lunedì 10 gennaio 2022

PERCHÈ NON MI VACCINO (una risposta al prof. Galiano)

 


da oggi (o forse dal 15 dicembre, non so esattamente da quando) sono sospesa dal servizio attivo, e non percepirò lo stipendio, fintanto che non presenterò un certificato di vaccinazione, ovvero di guarigione.
pubblico questa lettera, che ho scritto a fine agosto, al prof. Galiano, in risposta alle sue domande, che si possono leggere QUI

 
 È una cosa abbastanza sconcertante, ma sai quante ce n’è, di cose che mi sconcertano, comunque diciamo che mi ha stupita leggere che oggi, per la seconda volta da quando è iniziata la campagna vaccinale, c’è uno che mi chiede perché non mi vaccino.
Cioè, da quando è iniziata sta storia dei vaccini, solo un’altra persona me l’aveva chiesto: perché? Ok, non ti vaccini, ma perché?
Alla mia amica Michela avevo già risposto. Eravamo ancora all’inizio, e oltre al motivo principale, che, esporrò di seguito, c’era il fatto per me molto strano il fatto che, di solito, i vaccini ci vuole un bel po’ a farli. Sta volta, miracoli della scienza, ne erano usciti contemporaneamente almeno quattro diversi, di cui due figli di una tecnologia rivoluzionaria, mai applicata prima. Alla mia amica ho chiesto se sapeva che all’inizio, quando li hanno scoperti, usavano i raggi X per curare i pazienti, irraggiandoli con dosi massicce di raggi X. Una bella dose di radiazioni e passa la paura. Passa tutto. Addirittura nei negozi di scarpe, negli USA, facevano la radiografia del piede dei clienti per fargli le scarpe su misura. Che bella idea, vero? Scarpe perfette, peccato per quelle terribili eruzioni cutanee che poi si rivelarono tumori della pelle e non solo, purtroppo. Comunque, dai, questa è una cosa assurda, che come tante cose che mi vengono in mente per associazioni analogiche, non c’entra evidentemente niente…
Veniamo allora alla risposta che voglio dare alle domande, dieci, invero, che il prof enrico galiano mi ha posto su fb, e che sono in realtà articolazioni della domanda principale, ovvero: ma tu, prof (o maestra, nel mio caso) perché non ti vaccini? e la scienza? ti rendi conto che stai mettendo in crisi la fede nella scienza? ma lo sai che così viene la DAD (che non è una nuova variante del virus, ma è la famigerata didattica a distanza)? lo sai i devasti che ha fatto la dad? Eccetera eccetera.
Ho deciso di rispondergli, al prof galiano, intanto perché ha avuto la bontà di chiedermi ragione del mio non vaccinarmi, e poi perché ho apprezzato moltissimo le sue lezioni trasmesse dalla RAI durante il lockdown, che, secondo me, se avessero obbligato tutti a guardare la rai, invece di passare tempo a cercare di connettersi, o a far finta di essere connessi eccetera eccetera, sarebbe stata una gran cosa, perché le lezioni proposte dal programma quotidiano erano veramente ben fatte.
Comunque. Io, professor Galiano, in questi due anni sono sempre andata a scuola, fatti salvi i due lockdown nazionali. Come animatore digitale, ho personalmente accreditato la mia scuola con Google, per poter avere accesso gratuito alla piattaforma G-suite, poi ho creato uno per uno tutti gli account per gli studenti della scuola secondaria di primo grado, e l’ho fatto a distanza perché era iniziato il lockdown, e poi ho supportato i colleghi che non avevano la minima idea di come fare una lezione a distanza, condividendo con loro quello che so fare e quello che ho imparato a fare nel frattempo. Abbiamo creato video, esplorato siti, corretto lavori in ogni formato possibile immaginabile. Per quanto mi riguarda, io insegno inglese alla primaria da vent’anni. Frequento più corsi di aggiornamento io che la metà delle mie colleghe messe insieme. Da 15 anni gestisco un blog didattico per i miei alunni, dove trovano video, link, approfondimenti sul lavoro fatto in classe. L’anno dopo aver preso il diploma magistrale da privatista ( io avevo fatto il classico), ho vinto il concorso ordinario col massimo dei voti. Sa, professor Galiano, perché le racconto questo? Perché adesso, dopo vent’anni di lavoro appassionato, di formazione continua, con una media di 7/8 classi e 150 alunni con cui instaurare relazioni significative, perché sono sempre più convinta che senza relazione non c’è apprendimento significativo, dopo due anni allucinanti che mi sono costati un patrimonio di logopedia e, quest’estate, un infarto da stress, due anni in cui ho fatto l’impossibile per dare ai miei alunni una parvenza di continuità e di normalità, mentre nel contempo dovevo fare rispettare le regole del distanziamento e delle mascherine, a scuola, con la voce che non c’è, e poi a casa gli account e le password da resettare, i gruppi da creare, i materiali da caricare e le schede da correggere, dopo tutto questo, improvvisamente io sono diventata una persona che non è degna di insegnare.
Sono diventata nel migliore dei casi un’aspirante suicida, negli altri un’egoista priva di senso civico, una deficiente, un’analfabeta funzionale, finanche un’irresponsabile omicida. Io, che mi farò a mie spese un tampone ogni due giorni, quando chi, come mio marito, per es., che ha fatto due dosi di vaccino, non ne ha mai fatto neanche uno, sono accusata di costringere all’odiata DAD (che poi, voglio dire, se non c’era la dad, non c’era niente, solo lo studio autonomo, sai che bella equità), di infettare, appestare schiere di bambini con tutte le loro famiglie, e soprattutto di sfruttare il sistema sanitario per curarmi gratis. Una criminale parassita che neanche i condannati passati in giudicato al terzo grado hanno potuto superare. Infatti, nessuno si sogna di dire che un pedofilo violentatore deve pagarsi l’ospedale, se ha bisogno di cure. Nel mio caso, invece, lo dicono tutti. E lo fanno con fiero cipiglio di difensori dello stato di diritto che piero calamandrei scansate proprio.
Comunque, veniamo finalmente alla risposta alla sua domanda. Io non mi voglio vaccinare perché ho scoperto che i vaccini, quasi tutti in realtà, ma io non lo sapevo, anche quello della polio, per dire, sono prodotti, o nella fase di ricerca e/o anche nella fase di sviluppo e di produzione, usando linee cellulari umane prodotte a partire da feti abortiti volontariamente. Ora immagino già le risatine, e qui vorrei citare la buonanima della mia nonna Vitalina, che era nata nell’Ottocento, e che mi ripeteva sempre che il riso abbonda sulla bocca degli stolti. Non mi stupiscono, sia chiaro, lo fa anche mio marito. Per non parlare di chi subito invoca le bufale, le leggende metropolitane, le credenze magiche e via cantando. Pertanto, non sto qui a fare la lezioncina e rimando alla lettura di un articolo sull’argomento, se avesse voglia di leggerlo.
In ogni caso, vede, io credo che la mia vita sia un dono di Dio e valga tantissimo, ma che non valga più di quella di un altro essere umano. Per questo sono contraria anche a farmi trapiantare qualcosa da un essere umano che, al momento dell’espianto, era ancora praticamente vivo. È noto, infatti, anche se è sgradevole ricordarlo, lo so, che un cuore, un rene, un fegato debbano essere in ottime condizioni per poter essere impiantati, irrorati di sangue, insomma: vivi, al momento dell’espianto.
Io, che da piccola ero affascinata dalle storie di madre Teresa, Raul Follerau, Martin Luther King, gente che i miei figli manco hanno sentito nominare, ho sempre pensato che volentierissimamente avrei donato le mie cornee, una volta morta, come chiedeva don Gnocchi; e un rene, a mio figlio che ne ha uno solo, certo che glielo darei. E fantasticavo che sarei andata anch'io a curare reietti abbandonati da tutti, come hanno fatto tanti religiosi, in caso di epidemie terribili come la peste. Ma il resto no.
E come non lo devono prendere da qualcuno per darlo a me, non voglio nemmeno che mi trapiantino niente da un quasi vivo. Neanche se ha dato il suo consenso. Ecco. Che facciano tutto il possibile per salvarlo, per salvarmi, e poi ci penserà il Padreterno. Non lo so cosa farei se dovesse succedere a uno dei miei figli. Ma qua parlo per me.
Io non voglio che mi facciano un vaccino con cellule coltivate in laboratorio provenienti da feti abortiti, feti che devono essere nelle migliori condizioni, ovvero provenienti da aborto volontario, con più mesi di gestazione possibile, anche sette, con cesareo, senza farmaci o anestesia che potrebbe danneggiare i tessuti. Io credo nella responsabilità personale, per cui io, per quanto sta a me, non voglio prestarmi, per salvarmi la vita, per un giorno, o un mese, o vent’anni in più, a questa pratica che ritengo disumana e aberrante. Finché la legge me lo permette, sono disposta per questo a prenotarmi e andare anche molto lontano e pagarmi il tampone ogni due giorni, il che, oltretutto, fa di me una delle persone sicuramente meno infette o infettanti. Se, detto questo, le sembro una pazza furiosa, o un’irresponsabile priva di senso civico, me ne farò una ragione. 

P.S. solo una parola sulla paura: e basta con la storia che la paura è figlia dell’ignoranza. Come ho detto qualche giorno fa al mio amico Giovanni, grande ustionato, hai più paura del fuoco adesso o prima dell’incidente? su questo, avevo scritto qualche cosa già nel 2015, qui  mentre per quanto riguarda il coronavirus, il 5 febbraio 2020 scrivevo questo (per ribadire che io non sono negazionista, e, a differenza di molti altri, non lo sono mai stata).
Grazie se avrà avuto la pazienza di leggere, e comunque, grazie, davvero, per avere almeno posto la domanda. Laura

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