lunedì 3 febbraio 2014

il peccato più grande

il peccato più grande, ha detto l'altro giorno il papa, è aver perso il senso del peccato.
che ogni tanto mi sembra di essere l'unica, a pensare certe cose.
come quando sono andata a quella riunione dove il prete diceva che dobbiamo essere felici adesso, che la vita eterna, se c'è poi, ci penseremo allora. che io non ho resistito a star zitta e gli ho detto che il male esiste, lo vediamo tutti i giorni, che satana esiste, e il silenzio si è fatto imbarazzato, e pesante, e gli ho detto anche che non me lo sono mica inventata io, ce l'ha detto gesù, che satana è il principe di questo mondo, mica solo quei fantomatici preti che secondo quel prete e tutti gli altri che c'erano alla riunione non fanno altro che terrorizzare la gente con lo spauracchio dell'inferno, che io sti preti non li ho mai incontrati, una volta ho trovato un frate, che era appena morto un ragazzo di meningite fulminante e aveva 16 anni e anch'io, e al sabato l'avevo visto a scuola e lunedì era morto, e io gli ho chiesto, al frate, ma perché dio fa questo, e lui mi ha detto che non era mica stato dio, era stata la malattia, il batterio, come se un batterio del cazzo fosse più potente di dio, ho pensato: ma che dio è, sto dio qua? che per un pezzo non ci credevo più, io, a questo dio del frate.
l'altro giorno parlavo con un'amica di vecchia data, e anche lei a farmi la predica che non bisogna parlare ai bambini di peccato, bisogna parlare di amore, di perdono, che sono d'accordissimo, ma se non gli spieghi cos'è il peccato, penso io, ma di che cosa parli? che gesù coi bambini ci parlava, ci giocava, che la catechesi bisogna farla agli adulti, mica ai bambini, e io ho subito ho pensato che ci dovevo pensare, che magari ha ragione lei, magari ha ragione sempre quel prete di cui sopra, che lui è per il battesimo agli adulti, che i bambini non capiscono niente, che non c'è mai un momento che uno sceglie proprio di essere cristiano, e invece uno deve scegliere...
e ci ho pensato, tanto, e mi è venuto in mente che siamo alla solita favola dei bambini buoni che diventano cattivi da grandi, che tutti vogliono cancellare il senso di colpa, io sono anche d'accordo, figuriamoci se non sono d'accordo, che non bisogna sottostare al senso di colpa, è una delle mie leggi fondamentali, ma non significa mica che la colpa non esiste, significa, per me, cercare di evitare di fare quello che non devi, che se no poi ti viene il senso di colpa, e allora ti comporti come non vorresti e non dovresti solo perché ti senti in colpa, mai agire sulla base del senso di colpa, ma la colpa esiste, eccome se esiste, e cancellare il senso di colpa pensando di cancellare la colpa stessa è demenziale. per me, almeno, anche se certe volte mi pare che sono io, demenziale.
per fortuna che c'è il papa, che a me non mi telefona di sicuro ma se mi telefonasse gli direi caro papa, perché non ti fai chiamare papa e basta, come il papà, che non si fa chiamare per nome, perché ce n'è uno solo, di papà, invece di francesco, che di francesco, con rispetto sempre parlando, ce n'è tanti, e soprattutto fino a qualche tempo fa ce n'era uno, che quando io sentivo dire 'francesco', pensavo subito al più piccolo, il più grande, al poverello d'assisi che non si era neanche voluto fare prete, per essere più povero, invece l'altro giorno in libreria ho visto che c'era una lettera che non so se fosse l'enciclica, che comunque è una lettera anche quella, che sotto c'era scritto 'francesco', e basta. comunque gli direi anche grazie, al papa, perché quella frase che ha detto, che il peccato più grande del nostro tempo è aver perso il senso del peccato, ha ragione, anche se direi che il peccato più grande è voler cancellare il senso del peccato, più che averlo perso, che di solito le cose si perdono per sbaglio, invece qua la gente, ma la gente cattolica, dico, non ne vuol proprio parlare, del peccato, e insistono su sta storia della paura, ma la paura mica è un vizio capitale, la paura, la paura è un sentimento primordiale di difesa, una volta avevo una supplenza che dovevo fare la maestra di sostegno a un bambino con un deficit gravissimo, aveva cinque anni e non aveva il senso del pericolo, e allora si buttava giù per le scale anche se non sapeva stare bene in piedi, e rischiava la pelle ogni volta. la paura, non sapeva manco cosa fosse, lui, la paura.
la paura, anche quella, ma perché cavolo vi fa così paura, la paura, invece devi capire cosa ti dice, la paura, devi guardarla in faccia e capire cosa ti dice, la paura.
che a me, quella storia della paura che è solo per le cose che non si conoscono, a me, quella storia lì, non mi ha mai convinto del tutto.

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