lunedì 18 febbraio 2013

pagelle

stasera c'era la consegna delle pagelle, a scuola di agostino.
mi ero preparata: i quaderni di agostino sono un macello, è un casinista, distratto, non si ammazza certo di fatica. l'unica cosa su cui ero tranquilla era 'arte e immagine': disegnare gli piace tanto, ed è pure bravo.
7. gli hanno dato sette, l'unico sette, gli altri sono otto e qualche nove. ho anche chiesto speigazioni: sporcai fogli, è un pasticcione, anche nel tagliare non è tanto sicuro...
e poi il comportamento: poco rispettoso delle regole e delle persone. impegno: sufficiente.
guardavo quel foglio seduta nel banchetto come gli altri e mi veniva da piangere, col mio solito sorrisetto sarcastico del cazzo stampato sulla faccia, che nessuno lo capisce che è una specie di contrazione nervosa, qualcosa che non riesco a controllare.
impotente, incapace di darmi una spiegazione. colpevole. sì, credo che il senso di colpa sia prevalso sul resto. per non essermi accorta (ma se ai colloqui mi dici che va tutto benissimo...), per non averlo educato al rispetto delle rgole  e delle persone, che, davvero, è l'unica cosa che mi interessa, per non riuscire a trovare qualcosa da fare per cambiare la situazione.
quella brutta facciata A4, una stampato che ci dobbiamo tenere, la pagella vera e propria arriverà a fine anno, che sembra una referto del dottore, lì a dirmi tutto il mio fallimento di mamma.
decisamente proprio una brutta serata.

sabato 16 febbraio 2013

pregiudizi 4 - separazione per tutti

ieri sono andata nella mia banca a chiedere informazioni circa un prestito a tasso zero per le spese mediche.
ci basta un preventivo, per iniziare, e la fattura alla fine.
però il reddito famigliare non deve superare i 40mila euro. ma ho tre figli... mi spiace, le famiglie numerose partono dai quattro figli.
insomma devo separarmi, come ho visto l'altra sera in tv, che un sacco di gente si separa legalmente per tutta una serie di agevolazioni: lui scarica gli alimenti alla moglie, il reddito familiare dimezza, gli assegni raddoppiano... 
altro che matrimonio per tutti.
 

pregiudizi 3 - matrimonio per tutti?

sul mensile della comunità papa giovanni XXIII, Sempre, a cui sono abbonata, trovo alcune riflessioni del vescovo francese di tarbes e lourdes, nicolas brouwet, sulla legge francese per il matrimonio omosessuale, già approvata alla camera qualche giorno fa. come conseguenza dell'equiparazione delle coppie omo  a quelle etero, la legge prevede la modifica del codice civile togliendo gli appellativi di 'padre' e 'madre', che diverrebbero 'genitore 1' e 'genitore 2', essendo ovviamente concesso a ogni coppia legalmente sposata adottare dei figli.

Confessiamo innanzitutto che le realtà di cui siamo più certi sono le più difficili da argomentare. Sono talmente evidenti che non ci siamo mai presi del tempo per rifletterci.
Che un matrimonio riguardi un uomo e una donna, che i bambini abbiano bisogno di un padre e una madre per essere educati ci sembrano cose talmente naturali che si fatica a trovare degli argomenti per spiegarle.
questa è quindi un'occasione per andare più lontano e approfondire le nostre conoscenze e le nostre convinzioni sul matrimonio.
ora, su questo tema, mi sembra che in francia non ci sia dibattito. ogni argomento che mette in dubbio la leggittimità del matrimonio tra persone dello stesso sesso è considerato avere come segno un'impronta di omofobia. come siamo arrivati fin qui? perché la discussione, quando comincia, si orienta immediatamente su convinzioni omofobe o omofile degli interlocutori?
nelle conversazioni che hanno luogo tra le famiglie, tra amici o colleghi sull'argomento, un motivo di sospensione rapida della riflessione è che alcuni conoscono delle coppie omosessuali e sono in buoni rapporti con loro.
ma il centro del discorso non è di essere incerti su ciò che proviamo rispetto alle persone omosessuali, che sono rispettabili e devono essere rispettate qualunque cosa pensiamo dell'omosessualità.
non si tratta nemmeno di negare che dei bambini abbiano potuto trovare il loro equilibrio personale dopo essere stati allevati da persone dello stesso sesso.
ma, ad esempio, se dei bambini sono stati allevati dalla sola madre ed hanno trovato il loro equilibrio, ciò non comporta che ci sia la necessità di raccomandare ed istituzionalizzare questa situazione...
finché il dibattito si fa in questi termini, restiamo nel campo dei buoni sentimenti. si rimprovera alla chiesa il suo moralismo, talvolta. ma il sentimentalismo diffuso nel quale la dichiarazione 'matrimonio per tutti' è molto diffusa non fa onore alla ragione umana: non basta addizionare delle testimonianze spesso commoventi, in favore esclusivo delle coppie omosessuali, per far maturare una riflessione in profondità.
...
ci sarà sempre una parte del mistero dell'umanità che mi sarà inaccessibile salvo se accetto di riceverlo dal sesso opposto al mio. accettare questa differenza sessuale indiscutibile- ciascuno di noi nasce uomo o donna e nasce da un uomo e da una donna- fonda l'accettazione di tutte le differenze con cui mi confronto nella mia esistenza.
dal matrimonio nascono i bambini. affinché un uomo venga al mondo, occorrono un uomo e una donna. la fecondità biologica poggia sull'alterità sessuale. la tecnologia attuale può nascondere evidentemente questa realtà, inseminando una donna sola, per esempio, ma non può contraddirla mai. e se un bambino nasce da un uomo e da una donna, è perché ha bisogno di suo padre e di sua madre; un padre e una madre che sia amano per aprirsi a questa differenza sessuale radicale, comprenderla ed assumerla. la famiglia è luogo di educazione alla vita sociale: si vive con persone di sesso differente, di età differenti, di caratteri differenti. si impara a coabitare, a fare insieme dei progetti, a dialogare, a farsi perdonare, a conoscersi e a prendersi cura dell'altro. tutto ciò si fa nel clima di una differenza sessuale accettata e vissuta attraverso la coppia genitoriale.
è per questo che il matrimonio e la famiglia sono fondamentali per la nostra vita in società- il matrimonio non è infatti solamente il riconoscimento pubblico di un sentimento di tenerezza che unisce gli sposi: è un impegno duraturo a fondare un focolare e allevare dei bambini per costruire, con altre famiglie, la comunità politica alla quale si appartiene. una società non ha futuro se non ha delle famiglie stabili che guardano al di là di loro stesse, si assumono delle responsabilità nella costruzione del mondo, assicurano il rinnovo delle generazioni ed educano alla vita sociale.
nel progetto di legge che sarà proposto, l'adozione non sarà più, innanzitutto, un mezzo per aiutare dei bambini, ma un modo di istituzionalizzare un diritto AL bambino, ciò che è radicalmente differente e contrario al rispetto della persona, che non è, e un può mai essere, un mezzo per soddisfare un desiderio, anche se molto grande.
peraltro, come ci si organizzerà per la ripartizione dei bambini in attesa di una famiglia? quali saranno i bambini che avranno diritto a dei genitori di sesso differente e quali quelli che saranno affidati a una coppia omosessuale? 
l'omosessualità non costituisce un'identità; non si definisce qualcuno per i suoi desideri sessuali. si è uomo o donna e la società può funzionare solamente nel riconoscimento di questa alterità e nell'accettazione per ciascuno della sua sessualità.

io e le altre 2

stavo a un'altra festina di bambini, che poi io non so mai con chi parlare, a ste festine, un po' perché perché con la scusa che sono sempre la maestra di qualcuno, del fratello, della cugina, di entrambi, non sono come tutte le altre mamme, un po' perché sto diec'anni sopra l'età media delle altre, insomma, a ste festine non faccio che mangiare, se va bene e c'è qualcosa di buono.
una mamma che conosco mi fa: ma tu glielo fai fare il corso di musica? volevo dirle: vuoi che non gli faccia fare il corso di musica ai miei figli, che se potessi glielo farei fare dalla mattina alla sera, soprattutto imparare a cantare, che non glielo insegna più nessuno, a cantare, ai bambini... comunque ho detto: sì, ho già pagato. ah, ecco, perché qua pare che non lo faccia nessuno, saremmo solo io e te, dicono che costa troppo (22 euro), stanno sempre a chiedere soldi...
io mi sono guardata intorno.
stavano tutte in tiro, con la piega e il colore perfetto, le unghie finte e pittate, le scarpe nuove, la giacchetta trendy. prima mi sono un po' incazzata, guardando me. poi è prevalsa la pena.

giovedì 14 febbraio 2013

il sistema linfatico 1

ci sono delle cose nella vita che inaspettatamente ritornano, come se si chiamassero l'una con l'altra, quasi fossero rivoli carsici che continuano la loro esile corsa e ogni tanto emergono, e tu ti chiedi se sono coincidenze, e invece sono il sistema linfatico della tua esistenza.
quando frequentavo il corso di teoria e metodologia generale della letteratura, che era una materia ritenuta secondaria e invece secondo me dovevano farlo obbligatorio più della letteratura italiana, propedeutico, per usare un termine accademico, beh, comunque io l'ho seguito, e lo teneva il prof mario andrea rigoni, che infatti adesso che è diventato più importante di allora non lo fa più, fa letteratura italiana, adesso, e invece ti dovevi tenere quello, mario andrea, eri figo, e tanto, ma lo sapevi e questo è il tuo vulnus, dovevi fare come il tuo maestro vincenzo detto enzo turolla, che per una vita ha fatto il suo corso di storia della critica, alle sei di sera, le cinque il venerdì, che non c'era più nessuno al maldura, solo noi sette otto fedelissimi, in quell'auletta piena del suo fumo di malboro, che lui faceva lezione come se parlasse a gente come lui, un'esperienza incredibile, e poi se ne andava a prendere il treno per venezia con due o tre libri in una busta di carta, ho saputo che è morto, e nell'occasione ho scoperto anche che era molto amico di quello dell'adelphi, come si chiama, calasso, beh, insomma, quando frequentavo il corso di teoria e metodologia generale della letteratura, non mi ricordo neanche più come è venuto fuori, ma è venuto fuori il nome di brodskij.
che io manco l'avevo mai sentito nominare, prima, anche se gli hanno dato il nobel nell'87. e mi sono letta un sacco di cose, e ne ho imparate anche di più. per esempio che gli ebrei in URSS avevano il timbro di ebrei sul passaporto.
che uno pensa che festeggiamo il giorno della memoria proprio il giorno che l'armata rossa ha liberato oswiecim, ma come è possibile che gli mettessero il timbro? eppure glielo mettevano.
ecco, adesso paolo nori ogni tanto lo cita, brodskij.
fondamenta degli incurabili, il prossimo prestito in biblioteca.

martedì 12 febbraio 2013

sanremo

io, sanremo, ho delle care amiche simpatiche e intelligenti e tutto che non se ne perdono uno, ma io non lo guardo mai. e non è perchè sono snob. è che la musica pop italiana, in generale, non mi ha mai interessata, più di tanto.
stasera che non c'era niente di che, di solito guardo ballarò e mi fa ridere crozza, son lì che cerco qualcosa e lo vedo che sta a sanremo, crozza, e mi fermo. sta lì con un mazzetto di finte banconote in mano, che non lo vogliono far parlare, stava facendo berlusca, I suppose, comunque lo contestano, e non è che sia uno, sono abbastanza da non farlo parlare, e deve venire papà fabio, dai su, fate i buoni, fatelo parlare, ma lui non gli viene la saliva, è terribile quando non ti viene più la saliva e devi parlare, io lo so perché agli esami mi succedeva sempre, sembravo handicappata, sei lì che biascichi e speri solo che ti dicano se vuoi andare a casa. perché non è che ti dicano: vuole un bicchiere d'acqua, no, ti dicono sempre se vuoi andare a casa. a me, almeno, lo dicevano.
un po' mi ha fatto pena, crozza, che mi sta simpatico. però, in effetti, che c'entrava? cosa c'entra la satira con la competizione canora, ma chiama un grande cantante, dei grandi musicisti...
anche da questo si capisce come la musica, nel nostro paese, valga ormai quanto, o meno, un pretesto qualsiasi. giusto qualcosa per scaldare l'ambiente, far compagnia.
che tristezza.

io e le altre 1

ieri vado a una festina di compleanno, e le altre mamme stanno parlando delle maestre.
sono tutte mamme in carriera, intelligenti, studiate, meritocratiche. mamme che vogliono il meglio, per i loro bambini.
vere mamme italiane.
so che stanno recriminando sulle maestre. chiedo spiegazioni.
'adesso, se i genitori non si accorgono che il loro figlio ha finito i quaderni di riserva, che stanno a scuola, il foglio che hanno fatto a scuola non può più essere incollato, deve essere ricopiato sul quaderno nuovo!' mi dice una, come dire: ma ti rendi conto???? non è una cosa assurda?? fare due volte lo stesso lavoro, e non per colpa sua!!!
sono d'accordo, come mamma e come maestra, le rispondo.
mi guarda con un'espressione e un sorrisetto sarcastico come dire: ah, beh, allora, inutile parlare.
avrei dovuto dirle: scusa, è che sto con zeman, da sempre.
ma mi avrebbe guardato come dire: cazzo stai dicendo? e allora niente, dico che io ai miei figli la fatica gliela faccio fare, che è sempre meno di quella che abbiamo fatto noi, sempre meno di quella che hanno fatto i miei, che mio padre che è ingegnere si ricorda i verbi irregolari greci che io manco all'esame di maturità li sapevo. stiamo allevando generazioni di deficienti, senza sogni, senza desideri, meno che meno quello di sapere, di capire.
colpa nostra, naturalmente.

sabato 9 febbraio 2013

esemplari di una specie in via di estinzione 6 - Alessandro (post riveduto e corretto)

una volta ho trovato su linus la lettera di uno che parlava dei rapporti tra uomo e donna in un modo che mi piaceva. era un annuncio epistolare, e siccome io dovevo assolutamente smettere di scrivere lettere a uno che non so neanche se le leggesse, gli ho risposto. in realtà era tutto un misunderstanding, perché quando lui parlava di complicità, di gioco ecc., si riferiva al s/m. comunque, mi è arrivato un pacco di non so quanti fogli, tipo sedici, scritti tutti a mano in piccolo, dentro a una busta fantastica con un disegno fatto da lui.
le date non sono mai state il mio forte, ma saranno vent'anni che ci conosciamo. non credo che le nostre strade potrebbero essere più lontane (per es., lui scrive su una nota rivista musicale, io no, a me mi chiamavano suora, a lui no), eppure io lo conosco come conosco i miei fratelli, anzi: di più. ci sentiamo una volta l'anno, per il suo compleanno, e sembra sempre che ci siamo sentiti ieri, e basta un cenno, una parola, o anche mezza. lui sa che capisco, e anch'io.
avrei bisogno di parlargli, non so, oggi mi è venuta la nostalgia di un sacco di persone, potrei anche chiamarlo, al fisso, che il cellulare non ce l'ha, ma non ho nessuna scusa, e non funzionerebbe.
il bello sarebbe uscire di casa, e trovarsi da qualche parte a fare una chiaccherata. 
che potremmo andare avanti delle ore.

mercoledì 6 febbraio 2013

idee

quando ho scritto il post sulla neve, ho cominciato a pensare al fatto che a molta gente, sta storia delle idee, piace proprio. 
cioè, a  molti piace l'idea, di una cosa, o di una persona, più che la cosa o la persona stessa.
così poi non ci pensano più. passano semplicemente da un'idea all'altra. 
io non ci riesco.
ho cominciato a pensarci perché dopo la neve c'è stata la giornata della memoria, e tutti a parlare degli ebrei, e i film sugli ebrei e i libri e i viaggi della memoria.
ma a me pare che, in generale, alla gente gli ebrei stiano parecchio sulle scatole.
che a me, invece, gli ebrei mi piacciono proprio.
per una serie infinita di motivi, tra cui forse il primo è che sono pochi. e che stanno sulle palle ai tanti. 
mi piace la musica, degli ebrei, e le loro storielle e la loro letteratura. e la loro storia di popolo eletto e e perseguitato.
per esempio.
ma vale per tante altre cose. che ne so, andare al cinema. vasco rossi. il doctor house. la montagna. 


ma l'amore che cos'è 7

uno una volta mi ha detto: se ci lasciassimo, io non saprei più con chi parlare.
non male direi, no?

martedì 5 febbraio 2013

ARTICOLO 3

a me la storia che la repubblica italiana è fondata sul lavoro non è mai piaciuta.
però devo dire che l'articolo tre, paragrafo due:
 È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese

è stato e resta per me una gran bella motivazione, per insegnare nella scuola pubblica. compito ignorato e disatteso, anzi, al momento si può dire irraggiungibile.
certo, se facevano a meno di scrivere 'di tutti i lavoratori' era meglio. 'cittadini' bastava.
anzi:  'tutti', e basta.


gli anni

Gli anni 

 È uno sbaglio, che non debbano capire che è uno sbaglio, 
che lo fanno anche gli uomini, non lo fanno solo le donne, 
di calarsi gli anni, io ne ho conosciuto più d’uno, 
non vogliono invecchiare, e credono, che invece così è peggio, 
tutto l’opposto bisogna fare, non ci arrivano, 
invecchi meno se te li aumenti, gli anni, io anche da giovane, 
quando avevo trent’anni, 
«Quanti anni hai?», «Trentacinque», «Porca masola, già trentacinque? Non te ne davo nemmeno trenta», 
nemmeno trenta, meno di trenta, hai capito?
 Se te li cali tu è una bugia, gli anni 
te li devono calare gli altri, 
calarteli e farti i complimenti, 
adesso io ne ho sessantuno, 
e dico sempre che vado per i sessantanove, 
che rimangono, tutti: «No, davvero? Ma va’ là, 
sessantanove? Hai una faccia, te ne darei 
a dir poco, dieci di meno, anche dieci dodici», 
in modo che raggranelli due tre quattr’anni, 
poi c’è da fare un altro discorso, che pare così, 
ma se sono sessantuno e dici che sono sessantanove, 
sono otto anni che hai ancora da campare, 
ma siccome hai detto che li hai campati, 
sono otto anni che, in un certo senso, 
ci hai messo una mano sopra, 
è, come si può dire?, una prenotazione, 
sempre in un certo senso, 
ma per tornare al discorso di prima, io 
voglio fare un esempio che non sta in piedi, 
una cosa esagerata, 
che non si può, che è da ridere, ma si fa per parlare, 
metti che tu abbia settant’anni, 
ti domandano «Quanti anni hai?», e tu rispondi: «Novantadue», che l’altro rimane: «Ehi, 
mi prendi per il culo?», «Ne ho novantadue», 
«Non ci credo», «E non crederci», «Porca paglia, 
a novantadue anni, ma sei un ragazzo!», 
ecco, quel che voglio dire, io, che l’ho detto, 
l’ho detto fino adesso, però capsico, 
sì, è una cosa che, in un primo momento, 
uno può dire: come, già che ne ho tanti, 
e me li devo anche crescere? Pare che non stia in piedi, 
invece è una cosa che non sbagli, 
non puoi sbagliare, parlo per esperienza, 
ma poi ci vuol poco a far la prova, prova, 
prova anche tu, vogliamo scommettere? Arrivi, 
si fa sempre per dire, che a settant’anni / addirittura puoi diventare un ragazzo. 

Raffaello Baldini, da 'Intercity
grazie a paolo nori, che l'ha pubblicata qui 

italiacano 1

oggi in macchina ho visto un cartello di un micronido che l'hanno chiamato BIRICHINOPOLI.
poi mi sono fermata al distributore, e sull'insegna del bar hanno scritto VINOTECA.

domenica 3 febbraio 2013

ma l'amore che cos'è 6 - ekeloa

quando ero piccola e mi chiedevano cosa vuoi fare da grande, io dicevo la scienziata.
james hillman sostiene che i bambini piccoli sanno esattamente cosa vogliono fare, è che poi la vita li porta li porta spesso da tutt'altra parte.
ecco, c'è una giovane blogger che si chiama paola che io quando ho letto un suo post sulle borsette che si cuce per separare le varie cose in valigia pensavo che avesse cinquant'anni, non tanto per l'idea, che comunque ho trovato fantastica, ma per il fatto che ogni volta che andava in vacanza si cucisse queste borsettine, per la sistematicità che io a quarant'anni suonati mi sogno ancora, e poi per il modo di scrivere, che io di sti blog di crafts, cucina, maglia e affini, ne frequento parecchi, e se da un lato le trovo quasi tutte bravissime, non posso dire altrettanto della loro scrittura. paola è diversa.
insomma vado a vedere il suo blog e scopro che ha 25 anni. e che, da piccola, voleva fare l'astronauta.
io ho letto quello che ha scritto, e quello che le scrivono quelle che la seguono. e siccome a me succede spesso una cosa, che certe persone, io, anche se non le conosco affatto, cioè non ci ho mai parlato insieme, non so neanche che faccia abbiano, a volte, beh, sento come se le conoscessi da sempre, ecco, e mi è successo anche con paola, e vorrei tanto dirle che io l'ho capita, vorrei dirle quanto la stimi, anzi, gliel'ho pure detto, ma non sono riuscita ad andare oltre.
paola sa il giapponese e altre lingue, è veramente brava a lavorare a ferri e ne ha fatto la sua professione, aveva anche aperto un negozio di comics che sono un'altra sua passione, ed è pure una geek, anche se lei pensa di essere una nerd, quindi il suo blog è bello, è fatto bene, funziona.
era un po' che non ci passavo e i primi giorni dell'anno ha scritto che è successa una cosa molto triste, anche se non è un lutto, che l'ha però ridotta a pezzi.
lei vive con uno che secondo me non l'ha capita, e questo è brutto.
perché l'amore per me, è soprattutto questo: sentire che qualcuno ti ha capita e, per questo, o nonostante questo, vuole viverti accanto.


domenica 27 gennaio 2013

oswiecim

come ho già detto altre volte, la cosa per me più impressionante di oswiecim, alias auschwitz, sono le grandi teche del museo in cui sono ammassati gli oggetti sequestrati ai prigionieri. perché le baracche, i vialetti, perfino il cancello, senza il fango e l'odore di carne bruciata e di morte, non ti dicono niente di vero. ma quelle teche, gigantesche scatole di vetro con le loro laconiche didascalie, quelle sono lì, a parlare per i loro proprietari.
7 tonnellate di capelli di donna.
montagne di scarpe.
occhiali.
valigie.
spazzole.
gambe di legno.
non si può capire. capire è comprendere, e quindi un po' giustificare, come diceva primo levi.
non si può, non si deve capire.
io, almeno, non posso.





sabato 26 gennaio 2013

ritrovamenti

ieri sera siamo stati alla 'scuola tra genitori' organizzata alla scuola materna di bruno e antonio.
prepara la cena, pulisci la stanza dei bambini che fa vomitare mentre aspetti la baby sitter, spiega alla baby sitter le cose da spiegare, parti, parcheggia e via.
ad un certo punto una mamma che sta una fila più avanti della nostra pone la questione delle discussioni tra genitori davanti ai bambini. io non credo ai miei occhi, anzi: alle mie orecchie: la risatina di maria la riconoscerei tra un milione. a volte sembra che pianga, mentre ride.
ci siamo conosciute a padova, nel collegio che ci ospitava durante l'università.
era di valdagno, aveva fatto il mio liceo, anche se è in un bel po' più giovane di me, ma non ci eravamo mai incontrate.
e non so, a pensarci bene, cosa avessimo in comune, a parte il segno zodiacale.
ma ci siamo riconosciute subito. forse perché, in un modo molto diverso dal mio, anche lei è un'anticonformista.
e a pensarci, che non ci penso mai e mi pare sempre che sia ieri, sono vent'anni che ci conosciamo.
la sapevo single e in una città lontana abbastanza lontana da non fare la pendolare.
la ritrovo accoppiata e con un figlio di tre anni, nella stessa scuola materna dei miei...
 non so per lei, ma per me è stato un momento veramente bello, pieno di ricordi e di promesse, e avrei voluto poterci fermare, e raccontare e ascoltare e sentirla di nuovo ridere e piangere insieme...
chissà. la vita, a volte, ti fa delle sorprese.
e stasera sono finalmente riuscita a parlare con la mia amica paola, che ho conosciuto quando mi sono trasferita a paso corese. è stata la prima collega con cui ho parlato. un'umanità traboccante, una donna generosa come nessuna, una madre e un'insegnante che si gioca sempre tutta, e quasi sempre vince. per me è stata una maestra di scuola e di vita, un'amica come quelle che ti fai da bambina, ma col cuore già grande.
era da tanto che non ci sentivamo, a natale quest'anno non ho chiamato neanche lei.
e mi racconta che suo fratello più grande ha avuto un incidente grave, sta in coma, lei con la scuola e le bambine  avanti e indietro dall'ospedale, dal trenta dicembre...
e mi dice tutta la stanchezza, l'amarezza e la rabbia per un medico insensibile, le fatiche, e finiamo a parlare di scuola e di figli e di cose prestate da prestare di nuovo a un'amica che avrà un figlio... che lei, di cose, me ne ha prestate davvero tante, e io, l'unica cosa che ho potuto fare è stata farmele prestare.
grazie, amiche.



lunedì 21 gennaio 2013

neve

quelli che dicono: bella la neve, ma in montagna! a quelli non piace la neve, a quelli gli piace l'idea, della neve.
a me, invece, la neve mi piace proprio. perché delle neve, a me, piace tutto. 
non occorre l'ombrello, con la neve, basta un bel cappello, che prima di entrare in casa lo togli, e gli dai una sgrullata e lo metti ad asciugare vicino alla stufa, se hai la fortuna di averne una, o sul termosifone. mi piace anche spalarla, la neve, e fare una fatica che ti passa tutto il freddo, e poi riposarmi e bere qualcosa di caldo con quella spossatezza che sa di buono, anche se adesso purtroppo poi mi resta il mal di schiena per una settimana, e mi è piaciuto anche stare sotto la neve che cadeva a bufera, mentre mauro metteva le catene, e poi fare il pezzettino di strada a piedi per  tornare a casa, con la neve ghiacciata addosso che poi avevo dei boccoli come melania in via col vento, e mi piace lo scricchiolìo della neve sotto le scarpe, e mi piace fare come fanno i cani, aprire la bocca e sentire i fiocchi gelati che si sciolgono sulla lingua...
ma soprattutto mi piace il silenzio della neve, il bianco che assorbe tutto e ti riempie dentro e copre anche i rumori.
che io, il casino, non lo sopporto proprio più.

sabato 19 gennaio 2013

scuola aperta

stamattina avevamo organizzato la 'scuola aperta', per mostrare ai bambini  che l'anno prossimo andranno in prima e ai loro genitori la nostra scuola.
io avevo organizzato un piccolo laboratorio di lettura animata.
alla fine della storia, mentre il gruppetto usciva per cambiare aula, un piccolo bambino uscendo ha aperto le braccia come per abbracciarmi e mi fa:
io voglio venire con te...

domenica 13 gennaio 2013

pregiudizi 2 -il vero pregiudizio

riporto per intero l'articolo di carlo cardia pubblicato su Avvenire del 12/1/13

Per esperienza comune di ogni essere umano, la nascita di un bambino scaturisce dall’unione tra un uomo e una donna e comporta la cura e l’allevamento da parte dei genitori. Nei genitori, e attraverso i genitori, chi viene alla luce realizza il primo contatto con la realtà e fruisce della essenziale diversità e complementarietà tra il padre e la madre i quali lo fanno crescere e lo introducono nel più vasto orizzonte degli affetti, dei sentimenti, delle relazioni personali, dandogli sicurezza, solidità, capacità di esprimere sé stesso, realizzarsi pienamente.

Questa primordiale relazione tra genitori e figli è tutelata dalla Convenzione sui diritti umani e dalla nostra Carta Costituzionale. Per l’articolo 7 della Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989 il «fanciullo ha diritto a conoscere i suoi genitori e a essere allevato da essi», mentre la Costituzione italiana oltre alla celebre formula dell’articolo 29 per la quale «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio» aggiunge che «è dovere e diritto dei genitori mantenere ed educare i figli».

Per la prima volta in Italia, una sentenza della Sezione civile della Cassazione afferma che questi principi che ciascuno di noi vive e sperimenta nella famiglia d’origine, e nelle relazioni con i propri figli sono frutto di un «mero pregiudizio», e che non è affatto necessario per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia composta da madre e padre, essendo tale considerazione non fondata su «certezze scientifiche o dati di esperienza».

Al di là del caso specifico affrontato dalla sentenza, e dai suoi risvolti giuridici, questa è l’affermazione di principio che ha permesso poi di affidare un bambino alla madre che aveva avviato una relazione omosessuale con altra donna. Tralasciamo per il momento il fatto, già gravissimo, che la sentenza della Cassazione mette da parte formulazioni legislative del più alto livello, internazionale e costituzionale, che parlano del diritto del bambino ad essere curato e allevato dai genitori. Soffermiamoci invece sul punto più sconvolgente della pronuncia, quando considera il bambino come soggetto manipolabile, attraverso sperimentazioni che sono fuori della realtà naturale, biologica e psichica, umana, e che non si sa bene quanto dovrebbero durare.

La pronuncia lascia stupefatti quando cancella tutto ciò che l’esperienza umana, e con essa le scienze psicologiche, ha elaborato e accumulato in materia di formazione del bambino. Il quale, privato artificiosamente della doppia genitorialità, vede venir meno la dimensione umana e affettiva necessaria per la crescita e il suo armonico sviluppo, ed è lasciato in balia di esperienze, rapporti, relazioni umane, sostitutive e del tutto slegate rispetto alla naturalità del rapporto con il padre e la madre. Siamo di fronte ad una concezione che attinge il suo humus culturale alle forme illuministiche più primitive, nega ogni preziosità dell’esperienza umana, e ritiene che anche per la dimensione della paternità e maternità il genere umano possa ricominciare daccapo, perché l’educazione e la formazione del bambino può avvenire contro i parametri naturali e le garanzie che la famiglia presenta in ogni epoca e in tutti i Paesi del mondo.

Si intravede in questo modo un profilo disumanizzante della tendenza a spezzare il legame del bambino rispetto ai genitori naturali, che comporta il declassamento dei suoi diritti proprio in quella fase più delicata dell’esistenza che condiziona per sempre la crescita successiva. Il bambino non è oggetto da utilizzare o manipolare con sperimentazioni estranee alla sua propria dimensione familiare, ma è persona con diritti originari che devono essere tutelati e garantiti dalla società e dalle leggi che lo governano.

Dobbiamo essere sinceri, e riconoscere che siamo di fronte al pericolo reale che si rechi un grave vulnus a quanto di più prezioso l’umanesimo religioso e di ogni tendenza laica ha realizzato sino ad oggi, che riguarda la cura e la tutela delle nuove generazioni per un futuro sempre più umanizzato della società.

pregiudizi 1

anche oggi, alla festa annuale del mio coro parrocchiale, ci siamo ritrovati a parlare della sentenza della corte di cassazione che ha affidato un bambino a una coppia omosessuale composta dalla madre, ex tossicodipendente, e  una delle operatrici della comunità di recupero dove si è disintossicata, con cui ha iniziato una relazione, invece che al padre. la cosa che mi aveva colpito moltissimo era stato sentire, alla lettura della sentenza, che il considerare 'a priori' una coppia omosessuale inadeguata ad allevare un bambino sia un mero pregiudizio. cito da un articolo di Tempi
La Cassazione, con la sentenza n.601 depositata oggi, ha bocciato il ricorso, sottolineando che “alla base della doglianza del ricorrente non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza”, ma solo “il mero pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale”.
In tal modo, osservano i giudici di “Palazzaccio”, “si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per il bambino”.
a PrimaPagina, il programma di lettura delle prime pagine dei quotidiani di radiotre, questa settimana c'era un giornalista di famiglia cristiana.
e tutti a telefonare per dire che i cattolici devo pensare ai cazzi loro,  eccetera.
anche ieri mattina, una telefona per dire che questi omosessuali stanno semplicemente lottando per i loro diritti.
per fortuna, il giornalista ha detto semplicemente questo: essere genitori non è un diritto. essere genitore non è un diritto. essere genitore non è un diritto. essere genitore non è un diritto... (la ripetizione è mia). esiste solo il diritto di un bambino ad avere dei genitori.
l'altra obiezione della signora suddetta era che la costituzione non dice che la famiglia è fatta da un uomo e una donna. ma se nella costituzione c'è scritto che la famiglia è una società NATURALE, tu cosa capisci?
per non parlare di quell'altra stupidissima obiezione che ho sentito decine di volte, che un sacco di persone sono cresciute con un genitore solo, o con persone che non erano i suoi genitori, per esempio i nonni, o uno zio, una zia, e sono persone felici e realizzate, alternata all'altra cazzata che un sacco di coppie etero non sono assolutamente in grado di allevare un figlio, continuano a litigare, si ammazzano anche (invece gli omo no, loro solo sanno cos'è il vero amore!!!), e i figli sono traumatizzati... sarebbe come dire che l'eccezione invalida la regola, come dire che siccome uno che non è un dottore ha curato benissimo un malato, allora non occorre essere dottori per curare le persone, e siccome un sacco di dottori fanno morire i loro pazienti, allora è meglio farsi curare da uno che non è un dottore, visto che tanti dottori veri fanno tutti quei danni...
un sacco di opinionisti hanno affermato che la sentenza ha voluto tutelare l'interesse del bambino.
anche ammesso questo, ammesso che la libertà di genere ( la libertà inizia con la libertà di genere, ho sentito dire una volta da uno di Rifondazione comunista: tu devi essere libero di scegliere, nei vari momenti della tua vita, che genere sei...) della madre non vada a ledere la libertà del bambino, ma perché cavolo sti giudici della cassazione hanno voluto aggiungere che quello che pensano le persone comuni, quello che è da sempre sotto gli occhi di tutti, ossia che i figli nascono da un uomo e una donna, e quello che la psicologia da decenni -secoli, ormai- sostiene, ossia che la persona si forma a partire dal confronto con la madre e il padre, che questo, dicevo, sia un mero pregiudizio, una cosa che si dà per scontata e che invece va provata? ma perché???
e io continuavo a pensare all'articolo che ho sentito l'altro giorno a pagina tre, un'intervista al  filosofo e teologo Spaemann, sul pilatismo della società moderna. ma devo leggere qualcosa di più, prima.
poi ho trovato questo articolo di Avvenire, che ricopio in un post a parte perché se metto solo il link ho paura che poi sparisce, e invece questo è proprio quello che penso io. spero che carlo cardia, che l'ha scritto, non venga a chiedermi i diritti, nel qual caso lo toglierò subito.