una volta stavo tra le braccia del mio moroso, era quasi l'alba. gli dico: senti, un usignolo. e lui mi fa: macchè, è un'allodola. e io: ma cosa dici, è un usignolo! e se fosse un'allodola?, replica lui. ma non lo senti? è un usignolo! insisto io, piccata. dopo un po' sento per caso, alla radio, l'atto terzo, scena quinta, e mi sento arrossire.
che scema. che ignorante.
e che poesia, e che forte, a non dirmelo.
ieri in quella palestra dove siamo andati io e mauro, perché lui vorrebbe fare un po' di esercizio fisico, che io non ci ero mai andata dentro a una palestra di quelle con le macchine e tutto il resto, e c'era una fauna, non so come dire, mi sembrava che facessero tutti apposta, come se fossero dentro a un film, a una serie tv, anzi, ogni mossa studiata, io mi vergognerei da morire, invece pareva che fossero tutti a loro agio, che gli esercizi che facevano fossero come un pretesto per stare lì, e da per tutto c'erano quei volantini del corso di burlesque, che doveva durare due giorni e invece l'hanno ridotto a uno, domenica 2 dicembre, che sarebbe la prima domenica di avvento, per me. bisogna portarsi due ventagli, possibilmente con le piume, collant color carne, reggiseno nero, scarpe nere con tacco min 8 max 10 arrotondate e a punta chiusa, e qualcos'altro, mi ricordo solo ste robe qua. a me il burlesque mi fa un po' pena, non so bene come spiegarmi, è fasullo, vacuo. tutta sta fatica per cosa?
ma cos'è la seduzione? se non inganno, menzogna, evanescenza? e anche, e soprattutto: prevaricazione?
come si fa quando si staccano le ciglia finte, quando cade la maschera di cipria?
che tipo di rapporto è, quello messo in scena?
del resto, ognuno ha il suo modo, di trasfigurare la realtà. e io sto con l'usignolo.
perché io, se devo far fatica, che a me non piace mica poi tanto, far fatica, cerco di farlo per qualcosa che duri. che vale di più, secondo me. l'ho sempre pensato, e ancora continuo a pensarlo.
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