domenica 13 ottobre 2013

un giorno devi andare


gliel'ho detto, alla mia amica, quando ho visto il nome nei titoli di testa: se me lo dicevi, che c'era jasmine trinca, mica ci venivo. non te l'ho detto apposta, mi fa, e poi dai, mica è maya sansa. beh, se era maya sansa ti sparavo, son due anni che non vado al cinema, trovarmi quella bocca amara e la voce roca per un'ora e mezza, non so se te la perdonavo.
è che la trinca è una di quelle attrici italiane giovani che parlano, invece di recitare, leggono, meglio, e sullo schermo hanno quei silenzi che ti chiedi se dietro c'è qualcosa, e ti viene sempre da dire di no.
il film è un buon tentativo, ci sono dei momenti davvero emozionanti, poi a un certo punto lei legge un pezzo di attesa di dio di simone weil,
 ho avuto un tuffo al cuore quando ho visto la sua faccia in copertina, e come una folgorazione ho capito il titolo, perché il pezzo citato parla di dio che è come un mendicante, che torna tante volte, e poi magari un giorno non torna più, ma se gli apriamo, una volta, non può far altro che gettare un seme e attendere. l'attesa del titolo non è il nostro attendere dio, come ho sempre pensato, è l'attendere di dio, il suo attenderci.
per questo, nonostante sia molto d'accordo con questa recensione che ho trovato in rete, sono grata a questo film e alle mie amiche che mi hanno permesso di vederlo.

2 commenti:

  1. che ricordi che ha suscitato in me il racconto su tua nonna! Io non avevo con la mia un rapporto così stretto, perchè abitavamo in due città diverse, ma l'ammiro perchè era una generalessa, molto grande e forte e piena di spirito, con un senso dell'umorismo e una gioia di viviere di cui mia madre ha ereditato solo le briciole. Lei è quella che ha affrontato i tedeschi con il fucile perchè avevano occupato casa sua, e lei doveva affermare che lì comandava lei perchè era pur sempre la sua casa.
    Ebbene anche mia nonna aveva la Singer a pedali, e si faceva dei vestiti tutti fioriti, in lamè, con gli strass, d'oro, e a me il suo armadio sembrava incantato (mia mamma è tutto beige e grigio/azzurro). Quando andavamo a trovarla io mi mettevo quei vestiti enormi, il rossetto rosso che aveva un profumo fantastico che quelli di adesso non hanno più, e facevo le sfilate.
    Quando mia nonna è morta mia mamma e mio zio hanno buttato via tutto, senza neanche chiedermi se volessi tenere qualcosa, tanto erano "strafanti". Che dolore.
    Pensa che mi aveva fatto un vestito di seta bianco, che aveva dipinto a mano con una specie di gessetti, per cui quando lo lavavi venivano via, e lei lo ridipingeva tutto.
    Grazie, era tanto che non ci pensavo.

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    1. la storia del vestito bianco è veramente fantastica.
      e strafanti, da quanto non la sentivo sta parola... grazie, amica

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