mentre stavo andando a scuola alla radio c'era il giornale radio e hanno detto, come titolo, gelida rabbia', e io ho cercato di capire di cosa si trattasse, perchè hanno cominciato a parlare di aerei, di centinaia di miliardi che gli emirati arabi e quei paesi lì stanno spendendo per nuovi aerei, e ho realizzato che il titolo doveva essere 'cieli d'arabia'.
cinquant'anni, poco più. la scuola, la casa, la lotta impari col caos,un marito e tre ex piccoli figli adorabili, quando dormono... e questa piccola stanza virtuale tutta per me.
lunedì 18 novembre 2013
mercoledì 13 novembre 2013
economia
io non ci capisco niente di economia, ma stamattina stefano feltri, che legge i giornali a prima pagina, ha letto un articolo dal sole 24ore che secondo lui parla della futura crisi che, sempre secondo lui, sta seguendo esattamente la stessa parabola di quella che stiamo vivendo ora. a me invece sembra una cosa molto diversa.
la giornalista spiega che i titoli con tasso così basso (ieri i titoli di stato italiani decennali li hanno venduti con un tasso mi pare di 1,78%) non sono appetibili per i fondi, che per essere appetibili, devono garantire almeno un tasso leggermente superiore all'inflazione. diciamo sul 3 e rotti per cento. l'esempio riguardava i fondi pensione e le polizze vita tedesche. allora questi cosa fanno? comprano titoli spazzatura, che, essendo molto rischiosi, pagano di più. ma ormai, pagano pochissimo di più, perché più li vogliono, più possono permettersi di abbassare il rendimento. ed è qui secondo me che sta la differenza: mentre negli utimi 15 anni la rendita media di questo titpo di titoli è stato superiore al 10 per cento, adesso arriviamo poco più che al quattro. e siccome negi USA la bolla è evidente, l'affare si è trasferito in europa.
e a me pare, ma è sicuramente perché non capisco niente di ste robe, che la trippa sta finendo.
e a me pare, ma è sicuramente perché non capisco niente di ste robe, che la trippa sta finendo.
martedì 12 novembre 2013
cuore di mamma
bruno a scuola è un disastro, nel comportamento. mi hanno già convocata, e stasera alla riunione di interclasse, con tutte le classi e tutti i rappresentanti dei genitori, le maestre hanno detto che nella sua classe ci sono due bambini che presentano gravi problemi di comportamento, e io sapevo che uno di quei due era mio figlio, e devo fare la relazione della riunione per tutti i genitori e devo scrivere che le maestre hanno detto che ci sono due bambini con gravi problemi di comportamento, e tutti sapranno che uno è mio figlio, e anche stasera, dopo riunione, alla fine mi hanno detto che devo tirargli le orecchie, al che io ho detto che se ha le orecchie un po' a sventola, un motivo c'è.
e poi la maestra mi ha raccontato che oggi bruno è entrato in classe e i suoi compagni hanno cominciato a dirgli: io non vengo alla tua festa! io non vengo alla tua festa! ma con cattiveria, per ferirlo, e la maestra, che è una mia amica, ha pensato: beh, te la sei cercata, ti sta bene, ma poi ha visto che lui è sbiancato, e allora ha cominciato a riprenderli.
e me l'ha detto, e a me si è stretto il cuore, e avrei voluto che ci fosse lei, al mio posto, ma tanto io, al suo, non ci sarei stata.
e sono tornata a casa con un peso nel cuore, e una stanchezza, e una tristezza, che adesso vado a letto anche se kill bill 2 non è ancora finito.
e poi la maestra mi ha raccontato che oggi bruno è entrato in classe e i suoi compagni hanno cominciato a dirgli: io non vengo alla tua festa! io non vengo alla tua festa! ma con cattiveria, per ferirlo, e la maestra, che è una mia amica, ha pensato: beh, te la sei cercata, ti sta bene, ma poi ha visto che lui è sbiancato, e allora ha cominciato a riprenderli.
e me l'ha detto, e a me si è stretto il cuore, e avrei voluto che ci fosse lei, al mio posto, ma tanto io, al suo, non ci sarei stata.
e sono tornata a casa con un peso nel cuore, e una stanchezza, e una tristezza, che adesso vado a letto anche se kill bill 2 non è ancora finito.
ma la crisi che cos'è 1
in portogallo c'è gente che rinuncia ai domiciliari perché almeno, dentro, mangiano qualcosa. altrimenti starebbero per strada. l'hanno detto adesso a ballarò.
lunedì 11 novembre 2013
io
'la dolcedulcinea che non è dolce per nessuno. Neanche per me.'eh, quello sì che aveva capito tutto.
martedì 5 novembre 2013
disturbi e orientamenti
ho sentito stamattina alla radio che l'associazione degli psichiatri americani ha depennato la pedofilia dalla lista dei disturbi psichiatrici declassandola a semplice orientamento.
cioè, ci sono gli asessuali, gli eterosessuali, gli omosessuali e i pedofili.
cioè, ci sono gli asessuali, gli eterosessuali, gli omosessuali e i pedofili.
una giornata come tante
ieri mattina mi sono svegliata alla quattro, perché il
professore doveva prendere un aereo, e anche se ha fatto pianissimo e non ha
acceso la luce, voglio dire, non è stata colpa sua, io mi sono svegliata lo stesso, e non riuscivo più a
riaddormentarmi, ho acceso la radio pianissimo per vedere se ci riuscivo, avrò
dormito mezz’ora, perché la sveglia era come sempre alle sei e un quarto, e io
lo sapevo, è per quello che non riuscivo ad addormentarmi, forse, comunque poi
ho rimandato le solite due o tre volte la sveglia, ce l’ho a intervalli di
cinque minuti, poi mi sono alzata, ho svegliato agostino, l’ho aiutato a
vestirsi, ho tolto dalla tavola i resti della cena della sera precedente,
perché ero andata al corso di icone, ed ero tornata tardi, c’era ancora la
zuppa di verze e salsiccia di bruno sulla tavola, che calda è buonissima, ma
fredda, alla mattina alle sei, beh, non fa proprio un bel vedere, e mentre preparavo la colazione per me
e ago ho svuotato la lavastoviglie che era piena di roba pulita e l’ho riempita
con quella sporca, c’è stato quasi tutto, e l’ho fatta partire, e ho preparato
la merenda di ago, l’ho accompagnato al pulmino, poi sono rientrata e mi sono
vestita per andare a scuola, ho svegliato bruno, che è ha l’otite e doveva
andare dalla nonna, non si voleva alzare, intanto ho vestito antonio, si sono
messi a giocare, ho preparato la colazione a bruno, antonio non è venuto, bruno
non saliva di sopra a mettersi le scarpe, ero in ritardo, ho preparato la borsa
dei libri da riportare in biblioteca che mi hanno fatto la multa, la prima
volta che me l'hanno fatta sono stata male tutto il giorno perché mi erano arrivati una fila di
messaggi ognuno con scritto che dovevo pagare 3 euro, avevo una marea di libri,
invece sono tre euro in tutto per il richiamo, per fortuna che li avevo presi tutti lo
stesso giorno, avrei dovuto portare bruno dal dottore, ma non ce l’ho fatta,
l’ho lasciato da mia madre con la medicina e le sue costruzioni lego, ho portato
antonio a scuola, era tardi e chiudono il cancelletto così ho dovuto fare il
giro lungo, a scuola sono arrivata in ritardo, di corsa, con la valigia che
pesa, per fortuna che non dovevo supplire nessuno e ho un’ora di compresenza,
poi mi sono fatta le mie ore di lezione, la mensa, e alle tre ho finito, sono andata a prendere antonio, l’ho portato
dalla nonna, via di corsa a prendere ago a scuola, che deve andare al
minivolley, ce l’ho portato, sono tornata a scuola per la riunione di
programmazione, è finita alle sei, sono andata in biblioteca, ho sganciato i
libri e pagato la multa, mentre uscivo ho visto un libro del banchetto
pro-missione, fai un’offerta minimo due euro e ti prendi un libro, questo lo volevo
proprio leggere, i beati anni del castigo, l’ho preso anche se avevo pochi
soldi da dare, uscendo dalla biblioteca ho letto le prime righe e molto
modestamente ho pensato: toh, guarda, una che scrive come me, ma non ho potuto andare avanti, chissà dove l'ho meso, a proposito, sono tornata da
mia madre, in macchina sentivo che mi addormentavo, per fortuna no, ho mangiato da lei coi bambini e sono
andata alle prove del coro, sono tornata a riprendere i bambini, ho caricato
tutto in macchina, era tardissimo per i bambini, alle dieci erano finalmente
tutti a nanna, sono scesa di sotto,
ho preso il mac, ho letto la posta, ho scritto un paio di mail urgenti e
intanto ho trovato una di quelle commedie sentimentali americane che mi
piacciono tanto, con tom hanks e julia roberts, e poi sono andata a letto.
avevo deciso di fare questa cronachetta ogni giorno, dopo
che il professore, appena tornato dalla settimana in gita a berlino e in
partenza per la tre giorni di formazione e scambio tra superprofessori in
masseria a brindisi, mi ha detto: vorrei io fare tutte le cose che fai tu!
e io ho pensato: eh, magari!
poi ho pensato: ma chi me lo fa fare? e ho deciso che la
cronachetta, io, non la faccio più.
domenica 3 novembre 2013
una parentesi televisiva
cercando qualcosa che si veda senza antenna sono capitata su italia uno, c'è lucignolo, enrico ruggeri ansioso di incontrare due ragazze: una asessuale e una poliamorosa.
quella asessuale, che con rispetto parlando... no dai non dico niente, dico solo che non occorreva che lo dicesse proprio chiaramente, ecco, inizia con la solita storia che siccome quello sessuale è un orientamento, non è che si sceglie.
e torniamo ai fondamentali: ma perché non imparate l'italiano? o, non so, perché non sapete come tutti a memoria le solite citazioni di oscar wilde, tipo solo gli imbecilli non cambiano mai idea?
che sia un'attrice? ho pensato anche a quello.
quell'altra ha relazioni multiple consenzienti, cioè lo sanno tutti degli altri (mah, chissà).
comunque adesso ruggeri ha interrotto per un po' perché qua c'è davvero molto da dire.
non vedo l'ora, guarda.
per fortuna che inizia la domenica sportiva, e magicamente si vede benissimo.
quella asessuale, che con rispetto parlando... no dai non dico niente, dico solo che non occorreva che lo dicesse proprio chiaramente, ecco, inizia con la solita storia che siccome quello sessuale è un orientamento, non è che si sceglie.
e torniamo ai fondamentali: ma perché non imparate l'italiano? o, non so, perché non sapete come tutti a memoria le solite citazioni di oscar wilde, tipo solo gli imbecilli non cambiano mai idea?
che sia un'attrice? ho pensato anche a quello.
quell'altra ha relazioni multiple consenzienti, cioè lo sanno tutti degli altri (mah, chissà).
comunque adesso ruggeri ha interrotto per un po' perché qua c'è davvero molto da dire.
non vedo l'ora, guarda.
per fortuna che inizia la domenica sportiva, e magicamente si vede benissimo.
venerdì 1 novembre 2013
alzabandiera
le gravidanze a me hanno lasciato il dono delle lacrime.
mi commuovo. mi si riempiono gli occhi di lacrime. e io le lascio uscire.
è da un po' che mi succede ogni volta che sento l'inno nazionale. stamattina, dopo la messa, stavo lì davanti a quell'orrendo monumento ai caduti che c'è all'ingresso del paese, tre pale di cemento con un'aquila sopra a ognuna, di cemento anche quella, legate tra loro da due grosse catene, coi nomi di bronzo dei caduti e dei dispersi delle due guerre, il tutto racchiuso da un cancelletto, con una colonnina e la luce sempre spenta nel mezzo. la banda suonava l'inno mentre alzavano la bandiera, e mentre la guardavo salire, quella brutta bandiera con quei brutti colori, mi sono commossa, e poi iccio ha suonato il silenzio, che non c'è niente da fare, le trombe sono tutte uguali, come le voci ben educate, le note le fanno tutte, ma ci sono quelle che le ascolti e basta e quelle che ti annodano le budella, poi nella sede degli alpini avrei voluto dirgli 'grazie', che anch'io come paolo nori penso che sarebbe molto meglio dire grazie invece che battere le mani, ma non potevo, gli ho detto solo 'complimenti', che lui mi fa 'per cosa, per le tartine?', e intanto che la tromba suonava ho pensato a quell'articolo del new york times di frank bruni, un americano innamorato dell'italia, su internazionale di questa settimana l'hanno tradotto, ma ne aveva già parlato paolo conti qualche giorno fa in un suo articolo sul corriere, e diceva: quell'italia che ti spezza il cuore. quest'italia che mi spezza il cuore a vederla, a pensarci, come una donna bella e intelligente che fa la puttana per comprarsi una borsa firmata. una di queste mattine il giornalista che conduce prima pagina, marco immarisio, ha detto qualcosa sulla cronaca nera, che è come una specie di spia della realtà del paese, e mi sono venute in mente quelle ragazze di quattordici e quindici anni che a roma si prostituivano per quattro soldi.
poi mentre preparavo le crepes per la colazione - beh, in fondo oggi è l'onomastico di tutti - alla radio hanno parlato di un altro articolo, la storia incredibile, inenarrabile, di un nordcoreano, Shin Dong-hyuk, che è nato in uno dei campi di concentramento di quel paese, l'unico nato lì a essere uscito vivo, i segni delle torture e le rilevazioni del satellite sono le uniche prove al suo racconto, pubblicato in un libro che si intitola Escape from Camp 14, non sapeva niente di cosa ci fosse fuori, non sapeva niente di niente, quando lo hanno portato in mezzo al campo per assistere all'impiccagione di sua madre ha avuto un pensiero di gratitudine, uno in meno che gli rubava il cibo, sua madre l'hanno impiccata perché aveva tentato di scappare, è stato lui a denunciarla ai suoi aguzzini, era la legge del campo, e lui sperava di avere una razione extra di cibo, invece l'hanno torturato orribilmente. poi è arrivato un alto ufficiale caduto in disgrazia, che gli ha raccontato del mondo di fuori, della televisione e di tante altre cose, ma niente era come il racconto delle avventure culinarie, lui leccava la zuppa dal pavimento, se le guardie erano di buon umore concedevano agli internati di catturare dei topi, li mangiavano crudi, manco sapeva che la carne si cuocesse, è scappato con un suo compagno che è rimasto fulminato, e lui è passato solo perché ha potuto passare sopra al suo cadavere. anche adesso, racconta al giornalista, la libertà per lui è un pollo arrosto.
l'articolo originale, pubblicato sul financial times, si trova qui:
http://www.ft.com/cms/s/2/1505c16a-0ff2-11e3-99e0-00144feabdc0.html#axzz2jQwLJKSy
giovedì 31 ottobre 2013
crepes
l'altro giorno ho dovuto stare a casa dei miei perché c'era mio nipote e loro dovevano uscire. arriva l'ora della merenda e non c'era niente di niente da mangiare.
ho pensato che forse le uova c'erano, ci sono sempre, e c'erano, volevo fare le crepes ma tutte le ricette che ho trovato richiedevano almeno mezz'ora di riposo, e io non ce l'avevo, poi ho trovato questa ricetta nel blog I menù di benedetta, che si definisce blog non ufficiale di ricette scritte di benedetta parodi viste in tv. da cui mi pare chiaro che non è benedetta in persona, a curare il blog, ma dai commenti pare che io sia l'unica ad averlo capito, il che mi fa venire qualche dubbio. più di uno. mah.
comunque, come ho scritto nel commento, a me benedetta parodi non è che mi piaccia tanto. non mi piace neanche antonellina, anzi non mi piace è un eufemismo, ma la prova del cuoco ha spesso cuochi veramente bravi, e almeno fino a qualche anno fa, quando lo guardavo, la clerici aveva la decenza di ammettere di essere assolutamente negata per la cucina, cosa peraltro chiarissima a chiunque guardasse la trasmissione.
però questa ricetta l'ho provata: veloce e veramente buona, forse un po' dolce, ma ai bambini è piaciuta un sacco, quindi, che dire? grazie, benedetta e grazie a chi cura sto blog, chiunque esso sia.
la ricetta è questa:
Ingredienti Crepes Dolci alla Marmellata per 4 persone:
ho pensato che forse le uova c'erano, ci sono sempre, e c'erano, volevo fare le crepes ma tutte le ricette che ho trovato richiedevano almeno mezz'ora di riposo, e io non ce l'avevo, poi ho trovato questa ricetta nel blog I menù di benedetta, che si definisce blog non ufficiale di ricette scritte di benedetta parodi viste in tv. da cui mi pare chiaro che non è benedetta in persona, a curare il blog, ma dai commenti pare che io sia l'unica ad averlo capito, il che mi fa venire qualche dubbio. più di uno. mah.
comunque, come ho scritto nel commento, a me benedetta parodi non è che mi piaccia tanto. non mi piace neanche antonellina, anzi non mi piace è un eufemismo, ma la prova del cuoco ha spesso cuochi veramente bravi, e almeno fino a qualche anno fa, quando lo guardavo, la clerici aveva la decenza di ammettere di essere assolutamente negata per la cucina, cosa peraltro chiarissima a chiunque guardasse la trasmissione.
però questa ricetta l'ho provata: veloce e veramente buona, forse un po' dolce, ma ai bambini è piaciuta un sacco, quindi, che dire? grazie, benedetta e grazie a chi cura sto blog, chiunque esso sia.
la ricetta è questa:
Ingredienti Crepes Dolci alla Marmellata per 4 persone:
- 2 uova
- 2 cucchiai di zucchero
- 2 cucchiai di olio di semi
- 1 bustina di vanillina
- sale
- 300 ml di latte
- 180 gr di farina
- marmellata qb
- zucchero a velo
- olio di semi qb per la cottura
mercoledì 30 ottobre 2013
contro il computer 1
è cominciato tutto con un articolo su avvenire, che ho anche fotocopiato e attaccato alla macchinetta del caffè, a scuola, un'intevista a giovanni reale sul fatto che la rivoluzione tecnologica sarebbe paragonabile all'invenzione della stampa, cosa che reale nega decisamente, per una serie di motivi. l'articolo riassumeva il libro pamphlet di reale, che ho subito ordinato su amazon. ma avevo finito i soldi nella carta. dopo un po', comunque, l'ho comprato. le tesi di reale sono esposte in modo poco articolato, più come assiomi, e io avevo bisogno di altro. la bibliografia però mi è stata molto utile. ho deciso di cominciare da quello che mi ispirava di più: il libro di uno dei fondatori della rete che si definisce uno scettico, clifford stoll (finora non avevo mai saputo che faccia avesse, comunque è simpatico, dai)
sicuramente, ne sa dei computer più di reale, con rispetto parlando. se anche lui ce l'ha coi computer, a scuola soprattutto, avrà le sue buone ragioni.
il libro l'ho preso in biblioteca proprio dopo aver visto, in uno dei soliti documentari che mandano su rai tre all'una di notte su un liceo in danimarca in cui non esistono libri, aule, lezioni frontali. dappertutto ci sono spazi aperti dove i gruppi di lavoro degli alunni si aggregano secondo i loro interessi, gli insegnanti girano col tablet affiancandosi come facilitatori, se vogliono possono stare a scuola quanto vogliono, e molti ci stanno fino a sera, ci sono anche comode poltrone a sacco, posti nuovi e accattivanti, insomma, un bel vedere, un bello stare.
il libro l'ho preso in biblioteca proprio dopo aver visto, in uno dei soliti documentari che mandano su rai tre all'una di notte su un liceo in danimarca in cui non esistono libri, aule, lezioni frontali. dappertutto ci sono spazi aperti dove i gruppi di lavoro degli alunni si aggregano secondo i loro interessi, gli insegnanti girano col tablet affiancandosi come facilitatori, se vogliono possono stare a scuola quanto vogliono, e molti ci stanno fino a sera, ci sono anche comode poltrone a sacco, posti nuovi e accattivanti, insomma, un bel vedere, un bello stare.
martedì 29 ottobre 2013
lo sport più bello del mondo
oggi al giornale radio hanno raccontato che, in agosto, dei genitori hanno pestato a sangue un bambino di dieci anni, compagno di squadra del loro figlio, reo di non avergli passato la palla e quindi di aver pregiudicato irrimediabilmente l'esito della partita.
io amo il calcio. che adesso non va neanche più di moda. se mai lo è stato. adesso va tanto il rugby. che mi piace tanto anche quello, solo che non sono ancora riuscita a capire le regole.
il calcio che amo io è quello che non c'è più, quello di quegli omini smilzi che zigzagavano tra la difesa -il dribbling- e miracolosamente piazzavano la palla proprio in quell'angolino là, dove nessun essere umano avrebbe mai potuto arrivare. che magia. il calcio giocato in strada, nelle piazze dei nostri paesi, nei campi di fango del brasile, tra la polvere delle favelas di tutto il mondo.
perché non serve niente, per giocare a calcio: qualcosa da calciare, due pali o anche meno a fare da porta. regole semplici, obiettivo ancora più semplice: fare goal.
ma non ci riesco più, a guardarlo, non riesco più a guardare quei bambini di cinque anni con i parastinchi e le magliette che gli arrivano alle ginocchia, e la borsa più grande di loro.
ieri una madre raccontava che a suo figlio, anni 6, per la modica cifra di 80 euro hanno dato: un bellissimo giubbotto di buona qualità, una tuta, una divisa in acetato di quelle qui sopra che gli arrivano alle ginocchia, le scarpe, le calze, il cappello, il KW, il borsone e non so che altro.
non sopporto più i genitori, che se non arrivano a menare i compagni di squadra, cercano comunque soddisfazioni e vittorie personali sulla pelle dei loro figli. ma perché non si fanno una squadra di calcetto, e non ci vanno loro, a farsi rompere le gambe sul campo???
venerdì 25 ottobre 2013
egli
ho fatto il verbo essere in inglese nelle classi terze.
bambini di otto anni.
per chiarire l'argomento, ho preferito prima dirlo in italiano.
allora bambini, io...SONO!
bene, tu...SEI!
ok, egli...
sgomento e silenzio.
la parola 'egli' non è contemplata nel vocabolario di un bambino italiofono di otto anni.
neanche 'essi', veramente.
ho dovuto tradurre con 'lui' e 'loro'.
a fatica, comunque.
e mi è venuto in mente che in seconda o terza elementare, dovendo scrivere dei pensierini, ho litigato con mia madre perché volevo scrivere 'stamane' invece di 'stamattina', che l'aveva detto quello del telegiornale.
bambini di otto anni.
per chiarire l'argomento, ho preferito prima dirlo in italiano.
allora bambini, io...SONO!
bene, tu...SEI!
ok, egli...
sgomento e silenzio.
la parola 'egli' non è contemplata nel vocabolario di un bambino italiofono di otto anni.
neanche 'essi', veramente.
ho dovuto tradurre con 'lui' e 'loro'.
a fatica, comunque.
e mi è venuto in mente che in seconda o terza elementare, dovendo scrivere dei pensierini, ho litigato con mia madre perché volevo scrivere 'stamane' invece di 'stamattina', che l'aveva detto quello del telegiornale.
sabato 19 ottobre 2013
masterpiece 2
ecco, adesso lo so: hanno detto ora che quelli che hanno mandato il manoscritto (qualcuno l'ha scritto in due settimane, dopo aver sentito che c'era il talent, immagino) a masterpiece sono stati 5000.
giovedì 17 ottobre 2013
16 ottobre 1943
16 ottobre 1943
l’altro giorno, quando si è posto il problema del funerale
negato a priebke, io, da cristiana ingenua, pensavo fosse perché, in genere, i
nazisti non erano cattolici.
così ho fatto una ricerca su internet, e ho trovato che,
infatti, Priebke è stato battezzato nel ’48 da tale alois pompanin, per farlo
espatriare sotto falso nome in argentina, lungo quella che viene chiamata la
‘ratline’, la via di fuga di molti gerarchi nazisti verso paesi del sudamerica
o la spagna.
che poi, la morte di priebke, col circo del suo funerale e
della bara che sta ancora girando per l’italia, e il suo testamento definito
‘choc’ dai giornali, testamento video in cui, lo ricordo per chi non avesse
letto i virgolettati sui giornali,
il centenario, che se non gli veniva un infarto andava ancora a farsi la
spesa da solo, e a messa, dicono, il centenario diceva che lui c’era andato, ad
auschwitz, e ha visto solo delle grandi cucine e pure un bordello, in cui gli
ebrei potevano sfogarsi a loro piacimento, ecco, questa storia qua avviene a
poche ore dalla commemorazione del cinquantesimo della deportazione degli ebrei
romani ad auschwitz.
ieri alla radio hanno fatto una serie di trasmissioni su
quella tristissima giornata, in
cui i tedeschi sono andati casa per casa a prendere gli ebrei, avevano delle
liste, che o le avevano prese in prefettura, perché dalle leggi razziali del
’38 avevano fatto tutto un censimento degli ebrei italiani, oppure, cosa per
cui propenderei, dalle liste che avevano rubato qualche giorno prima dalla
sinagoga o dal centro e ebraico, non mi ricordo.
molti ebrei si salvarono perché nascosti da romani loro
concittadini, che fecero molto per aiutarli.
giorni prima i tedeschi, bastardi, si erano fatti dare
cinquanta chili d’oro con la minaccia di prendere 200 uomini validi in ostaggio. l'oro fu faticosamente trovato, e alla raccolta
contribuirono molti non ebrei, che diedero quello che avevano, facendo
apporre nella lista dei donatori la sigla n.n.
al momento della retata, i tedeschi consegnavano un foglietto in cui c’era l’elenco di
cosa portare, tempo 20 minuti: tessere annonarie, soldi, gioielli, cibo per
almeno 8 giorni, vestiti, coperte.
si diceva anche che i malati, ancorché gravissimi, non
potevano essere assolutamente lasciati e che l’infermeria era al campo. e di chiudere a chiave la porta.
prima li portarono in un collegio militare coi camion, poi
da diligenti tedeschi fecero un puntuale controllo e rilasciarono i coniugi di matrimoni misti e i figli di matrimoni misti. nacque
anche un bambino. rimase nel gruppo una donna cattolica che si dichiarò ebrea
per non abbandonare un piccolo orfano affidato alle sue cure.
poi li portarono tutti mille e passa alla stazione tiburtina e li spedirono
direttamente ad auschwitz con 18 carri bestiame, il 18 ottobre. ad essi si era
aggiunta spontaneamente una donna, costanza calò, sfuggita alla retata, ma che
non volle abbandonare il marito e i cinque figli. arrivarono il 22 sera, ma li
tennero nei carri fino al mattino dopo.
ne sono tornati 16.
mercoledì 16 ottobre 2013
cadute
a mia mamma capitava, a volte, di cadere.
ha inziato così la sua orazione funebre, oggi, la sandra.
l'ho saputo stamattina, durante la ricreazione, poi ho fatto due ore di scuola in trance, aprite il libro, correggiamo i compiti, il verbo essere, i pronomi personali, e continuavo a pensare alla sandra, a tua madre che di colpo non c'è più, spiaccicata sul marciapiede, tua madre che fa la psicanalista e vive da sempre col figlio con problemi psichici, forse è diventata psicanalista per quello, era una bravissima psicanalista, ha detto la sandra, era bellissima, mia mamma, ha detto, di una bellezza emozionante, così ha detto, era come l'apparizione di un cerbiatto tra la nebbia di un bosco. sto ancora piangendo, mi è venuta la sinusite. casa nostra è ancora dissemniata dei regali che faceva a mio fratello, il suo moroso. era nella sua vita precedente. mi ha detto così quando l'ho abbracciata, oggi, mi ha detto grazie di essere venuta a trovarmi dalla mia vita precedente, grazie, grazie, e io non riuscivo a smettere di piangere, e salutami tanto la tua mamma, mi ha detto.
è che ci sono persone che arriva un giorno che non ce la fanno più.
a portare il dolore degli altri. il proprio, quello sì, ce la fanno. una vita, magari. ma tutto il resto, il resto è troppo.
io credo che la mamma della sandra non ce l'abbia fatta più.
ieri uscendo da scuola c'era un gruppetto che parlava, le bidelle e gli operai del comune, e sento l'operaio che fa, tronfio: mi, la man sul fogo no ghe la meto par nisùn! e la bidella, di rimando: nisùn, ah, gnanca mi!
e io ho pensato che il mondo si divide in due, quelli che la mano ce la mettono, sul fuoco, e tutti gli altri. quelli che si chiudono a chiave, la sera, e dormono i loro sonni tranquilli, magari col sonnifero, se la tv non basta più, e quelli che non riescono a prendere sonno, che sentono un peso sul cuore, anche se non sanno cosa dire, cosa fare.
e poi sono passata dai miei, e lì a parlare del funerale negato a priebke, e della storia delle fosse ardeatine, che bastava che uno dicesse che era stato lui, dice mia madre, e non li ammazzavano, ma no, gli hanno dato la medaglia d'oro, invece, e che priebke ha fatto il suo dovere, ha continuato mia madre, io non ho mai preteso giustizia per mio padre (di questa storia ho parlato qui), non ho mai chiesto che fossero processati e condannati, e hai fatto male, le ho detto io, bisogna chiederla, la giustizia, e comunque non si può pretendere che tutti siano eroi, ha ripreso mia madre, quello che non ha applicato la rappresaglia per mio papà lo sapeva che sarebbe stato passato per le armi, che disobbediva a un ordine militare... eh sì, la pensi anche tu come bertold brecht, cara mamma, lo sapessi, cambieresti subito idea eh?, beata quella nazione che non ha bisogno di eroi, ha detto brecht, e invece no, non è così, abbiamo bisogno di eroi, di santi, li chiamo io, perché anche quelli che cercano di fare del loro meglio, purtroppo, a volte arriva un giorno che non ce la fanno più.
domenica 13 ottobre 2013
un giorno devi andare
gliel'ho detto, alla mia amica, quando ho visto il nome nei titoli di testa: se me lo dicevi, che c'era jasmine trinca, mica ci venivo. non te l'ho detto apposta, mi fa, e poi dai, mica è maya sansa. beh, se era maya sansa ti sparavo, son due anni che non vado al cinema, trovarmi quella bocca amara e la voce roca per un'ora e mezza, non so se te la perdonavo.
è che la trinca è una di quelle attrici italiane giovani che parlano, invece di recitare, leggono, meglio, e sullo schermo hanno quei silenzi che ti chiedi se dietro c'è qualcosa, e ti viene sempre da dire di no.
il film è un buon tentativo, ci sono dei momenti davvero emozionanti, poi a un certo punto lei legge un pezzo di attesa di dio di simone weil,
ho avuto un tuffo al cuore quando ho visto la sua faccia in copertina, e come una folgorazione ho capito il titolo, perché il pezzo citato parla di dio che è come un mendicante, che torna tante volte, e poi magari un giorno non torna più, ma se gli apriamo, una volta, non può far altro che gettare un seme e attendere. l'attesa del titolo non è il nostro attendere dio, come ho sempre pensato, è l'attendere di dio, il suo attenderci.
per questo, nonostante sia molto d'accordo con questa recensione che ho trovato in rete, sono grata a questo film e alle mie amiche che mi hanno permesso di vederlo.
sabato 12 ottobre 2013
classe 1914
ecco, adesso non lo sento più, sulle mani, il puzzo del piscio di mia nonna.
mentre la cambiavamo, oggi, mi ha pisciato sulle mani, sono andata in bagno a lavarmi, poi prima di tornare a casa ci sono tornata, in bagno, e mi sembrava che l'avessi lavato via, ma subito dopo, in macchina, l'odore del sapone liquido era già sparito, e c'era solo il puzzo di piscio, dolce e acidulo, e poi ancora, e ho pensato che non mi sarebbe andato via più, invece poi ho pulito il culetto di bruno con le salviette umidificate, e da allora non lo sento più.
mia nonna è le tazze di caffellatte piene di zucchero in cui inzuppavo il pan biscotto da bambina, è il budino nero sanmartino che lei versava su un piatto fondo e ci mettevamo uno da una parte e uno dall'altra, col cucchiaio da minestra, e chi arrivava prima al mezzo ne mangiava di più, mia nonna mi ha coperto quando sono uscita per la prima volta col mio moroso, che i miei pensavano che fossi a una festa di carnevale, mia nonna è tutto quello che so di cucito, di ricamo, di maglia, mia nonna è quel vestitino da principessa per la mia barbie, miracolosamente uscito da un ritaglio di seta che stava con tantissimi pezzetti nei cassetti del laboratorio di mia nonna, il suo bagno, dove di fronte al cesso stava la sua singer a pedali, e quello che io consideravo un tesoro inestimabile, un mobile di cassetti pieno di stoffette che con cura ripiegava, erano avanzi di tovaglie, lenzuola, strisce di vestiti accorciati, maniche di camicie, ritagli di una gonna adattata mille volte, tele da ricamo ingialliti dal tempo, e sognavo da piccola che quella sarebbe stata la mia eredità, che a me non me ne fregava niente dell'anello, della collana, io volevo quella roba lì, che tanto non l'avrebbe voluta nessuno, pensavo, e ho continuato a volerla finché non hanno deciso di vendere la sua casa e bisognava svuotare quello che c'era, due mesi fa, e mia madre quando gliel'ho chiesto, mi ha detto che aveva buttato tutto, tutti quegli stracci, quelle 'strasse', ha detto con disprezzo, io l'ho odiata, e ho pianto, come sto facendo ancora adesso, ma almeno stamattina sono andata a trovarla, e ho potuto tenerle la mano, tutto il tempo, e darle da mangiare, e dirle che le voglio tanto bene, con mia cugina che vuole metterla al ricovero, e dice che sua mamma è troppo buona a volerla tenere a casa, ha il cuore tenero, e lo dice lì, come se mia nonna non esistesse, e va al centro missionario, lei, si crede tanto cristiana, e ho potuto anche cambiarla, mia nonna, e sentirmi quel puzzo sulle mani, che mi pareva di essere ancora lì, e adesso mi dispiace, che non le sento più.
lunedì 7 ottobre 2013
scelte
il mio amico andrea mi ha raccontato che una mistica aveva ricevuto e
fatto avere a mussolini un messaggio da gesù (sì, lui in persona) in cui
sostanzialmente gli diceva che sarebbe andato tutto alla grande,
bastava non allearsi con hitler. eppure lui l'ha fatto. andrea mi ha
anche detto che il beato schuster, allora cardinale di milano, aveva
offerto a mussolini rifugio e mediazione, negli ultimi giorni, ma lui scelse
altrimenti. scelte che sembrano incomprensibili, no? io invece le comprendo
benissimo, ho detto ad andrea, è già come sempre tutto scritto, una
volta a farfa c'era un prete giovane che durante la sua predica appassionata ci disse, sostanzialmente: vuoi la risposta? chiedila a gesù. ecco, infatti, il vangelo di ieri era proprio la spiegazione a questa domanda. era il vangelo di lazzaro, il povero, e del ricco epulone. quando il ricco è andato all'inferno, ha pregato il padre abramo che gli mandasse lazzaro a bagnargli le labbra, almeno, che soffriva terribilmente, laggiù.
e siccome abramo gli ha detto che non si può, allora il ricco pregò che almeno lo mandasse ad avvisare i suoi parenti, che se andava uno risuscitato dai morti, quello lo avrebbero ascoltato. e abramo gli disse ancora di nuovo di no: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti".
vuole lazzaro, epulone. ancora.
il ricco epulone non ha ancora capito, non capirà per l'eternità, poveraccio, che lazzaro non è un suo servo. lazzaro portami l'acqua, lazzaro parla ai miei fratelli. pensare prima a se stessi che agli altri. ecco la condanna. non l'ha capito in vita, non lo capisce neanche adesso. non lo può capire, non si è convertito.
le mie colleghe catechiste l'altra sera alla riunione si sono scandalizzate quando ho detto che non andare a messa è da considerarsi peccato mortale. io non giudico nessuno, non condanno, ognuno si condanna o si salva da solo, l'ho detto tante volte anche a mia madre, che continua a ripetere che prima o poi si arrabbia (intendendo il padreterno, che io ho continuo a dirglielo, che il padreterno è amore infinito e non può arrabbiarsi, ma non mi crede), solo che io non mi arrogo il diritto o la prerogativa di decidere quale dei comandamenti sia il più importante. è che il primo comandamento, e il secondo, sono lì proprio per ristabilire l'ordine di priorità. se ami dio sopra te stesso, capisci che siamo tutti nella stessa barca, siamo tutti fratelli, che tutti sbagliamo, che tutti abbiamo bisogno della divina misericordia, perché altrimenti, come avevano ben capito gli apostoli, quando gesù gli ha detto che è più facile che un cammello passi dalla cruna dell'ago che un ricco entri nel regno dei cieli, hanno detto tutti: ma allora chi si salverà? sottinteso nessuno, perché a guardar bene, a parte lazzaro, che mangiava gli avanzi dei cani, tutti siamo ricchi, tutti abbiamo qualcosa più di qualcuno, qualcosa a cui siamo attaccati e che non lasceremo mai per un fratello, fossero anche solo le nostre sicurezze.
quando ho fatto la responsabile della pensione diana, che era una pensione gestita da una parrocchia a caorle, e mi avevano messo lì a fare la responsabile, non era una cosa facile, a pensarci bene, beh, comunque a un certo punto c'è stata un'emergenza, c'era il diluvio universale e nella sala da pranzo ha cominciato a venir giù acqua, prima quelli che stavano sotto l'acqua si sono spostati un tavolo più in là, ma dopo poco le perline del soffitto hanno cominciato a staccarsi, ho chiamato i pompieri, poi sono salita di sopra, c'era un piccolo terrazzino che sarà stato largo un metro quadro, lo scarico era ostruito da un sacchetto di plastica, c'erano tre o quattro uomini grandi e grossi che dalla porta guardavano con preoccupazione la cosa, ho chiesto quale fosse il problema, mi hanno detto il sacchetto, io esterefatta sono uscita fuori e l'ho tolto, problema risolto, l'acqua è scesa dal buco e ha smesso di allagare la sala, sì, d'accordo, c'era il diluvio universale, ma quello era un sacchetto di plastica, e stavamo in albergo, non in mezzo alla giungla, voglio dire, mi sono cambiata subito, quelli stavano lì pietrificati a guardare il terrazzino che si riempiva d'acqua, aspettavano che spiovesse, ah, se avessero avuto un ombrello... immagino che uno si chieda ma cosa c'entra questo con quell'altro, c'entra, c'entra, uno fa le scelte che è abituato a fare, e soprattutto nell'emergenza, il ricco fa le scelte da ricco, manco se si trova davanti un resuscitato dai morti, gli crede, quelli pensavano che si prendevano la polmonite, era quello il loro problema, il mio era evitare che si allagasse la sala da pranzo. questione di priorità.
una sera sono andata a sentire un prete che parlava di 'educare al trascendente', alla scuola per genitori della scuola materna. se potevo me ne andavo dopo cinque minuti, ma eravamo pochissimi, e io stavo proprio nel mezzo, continuava a dire che i preti parlano sempre della vita eterna, che chissà poi se c'è, la chiesa sta sempre con 'sto spauracchio, e invece bisogna essere felici qua, bisogna godersi questa vita qua, io volevo dirgli ma ti pare che son venuta qua a sentire ste fuffe, ma vagliele a dire a mia sorella, che gli è morta la figlia di tre mesi, che se l'è trovata in coma nel letto, ma vaglielo a dire alla mia amica che ha un figlio disabile che non riesce più a prenderlo in braccio perché è più grande di lei, e deve fargli tutto, o a fiorella, che le hanno telefonato per dirle che il suo doriano s'era sentito male al lavoro, e quando è arrivata era già morto, a cinquant'anni, ma spiegami perché in africa i bambini muoiono di fame, perché un uomo massacra la sua donna, se sei capace, ma spiegami la storia di lazzaro e del ricco epulone, che se la godeva la vita, e non ha ammazzato nessuno, che i soldi magari li aveva ereditati da suo padre, mica li ha rubati, tu mi devi spiegare che senso ha la vita, e il dolore, e soprattutto mi devi spiegare la morte, io a gesù ci credo perché è morto in quel modo lì e perché ci ha detto che non siamo fatti per questo, per il non senso, per la sofferenza, per la morte, che è il dolore massimo, la rottura definitiva, la fine di tutto, il male che vince. e ci credo perché è resuscitato dai morti, e ci ha detto che pure noi siamo fatti per quello, per vivere per sempre.
e la messa, care le mie colleghe catechiste, serve mica al padreterno, che vi credete, serve a noi, a capire il senso del nostro andare, del nostro fare, del nostro essere e del nostro morire.
capire quello che siamo: creature, figli, fratelli.
ieri da torino spiritualità ho sentito patrizia cavalli, che va beh che anch'io credo, come ha detto moravia nell'orazione funebre per pasolini, che il poeta deve essere sacro, e allora bisogna onorarlo e rispettarlo sempre, e la cavalli è poeta, ma quando parla ha la voce da ubriaca, e continua dire che non si ricorda quello che ha scritto, e perché, e quanto difficili che sono ste domande, e se erano quelle facili non te le venivamo neanche a chiedere, scusa, e siccome il tema di torino spiritualità era la scelta, lei diceva che non esiste la scelta, non abbiamo nessuna possibilità di scegliere, che è l'ambiente che ci determina, è il fuori, e invece io credo proprio il contrario.
e siccome abramo gli ha detto che non si può, allora il ricco pregò che almeno lo mandasse ad avvisare i suoi parenti, che se andava uno risuscitato dai morti, quello lo avrebbero ascoltato. e abramo gli disse ancora di nuovo di no: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti".
vuole lazzaro, epulone. ancora.
il ricco epulone non ha ancora capito, non capirà per l'eternità, poveraccio, che lazzaro non è un suo servo. lazzaro portami l'acqua, lazzaro parla ai miei fratelli. pensare prima a se stessi che agli altri. ecco la condanna. non l'ha capito in vita, non lo capisce neanche adesso. non lo può capire, non si è convertito.
le mie colleghe catechiste l'altra sera alla riunione si sono scandalizzate quando ho detto che non andare a messa è da considerarsi peccato mortale. io non giudico nessuno, non condanno, ognuno si condanna o si salva da solo, l'ho detto tante volte anche a mia madre, che continua a ripetere che prima o poi si arrabbia (intendendo il padreterno, che io ho continuo a dirglielo, che il padreterno è amore infinito e non può arrabbiarsi, ma non mi crede), solo che io non mi arrogo il diritto o la prerogativa di decidere quale dei comandamenti sia il più importante. è che il primo comandamento, e il secondo, sono lì proprio per ristabilire l'ordine di priorità. se ami dio sopra te stesso, capisci che siamo tutti nella stessa barca, siamo tutti fratelli, che tutti sbagliamo, che tutti abbiamo bisogno della divina misericordia, perché altrimenti, come avevano ben capito gli apostoli, quando gesù gli ha detto che è più facile che un cammello passi dalla cruna dell'ago che un ricco entri nel regno dei cieli, hanno detto tutti: ma allora chi si salverà? sottinteso nessuno, perché a guardar bene, a parte lazzaro, che mangiava gli avanzi dei cani, tutti siamo ricchi, tutti abbiamo qualcosa più di qualcuno, qualcosa a cui siamo attaccati e che non lasceremo mai per un fratello, fossero anche solo le nostre sicurezze.
quando ho fatto la responsabile della pensione diana, che era una pensione gestita da una parrocchia a caorle, e mi avevano messo lì a fare la responsabile, non era una cosa facile, a pensarci bene, beh, comunque a un certo punto c'è stata un'emergenza, c'era il diluvio universale e nella sala da pranzo ha cominciato a venir giù acqua, prima quelli che stavano sotto l'acqua si sono spostati un tavolo più in là, ma dopo poco le perline del soffitto hanno cominciato a staccarsi, ho chiamato i pompieri, poi sono salita di sopra, c'era un piccolo terrazzino che sarà stato largo un metro quadro, lo scarico era ostruito da un sacchetto di plastica, c'erano tre o quattro uomini grandi e grossi che dalla porta guardavano con preoccupazione la cosa, ho chiesto quale fosse il problema, mi hanno detto il sacchetto, io esterefatta sono uscita fuori e l'ho tolto, problema risolto, l'acqua è scesa dal buco e ha smesso di allagare la sala, sì, d'accordo, c'era il diluvio universale, ma quello era un sacchetto di plastica, e stavamo in albergo, non in mezzo alla giungla, voglio dire, mi sono cambiata subito, quelli stavano lì pietrificati a guardare il terrazzino che si riempiva d'acqua, aspettavano che spiovesse, ah, se avessero avuto un ombrello... immagino che uno si chieda ma cosa c'entra questo con quell'altro, c'entra, c'entra, uno fa le scelte che è abituato a fare, e soprattutto nell'emergenza, il ricco fa le scelte da ricco, manco se si trova davanti un resuscitato dai morti, gli crede, quelli pensavano che si prendevano la polmonite, era quello il loro problema, il mio era evitare che si allagasse la sala da pranzo. questione di priorità.
una sera sono andata a sentire un prete che parlava di 'educare al trascendente', alla scuola per genitori della scuola materna. se potevo me ne andavo dopo cinque minuti, ma eravamo pochissimi, e io stavo proprio nel mezzo, continuava a dire che i preti parlano sempre della vita eterna, che chissà poi se c'è, la chiesa sta sempre con 'sto spauracchio, e invece bisogna essere felici qua, bisogna godersi questa vita qua, io volevo dirgli ma ti pare che son venuta qua a sentire ste fuffe, ma vagliele a dire a mia sorella, che gli è morta la figlia di tre mesi, che se l'è trovata in coma nel letto, ma vaglielo a dire alla mia amica che ha un figlio disabile che non riesce più a prenderlo in braccio perché è più grande di lei, e deve fargli tutto, o a fiorella, che le hanno telefonato per dirle che il suo doriano s'era sentito male al lavoro, e quando è arrivata era già morto, a cinquant'anni, ma spiegami perché in africa i bambini muoiono di fame, perché un uomo massacra la sua donna, se sei capace, ma spiegami la storia di lazzaro e del ricco epulone, che se la godeva la vita, e non ha ammazzato nessuno, che i soldi magari li aveva ereditati da suo padre, mica li ha rubati, tu mi devi spiegare che senso ha la vita, e il dolore, e soprattutto mi devi spiegare la morte, io a gesù ci credo perché è morto in quel modo lì e perché ci ha detto che non siamo fatti per questo, per il non senso, per la sofferenza, per la morte, che è il dolore massimo, la rottura definitiva, la fine di tutto, il male che vince. e ci credo perché è resuscitato dai morti, e ci ha detto che pure noi siamo fatti per quello, per vivere per sempre.
e la messa, care le mie colleghe catechiste, serve mica al padreterno, che vi credete, serve a noi, a capire il senso del nostro andare, del nostro fare, del nostro essere e del nostro morire.
capire quello che siamo: creature, figli, fratelli.
ieri da torino spiritualità ho sentito patrizia cavalli, che va beh che anch'io credo, come ha detto moravia nell'orazione funebre per pasolini, che il poeta deve essere sacro, e allora bisogna onorarlo e rispettarlo sempre, e la cavalli è poeta, ma quando parla ha la voce da ubriaca, e continua dire che non si ricorda quello che ha scritto, e perché, e quanto difficili che sono ste domande, e se erano quelle facili non te le venivamo neanche a chiedere, scusa, e siccome il tema di torino spiritualità era la scelta, lei diceva che non esiste la scelta, non abbiamo nessuna possibilità di scegliere, che è l'ambiente che ci determina, è il fuori, e invece io credo proprio il contrario.
think pink 1 - io sono leggenda
stamattina andando a scuola dopo la laringoscopia, che per farla entrano dal naso, e il mio è strettino, vabbè, almeno non ho i polipi alle corde, sentivo alla radio la presentazione di un nuovo disco delle ultime sonate di beethoven di maria perrotta, pianista e mamma, e la conduttrice ha ricordato come un noto direttore d'orchestra un giorno le abbia chiesto: ma insomma, lei vuole fare la concertista o la mamma?
e lei ha risposto: io non ho scelto di fare la mamma, IO SONO MAMMA.
e io ho pensato: a. non sono quasi sicura di niente ma di questo quasi sono sicura, nessuno va da un musicista a chiederergli se vuole fare il padre o il musicista.
b. esatto, è proprio così, anche per me, essere madre non è una scelta, è uno stato dell'essere, che, come tutti gli stati dell'essere, si vive con maggiore o minore consapevolezza, ma non dà possibilità di scelta, se non quella di aderire o meno alla propria natura...
e lei ha risposto: io non ho scelto di fare la mamma, IO SONO MAMMA.
e io ho pensato: a. non sono quasi sicura di niente ma di questo quasi sono sicura, nessuno va da un musicista a chiederergli se vuole fare il padre o il musicista.
b. esatto, è proprio così, anche per me, essere madre non è una scelta, è uno stato dell'essere, che, come tutti gli stati dell'essere, si vive con maggiore o minore consapevolezza, ma non dà possibilità di scelta, se non quella di aderire o meno alla propria natura...
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