i giochi che fa, me ne suggerisce, mi racconta della caccia al tesoro organizzata a venezia.
e io mi ritrovo dall'altra parte, e mi fa bene.

giovedì 16 gennaio 2014

think pink 3 - federica mormando

ieri pomeriggio, al corso sugli alunni iperdotati, arriva una strana signora. piccola, con un grosso casco di capelli neri sulla testa, la frangia a coprirle gli occhi e un completo di alcantara marrone decisamente demodè. è l'unica che non ci spara slides, che parla tenendo con una mano un microfono e con l'altra un mucchietto di fogli, che comunque non guarda mai. pare.
ha un sorriso largo, dolcissimo, emana pace, carisma buono. comincia a parlare dicendo: dobbiamo fare una rivoluzione, uscire dal pensiero binario del più e del meno, del meglio e del peggio...
parla semplice, la dottoressa mormando. sorride. lei se lo ricorda ancora benissimo, la prima volta che ha visto una persona sorridere. e non era sua madre. era una formatrice montessori.
ci parla di un sacco di cose, di quello che ha fatto per i bambini iperdotati che ha incontrato nella sua vita, di cosa possiamo fare noi, ci parla di neuroni specchio, di fattori crestici, di batterie di test che però, alla fine... dovete fidarvi del vostro intuito, e basta.
poi scopriamo, cercando qualche informazione su internet, la sua drammatica storia di bambina iperdotata e seviziata, nel corpo e nella mente, da una madre che lei non ha problemi a definire crudele, che la tiene segregata in casa fino a dieci anni, impedendole anche lo studio della musica, per cui aveva dimostrato una particolare propensione.
ma non c'è niente nella sua voce, in quello che dice, che assomigli all'odio, al risentimento.
adesso ha ricominciato da poco lo studio della musica, ha già composto dei brani. ce lo racconta mentre ceniamo allo stesso tavolo, poi ci saluta: devo scrivere un articolo per domani.
stamattina la ritrovo all'ascensore: allora, dottoressa, ha fatto tutto? le chiedo. sì sì, ho anche visto il programma di albano. mamma com'è diventata brutta romina, era così bella...

mercoledì 8 gennaio 2014

ognuno riconosce i suoi - il sistema linfatico 6 - La linea gotica

non mi ricordo com'è stato che ho preso per la prima volta in mano sto libro, anzi sì, che me lo ricordo: devo ringraziare, alla fine, il buon silvio ramat, che alla mia proposta di scrivere la mia tesi su alda merini mi ha fatto la controproposta di, appunto, ottieri. che non era un pazzo scomposto come alda, era un nevrotico, una cosa più dignitosa, più controllata, credo fosse questo, che pensava, e io ho provato, anche, a leggere qualcosa, ma purtroppo ero ancora schiava delle etichette, e quando ho visto che ottieri faceva il 'romanzo industriale', io proprio non ce l'ho fatta, senza contare il fatto che a me, di alda merini, non interessava la follia, a me interessava la sua poesia, e a lui, a silvio, forse era quella che non gli piaceva, ma io sono quasi sicura che a lui lo spaventasse la sua condizione, anzi, una volta, dopo anni, che avevo già deciso di cambiare tesi, al maldura che ho trovato una ragazza al ricevimento, e mi ha detto che a lei, sarebbe piaciuto tanto anche a lei, fare una tesi sulla merini, ma lui, ramat, gliel'ha detto chiaramente, che lui non la sopportava proprio. ecco. se me lo diceva anche a me, la prima volta che sono andata da lui che gli ho fatto quel nome perché avevo letto qualcosa su famiglia cristiana, c'era un servizio su questa donna che era appena riemersa dall'inferno del manicomio, in realtà era la seconda volta, perché la merini è stata internata per un pezzo al paolo pini, a milano, poi quando hanno chiuso i manicomi è uscita, ma poi è stata di nuovo all'inferno, a taranto, dopo la morte di michele pierri, il medico poeta che l'aveva sposata,  poi non si sa come era tornata a milano, e crocetti l'aveva aiutata, è un grande uomo, crocetti, mi ha portato a casa sua, che è un appartamento sopra la redazione della sua rivista Poesia, e mi ha tirato fuori uno scatolone di carte di alda, mi ha raccontato un sacco di cose, mica come la signora maria corti, che sono andata a pavia apposta per parlarle, e lei mi ha detto: li ha letti i libri che ho scritto sulla merini? e io, che se uno mi dice che ha scritto un libro, penso che ha scritto un libro, non la prefazione a una raccolta di poesie, il libro era di alda, lei invece pensava che fosse suo, io non l'avevo capito e sono rimasta pietrificata, come?, maria corti ha scritto due libri e io non li ho letti?, gliel'ho detto: no, ecco, li legga, allora, e se n'è andata, ero andata a pavia apposta con l'A112, mi dispiace che è morta ma è stata proprio stronza, almeno ho visto il fondo di carte, c'è un armadio pieno di robe della merini, a pavia, per lo più inediti, ho fatto anche tante fotocopie, che stanno da qualche parte a casa dei miei, ma insomma io, quando sono andata a chiedere a silvio ramat se potevo laurearmi con lui, non ne sapevo niente di alda merini, sapevo che era una pazza che scriveva dei versi che mi pareva, così, da quel poco che avevo letto, che fossero molto belli, ecco, se  silvio me lo diceva, che lui non la sopportava, magari la mia vita avrebbe preso un'altra strada, ma io sono contenta che non me l'abbia detto, perché sennò non diventavo l'esperta mondiale di alda merini. io, comunque, per tornare a ottieri, donnarumma all'assalto non sono mica riuscita a leggerlo. invece, siccome adoro i diari, ho preso questo, in biblioteca,  solo che questo è un libro da consultazione,che bisogna averlo sempre lì, sullo scaffale, e quando ho visto che l'avevano ripubblicato, ne ho subito ordinato due copie, una per me, una per il mio amico livio, che ha sempre letto tutto, anche delle robe che io non le ho manco mai sentite nominare, ma questo ero sicura che non ce l'aveva, e infatti.
non so neanche più dove sia, spero di non averlo portato a passo corese, che allora è andato rovinato nell'allagamento, ma devo assolutamente ritrovarlo, perché ho scoperto che ottieri deve moltissimo, l'ha detto lui, a 'la condizione operaia' di simone weil, lettura sulla cui scorta scrisse una lettera a adriano olivetti, pregandolo di farlo lavorare per un po' in officina, e olivetti, so che sembrano cose che uno se le inventa e invece è stato proprio così, olivetti gli ha detto venga, venga pure.
cioè, lo vorrei ripetere perché secondo me è una cosa incredibile, lasciamo stare simone weil che faceva la prof di filosofia e si è licenziata per andare a lavorare alla renault, che uno mi può dire: ecco, tu che dici sempre che l'esperienza non è l'unica forma di conoscenza, ma simone mica è andata in fabbrica per conoscere, che conoscere, conosceva già, credo, ci è andata per condividere, secondo me, comunque, la cosa davvero singolare, diciamo così, è che un intellettuale che andava a farsi curare la sua nevrosi in una clinica svizzera scrive una lettera a un grande imprenditore per chiedergli di fare un'esperienza di lavoro operaio e lui non lo manda a quel paese, no, gli risponde, e gli dice: venga. e lui c'è andato.

sabato 4 gennaio 2014

paradossi


coloro che si accontentano di uno sguardo superficiale credono che il paradosso non appartenga che allo scherzo e al giornalismo leggero. In una commedia decadente si trova un paradosso di questo calibro pronunziato da un dandy: la vita è troppo importante per essere presa sul serio. Coloro che pensano con più acutezza  o più delicatezza s'avvedono invece che il paradosso appartiene specialmente a tutte le religioni. Lo si trova per esempio in questa sentenza: Gli umili possederanno la terra. Coloro infine che vedono e sentono quale sia l'essenza stessa della questione , questi sanno che il paradosso non appartiene soltanto alla religione, ma germoglia da tutte le crisi vitali e violente nella realtà della esistenza umana.
G. K. Chesterton, La sfera e la croce

giovedì 2 gennaio 2014

Think pink 2- daniela ducato

stamattina alla radio ho sentito una donna straordinaria, daniela ducato, sarda, che fa delle cose che vorrei tanto saperne di più, di quelle cose che fa, perché praticamente lei studia come utilizzare le eccedenze agricole, che non vuole chiamare scarti, per ricavare tecniche e materiali che riguardano l'edilizia. adesso sta per lanciare un prodotto nato dall'osservazione delle ali delle farfalle.
il primo progetto, ha detto, è nato osservando i nidi degli uccelli, che sono la biocasa perfetta, la natura non sbaglia, la natura non può permettersi di perdere la prole, la natura non fa scarti.
un linguaggio assolutamente normale, ma così evocativo, nella sostanza invece che nella forma, che mi ha affascinato, che genio.
devo assolutamente saperne di più.
in una breve ricerca, ho trovato su un giornale locale che daniela ducato è ideatrice e conduttrice delle imprese Edilana, Edilatte ed Edilterra e del distretto “La casa verde CO2.0”, che hanno fatto degli scarti della lana di pecora sarda e dei reflui della lavorazione del latte innovativi e apprezzati materiali isolanti per la bioedilizia e per la salute delle case e delle persone.
comunque, adesso ne parlano tutti perché la signora ducato ha vinto il premio Euwiin International Awards 2013 di stoccolma, un premio per l'innovazione tecnologica, che però mi sa che è riservato a sole donne, la qual cosa, se fosse, a me non piace per niente. è un po' come l'inner wheel, il club delle mogli dei rotariani, che inner wheel vuol dire ruota interna, che uno potrebbe pensare che le brave mogli dei rotariani sono il vero motore immobile di tutta la baracca, e forse è anche vero, ma a me sa tanto di ruota di scorta.