ad antonio, il piccolo, le coccole non piacciono.
se gli dai un bacio, si pulisce la guancia col dorso della mano. in braccio non ci vuol stare. manco il bacio della buonanotte riesco a dargli.
giovedì mattina, mentre lo vestivo, l'ho preso in braccio e lui, per divincolarsi, mi ha strappato la collana, una collana color rosso scuro, molto lunga, fatta come di tante pastigliette tonde e spesse, che mi piaceva un sacco. me l'aveva regalata mia sorella.
ho pensato che in fondo non era il caso di arrabbiarsi, mi sono fatta aiutare da toni a raccogliere le pastigliette, e ho messo tutto dentro un bicchiere di plastica, sopra al tavolo del cambio, in camera dei bambini.
stamattina, cioè due giorni dopo vado in camera per vestirli e il bicchiere è mezzo vuoto, per terra, c'è rimasto dentro solo il filo con le poche perline ancora infilate, tutte le altre sparite, probabilmente cadute nel cesto coi pannolini sporchi che sta proprio sotto al tavolo e che ieri sera ho svuotato al buio, senza guardare, perché oggi è il giorno della settimana che raccolgono il secco.
e mi sono disperata, e ho cominciato a piagnucolare, e ho pensato che tutte le cose belle che ho vengono rotte, e che sì, non è importante, ma cosa è, importante, alla fin fine, e mi sono rattristata.
e piove, e devo portare i bambini da mia madre, e andare a prendere il libretto dell'A112 dal meccanico perché forse recupero la mia macchinina, che l'ho prestata a mio fratello due anni fa e non me l'ha più restituita, l'ha lasciata ferma sotto il sole, l'acqua, la neve, non si aprivano neanche le porte, mi si stringeva il cuore ogni volta che la vedevo, là, abbandonata, e cercavo di non pensarci, come cerco di non pensare alla mia collana rossa, e al mio vestito verde di armani che l'ho portato da un sarto per farmene fare uno uguale e non me l'ha restituito, perché non sono più andata, e ha fatto una piazzata a mio padre perché lui ha lavorato per niente, ma se ti sei tenuto il mio bellissimo vestito, schifoso, cosa vuoi, dalla prima volta che l'ho visto, non mi era piaciuto, quel tipo lì, e sono tutte crepe dentro, che dovrei staccarmi dalle cose ma non ci riesco, è per quello che non riesco a buttare via niente, non riesco a staccarmi da niente.
poi sono andata da mia madre, e le ho detto hai sentito di quel padre di cinque figli che è morto, e non riuscivo neanche a parlare, dal piangere, è rimasto schiacciato da qualcosa di sabato mattina, nella cartiera dove lavorava, e ho pensato che io sto a frignare per di quelle cazzate, la moglie non lavorava neanche, eh, è difficile lavorare se hai cinque figli, ha commentato mia madre, eh, ma fai fatica a vivere con cinque figli se lavori solo tu a fare l'operaio in una cartiera...
se gli dai un bacio, si pulisce la guancia col dorso della mano. in braccio non ci vuol stare. manco il bacio della buonanotte riesco a dargli.
giovedì mattina, mentre lo vestivo, l'ho preso in braccio e lui, per divincolarsi, mi ha strappato la collana, una collana color rosso scuro, molto lunga, fatta come di tante pastigliette tonde e spesse, che mi piaceva un sacco. me l'aveva regalata mia sorella.
ho pensato che in fondo non era il caso di arrabbiarsi, mi sono fatta aiutare da toni a raccogliere le pastigliette, e ho messo tutto dentro un bicchiere di plastica, sopra al tavolo del cambio, in camera dei bambini.
stamattina, cioè due giorni dopo vado in camera per vestirli e il bicchiere è mezzo vuoto, per terra, c'è rimasto dentro solo il filo con le poche perline ancora infilate, tutte le altre sparite, probabilmente cadute nel cesto coi pannolini sporchi che sta proprio sotto al tavolo e che ieri sera ho svuotato al buio, senza guardare, perché oggi è il giorno della settimana che raccolgono il secco.
e mi sono disperata, e ho cominciato a piagnucolare, e ho pensato che tutte le cose belle che ho vengono rotte, e che sì, non è importante, ma cosa è, importante, alla fin fine, e mi sono rattristata.
e piove, e devo portare i bambini da mia madre, e andare a prendere il libretto dell'A112 dal meccanico perché forse recupero la mia macchinina, che l'ho prestata a mio fratello due anni fa e non me l'ha più restituita, l'ha lasciata ferma sotto il sole, l'acqua, la neve, non si aprivano neanche le porte, mi si stringeva il cuore ogni volta che la vedevo, là, abbandonata, e cercavo di non pensarci, come cerco di non pensare alla mia collana rossa, e al mio vestito verde di armani che l'ho portato da un sarto per farmene fare uno uguale e non me l'ha restituito, perché non sono più andata, e ha fatto una piazzata a mio padre perché lui ha lavorato per niente, ma se ti sei tenuto il mio bellissimo vestito, schifoso, cosa vuoi, dalla prima volta che l'ho visto, non mi era piaciuto, quel tipo lì, e sono tutte crepe dentro, che dovrei staccarmi dalle cose ma non ci riesco, è per quello che non riesco a buttare via niente, non riesco a staccarmi da niente.
poi sono andata da mia madre, e le ho detto hai sentito di quel padre di cinque figli che è morto, e non riuscivo neanche a parlare, dal piangere, è rimasto schiacciato da qualcosa di sabato mattina, nella cartiera dove lavorava, e ho pensato che io sto a frignare per di quelle cazzate, la moglie non lavorava neanche, eh, è difficile lavorare se hai cinque figli, ha commentato mia madre, eh, ma fai fatica a vivere con cinque figli se lavori solo tu a fare l'operaio in una cartiera...
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