venerdì 26 luglio 2013

ho sposato un comunista 3 - una società democratica parte prima



Sai, ero un professionista, un insegnante, leggevo libri, parlavo di Shakespeare, a voi ragazzi facevo analizzare le frasi, imparare a memoria le poesie e apprezzare la letteratura, e pensavo che non esistessero altre vite degne d’essere vissute. Invece mi misi a vendere aspirapolvere e sviluppai una grande ammirazione per tante delle persone che conobbi, e ringrazio ancor oggi la mia buona stella. Proprio per questo credo di avere una migliore visione della vita.
(…)
in una società democratica, per male che possa andare, c’è sempre una via di scampo. perdere il posto e vedere che i giornali ti danno del traditore? Sì, sono cose molto spiacevoli. Ma non è ancora una situazione senza uscita, non è il totalitarismo. Non mi hanno messo dentro e non mi hanno torturato. A mia figlia non è stato negato nulla. Mi hanno tolto i mezzi di sostentamento e certe persone hanno smesso di rivolgermi la parola, ma altre mi ammiravano. Mia moglie mi ammirava. Mia figlia mi ammirava. Molti dei miei ex studenti  mi ammiravano. Lo dicevano apertamente. E ho potuto combattere i miei nemici in tribunale. Avevo libertà di movimento, potevo concedere interviste, raccogliere fondi, prendere un avvocato, presentare denunce. Come ho fatto. Certo, puoi buttarti così giù, diventare così infelice e depresso da farti venire un infarto. Ma puoi trovare delle alternative, proprio come ho fatto io.

philip Roth, Ho sposato un comunista,pag. 15
 

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