non mi ricordo com'è stato che ho preso per la prima volta in mano sto libro, anzi sì, che me lo ricordo: devo ringraziare, alla fine, il buon silvio ramat, che alla mia proposta di scrivere la mia tesi su alda merini mi ha fatto la controproposta di, appunto, ottieri. che non era un pazzo scomposto come alda, era un nevrotico, una cosa più dignitosa, più controllata, credo fosse questo, che pensava, e io ho provato, anche, a leggere qualcosa, ma purtroppo ero ancora schiava delle etichette, e quando ho visto che ottieri faceva il 'romanzo industriale', io proprio non ce l'ho fatta, senza contare il fatto che a me, di alda merini, non interessava la follia, a me interessava la sua poesia, e a lui, a silvio, forse era quella che non gli piaceva, ma io sono quasi sicura che a lui lo spaventasse la sua condizione, anzi, una volta, dopo anni, che avevo già deciso di cambiare tesi, al maldura che ho trovato una ragazza al ricevimento, e mi ha detto che a lei, sarebbe piaciuto tanto anche a lei, fare una tesi sulla merini, ma lui, ramat, gliel'ha detto chiaramente, che lui non la sopportava proprio. ecco. se me lo diceva anche a me, la prima volta che sono andata da lui che gli ho fatto quel nome perché avevo letto qualcosa su famiglia cristiana, c'era un servizio su questa donna che era appena riemersa dall'inferno del manicomio, in realtà era la seconda volta, perché la merini è stata internata per un pezzo al paolo pini, a milano, poi quando hanno chiuso i manicomi è uscita, ma poi è stata di nuovo all'inferno, a taranto, dopo la morte di michele pierri, il medico poeta che l'aveva sposata, poi non si sa come era tornata a milano, e crocetti l'aveva aiutata, è un grande uomo, crocetti, mi ha portato a casa sua, che è un appartamento sopra la redazione della sua rivista Poesia, e mi ha tirato fuori uno scatolone di carte di alda, mi ha raccontato un sacco di cose, mica come la signora maria corti, che sono andata a pavia apposta per parlarle, e lei mi ha detto: li ha letti i libri che ho scritto sulla merini? e io, che se uno mi dice che ha scritto un libro, penso che ha scritto un libro, non la prefazione a una raccolta di poesie, il libro era di alda, lei invece pensava che fosse suo, io non l'avevo capito e sono rimasta pietrificata, come?, maria corti ha scritto due libri e io non li ho letti?, gliel'ho detto: no, ecco, li legga, allora, e se n'è andata, ero andata a pavia apposta con l'A112, mi dispiace che è morta ma è stata proprio stronza, almeno ho visto il fondo di carte, c'è un armadio pieno di robe della merini, a pavia, per lo più inediti, ho fatto anche tante fotocopie, che stanno da qualche parte a casa dei miei, ma insomma io, quando sono andata a chiedere a silvio ramat se potevo laurearmi con lui, non ne sapevo niente di alda merini, sapevo che era una pazza che scriveva dei versi che mi pareva, così, da quel poco che avevo letto, che fossero molto belli, ecco, se silvio me lo diceva, che lui non la sopportava, magari la mia vita avrebbe preso un'altra strada, ma io sono contenta che non me l'abbia detto, perché sennò non diventavo l'esperta mondiale di alda merini. io, comunque, per tornare a ottieri, donnarumma all'assalto non sono mica riuscita a leggerlo. invece, siccome adoro i diari, ho preso questo, in biblioteca, solo che questo è un libro da consultazione,che bisogna averlo sempre lì, sullo scaffale, e quando ho visto che l'avevano ripubblicato, ne ho subito ordinato due copie, una per me, una per il mio amico livio, che ha sempre letto tutto, anche delle robe che io non le ho manco mai sentite nominare, ma questo ero sicura che non ce l'aveva, e infatti.
non so neanche più dove sia, spero di non averlo portato a passo corese, che allora è andato rovinato nell'allagamento, ma devo assolutamente ritrovarlo, perché ho scoperto che ottieri deve moltissimo, l'ha detto lui, a 'la condizione operaia' di simone weil, lettura sulla cui scorta scrisse una lettera a adriano olivetti, pregandolo di farlo lavorare per un po' in officina, e olivetti, so che sembrano cose che uno se le inventa e invece è stato proprio così, olivetti gli ha detto venga, venga pure.
cioè, lo vorrei ripetere perché secondo me è una cosa incredibile, lasciamo stare simone weil che faceva la prof di filosofia e si è licenziata per andare a lavorare alla renault, che uno mi può dire: ecco, tu che dici sempre che l'esperienza non è l'unica forma di conoscenza, ma simone mica è andata in fabbrica per conoscere, che conoscere, conosceva già, credo, ci è andata per condividere, secondo me, comunque, la cosa davvero singolare, diciamo così, è che un intellettuale che andava a farsi curare la sua nevrosi in una clinica svizzera scrive una lettera a un grande imprenditore per chiedergli di fare un'esperienza di lavoro operaio e lui non lo manda a quel paese, no, gli risponde, e gli dice: venga. e lui c'è andato.
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