16 ottobre 1943
l’altro giorno, quando si è posto il problema del funerale
negato a priebke, io, da cristiana ingenua, pensavo fosse perché, in genere, i
nazisti non erano cattolici.
così ho fatto una ricerca su internet, e ho trovato che,
infatti, Priebke è stato battezzato nel ’48 da tale alois pompanin, per farlo
espatriare sotto falso nome in argentina, lungo quella che viene chiamata la
‘ratline’, la via di fuga di molti gerarchi nazisti verso paesi del sudamerica
o la spagna.
che poi, la morte di priebke, col circo del suo funerale e
della bara che sta ancora girando per l’italia, e il suo testamento definito
‘choc’ dai giornali, testamento video in cui, lo ricordo per chi non avesse
letto i virgolettati sui giornali,
il centenario, che se non gli veniva un infarto andava ancora a farsi la
spesa da solo, e a messa, dicono, il centenario diceva che lui c’era andato, ad
auschwitz, e ha visto solo delle grandi cucine e pure un bordello, in cui gli
ebrei potevano sfogarsi a loro piacimento, ecco, questa storia qua avviene a
poche ore dalla commemorazione del cinquantesimo della deportazione degli ebrei
romani ad auschwitz.
ieri alla radio hanno fatto una serie di trasmissioni su
quella tristissima giornata, in
cui i tedeschi sono andati casa per casa a prendere gli ebrei, avevano delle
liste, che o le avevano prese in prefettura, perché dalle leggi razziali del
’38 avevano fatto tutto un censimento degli ebrei italiani, oppure, cosa per
cui propenderei, dalle liste che avevano rubato qualche giorno prima dalla
sinagoga o dal centro e ebraico, non mi ricordo.
molti ebrei si salvarono perché nascosti da romani loro
concittadini, che fecero molto per aiutarli.
giorni prima i tedeschi, bastardi, si erano fatti dare
cinquanta chili d’oro con la minaccia di prendere 200 uomini validi in ostaggio. l'oro fu faticosamente trovato, e alla raccolta
contribuirono molti non ebrei, che diedero quello che avevano, facendo
apporre nella lista dei donatori la sigla n.n.
al momento della retata, i tedeschi consegnavano un foglietto in cui c’era l’elenco di
cosa portare, tempo 20 minuti: tessere annonarie, soldi, gioielli, cibo per
almeno 8 giorni, vestiti, coperte.
si diceva anche che i malati, ancorché gravissimi, non
potevano essere assolutamente lasciati e che l’infermeria era al campo. e di chiudere a chiave la porta.
prima li portarono in un collegio militare coi camion, poi
da diligenti tedeschi fecero un puntuale controllo e rilasciarono i coniugi di matrimoni misti e i figli di matrimoni misti. nacque
anche un bambino. rimase nel gruppo una donna cattolica che si dichiarò ebrea
per non abbandonare un piccolo orfano affidato alle sue cure.
poi li portarono tutti mille e passa alla stazione tiburtina e li spedirono
direttamente ad auschwitz con 18 carri bestiame, il 18 ottobre. ad essi si era
aggiunta spontaneamente una donna, costanza calò, sfuggita alla retata, ma che
non volle abbandonare il marito e i cinque figli. arrivarono il 22 sera, ma li
tennero nei carri fino al mattino dopo.
ne sono tornati 16.
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