lunedì 16 febbraio 2015

coraggio e incoscienza



johann christian bach

 l'altro giorno, mentre ascoltavo una suite per viola da gamba di bach, pensavo che ce n'è voluto, di coraggio, per mettersi a fare musica dopo aver sentito una cosa così. o di incoscienza, o di presunzione, magari.
oggi che sono andata a schio sentire un bel concerto/conversazione di federico zattera ho scoperto che anche bach (dico anche perché da poco ho saputo dell'oblio centenario di vivaldi), per un bel pezzo non se l'è filato nessuno. dopo il concerto ne ho parlato brevemente con federico che mi ha raccontato che mozart non conosceva bach, e quando a londra venne in contatto con la sua musica, per tramite del figlio, johann christian bach, che era maestro di musica a corte, effettivamente anche mozart è stato un po' scioccato, dal buon johann sebastian. ma fu lo stile galante, di cui christian è ritenuto il principale esponente, ad affascinare e influenzare il piccolo genio, che quando lo conobbe aveva appena 8 anni.
in rete ho poi scoperto che johann christian bach, che aveva perso il padre molto presto e per questo era andato all'estero in cerca di fortuna, finendo alla corte inglese come maestro di cappella, pare sia stato uno dei musicisti più importanti per mozart, diventando per il più giovane amadeus una sorte di mentore e di fonte di ispirazione. pare che, con haydn, sia l'unico musicista di cui mozart non fece mai un commento negativo.
christian morì a londra povero e pieno di debiti.

mozart all'epoca del grand tour europeo

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