su Avvenire davide rondoni lascia il posto a anna foa, ebrea, che intitola la sua rubrichetta quotidiana 'tracce'. l'esordio, ieri, non era male.
il pezzo di oggi lo ricopio, perché è stato lo stesso, per me, non mi ricordo così precisamente quand'è stato, che sono riuscita a leggere, so solo che la mia vita è cambiata, del tutto, ma non avevo mai pensato, finora, che potrebbe cambiare ancora.
Ho
un ricordo molto vivido del momento in cui cominciai a leggere da sola,
mentre non ricordo affatto il processo di apprendimento che deve
naturalmente averlo preceduto. Ma invece mi vedo chiaramente con un
libro in mano, la sera nel letto, a leggerlo da sola per la prima volta e
risento ancora la sensazione che ho provato: improvvisamente, mi è
sembrato di avere le ali e di poter volare, di poter uscire dal mio
corpo e dalla mia stanza e di poter andare ovunque volessi, senza
limiti. Mi sembrò che si aprissero infinite possibilità di fronte a me,
innumerevoli vite da percorrere e rivivere, misteriosi luoghi da
esplorare. Era un senso mai provato fino ad allora di libertà infinita.
Leggendo, mi sentivo senza peso, senza corpo, senza legami. Non dovevo
più supplicare che gli altri mi leggessero qualcosa e dipendere dalle
loro scelte. Ci ho ripensato molte volte quando leggevo a mio figlio o
alle mie nipotine, e soprattutto quando leggevo qualcosa a mio padre,
quando era molto vecchio e quasi cieco. La libertà, pensai, si può
perdere, non dura illimitatamente. Anche quella che dipende solo da te.
Perché sei fatto anche degli occhi, che possono tradirti, anche delle
forze, che possono lasciarti. E il libro, con la libertà che consente,
ti cade dalle mani.
Anna Foa, Avvenire 3/7/13
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