giovedì 19 marzo 2015

atti di fede

in una scuola di bologna un gruppo di insegnanti e genitori ha fatto ricorso al tribunale amministrativo regionale, meglio noto come TAR, contro la benedizione pasquale del parroco, peraltro in orario extrascolastico.
ho sentito una dei prof spiegare in tv che il motivo di fondo del ricorso è che 'a scuola non si devono fare atti di fede di nessun tipo'.
ora, a me la prima cosa che mi è venuta in mente, sono state due, in realtà, che a me, sta gente che continua a ridere degli atti di fede, non so, mi sembrano tutti come minimo dei superficiali, e mi fanno soprattutto pena, devo dire, ma anche un po' rabbia, mi fanno, perché in genere sono persone che, come tutti, fanno atti di fede in continuazione, solo che li fanno per la scienza, per la laicità, per la persona, per i diritti, cose che per loro sono sacre, e non vanno contestate in nessun modo, ovviamente, comunque, dicevo, mi sono venute in mente prima simone weil, la sua professione di fede, con cui sceglie di cominciare il suo ultimo testo, scritto in inghilterra, dove si era recata per partecipare alla resistenza antinazista di France Combattante, e dove invece morì, a soli trentaquattro anni, il 24 agosto 1943:
 «Io credo in Dio, nella Trinità, nell’Incarnazione, nella Redenzione, nell’Eucarestia, negli insegnamenti dell’Evangelo»
e poi mi sono venuti in mente i postulati e gli assiomi e il fatto che la matematica, che direi che siamo tutti d'accordo a dire che è una cosa razionale, parte dal dire: è così invece che cosà, altrimenti casca il palco, e nessuno ci trova niente di strano, a dire: ah, ok, va bene, nessun problema. per un punto passa una sola retta, tre punti individuano un piano, due rette parallele non si incontrano. ok, nessun problema.
invece se a me mi fa ridere, quando dicono che dalla broda primordiale, dai e dai, è venuta fuori l'ameba, e dai e dai, il verme, e il coccodrillo, e il mammuth e la scimmia e dai e dai leonardo da vinci, allora sono una povera scema.

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