telefonano
tutti incazzati alla radio dicendo che le tasse bisogna pagarle, che loro che
sono dipendenti le pagano, ci sono le leggi da rispettare eccetera.
io, le
tasse, credo anch'io che si debba pagarle. perché le tasse servono per far gli
ospedali, curare la gente, servono per le scuole, le strade, servono a far
funzionare i comuni, i tribunali, per pagare le forze dell’ordine. ma quando
sento sta gente che ci governa che dice che bisogna tagliare il welfare perché i soldi sono
finiti, allora vorrei dire a quelli che telefonano per dire che bisogna pagare le tasse,
che loro le pagano, come me, del resto, vorrei dirgli ma perché non telefoni a
dire che i 10 euro a ricetta sono 'na schifezza, che per fare una visita non si
possono aspettare tre, sei dodici mesi, a meno che non paghi, che allora nello
stesso ospedale pagato con le tue tasse, te la fanno il giorno dopo, la visita,
e poi tu le tasse le paghi a rate, non fai l’anticipo del 99 per cento, il tuo
stipendio ti arriva diretto in tasca, le tasse, il 27 % al massimo, le ha già
tirate fuori prima lo stato o il tuo datore di lavoro, e anche i contributi previdenziali, invece lui se le deve
tirare fuori da solo, e se quel mese non ha preso abbastanza, si cala lo
stipendio, mentre il tuo sta sempre uguale, anche se c’è la crisi, anche se i
consumi calano, anche se non ti pagano i lavori che hai fatto. la gente non paga, questo è
quello che mi dicono tutti quelli che fanno un lavoro autonomo. ti fanno fare
il lavoro e poi tirano avanti, rimandano, del resto il loro primo maestro è lo
stato italiano.
sì, c’è
gente che non paga le tasse, sai quanti ne conosco, e girano col macchinone, e
quando i figli vanno a scuola si fanno dare i bonus, col loro isee da pezzenti,
è questo il problema dell’italia, non c’è più il senso del pudore, oggi sono
andata all’ikea perché volevo tanto un ombrellone che è tutta l’estate che
vorrei comprare un ombrellone, ma costa 65 euro, all’ikea, e oggi costava 10,
mi sono fatta la mia bella fila, la corsa, che mi veniva da ridere, ero tra i
primi, arrivo lì ed erano finiti tutti, ne avevano preso cinque, dieci anche, i
carrelli stracolmi di ombrelloni, ma che cazzo te ne fai di 10 ombrelloni
di tre metri per tre, me ne
bastava uno, nessuno me l’ha dato, ognuno che pensava ad arraffare il più
possibile, mi sono messa a piangere e sono tornata a casa, non ho neanche
guardato le altre cose che dovevo comprare, dal nervoso.
c’è gente
che fa cose tipo assumere la gente con contratti a tempo indeterminato e insieme
gli fa firmare le dimissioni alla presenza di un sindacalista a cui lui dà la
procura di rappresentarlo in eventuali dispute col giudice del lavoro (che
naturalmente non ci saranno mai), come è successo a mio fratello, e la gente
che ha bisogno di lavorare firma, ma c’è anche tanta gente che non ce la fa, imprenditori, dico, non ce la fanno
perché uno non ti paga e allora tu non puoi pagare i fornitori e tutto va a
puttane, e devi fallire.
e devi
pagare le tasse per sentirti dire che i soldi, miei cari, sono finiti, e ti
tagliano gli ospedali, le visite, ti mettono i sur-ticket che paghi meno se non
hai la ricetta, sopprimono i treni locali, e anche gli intercity, e i notturni,
mentre loro viaggiano sull’alta velocità, perché devono andare a roma, mica
Canicattì, e poi viaggiano gratis, in prima, dove l’aria condizionata funziona
sempre, e ti regalano pure il giornale.
se vuoi che
paghi le tasse devi far funzionare la baracca, nei paesi civili funziona così,
miei cari che continuate a cianciare di quanto è bello pagare le tasse.
mi è venuto
da piangere quando ho sentito dire che la svizzera ha il credito pubblico.
quando l’ho detto al professore, mi fa: ma cos’è? e io: hai presente che noi
abbiamo il DEBITO pubblico? ecco, loro hanno il CREDITO, pubblico, e adesso
fanno il referendum per sapere dai cittadini cosa devono farne.
poi mi
dicono: sì, ma la svizzera è il paese più triste del mondo, non sanno
divertirsi… sai io come mi divertirei. un sacco, mi divertirei, senza l’incubo
di quello stramaledetto debito che tra un po’ sarà l’unica cosa pubblica che ci
resta in italia.
e io pago
l’IMU sulla seconda casa anche se ne ho solo una perché non ci risiedo per
motivi di lavoro e ho dovuto cambiare la residenza, perché altrimenti non mi
davano il dottore, che continuo a pagare il mutuo ogni mese e se non lo pago,
si prendono la casa, che quindi è mia per modo di dire. ho visto un cartello,
qua vicino: affitto con riscatto. ecco, quella è una bella idea, non ce l’ho,
la casa, sto in affitto, e non mi indebito, con la banca, a pagare tutti quegli interessi del mutuo per trent'anni, pago l’affitto e alla fine la riscatto, tutti così, dovrebbero
fare.
che poi sti
giorni ho fatto un giro per le agenzie del posto, in giro è tutto un pullulare
di affittasi, vendesi, i valori immobiliari sono crollati, speriamo che non mi
tocchi di venderla, la casa, non prenderei manco quello che ci ho speso tra
acquisto e ristrutturazioni varie, e non è ancora finita.
che poi, non
so se qualcuno ci ha fatto caso, le case sono di due tipi: le prime e le
seconde. che tu ne abbia dieci, o anche solo una, come me, sempre seconde, sono.
ma uno che
ha cento case, vi pare che si possa dire, in italiano, che ha 99 seconde case?
ma perché non si parte dai fondamentali? basterebbe sapere l’italiano, per
essere un po’ più giusti.
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