Sai di cosa mi resi conto in quel momento? Mi resi conto di essere stato fregato. Non è un’idea che mi vada molto genio, ma da allora non ho più smesso di pensarci.Fregato da me stesso, se vuoi saperlo. Da me stesso con tutti i miei principi. Non posso tradire mio fratello, non posso tradire l’insegnamento, non posso tradire i diseredati di Newark. «Io no, io non lascio questo posto. Non scappo, io. I miei colleghi facciano come credono, io non lascio questi ragazzi neri». E così chi ho tradito? Mia moglie. Ho scaricato la responsabilità delle mie scelte sulle spalle di un’altra persona. (…) Guarda, non esiste via d’uscita da questo imbroglio. Quando ti liberi, come ho cercato io, di tutte le illusioni più evidenti (la religione, l’ideologia, il comunismo) ti resta sempre il mito della tua bontà. Che è l’ultima illusione. E quella alla quale io ho sacrificato Doris.(...)Ecco cosa gli aveva fruttato il pensare in America. Ecco cosa gli aveva fruttato l’aderire alle proprie convinzioni, l’opporsi alla tirannia del compromesso.. «Se esiste una possibilità di migliorare la propria vita, dove può cominciare se non a scuola? » Disperatamente impigliato nelle migliori intenzioni, tangibilmente, per tutta la vita, impegnato in qualcosa di costruttivo che ormai è soltanto un’illusione, in formule e soluzioni che non reggono più.Controlli il tradimento da una parte e finisci per tradire da un’altra. Perché questo non è un sistema statico. Perché è vivo. Perché tutto ciò che vive è in movimento. Perché la purezza è pietrificazione. Perché la purezza è una bugia.Perché se non sei un modello di ascetismo come Johnny O’Day e Gesù Cristo, sei incalzato da cinquecento cose. Perché senza lo schiacciasassi della virtù, senza la grande bugia della virtù che ti dice perché fai quello che fai, devi chiederti, per tutta la strada: «Perché faccio quello che faccio?» e devi rassegnarti a non saperlo.
Philip Roth, Ho sposato un comunista, pag. 301
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