domenica 28 ottobre 2012

ma l'amore che cos'è 2

cara amica, rivolgo a te che sei un'esperta questa domanda: come è possibile che uno che sostiene di amarti possa poi sputarti in faccia tanto veleno? come se fossi il suo peggior nemico? mi viene voglia di andare a dormire in albergo
sms ricevuto stasera

eh, non lo so, purtroppo.
che poi, il problema non è tanto questo, amica.
il problema è il dopo. è come uno che ti sputa in faccia tanto veleno, poi dopo sostenga ancora di amarti.
è svegliarsi la mattina dopo aver fatto l'amore, scendere in cucina a preparare la colazione, trovarsi a brontolare perchè ci sono i piatti da mettere in lavastoviglie e venir sommerse da una colata di rabbia che ti incenerisce e pietrifica. e continuare a far la colazione con tuo figlio, e poi preparare gli altri, e poi andare a scuola, e poi tornare a casa e preparare da mangiare, e la lava non è ancora finita.
e allora quella che potrebbe apparire rappresaglia (l'albergo) non è che tentativo di fuga, salvarsi dalla contradizione in termini di un amore ambivalente.
sempre, sempre sempre carissima simone (weil):
Ciò che è basso e ciò che è superficiale sono al medesimo livello. Colui ama violentemente, ma bassamente, frase possibile. Ama profondamente, ma bassamente: frase impossibile.

sabato 27 ottobre 2012

una scoperta

3.
C'è qualcosa nell'aria che sembra  preludere
alla strage degli innocenti.
Non senti il clangore dei cabarets malfamati,
le urla procaci di lerce cantoniere, 
i rutti spettrali di turpi soldati
e l'agonia di queste querce nere
dalla zavorra di uccelli impazziti?
C'è sempre una trappola nascosta per gli uccelli
nella natura che simula sorrisi,
dove l'inferno si addobba da Betlemme
e la neve brucia gli occhi come un incendio.
Ora che i giorni si fanno più corti 
e più a lungo le lanterne restano accese,
scheràni vanno nell'ombra
a cercare nennelli
per il grande eccidio.

Angelo Maria Ripellino, Sinfonietta (1970-71)

io ripellino non sapevo neanche chi fosse. è uno slavista, autore di saggi e traduzioni molto importanti. ma soprattutto, è un grande poeta.
C'è sempre una trappola nascosta per gli uccelli/ nella natura che simula sorrisi sono versi straordinari.
grazie a paolo nori che me l'ha fatto conoscere, pubblicando questa poesia qua.


frazioni

a me le materie (discipline, dai) che facciamo a scuola mi piacciono tutte, da insegnare, a parte la motoria, che sarebbe l'educazione motoria, la ginnastica insomma. quella è l'unica cosa che proprio non ce la faccio. cioè, l'ho fatta, se dovevo, ma insomma non mi va. tutto il resto, non saprei cosa scegliere guarda, mi piace proprioo tutto.
per esempio le frazioni. le frazioni sono la mia passione.
quest'anno ho un'ora di compresenza, e vado in una classe quarta che ha una supplente, diciamo così, un po' inesperta. adesso si è presa indietro rispetto alle altre classi e deve, come dice lei, galoppare.
ma dove vai, penso io.
stamattina detta un problema.
il babbo sta raccogliendo un libro a fascicoli. le uscite previste sono 96. il babbo ne ha comprate già 3/4. quanti fascicoli devono ancora uscire?
fanno tutte le loro belle operazioni, e intanto io faccio a due che mi sembrano svegli: eh, ma vedi che sono usciti 3/4? quanti ne devono ancora uscire, in quarti? uno! eh già, faccio io, vedi che ti risparmiavi un'operazione, basta calcolare un quarto, si fa prima, no?
eh sì maestra, è la frazione complementare!
ecco il bello del mio lavoro, catalizzare queste conquiste qua.
grazie, matteo, la mia giornata è andata via veloce, dopo.

mercoledì 24 ottobre 2012

uno scambio di mail

ieri, dopo aver scritto il post, ho mandato una mail a nicola porro.
perchè non mi piace tanto scrivere sul blog di qualcuno senza dirglielo.
la mail è questa:

tanto mi era piaciuto lo strepitoso articolo su renzi, l'unità e le caiman dell'altro giorno, tanto questo mi ha disgustata, che ci ho scritto anche un post, che non ne volevo parlare, di scuola...


ci sono dei lavori, che son poi tutti, i lavori, che uno bisogna che gli piaccia, per farlo bene. e uno, fare un lavoro come il mio, che devi ripetere le robe venti volte se hai venti alunni, venticinque se ne hai venticinque, perchè loro hanno altro da fare mentre tu dici le cose per tutti, e tu sei lì apposta, secondo loro, per ripetergli le cose personalmente ad uno ad uno, ci son dei lavori che se non ti piace dai fuori di testa, e non ti rovini la vita solo a te, ma la rovini a tutti.
ma sta roba qua non è facile, a capirla. ma bisogna capirla, perchè già stamo col sedere per terra.
se al ministro fregasse qualcosa della scuola, degli studenti (che porcheria, l'ultima frase del tuo articolo, davvero) avrebbe detto: in italia si sta troppo poco a scuola. dobbiamo aumentare il tempo scuola. nelle scuole italiane non si impara uno sport, non si impara a suonare uno strumento musicale, non si impara facendo, come si dovrebbe fare. più tempo a scuola, scuole aperte tutto il giorno.
biblioteche scolastiche aperte tutto il pomeriggio. i prof che possono (a parte mio marito, che ha un dottorato in storia del diritto italiano, mi vengono in mente due amiche col dottorato in filosofia che fanno sostegno, coì, senza neanche impegnarmi un minimo, perchè poi ho la mia collega di storia geografia e motoria - alle elementari- diplomata organista, per non parlare di tutti i miei amici musicisti che fanno gli insefnanti di sstegno alle medie) facciano corsi extra curricolo per quelli studenti che vogliono imparare...
macché, ma che gli frega a questi.
ti innalzano l'obbligo scolastico perché siamo i trogloditi d'europa e riempiono i licei di gente che va a scuola perchè deve fare due anni. parcheggi, altro che scuole.
ma dai, porro. o ti tieni nel tuo orticello, che vai benissimo, o cerchi di capire qualcosa davvero. sta broda riscaldata sta sullo stomaco.

stasera, dopo una giornata iniziata a scuola, ma proseguita subito a casa tra sinusite e vomito, ho trovato la risposta di porro, che è questa qui

Io mi terrò il mio orticello, ma scusi Colosio che ex direttore generale dell'ufficio scolastico regionale oggi sul Giornale anche lui
dice sciocchezze. Che porcheria la sua mail. Siete voi professori, non tutti ovviamente, che ve ne fottete degli studenti
ciò che vi interessa è il vostro psotoi di lavoro. Legittimo, ma non fate i santatarelli. Avete fatto della scuola con i vostri
complici sindacati, fatti sempre da professori, un ammortizzatore sociale. E oggi vi lamentate che guadagnate poco. Avete
reso la scuola pubblica un macello ed è sempre colpa degli altri.
Mi dica cara professoressa quando va lei in vacanza? il suo contratto prevede 34 giorni di ferie e lei quanti ne fa? Ma dove vivete
ma vi rendete conto in che merda siamo. Ma lei mette il naso fuori dalla scuola? Sa quanto guadagna un cococo? quantonpaga di tasse e
di copntributi per una pensione che non riceveràù mai. Il tutto per tenere in pieddi un carrozzone pubblico, che è capace solo a lamentarsi.
Ma fatemi il piacere cari professori, fatevi un bell'esame di coscienza
L'ho fatta leggere anche al professore, che è molto più incazzato di me su sto argomento.
e quando gli ho girato la mia risposta, mi ha detto: tu sei sempre troppo gentile.
sì, con gli altri, vero professo'?
comunque a una lettera del genere, cosa vuoi che gli risponda? mi sembrano quegli sms che mandano alle trasmissioni che fanno sulle reti private tipo tvA Vicenza, in cui c'è il giornalista moderatore con vari ospiti opinionisti, politici locali, imprenditori, altri giornalisti,  e fanno scorrere come sottotitoli i messaggi degli ascoltatori.
ecco, una roba così, cosa vuoi che gli risponda?
che poi, per me, la forma è tutto. o quasi.

martedì 23 ottobre 2012

la casta degli insegnanti

oggi a primapagina il giornalista leggeva un articolo di nicola porro, e mi sembrava anche sostanzialmente d'accordo con lui (è del sole24ore).
ne cito solo qualche frasetta:
In un momento in cui a tutti è chiesto un grande sacrificio, la casta delle nostre scuole non ci sta. Appoggiata dalla politica che la considera, proprio per la sua numerosità, un bacino elettorale da non contrariare. I contribuenti sopportano più tasse, hanno meno detrazioni, le imprese pagano più che nel resto d’Europa, le aziende private sono costrette a fare contratti di solidarietà, le fabbriche chiudono, abbiamo almeno un milione di pensionati (tra esodati e ricongiunzioni onerose) in ambasce, ma i nostri professori considerano un loro diritto intoccabile lavorare 18 ore alla settimana
La pubblica istruzione non è pensata per le generazioni future, ma come ammortizzatore sociale per il lavoro. Ciò che contano non sono gli studenti e la qualità dell’istruzione, ma la possibilità di impiegare più personale. Almeno abbiate il coraggio di dirlo chiaramente, senza ipocrisie: la scuola non serve a formare studenti, ma a generare posti di lavoro. Qualche sospetto lo avevamo da tempo
La scuola è l’ultimo residuo del consociativismo che ha generato irresponsabilmente il nostro debito pubblico. Sinistra e destra a parole dicono che si deve investire nel futuro dei giovani, in pratica perseguono solo il loro interesse clientelare e corporativo di coccolare una vasta base elettorale, che soprattutto in campagna elettorale è molto utile. 
con la tiratina finale su quei pochi che ancora lavorano  con coscienza e serietà, per chiudere col botto:
E gli studenti? A no, quelli non contano. Sono solo uno strumento di lavoro.


io ho pensato: porro, spero che tu non abbia figli.
perché sai quanti ne vedo io, di figli di gente come te? che ti guardano come dire: oh, ma cazzo vuoi, mica sono uno sfigato come te io, eh? mica penserai che studio e faccio quella fine che hai fatto tu eh? che non fai un cazzo tutto il giorno e vieni qua a dirmi cosa devo fare! ma prenditi il tuo stipendio e non rompere!
invece porro ce li ha, i figli. uno, almeno, ce l'ha.
ma ha ancora quattro anni. quando andrà a scuola, forse lo metterà in una scuola privata.
che quella non è la casta. che a quelli gli puoi dire: non rompere il cazzo, e muto, che te pago.
oppure no, quelli sono bravi.
quelli non votano.
quelli se non rigano dritto li mandano a casa.
la cosa che mi ha irritato oltremodo in quest'articolo è stata la mancanza di rispetto, ma mica per me, sai quanto me ne può fregare del rispetto di porro o di carota, è la mancanza di rispetto per chi ti insegna, per chi fa un lavoro che volente o nolente ti segna la vita. ma neanche: è il rispetto per la scuola, per la cultura, per la fatica che si fa e bisogna fare per diventare grandi.
io i miei figli mica li mando a scuola per imparare a leggere e scrivere e far di conto, che  io non sono sicura quasi di niente ma stavolta quasi lo sono, che sarei anche più brava delle maestre che si trovano a scuola, a insegnargli a leggere e scrivere e far di conto. io i miei figli li mando a scuola perché imparino che al mondo si sta con gli altri, che si cresce con gli altri, per imparare che non ci sei solo tu, al mondo.
e sta fatica qua, porro, che è una fatica sempre più grossa per gente abituata a stare da sola, chiusa nel suo appartamentino, con mamma e papà (quando va bene) che si sono scelti e non riescono a stare insieme bene neanche loro, sta fatica la fai inseme ai tuoi maestri o non la fai, ed è un lavoro, questo, che ci devi mettere il cuore il cervello e la saliva e il sudore, se lo vuoi far bene, e ti deve piacere, per farlo bene, e se continuate così, tu e tutti quei bravi italiani che lavorano dalla mattina alla sera come dannati non si sa poi per far cosa, ci restate sotto, a quella montagna di cacca che quotidianamente continuate a spalare sulla scuola.
voi, e soprattutto i vostri figli.

lunedì 22 ottobre 2012

mio figlio è un bravo ragazzo

e la nostra è una famiglia per bene. questo pare abbia detto la madre dell'ultimo femminicida.
io metterei dentro questa gente qui. a pensare, a capire.
tuo figlio ha appena sgozzato una e se ci riusciva, sgozzava anche sua sorella. ma non è un killer.
no, è un assassino cara mia. sveglia. tuo figlio è un assassino, hai capito? ha ammazzato una ragazza, e mica perché gli aveva fatto qualcosa, eh, mica per difendersi. no, se l'è proprio andata a cercare, e si è messo il coltello in tasca, hai visto mai che la trovava, quella troia.
e cosa c'entra la tua famiglia. 
cioè, c'entra, c'entra, eccome se c'entra. perché se tuo figlio è un assassino, e prima ancora che un assassino, è un delinquente che quando gli fanno vedere la foto della sua ex con un altro, prende su il coltello per andare a parlarle,  se tuo figlio è un tipo così e tu non lo sai, o fai finta di non saperlo, o pensi che uno così è un bravo ragazzo, beh, allora la tua famiglia c'entra, tu c'entri, soprattutto, che sei sua madre.
io l'unica cosa per cui prego da quando i miei figli sono nati è che diventino delle brave persone. uomini buoni.
io se mi vengono a dire che mio figlio ha fatto una roba del genere, non so, non sono sicura di niente, ma in questo caso sono quasi sicura che morirei di crepacuore, lì, sul momento. no, non potrei sopportarlo, un dolore così.

venerdì 19 ottobre 2012

bene comune e amicizie virtuali

io davide lovat non l'ho mai incontrato.
ma ho smesso da un pezzo di pensare che l'esperienza è l'unica forma di conoscenza. 
l'ho conosciuto, diciamo così, per caso, perché aveva messo un commento sotto al post di qualcuno, su fb.
l'argomento della nostra breve conversazione era qualcosa di cattolico, e siccome non è molto frequente trovare qualcuno con cui parlare di cose cattoliche, gli ho chiesto l'amicizia.
ho poi scoperto che davide lovat è altrimenti noto come 'il rottamatore della lega'. si è permesso di dire che il re è nudo, e l'hanno buttato fuori dal suo partito.
faccio veramente fatica a capire come uno che crede che siamo tutti fratelli sia un leghista convinto, bossiano per di più, ma tant'è: a me piacciono i dissidenti. è una specie di calamita, l'ho già detto. forse perché mi sento anch'io di quella parte lì. l'altra.
quelli che invece non mi piacciono sono quelli che ti dicono che prima di parlare di qualcosa con loro, devi studiare. soprattutto su cose che sono di tutti, e su cui tutti hanno il diritto, anzi: il dovere, per me, di dire la loro, come ad esempio, che so, il bene comune.
l'altra mattina stavo facendo colazione con bruno e antonio, ascoltando come al solito la radio.
bruno sente quello che dicono e mi fa: cos'è il bene comune, mamma?
che questi sembrano tonti, ma non son tonti per niente. ascoltano, chiedono, vogliono spiegazioni, mica chiacchiere.
volevo dirgli: chiedilo a davide lovat, perché la tua mamma ha ancora un po' da studiare.

e qui devo aprire una parentesi per spiegare -
una sera che avevo risposto -in chat, perché certe discussioni a me non mi piace farle sulla bacheca- a un suo post, gli avevo scritto qualcosa riguardo al fatto che non capisco come si può parlare di identità veneta e bene comune, al che lui mi ha riposto che essere veneto non è un diritto, è un fatto. di andare a fare i miei discorsi ai boarotti che vedono l'identità in senso chiuso: per lui l'identità è l'unica chiave per rapportarsi con gli altri avendo riconosciuta, e riconoscendo, la pari dignità nella diversità. Diversità che è un altro fatto, ricordandomi che l'uguaglianza è sempre e solo un valore riferito alla dignità umana, mai alle condizioni materiali sennò si diventa stalinisti... Solo avvicinando il potere alla comunità locale e all'individuo si può pensare a una forma effettiva di democrazia, almeno parziale: ogni tentativo di "globalizzazione" è sinonimo di "totalitarismo", poiché "globale" o "totale" (e anche "mondiale") poco o nulla differiscono.
«sul Bene Comune, poi,  prima di parlarne, sarebbe il caso di farsi una grande studiata dai classici fino almeno a Tommaso d'Aquino, che ne è stato il massimo filosofo. E sull'Italia che mi deve qualcosa non mi dilungo: i libri di Storia all'Università sono un po' diversi dai sussidiari..... »
eh sì, ho chiuso io, hai ragione: sono una maestra...
invece poi, a bruno,  gli ho detto che il bene comune è il bene di tutti, che non si può fare le cose che vanno bene a te e basta, che bisogna pensare anche agli altri, che se a te piace tanto mangiare una cosa, non è che te la puoi mangiare tutta tu, quella roba lì, devi vedere se ce n'è anche per gli altri, perché a te non piacerebbe mica che uno si mangiasse tutta la roba che piace anche a te, vero?
per il momento mi pareva fosse soddisfatto.
ecco, io non capisco come uno pensi che il posto dove è nato è roba sua. e questa non mi pare 'na roba così stupida.
a davide lovat, invece, sì. infatti mi ha cancellato dagli amici.
la cosa brutta di sta storia di cancellare gli amici su fb è che tu non lo sai, che uno ti ha cancellato.
io per esempio, quando uno per un suo qualche motivo (e ce n'è parecchi, ultimamente, non so come mai) decide che non mi saluta più, me ne accorgo. se mi interessa, magari posso anche chiedergli perché.
invece, se uno ti cancella dagli amici non lo sai, e, almeno io, non me lo aspetto neanche. ed è proprio una brutta sensazione.
siccome davide ha uno stile un po' da maître à penser apocalittico e non integrato, mi pareva strano non trovare più le sue massime definitive e tranchant sulla mia bacheca. così sono andata a leggere i suoi ultimi post e, infatti: se conosco davide lovat, perché non gli invio una richiesta di amicizia o un messaggio? 
in uno dei suoi ultimi post c'è scritto che deve smetterla con le bionde. non le sigarette, che non le ha mai fumate.
allora forse è per quello che mi ha cancellato.
o forse sono le birre, non so. anche perché lui mica lo sa, che sono bionda.


giovedì 18 ottobre 2012

un giovedì come tanti. o forse no

sally. qui ci vuole sally, dov'è il mio cd di vasco, quando serve non lo trovo mai.
torno a casa alle sette, dopo una giornata pesante. amara.
penso all'ultima volta che mi sono fatta un bel pianto, ormai non riesco neanche più a fare quello.
mentre tornavo a casa suonandomi sally nella testa, perché nel catorcio che abbiamo comprato un anno fa la radio ancora non c'è, mi è venuto in mente un episodio che avevo rimosso. non so perchè mi sia venuto in mente proprio adesso.
quando ero incinta di agostino, i primi giorni, ero andata a farmi le analisi all'asl di passo corese.
la mattina presto, che poi dovevo andare a scuola.
non mi ricordo bene come è andata, ma c'era un tipo che aspettava con la figlia che avrà avuto quindic'anni che ha cominciato a porconare perché gli ero passata davanti. io non volevo passare davanti a nessuno, io non voglio mai passare davanti a nessuno.
probabilmente è stato uno scompenso ormonale, ma ho cominciato a piangere, ma a piangere in un modo, cercavo di non paingere ma avevo gli occhi pieni di lacrime e ho cominciato a singhiozzare. non riuscivo asmettere, e continuavo a scusarmi con le infermiere e tutto, ma non ci riuscivo proprio.
poi sono andata a scuola, una giornata pesante, sono tornata a casa alle otto di sera. sono andata in bagno e avevo avuto delle perdite, ho chiamato il mio dottore che mi ha detto di andare al pronto soccorso. non avevo neanche mangiato. la ginecologa non mi ha dato speranze: un distacco troppo grosso. mi hanno ricoverata, sono stata dentro, a letto, per 15 giorni. sono uscita solo perché era natale. poi è nato agostino.
no, lo so perché mi è venuto in mente questo. durante il primo collegio, il collega che fa la funzione strumentale per l'informatica e le nuove tecnologie ha detto chiaramente che non vuole più farla. una decisione già presa da tempo, nonostante quest'anno abbiamo delle direttive ministeriali sull'obbligatorietà del registro elettronico che creano preoccupazione, per non dire panico. nessuno sa come fare, è un casino. alcune delle mie colleghe non sanno neanche aprire word. il giorno dopo sono andata dalla preside, dicendole che, data la situazione, davo la mia disponibilità, nei limiti delle mie competenze, per supportare le colleghe. la preside mi ringrazia e mi dice di presentare la domanda allorquando sarebbe passato il foglio. passa il foglio, faccio la domanda. oggi c'era il collegio. non ho saputo niente, nessuna risposta, neanche 'grazie per la disponibilità, sarà per un'altra volta'. oggi a mezzogiorno la vicaria mi viene a parlare in mensa, per dirmi che il collega rinunciatario ha presentato anche lui la domanda, e quindi per curriculum tocca a lui. ok, non c'è problema. però se vuoi puoi fare la funzione pof. eh già, è uguale. 
ma non è stato questo. è stato dopo, al collegio. la preside fa l'elenco delle funzioni, con le relative disponibilità. quando arriva a quella dell'informatica, la attribuisce al collega, dicendo che sì, c'era stata anche la mia domanda, ma il collega svolge la funzione da tanto tempo con grande competenza, certo ci sarà il problema dell'avvicendamento, ma una sostituzione, così, di brutto (di brutto lo dico io, lei non mi ricordo cos'ha detto, ma il senso era quello) le sembra prematura... 
aspetto che porti a termine la piece, che, una collega me l'aveva detto, era stata preparata fin dal primo collegio: tu gli hai solo rotto le uova nel paniere. poi dico quello che devo dire, ricordo alla dirigente come è nata la mia 'candidatura', che comunque era destinata alla scuola primaria, in considerazione del carico consistente che tale funzione prevede. finisce che divido a metà con una collega la funzione del pof. bene, passiamo al prossimo punto all'ordine del giorno.
entro in casa e mauro è appena arrivato. tocca anche fare da mangiare.
sulla tavola c'è la spesa da riporre, e i resti della colazione da togliere. la lavastoviglie da svuotare. faccio la frittata con le zucchine. e il cd di vasco non c'è.
e quando è pronto, i bambini non vengono a mangiare.
sono stanca. poi agostino ha un attacco isterico. vuole andare all'ospedale, farsi del male, uccidersi, uccidere la mamma e il papà, non vuole più andare a scuola. mi snervo per bloccarlo.
e sono stanca.
finalmente gli altri mangiano.
li mettiamo a letto con agostino che continua lo psicodramma. ho perso. anche questa.
oggi c'è l'oroscopo di rob, non mi resta che sperare in quello.
grazie, rob, o chi per te.
e poi, adesso c'è The mentalist.
non è proprio così male, alla fine, sto giovedì.




dal giornalaio

quando entro più tardi a scuola ascolto sempre la trasmissione di radiotre 'Prima pagina', in cui un giornalista legge le prime pagine dei giornali per una settimana, rispondendo poi alle domande degli ascoltatori. questa settimana c’è Luca Telese. Ha iniziato dalla prima pagina del mio giornale, che come ho già detto, è Avvenire, che oggi titolava atutta pagina sul rapporto caritas sulle vecchie e nuove povertà del nostro paese. Così, dopo aver portato i bambini a scuola, vado dal giornalaio per comprarlo. Entro praticamente insieme al parroco, don Bruno. Io chiedo Avvenire. Lui, dietro, paga Il Giornale.
ma forse all'Avvenire ha l'abbonamento.

lunedì 15 ottobre 2012

anniversario

ieri era l'anniversario di matrimonio dei miei, 45.
hanno voluto fare un festone, perché 'non si sa se ai 50 ci arriviamo' (mia madre). dopo la messa, durante la quale alcuni miei compaesani sono rimasti scioccati perché non hanno mai sentito una che canta veramente, ed ero io, siamo andati tutti al ristorante. 
non me l'aspettavo, ma è stata una domenica di lacrime, lacrime di donne, naturalmente, mogli, compagne, madri, sorelle, lacrime di rabbia che ti riempiono gli occhi,  lacrime che ti gonfiano il cuore e ti deformano il sorriso, lacrime che ti fanno tremare le mani, che ti incrinano la voce. lacrime secche, di tradimenti senza significato, lacrime di angoscia per un compagno a cui hai paura di lasciare i figli, lacrime di forza, di sforzo, perché devi tener duro, perché sei una donna, perché sei una mamma.
per una scelta che continui a fare ogni giorno senza neanche ricordarti più com'è che hai cominciato.
lacrime di stanchezza, di sfinimento, di sonno. di disperazione, anche.
il film di sidney lumet ''un'estranea tra noi è un giallo ambientato nella comunità ortodossa ebrea di N.Y, in cui melanie griffit si introduce per indagare, innamorandosi del figlio del rabbino, che però sceglierà di seguire il destino già scritto. nel film si ripete più volte questa versetto della Cabbalà: Dio conta le lacrime delle donne. Ed è la sposa designata per il futuro rabbino a dare la spiegazione: le donne capiscono il mondo meglio degli uomini e perciò piangono più spesso.
sai che consolazione.

sabato 13 ottobre 2012

regole

non lo sopporto. non sopporto chi parcheggia la macchina nei posti per disabili e non ha il cartellino,  o ce l'ha ma scende tranquillamente senza vergognarsi di non avere il disabile a carico che ha diritto a quel posto, chi butta la cicca per terra, chi non rispetta le file, chi usa la corsia d'emergenza, chi rimette a posto l'ovetto schiacciato dal bambino invece di comprarlo, e non sopporto chi frega le card alla lavanderia a gettoni... è la seconda volta che mi succede. la cosa bella, o più brutta anche, è che c'erano pochissimi soldi, 50 centesimi stavolta, poco più l'altra. 
naturalmente ci sono una marea di altre cose che non sopporto, ma stasera è andata così.

giovedì 11 ottobre 2012

esemplari di una specie in via di estinzione 5 - Red

red era fuori corso a filosofia. finalmente un giorno ha preso su la moto ed è andato a padova per laurearsi. da solo. è l'unico che conosco che abbia preso 109/110. mi faceva così tristezza sta storia che era andato da solo a laurearsi, a padova poi, e il 109 su 110, che io e mia sorella gli abbiamo fatto una corona d'alloro enorme e gliel'abbiamo attaccata alla porta di casa.
red lo chamava carlo così, si chiama andrea, non lo sa nessuno. perché è rosso di capelli.
se andasse in irlanda non lo capirebbe nessuno, che non è irlandese. finché sta zitto, ovvio.
red raccontava sempre delle storie schifose, secondo me perché pensava di essere peggio di quello che è, intendo poco attraente, e preferiva pensare che una lo evitasse per le sue storie schifose che per il suo aspetto... ma questa è una mia personalissima interpretazione.
a un certo punto si è messo con una che andava ancora a scuola, mi ricordo che gli ha regalato un cofanetto edizione speciale di disney. 
io sta roba qua non l'ho mai capita.
un paio di anni fa ho saputo che si è sposato. l'anno scorso, parlando con una collega che è una comune amica, mi ha detto che per sposarsi ha fatto così: è andato dove si radunano le badanti dell'est quando hanno il giorno libero, e ha chiesto se non avessero una ragazza da presentargli- da mandargli- e loro gliel'hanno mandata. così si sono sposati. non sapeva neanche l'italiano.
l'altro giorno ho ritrovato la sua risata larga e sincera: stava davanti alla segreteria, evidentemente lavora nella mia scuola, quest'anno.
io red non lo capisco proprio, ma, pensandoci, tutto sommato mi sta simpatico.

domenica 7 ottobre 2012

cose così

 il commento di un'amica al mio ultimo post

Cose così le penso anch’io ogni giorno, pur non essendo praticante e forse neppure cattolica.
Cose così le penso da quando frequentavo la prima elementare, esattamente da quando la maestra, suora, appena finite le lezioni, si rivolse ad un mio compagno, Matteo, dicendogli: e’ venuto a prenderti lo zio oggi, perchè tuo papà e’ morto. me lo ricordo ancora, tanto mi colpì come uno schiaffo quella scena.
Cose così , come il sorriso di mio padre che fa capolino mentre con una mano mi saluta quando mi vede, o la fierezza di mia madre nel crescere me e mio fratello il più retti possibile, mia madre che mi dice: ti ho preparato la zuppa che ti piace tanto, e quanto amore c’è in quella zuppa.
 cose così come la vita dei miei nipoti che si schiude ad ogni istante in freschezza, stupore ed entusiasmo, cose così come i loro abbracci e le loro insistenze: dai zia, giochiamo ancora.
cose così come lo sguardo di S. quando si posa con amore su di me.
cose così come pranzare con te e Caterina, o correre nel verde quando la notte non ha ancora ceduto il passo al mattino e ringraziare non so chi per essere in salute per farlo...
cose così potrebbe ogni volta essere l’ultima che le vivo o le vedo vivere...ed ogni volta so che potrebbe essere l’ultima.E’ così da sempre.
Anche a me il pensiero della morte fa compagnia e ogni volta il mio mantra ateo è: speriamo di no. Cose così, A.

morire bisogna

la mia amica non accetta il fatto che lo zio amatissimo, fratello del padre che ha già perso, morendo non abbia lasciato le sue cose a lei a a suo fratello, unici nipoti, invece alla ex moglie, da cui non si è mai separato legamente e con la quale oltretutto era ancora in comunione dei beni.
se vogliamo escludere il sadismo, secondo me è che certa gente non pensa mai di morire.
pensa che avrà tempo.
me li vedo, con lo sguardo attonito, sulle soglie dell'aldilà, come a dire: ma come????
io non lo so se è perché sono cristiana cattolica, ma alla mia morte ci penso ogni giorno, e non è così male, devo dire. di solito, non sempre.
ma la morte degli altri, quella sì che è dura da vivere. anche solo a pensarci.
vado a casa dei miei, li saluto come sempre e poi mi ritrovo a pensare: magari è l'ultima volta che lo vedo. mi succede tante volte, ultimamente. anche coi miei figli. ogni giorno cerco di dirgli più volte: ti voglio tanto bene, che mi piacerebbe che se lo ricordassero, se morissi.
cose così.

venerdì 5 ottobre 2012

scrivere sul serio

una mia cara amica mi ha chiesto perchè non scrivo sul serio.
le ho risposto che io scrivo sempre sul serio.
ovviamente, lei intendeva perchè non faccio della scrittura il mio lavoro.
ma per scrivere, come dice virginia, ci vuole una stanza tutta per sè e una discreta rendita.
cose che, per il momento, non ho.

le ragioni degli altri

ieri sera a ballarò c'era tutta gente convinta di avere ragione.
facevano le battute, anche. con quella calma che a me mi vien da dirgli oh, ma chi sei, il padreterno che sei così calmo???
di più anche: erano tutti convinti di essere nel giusto. mi figuro questi che si alzano alla mattina che vedono davanti a sé una giornata radiosa, dove faranno e diranno cose giuste, e guarderanno tutto lo schifo che li circonda, e tutti i delinquenti, i ladri, e i poveracci, e gli stupidi che non capiscono niente di come va il mondo e di cosa è giusto e sbagliato, e penseranno con un sorriso di compiacimento a quanto sono fortunati, loro e quelli che sono con loro, ad essere nel giusto.
non lo so. 
un sacco di gente pensa che anch'io sia così, perché mi piace aver ragione.
oh, alzi la mano chi gli piace avere torto.
ma io, nel giusto, ci son sempre meno volte che credo di esserci.
ogni volta che mi sento porconare di questo, che non vedi come ti sei parcheggiato, di quell'altro, dove vuoi andare dove corri, mi rispondo sempre che magari ha i bambini piccoli in macchina, che magari l'hanno fatto fare tardi e deve andare al lavoro, e cose così.
eh sì: 
"Ciò che è terribile su questa terra è che tutti hanno le loro ragioni"
insomma cerco di prendere la parti di quell'altro, di capire perchè, e mi dico che sono veramente cattiva apensare male, a lamentarmi sempre, a criticare tutti...
sì, perché io parlo da sola. non è che parlo da sola, è che penso a voce alta. beh, non proprio alta, abbastanza bassa, direi, più un bofonchiamento che un parlare. che mio marito si incazza sempre. ma non sto parlando con te, gli dico.
ma capisco che si fa fatica a capire, se non sei abituato.

lunedì 1 ottobre 2012

ridicola

alle cinque di mattina su facebook non c'è nessuno, attaccato. 
la cosa positiva di dormire scomodo è che ti svegli presto. non bastasse, è partita una cimice. io le odio, le cimici. un po' per via che è un oggetto volante, un po' perché una volta ho letto una storia, non so se era dostoevskij, di uno che dormiva in una topaia piena di cimici, era una stanza di un albergo, diciamo così, e 'ste cimici continuavano a tormentarlo che non riusciva a dormire, allora ha preso quattro tazze, le ha riempite di acqua e le ha messe sotto le gambe del letto, che intelligente, così le cimici che cercavano di arrampicarsi sul letto ci finivano affogate dentro, solo che dopo un po' ha cominciato a sentire tic, tic, dal soffitto, le bastarde si arrampicavano lungo il muro e sul soffitto e si lasciavano cadere sul letto. io questa scena qua non sono più riuscita a cavarmela dalla testa.
beh insomma è partita sta cimice, io mi ero appena svegliata, ma era buio, e continuava a volare che io ho il terrore che mi si posi addosso, insomma mi sono alzata, non l'ho mica trovata, allora ho messo su il tè che non l'ho ancora bevuto e sarà diventato fortissimo e amaro, poi ho acceso la radio, che una volta mi piaceva tantissimo accendere la radio appena mi sveglio, soprattutto se è prestissimo e stanno ancora mettendo la musica classica dicendo solo il titolo e l'esecutore, ma non lo posso più fare da quando sono sposata, (adesso suona la sveglia del cellulare che sono le 6 e mezza, e mi devo alzare, ma sono già alzata). così ho aperto il mac che era già acceso e su fb tutti dormono. ho riletto l'ultimo post di paolo nori che era andato a un concerto degli radiohead, che mi sono letta tutta la biografia e pure ascoltato una canzone. poi torno sulla pagina e trovo un nuovo post, un post di oggi. 
mi piace pensare che è sveglio anche lui, anche se non credo, i post li puoi datare e metterci l'ora che vuoi tu, è la realtà virtuale.
e è un post sul ridicolo, che è un post anche su di me, perchè io mi sono sempre sentita abbastanza ridicola, quando non mi prendo sul serio, che è una vita che cerco di smettere.