sabato 2 giugno 2012

contro la cattività delle bestie

  mia nonna allevava le bestie. aveva i conigli, polli e galline, anatre mute e tacchini giganti. ogni tanto anche le faraone.
il sabato veniva lo zio a pulire il pollaio e dare una mano coi lavori pesanti nell'orto. poi, a mezzogiorno, si fermava sempre da noi a mangiare: la nonna preparava il coniglio in umido con la polenta. in tv davano 'check up'. 
per anni, il mio sabato è stato questo: scuola, coniglio in umido, check up e  catechismo al pomeriggio.
ora, sarà che a me la carne di coniglio piace assai, ma il fatto che uno si compri un coniglio come animale da compagnia  a me mi suona strano. anche perchè la prima cosa che mi viene in mente sono le palline di cacca di coniglio sparse per tutta la casa. eppure, pare che dopo i pesci rossi siano tra gli animali domestici più diffusi.
comunque, l'altro giorno mia cugina mi raccontava che, portato a casa il coniglio, sua figlia di 5 anni le fa: mamma, dov'è il pulsante per spegnerlo?
il tempo passa e il coniglio, anzi la coniglia, cresce a dismisura. e morde tutti. mia cugina la riporta al negozio, e lì le dicono che è ovvio: doveva comprarle un sex toy!!!
ci compriamo, spesso a caro prezzo, animali da compagnia per farne l'oggetto delle nostre attenzioni, per soddisfare i nostri bisogni, e li castriamo, e li educhiamo a comportarsi come umani e li costringiamo a stare soli per non sentirci soli noi.
come diceva anna oxa, io, io no.

martedì 29 maggio 2012

esemplari di una specie in via di estinzione 2- Rob Brezsny

Ques'uomo è un genio. Non lo so se fa tutto da solo, forse sì. comunque a me piace crederlo.
Non mi piace la sua faccia, soprattutto il profilo: sembra marco travaglio con gli occhiali.
eppure io adoro il suo oroscopo, una serie sconfinata di citazioni straordinarie che vanno dall'annuncio sul giornale all'ultimo saggio di un famoso professore passando per il classico proverbio cinese. li leggo tutti solo per questo.
anch'io penso, come credo lui, che le stelle non predicano il futuro, ma ci diano delle indicazioni. come tante altre cose, ci possono ispirare.
e poi ci sono i compiti per tutti: provocazioni che stimolano il cambiamento.
quello di questa settimana era scrivere il tuo annuncio ideale per l'anima gemella e mostrarlo al tuo partner attuale. è sinistramente buffo, perchè io il mio annuncio ideale l'ho già fatto, una vita fa,e io e il professore ci siamo consciuti su un sito di annunci che si chiamava cupido.

io, che mi sento sempre fuori posto, dentro al labirinto di Rob mi ritrovo.


lunedì 28 maggio 2012

io, il piccolo chimico

penso di aver capito qual è il mio problema. a me piace il piccolo chimico. uno dei regali più graditi di quando ero piccola, anche se mio padre, ingegnere chimico, non ha mai trovato il tempo di mettersi a fare un esperimento con me.
mi piace causare una reazione e stare a vedere che succede. è più forte di me, è la mia natura, come disse lo scorpione alla rana. 
è che io butto il sasso e non ritiro la mano, e lo vedono tutti che sono stato io.
così succede che vado a casa dei miei e mi trovo tutti addosso come fossi l'unica rappresentante in circolazione dell'intera razza dei comunisti. per mio marito sono invece la summa di tutto lo schifo che si può ascrivere all'etichetta 'berlusconismo'.
insomma, mi trovo sempre, mio malgrado, dall'altra parte.
sola.

domenica 27 maggio 2012

piccoli bulli crescono

oggi pomeriggio c'era la festa della scuola.
abbiamo portato i bambini per i gonfiabili, ma poi ci sono i laboratori organizzati dalle insegnanti, giochi, cibo, insomma un bel movimento.
tolte le scarpe ci mettiamo in fila per lo scivolo. un bambino che avrà tre anni, grassoccio, lunghi boccoli biondissimi, appena scende vira subito a sinistra e risale i gradini molleggiati. quando io dico"ehi, c'è la fila!" il sant'uomo che gestisce il traffico  in salita mi guarda sconsolato, dicendomi " non son bon de farghelo capire". notoriamente, essendo io la donna più rompicoglioni del mondo, non sopporto i soprusi di nessun genere. nemmeno quelli di un puttino biondo di tre anni. e di una coppietta di suoi coetanei, che anche loro con nonchalance si infilano ai posti di partenza appena scesi. il piccoletto poi non desiste. lo prendo per mano, lo metto in fondo alla fila (saranno cinque bambini, un metro di fila). quando scende, ci riprova di nuovo. io pure. dopo tre o quattro ripetizioni, sento il padre che lo chiama: Davide! devi metterti in fila! non lo bada neanche, e lui, il padre, si fa una bella risata. ah, allora ti chiami davide, gli dico mentre lo prendo per mano e lo riporto indietro. siamo andati avanti così, col piccoletto che ci provava ogni volta e il padre che ci provava ogni tanto e rideva, finché non ci siamo trasferiti ai laboratori creativi.
e nessuno che dice niente, per paura di sentirsi accusare di ingerenza in questioni educative. e invece è proprio questo il problema. 
gli adulti hanno perso la coscienza collettiva di essere educatori delle nuove generazioni, a prescindere dalla genitorialità. e i piccoli non mostrano nei confronti degli adulti il rispetto che si tributa spontaneamente a chi è in grado di proteggerti, di insegnarti, di dirti che una cosa si può o non si deve fare.
così, senza cattiveria, tra le risate di genitori che pensano che il recinto finisca col giardinetto della loro bifamiliare, piccoli bulletti crescono.

mercoledì 23 maggio 2012

Tacere

Tacere

 
 
Ogni volta che c'è da ascoltare. Silenzio necessario per captare suoni anche lontani, richiami a cui accorrere, passi di qualcuno che è atteso, e potergli andare incontro, preparare per lui il nostro spazio.
O per non perdere parole che a volte appena muovono l'aria. Parole che rovesciano la nostra storia, o la sua.
Anche quando non si ha niente da dire si deve tacere. Sulla persona che nemmeno conosco, ma so ogni cosa, arrivata dal parlare di chi a sua volta nulla conosceva, ma non ha taciuto. E allora tutto può essere detto e chi ferma il fiume delle parole ormai dette?
E poi tacere quando c'è da conservare un segreto. Consegna di sé. Chi sa oggi tenere i segreti?
E davanti alla tragedia. Per sentire il morbido passaggio delle schiere di angeli che corrono, a salvare un bambino, e non sappiamo perché non li salvano tutti. E poi quindi tacere anche davanti al mistero assurdo e supremo della morte bambina. Per non dire parole superbe e sentire se forse una Parola arriva, di consolazione e promessa: ci sono, sono qui, risorto come tutti risorgono.
Tacere per sentire il suono della Parola che leggo.
Per ascoltare il suono del proprio esistere.
Per custodire verità che possono far trafiggere.
Ma quando la nostra parola attesa può salvare, guai a noi per il nostro tacere. 
 
Maria Pia Veladiano, Avvenire 19/5/12 

domenica 20 maggio 2012

Romanticismo 1

Dov'è finito il romanticismo? si chiedeva una mia ex alunna su fb l'altro giorno.
Già, dov'è finito? sono io che lo chiedo a te, a voi, giovani ragazze del nuovo millennio.
mandare una lettera al ministro della difesa per sapere come mai il tuo moroso non viene mai a casa in licenza (e m'ha pure risposto, beh, un suo sottoposto, roba che non mi venga un colpo quando ho visto la busta intestata, non mi ricordavo più della mia)
mandargli un telegramma con scritto 'in risposta alla tua amorevolmente insistente richiesta di ieri sera: sì!' il giorno dopo che ti ha chiesto 'ci mettiamo insieme?' sotto lo sguardo sfottente dell'impiegato postale che non riesce a reprimere un sorrisetto di commiserazione,
andare dal fiorista con un sacchettino di caramelle al miele da attaccare ad una rosa bianca come augurio di pronta guarigione,
aspettare le tre del mattino - l'ora migliore, a sentire il mio amico writer- per scrivere con la bomboletta spray ti amo nel parcheggio proprio sotto alla sua moto, e tanti auguri nel portico sotto casa...
portarlo nel piazzale di una chiesetta illuminato solo dalla luce della luna con una bottiglietta di spumante e una tortina nel sedile posteriore e i calici di plastica per festeggiare a sorpresa il suo compleanno,
fare la posta a quello che noleggia dvd per farsi dare il megaposter del primo film che avete visto insieme,
prendere il primo treno che capita senza sapere se la sera potrai dormire da quella tua lontana zia, senza un soldo, solo per fargli la sorpresa di andarlo a trovare,
regalargli la tua felpina preferita perchè ha freddo,
farsi mezza italia in A112 e trovarlo in un posto che non c'è neanche sulla cartina, quando ancora il navigatore era l'atlante stradale...

le avete mai fatte, voi, queste robe qua??
io sì, io posso chiedere 'dov'è finito il romanticismo?'

mercoledì 16 maggio 2012

colloqui 1

oggi è stata dura. 
 ma quando non lo è. e lui si incazza per come lo guardo. 
le insegnanti di bruno mi dicono di chiamare SOS Tata. o comunque di andare da una psicologa. mia madre mi dice di portarlo via da quella scuola che me lo marchia come 'bambino problematico'. 
sono disperata.
 quando mi hanno mostrato il disegno di bruno sulla sua famiglia (una casa, la mamma e il papà, e il bordo sinistro chiuso da un cancello, niente fratelli, 'e tu dove sei? sono in casa' ) è stato un cazzotto allo stomaco, di quelli che ti tolgono il fiato.
non so cosa fare, non so come fare. non so.
e ho le verifiche di dine quadrimestre, i colleghi che non ti salutano, la bambina che piange per due ore filate, il libro delle vacanze da scegliere, il presidente del comitato genitori che mi pressa per il corso full immersion, agostino col febbrone che non può andare in gita, la strada chiusa che mi allunga di 20 minuti la strada...
no, non credo di farcela, stavolta. stavolta no.



lunedì 14 maggio 2012

io, la regina degli armadi

 alla scuola di bruno, per la festa della mamma, anche quest'anno hanno fato un libretto con le registrazioni di ciò che i bambini dicono -  l'anno scorso appena ho aperto il libretto e ho visto di che si trattava sono sprofondata nel terrore... invece, povero bruno, è stato adorabile.
quest'anno le maestre hanno deciso come tema 'la mia mamma è la regina...'
sarà che ormai sono ossessionata, ma la lettura ha ribadito, qualora ce ne fosse bisogno, qual è il ruolo delle donne nella società del terzo millennio: la regina del focolare.
lo so, sembra incredibile.
l'unica mamma che fa qualcosa di diverso dal pulire, cucinare, lavare, stirare, fare le torte e i biscotti, o gongolarsi tra soprammobili e ammennicoli vari sono io, la mamma snaturata. l'iniziale sottile irritazione nel leggere che per mio figlio io sono 'la regina degli armadi', che con 'martello, cacciavite e trapano costruisce gli armadi' (in realtà ho montato un mobile porta tv dell'IKEA, il che comunque non è proprio la cosa più semplice del mondo) è sparita all'istante leggendo le specialità delle mie colleghe. 
oggi oltre al libretto di bruno ho visto un articolo della signora Annamaria Bernardini De Pace su il Giornale, che si riferiva all' intervento della ministra Fornero secondo cui gli uomini devono fare di più in casa. non l'ho capito. purtroppo il Giornale ha pensato bene di non metterlo su web, per cui non posso commentare puntualmente la sottile, si fa per dire, ambiguità machista che lo percorreva. Pazienza.
ho letto poi che Iaia Caputo è rimasta delusa dagli ospiti previsti per la nuova trasmissione evento del solito duo Fazio-Saviano, evento per cui tutta l'Italia democratica (sic) sarebbe in 'spasmodica attesa'.
io Fazio non lo reggo, non mi piacciono quelli che hanno sempre il sorrisetto stampato sulla faccia.
comunque: ma di cosa ti lamenti, iaia? che te ne sei accorta adesso, di quanto sono piccoli e misogini i maschi di sinistra?
mio marito, che quando l'ho conosciuto aveva in casa sua dei volantini vetero-femministi che non pensavo neanche si potessero ancora concepire, è appena sceso per farmi una mega pippa sul fatto che non ha trovato da nessuna parte i sandaletti nuovi di mio figlio, sandaletti che io avevo comprato e che io avrei dovuto portare dentro e mettere in un posto ben preciso. il fatto che non mi ricordi dove li ho messi, e che alle sue rimostranze abbia risposto 'non mi ricordo dove li ho messi, poi li cerco', è l'evidente dimostrazione di quanto io me ne freghi dei miei figli, e, visto che ho anche aggiunto 'con tutto quello che ho da fare, figurati se mi ricordo dove li ho messi', è anche l'ennesima critica a lui, il mio voler continuamente ribadire quanto lui sia inetto, stupido, nullafacente e via verbalizzando al posto mio.
quando poi li ha trovati nel primo posto dove gli avevo detto di guardare, e ironicamente (che stronza che sono) gli ho chiesto: dov'è che erano, scusa? facendogli notare che forse aveva esagerato con tutta quella merda che mi aveva spalato addosso, apriti cielo!
eh sì: io ho sempre una scusa buona, io non ammetterò mai di avere torto.

venerdì 11 maggio 2012

sorry seems to be the hardest word...

Ali MacGrow alias Jennifer Cavilleri
ogni tanto su facebook ritorna una foto su cui compaiono le cinque parole più difficili da pronunciare: transustanziazione (per me la prima in assoluto), desossiribonucleico e altre, a rotazione. quella che non cambia mai è SCUSA. 
sai che novità, se elton ci ha fatto su una canzone nel 1976. 
ho cercato disperatamente su youtube l'episodio di happy days in cui fonzie non riesce  a chiedere scusa. e quella stupida frase di Love story: amore significa non dire mai 'mi dispiace'.
chiedere scusa e basta.  ammettere di aver passato il segno, chiedere perdono. perchè è così difficile?
un mio amico diceva sempre che noi italiani siamo così (corrotti e corruttibili, moralisti e immorali, fatta la regola, trovato l'inganno) perchè siamo cattolici, e abbiamo la confessione. tre ave marie, un pater, un gloria, e via, si ricomincia.
banale.
don bosco diceva che perdonare significa dimenticare per sempre. il perdono cristiano non è condizionato, è amore e basta. e tu, cara Jennifer Cavilleri, dovresti saperlo meglio degli altri, visto che sei figlia di Fil, il pasticcere italiano. Amore significa saper dire 'mi dispiace'.

mercoledì 9 maggio 2012

no, non sono una stronza

una dimostrazione del fatto che non sono, come pensa mio marito, la donna più stronza del mondo  è che io, se mi chiedono una cosa che posso fare, la faccio volentieri. ieri sera, per esempio, al consiglio di interclasse la mia collega di religione non riusciva a capacitarsi di come fosse stato così facile convincermi a redigere il verbale della riunione. avevo il mac aperto, i punti all'ordine del giorno erano pochi, dovevo fare una cosa sintetica perché l'ultimo verbale va firmato seduta stante... why not?
a me non piace fregare gli altri. non dare le ricette, chiudere i quaderni, dire no solo per farselo chiedere un'altra volta, omettere il dettaglio fondamentale... io non l'ho mai fatto.

lunedì 7 maggio 2012

come un guscio vuoto

 ho tante di quelle cose da scrivere che non scrivo niente.
sono annichilita. sono come un guscio vuoto, una conchiglia disabitata. potrei durare così secoli.
e faccio la torta di cioccolata per riciclare le uova di pasqua, compro il filo per farmi una collanina, gli stiro le camicie, faccio le lavatrici, le stendo, preparo ogni sera i vestiti che i bambini si metteranno il giorno dopo, faccio il cambio di stagione, sono perfino andata dalla parrucchiera (al proposito, un mio alunno mi ha chiesto se ieri c'ero alla sua prima comunione. ma certo che c'ero, non mi hai vista? beh, mi sembrava di averti intravista, ma non ero sicuro che fossi tu...)
vorrei fare anch'io tutti i post che fanno le altre, la ricetta della torta, come fare un pranzo di riciclo, come fare un vestito da maschera da pipistrello... eppure non ci riesco, perché, perché??????
perché non riesco a prendere atto che la felicità non è il mio destino, e girare finalmente pagina?

mercoledì 2 maggio 2012

lo scaffale della mamma snaturata 4 - Il silenzio degli uomini

è che oggi le biblioteche sono chiuse, ma domani spero di andare a vedere se c'è il libro di Iaia Caputo Il silenzio degli uomini, e, se no, di farlo comprare. intanto consiglio a tutti la lettura del suo blog, http://iaiacaputo.wordpress.com/

femminicidio femminicidio femminicidio


 oggi dopo tanto ho comprato un giornale, anzi: due. non sapevo neanche più quanto costasse un quotidiano (costa un euro e venti). stamattina ho potuto ascoltare tutto il programma 'Primapagina' di radiotre, la mia radio. adesso a leggere i giornali almattino c'è walter passerini, uno che almeno ne sa qualcosa di lavoro. comunque, legge questo articolo di isabella bossi fedrigotti sulla prima del Corriere 30/4/12,. le parole sono importanti, lo sa anche isabella. e a lei la parola 'femmina' non piace. bisognerebbe avere una parola come hanno i tedeschi (a rieccoli), che usano la stessa parola per dire un maschio e una femmina, la profondissima essenza umana.
eh no, troppo facile, signora isabella, perchè queste creature vengono ammazzate proprio perchè sono creature di sesso femminile, e ad ucciderle sono solo creature di sesso maschile, ma non fanatici appartenenti a qualche setta dedita alla misoginia, no, sono gli uomini, i maschi a cui queste povere creature si erano date con affetto, amore, passione... perchè le donne non sentono il bisogno di ammazzare chi non le ama più? perchè i maschi sì? 
da lontano rimbomba la frase di simone weil: amare profondamente e violentemente, frase impossibile.
e come dovremmo chiamarli, omicidi e basta? ma non sono omicidi e basta, mi pare che sia così evidente che, escludendo la malafede, negarlo non può che essere frutto dell'annichilimento della coscienza femminile nel nostro paese... non è neanche un'aggravante di genere, è di più, e non basta l'uxoricidio, qui è il maschio in quanto tale, non il marito, non c'è il vincolo indissolubile del matrimonio, qua si ammazza per possesso, per gelosia, per frustrazione... il maschio esercita una violenza che le femmine non hanno per natura - non sono di quelle che negano l'evidenza, e un uomo è fisicamente più forte di una donna, almeno nel 99 per cento dei casi.
i miei tre figli, di tre, quattro e cinque anni usano la distinzione maschio-femmina senza nessuna intenzione di 'svilimento se non di disprezzo', come sostiene la bossi fedrigotti nel suo articolo, lo usano perchè è chiara, semplice, naturale, perchè alla loro età non possono dire uomini e donne, e perchè 'bambino-bambina' non funziona con mamma e papà.
chi, come me e come per fortuna tante altre persone, usa scientemente il termine 'femminicidio' non lo fa con leggerezza, e tanto meno per ansia di precisione, cara isabella, e sì, lo facciamo proprio perchè vogliamo modificare la percezione: la percezione sbagliata che questi omicidi siano come tutti gli altri, che possano essere colposi o preterintenzionali, che possano avere attenuanti di sorta, magari quelle stesse che lei chiama 'benzina sul fuoco': difficoltà economiche, disoccupazione o dequalificazione professionale fino a quel maledetto 'troppo amore', che di amore non ha niente, neanche il nome.

lunedì 16 aprile 2012

Una stanza tutta per sè

io ce l'ho la stanza tutta per me. eccola.
una montagna di roba da stirare, che ha sommerso la poltrona su cui, quando l'ho vista per la prima volta, per un attimo ho sognato di poter sprofondare a leggere, una volta chiusa la porta... e tutta la roba stirata da riporre, e i pantaloni dei bambini in attesa delle toppine sulle ginocchia, le maglie da cucire, i bottoni da riattaccare... i sacchi con la roba estiva ancora da stirare dalla stagione scorsa, le casse con i berretti e i guanti e la roba troppo piccola o le magliette da tirar fuori quando fa caldo...

la mamma snaturata e il cinema 1. ferie d'agosto

 c'è stato un tempo della mia vita, ed era bellissimo, in cui andavo al cinema tre volte la settimana. avevo la tessera di due cineforum e nel fine settimana, al sabato o alla domenica, andavamo a vedere una delle ultime uscite. io adoro andare al cinema. non mi considero una cinefila: all'esame di storia del cinema un maniaco mi ha mandata via perchè non sapevo quale tra jules e jim fosse il fotografo (forse è meglio che se lo riguardi). un altro ha preso trenta perchè ha saputo dire che tempo faceva nel 'ginocchio di clara'. pioveva, lo sapevo anch'io. no, non sono una cinefila. non ho la fissa del montaggio, della fotografia, del colore...
è che il cinema mi aiuta a vivere.
il mio regista è kieslowski, sono sempre i migliori ad andarsene per primi. e truffaut. e tanti altri, ovviamente. poi ci sono i film importanti per il momento, per la persona che avevo di fianco, perchè sono stati l'inizio di un'avventura, anche intellettuale. ma questo è un altro post.
tra gli italiani, virzì mi piace. da sempre.  storie quotidiane, storie che sappiamo tutti, storie che parlano di ognuno di noi. beh, ovosodo alla critica non è piaciuto. a me m'ha piantato  dentro una tristezza sconfinata, che non ha mai smesso di crescere, per la vita che decide per te, come mi diceva sempre don alfredo, quando non sei tu a farlo per prima, per quel 'diventare grandi' di tanti che vuol dire fine dei sogni, della spensieratezza, adattarsi a  quella specie di ovo sodo dentro, che non va né in su né in giù, ma che ormai mi fa compagnia come un vecchio amico...
tutta la vita davanti è a tratti schematico, ma poi viene fuori che sono tutti dei poveracci, dal capo osannato allo sfigato che ruba la pensione alla vecchina che si fidava di lui, dalla belloccia del capo al sindacalista duro e puro, tutti ad affannarsi fino alla morte a mantenere la fragile apparenza che è la loro vita insulsa... e ti resta un amaro dentro che il picnic finale, così simile a tanti che facevo da piccola nel cortile di mia nonna, non addolcisce per niente.
ma volevo parlare di ferie d'agosto, della storia del professore comunista che ha rinunciato all'ideale più vero, l'amore, per accomodarsi in una relazione asimmetrica in cui vada come vada, sa che può sempre e comunque contare sulla gratitudine di lei... finchè non resta incinta (e sì che trombano due volte l'anno e lei ormai è alle soglie della menopausa...mah!) e contemporaneamente scopre una cosa difficile da credere anche per noi, cioè che anche silvio orlando ha avuto una vera storia di fuoco e passione, e naturalmente con una strafiga... che botta, povera laura...
insomma, siamo sempre lì: al ritorno a casa delle illusioni, e a come affrontarlo con lo strumentario sempre più insufficiente che la cultura di massa e i suoi modelli mettono a disposizione... 
al piccolo cabotaggio dei sentimenti a cui tutti, prima o poi, sembrano - sembriamo?- adattarsi per sopravvivere.

venerdì 30 marzo 2012

lo scaffale della mamma snaturata 3 -Un ponte sull'eternità

ho letto il gabbiano jonathan livingston aspettando l'aereo che mi avrebbe portato per la prima volta in inghilterra. avevo 12 anni, ero una cicciona timida e goffa che non piaceva a nessuno. ma quando mai sono piaciuta a qualcuno. io per prima, intendo. comunque non è che mi abbia detto tanto di nuovo, jonathan. e poi, da quello che mi ricordo, sono un sacco di foto.
certo l'ho avuta anch'io la mia fase di entusiasmo 'peace and love', new age e se vuoi puoi, tra i quattordici e i quindici anni. ma la vera fase di invasamento per richard bach l'ho avuta dopo i vent'anni, quando ho letto un ponte sull'eternità
quello che mi interessava, che mi appassionava, anzi, era l'idea di rapporto di coppia che lui descriveva. ricordo con una chiarezza direi fotografica, se si potesse dire di un libro, la parte in cui lui descrive loro due a letto ognuno con la sua pila di libri sul comodino, a leggere, insieme, cose che non avevano niente di comune... loro due chiusi nella roulotte nel deserto per un anno, lui che le regala una cosa mai vista, una specie di piccola televisione che quando la accendi ti sorride e ti dice 'hello!' ma era il mio mac classic! pensare ognuno dell'altro che 'stai facendo del tuo meglio'. il cracker di lui che scricchiola sotto il peso del formaggio che ci aveva messo sopra, la maschera della creatura pelosa del film che non sono mai riuscita a capire quale fosse, lei che gli spiega la musica di bach... 
era la foto del mio rapporto ideale. non ce l'ho più quel libro, è rimasto nella libreria dell'uomo che volevo sposare... una vita, anzi due, fa.
tutto questo mi è passato per la mente mentre tornavo alla macchina leggendo il risvolto di copertina del libretto che avevo preso in prestito in biblioteca: La scuola fa male, un libro che mi ha incuriosito subito perchè io sono una maestra per caso e l'antididattica è sempre stata un mio chiodo fisso. Non avevo assolutamente idea che l'autore fosse James Marcus Bach, figlio di Richard. e siccome da una frase in cui James parla di suo padre Richard mi è sembrato di capire che fosse morto, ho fatto una piccola ricerca (mi pareva strano, vuoi che non avessi letto da qualche parte che era morto il papà di Jonathan??) e ho scoperto che l'autore è figlio, con altri 5, della prima moglie di Richard, che lui ha abbandonato senza tanti scrupoli (notare che è stata lei che gli ha battuto a macchina Il Gabbiano Jonathan) e che richard  e leslie parrish, la sua anima gemella del Ponte sull'eternità,  hanno divorziato nel '99, visto che lui si è messo con una giovane fotomodella di cui purtroppo non sono riuscita a trovare neanche una foto... 
bah,  era meglio se era morto.

martedì 13 marzo 2012

emotivi anonimi

prima dell'incontro con i genitori di un bambino problematico esprimo alle colleghe la mia agitazione. 'Tu?' mi fa la collega di religione 'ma se sei la sicurezza in persona!'. La sicurezza in persona. non so se ridere o piangere. solo perchè sto dalla mia parte. io, coi miei mille dubbi, le mie mille insicurezze, gli scrupoli, le angosce.
quando ho sentito che hanno fatto sto film, 'emotivi anonimi', sui gruppi di autoaiuto per iperemotivi, nati sulla falsariga di quelli per alcolisti, ho pensato a quanta fatica, quanta sofferenza mi sarei potuta risparmiare, se ne avessi potuto frequentare uno. ne ho parlato anche con mauro. 'ma dai, questi sono casi patologici'. ma che ne sai tu? che ne sai???? che ne sai del sudore che ti cresce dentro come l'espresso nella moka, e puzza nonostante la doccia appena fatta e l'antiodorante e il profumo, del rossore che ti gonfia la faccia, e ti fa strizzare gli occhi, e gli occhi di tutti addosso.
certo, non sono mai svenuta, io, ma ogni volta che ad un esame dovevo rispondere all'appello era tale la tensione che poi avrei potuto andare a casa. e infatti, spesso ci tornavo, senza voto. gli esami orali per me erano tutti specchi su cui io non ero minimamente in grado di arrampicarmi. il vuoto mentale, la secchezza delle fauci, nella testa un unico pensiero: ma quand'è che finisce? sperare che finisse, che una volta tanto mi facessero una domanda di cui sapevo bene la risposta, e ce n'erano.
mi ha salvato, si fa per dire, la mia ironia, fin quando non si è calcificata in sarcasmo.

lunedì 12 marzo 2012

stasera siamo andati tutti al vernissage della mostra di mia cugina. 
poi avrei voluto andare al mc donald's coi bambini, giusto per non avere da spignattare o pulire una volta a casa. che idea assurda.
e mi sento piccola e vecchia, chiusa dentro a una piccola e vecchia storia, e sto zitta dentro mentre dico ai bambini di non scendere dal marciapiede. 
quando poi in macchina passiamo davanti a un mc donald's e lui mi chiede se voglio fermarmi, gli dico 'ma lascia perdere'. eccola, lei cade sempre in piedi, la stronza! gli dò la nausea, perfino.
finalmente arriviamo, una bella tazza di latte caldo per scaldarsi la pancia, come dice bruno, un panino con la nutella e via a nanna.
sono prostrata dall'immutabile, dall'ineluttabile cui mi sento condannata. 
accendo il computer, e la tv, e aspetto che mi piangano gli occhi dal sonno.

domenica 11 marzo 2012

lo scaffale della mamma snaturata 2. Una stanza tutta per sè, di Virginia Woolf

è da un po' che sto cercando di scrivere questo post. e non ci riesco.
forse proprio perchè io una stanza tutta per me non ce l'ho. non ce l'ho più, anzi.
e Dio sa quanto la desidero, quanto ne avrei bisogno.
ho trovato un giornale di un mese fa in cui si parla del caso della studentessa inglese Gail Trimble che ha riempito le prime pagine dei giornali per il fatto che si è dimostrata di gran lunga la migliore in un gioco a quiz per studenti universitari che appassiona gli inglesi. naturalmente il caso è dovuto al fatto che era una donna.
se insegnassi al liceo, obbligherei tutte le mie allieve a leggere questo libro.
ma probabilmente non servirebbe a nulla.
mi sento fuori posto a voler fare l'intellettuale. già a dirlo, ti senti una snob di merda.
mi sento parte di un meccanismo perverso che induce le donne a credere che la loro realizzazione personale non sia possibile al di fuori della famiglia e del lavoro. Non so se riesco a spiegarmi: un'occupazione puramente intellettuale, lo studio per lo studio, quello che avevo in mente di fare da piccola quando dicevo che io avrei voluto continuare a studiare per tutta la vita. senza trovare nessuno che mi spiegasse che questo lavoro esiste, che c'è tanta gente che lo fa, soprattutto uomini, ma anche qualche donna... 
le donne sono più diligenti degli uomini. a scuola sono più brave. ma quasi sempre si fermano lì, e finito il dovere, chiudono l'armadio.
 torna di nuovo silvio ceccato, l'ingegnere della felicità: l'ideale sarebbe fare del proprio hobby il proprio lavoro. come virginia woolf. che al liceo mi pareva un essere lunare. te credo, leggevo solo hemingway e dostoevskji...

venerdì 27 gennaio 2012

ARBEIT MACHT FREI

il lavoro rende liberi. l'italia è una repubblica fondata sul lavoro.

la cosa più sconvolgente ad Aushwitz per me sono le grandi 'vetrine' del museo che contengono, ben divisi come i nazisti sapevano fare, montagne di capelli umani, montagne di stampelle, gambe di legno, protesi varie, giocattoli di bambini...
per anni ho letto tutto quello che potevo sui campi, le testimonianze, le poesie, i racconti di chi è sopravvissuto.
adesso non ci riesco più.