venerdì 19 aprile 2013

Etty, Rilke e l'ironia

oggi ho dovuto riportare in biblioteca il diario di etty hillesum, anche se non sono neanche arrivata a un terzo.
avevo già rinnovato il prestito un paio di volte, e rischiavo di pagare la multa di tre euro.
mentre camminavo verso la biblioteca, veloce che dovevo andare a prendere i bambini, ho aperto il librone a caso, per trovarci un ultimo pensiero da ricordare.
e l'ho trovato. inaspettato, così perfetto per me da inquietarmi. in biblioteca ho fotocopiato la pagina, e adesso la trascrivo qui, non lo so se per qualcuno questa roba può andar bene come per me, lo spero, perché per me va proprio bene, non lo so neanche io quanto va bene, so solo che è tanto, perché io l'ironia da sempre la uso  come arma di autodifesa, è un pezzo che l'ho capito, e adesso un po' mi conforta, sapere che non sono da sola, ma anche capire che se continui ad andare in giro con 'sta corazza, non vai tanto lontano.
 un paio d'anni fa sono andata col professore a trieste. era il 21 marzo, credo. sicuramente primavera. ho trovato in un negozio di antiquariato un libro di rilke che non so se fossero le elegie duinesi. il professore, rilke non lo conosceva. gli ho regalato il libro, perché rilke, uno non può non sapere chi è.
beh, adesso ricopio

Qualcosa sull'ironia. Anche qui dipende da come viene usata, se come arma di autodifesa o come uno dei molti mezzi per avvicinarsi alla vita. Rilke lo dice meglio parlando al suo giovane poeta:
" Non vi lasciate dominare dall'ironia, specialmente nei momenti di aridità. Nei fecondi, tentate di di servirvene come un mezzo in più per afferrare la vita. Usata con purezza, anch'essa è pura, e non bisogna vergognarsene; se vi sentite tropo in confidenza con essa, e se temete questa crescente confidenza, rivolgetevi allora alle cose grandi e gravi, davanti alle quali essa si fa piccola e inerme.
" Cercate la profondità delle cose: fin laggiù l'ironia non scende mai - quando sfiorate in tal modo il margine della grandezza, saggiate nello stesso tempo se questo modo di vedere nasce una necessità del vostro essere. Ché sotto l'influsso di cose gravi essa o cadrà da voi (se è qualcosa di accidentale) o s'irrobustirà ( se veramente v'appartiene come innata) a serio strumento e s'allineerà nell'ordine dei mezzi, con cui voi dovete elaborare la vostra arte".



martedì 16 aprile 2013

la mamma snaturata e il cinema 6 - la bestia nel cuore







su raimovie stanno facendo 'la bestia nel cuore' un film che vidi qualche tempo fa, credo proprio quando andavo a quella rassegna che avevo scoperto a monterotondo, ci andavo dopo la scuola, nel tardo pomeriggio, da sola.

giovanna mezzogiorno sembra sempre che stia per piangere, o vomitare, o le due cose insieme, magari. invece non piange. tanto meno vomita, almeno non nella seconda parte del film, che è quella che ho rivisto.
e la scena delle doglie sul treno, già mi era parsa un po' assurda che non avevo ancora mai partorito, e adesso proprio lo è. che anche a me si sono rotte le acque che stavo a letto, e sono andata all'ospedale, e ho fatto 12 ore di travaglio, dopo.
poi c'è la coppia lesbo improbabile, e il regista che faceva l'esperto sessuologo in 'tutti pazzi per amore', boni con quell'accento che ha, che speri sempre che non apra bocca, insomma, 'na roba un po' improbabile, ecco. e, notoriamente, la prima cosa che mi interessa, in un testo, è la coerenza.
mah.


lunedì 15 aprile 2013

essenzialità

davide rondoni ha scritto un articolo sulla povertà della chiesa che io condivido in toto, anche se c'è qualcos'altro, che vorrei dire su questo argomento.
 nella ricchezza della chiesa, nel suo spendere denaro per la cappella sistina piuttosto che per i poveri, nella stupefacente grandiosità di certa musica sacra,  nella preziosità dell'oro usato per gli arredi sacri, c'è la risposta, per quanto meravigliosa ai nostri occhi, piccola a quelli di dio, dell'uomo che risponde alla infinita grandezza del suo creatore con quanto di meglio sia in grado di fare e di avere, se non di essere.
'niente è abbastanza per Dio', ci disse un giovane prete dopo un servizio liturgico che col coro in cui canto avevamo animato. per questo io canto, e per questo, ne sono convinta, michelangelo ha fatto quello che ha fatto.

ricopio l'articolo pubblicato da avvenire senza modifiche, solo perché non vorrei che il link diventasse inattivo.

La bellezza della Chiesa e la "ricchezza" della storia
Gran valore è l’essenzialità
non una povertà fine a se stessa
DAVIDE RONDONI
M’ha sempre colpito che nel testamento di san Francesco, estrema richiesta e ammaestramento finale ai suoi, non c’è nessun invito alla Chiesa o al Papa d’esser povero. Anzi c’è l’invito a una devozione finanche se i preti risultassero indegni. Il poverello era lui, Francesco, e aveva scelto quella forma di testimonianza cristiana chiedendo consiglio a un prete, aprendo a caso tre volte il Vangelo insieme all’amico Bernardo. Severissimo dunque nel chiedere a se stesso e ai suoi frati l’obbedienza alla regola di povertà, di castità e obbedienza, ma mai impancandosi a richiederla ad altri. Vedo invece che va abbastanza di moda chiedere alla Chiesa d’esser povera secondo il mondo. E non mi pare da dei sanfranceschi.

E per Chiesa di solito si intende il complesso monumentale che ospita la Santa Sede, il Vaticano. Erroneamente. Perché anche i ciechi vedono che la Chiesa – nella stragrande maggioranza delle sue espressioni, missioni, parrocchie, gruppi, presenze – è povera, quando non poverissima. Ma si insiste, e lo fanno spesso gli intellettuali che poi magari vanno in visibilio davanti a sfarzosi templi orientali, a vagheggiare una Chiesa povera, un papa scalzo, un muro appena intonacato invece della Cappella Sistina. In questa richiesta c’è mischiato a buone intenzioni lo stesso errore, a mio avviso, la stessa erranza di chi all’opposto si affida alle ricchezze: ovvero sfugge in entrambi i casi l’essenziale. Lo mostra il famoso episodio del Vangelo, quando Giuda muove per primo in modo esplicito la obiezione ai beni usati in modo 'improprio'.

Riferendosi all’olio che la donna prostrata e piena di solitudine e sperdutezza sta adoperando per i piedi di Gesù, ringhia che sarebbe stato meglio impiegare i soldi che se ne potevano ricavare per i poveri. E Gesù – già sapendo da chi gli viene quella obiezione – lo fulmina: di lei si parlerà per sempre, perché ha onorato la sua presenza. I poveri li avrete sempre con voi, conclude il Nazareno. Nessuno di noi, avendo ospiti a cui tiene in casa, mostrerebbe il lato più misero della abitazione. Ci si darebbe da fare per abbellirla, per mettere fiori nei vasi, o cose del genere. Basta pensare che quando si aspetta l’amata o l’amato ci si pettina, ci si profuma, si prova a farsi bello o bella. La ricchezza della Chiesa consiste nel farsi bella per l’amato che la abita e che sempre viene. Questo è l’essenziale, come sapeva la donna sperduta raggomitolata ai piedi di Cristo, piena di peccati ma donatrice di un olio prezioso. Certo in questo onore dato a Gesù si può mescolare – come accade sempre in ogni cosa che viene dal cuore umano – l’ambiguità della vanagloria, del possesso. Ma al contrario, una posizione 'pauperista' corre lo stesso rischio.

Chi infatti potrebbe dire, senza essere superbo e vanitoso: non ho bisogno di abbellire la casa in cui ti accolgo perché, caro ospite, ti deve bastare la mia presenza? Il problema non è mai la povertà, ma l’essenzialità, ovvero che tutto tenda all’essenziale. Una stanza spoglia che non richiami al mistero di Cristo sarebbe inutile come e quanto una stanza bella che non richiami a quel medesimo mistero. E di certo, come vediamo spesso, la forza di tale richiamo sta nella vita e nella esperienza di chi abita la casa, ma anche – mutando storicamente stili e gusti – negli occhi di chi la visita. Se perdiamo la capacità di leggere i capolavori di Michelangelo come erano per lui – mendicante supremo della forza del vero Artista – possiamo vedere in tutto solo vuoto, sfarzo e vanità. Nulla è meccanico nel cuore e nello sguardo. Occorre sempre, in uno sperduto tugurio dell’Africa più dimenticata o nella stanza affrescata di un santuario barocco, richiamare a se stessi l’essenziale per cui ci si trova lì. La povertà è segno potente, almeno quanto la bellezza. Ci può essere una vanità, un vuoto di Lui anche nella miseria e nella povertà, come nello sfarzo. E una gloria, una essenziale preghiera, nel genio dell’artista e dell’architetto come in quella del bambino che pulisce i gradini di una chiesa fatta di paglia e terra secca.

Davide Rondoni

esemplari di una specie in via di estinzione 7- davide rondoni

su avvenire ogni giorno c'è il mattutino, una piccola rubrica quotidiana che offre al lettore uno spunto di riflessione, anche due. per anni è stato curato da monsignor ravasi, che di solito partiva da una citazione, per finire con un'altra. e a me le citazioni piacciono. poi, si sono alternati molti altri.
la settimana scorsa per esempio c'era marina corradi, di cui leggo sempre con piacere le tragicomiche cronache di vita famigliare; però il mattutino è un'altra cosa.
oggi ho comprato il giornale perchè al martedì e al giovedì mettono il giornalino per bambini, popotus, e ad agostino piace molto, l'idea di leggere anche lui il giornale come i grandi, e a me piace ch gli piaccia.
gli dò un'occhiata e vedo che il mattutino adesso è affidato a davide rondoni.
davide rondoni, come tanti, come pochi, anzi, è un outsider. categoria, se categria si può definire, che io prediligo.
quando sento alla radio gli scrittori che parlano delle loro opere, spesso penso: ma perchè non te ne stai zitto, e lasci che la gente legga il tuo libro, e pensi quello che vuole, che magari gli piace, e ci trova delle cose che tu manco ti sognavi di metterci dentro, invece di queste banalità. lasciate che siano le vostre opere, a parlare, se possono, se ne hanno la grandezza...
con rondoni mi è successo il contrario. perché non ho mai letto qualcosa di suo, poesie, intendo , che sono il suo lavoro, ma mi sono imbattuta sempre per caso in alcuni suoi articoli, sia di critica, sia di commento, e ne sono rimasta ogni volta colpita, perché leggi e senti sempre che dietro c'è dell'altro.
oltretutto, davide rondoni è di Comunione e Liberazione, lo dico così per semplificare perché se uno è outsider, non si può mettergli il cartellino al collo.
io non avevo niente contro quelli di CL. quando sono arrivata a padova, il primo anno che ero iscritta a scienze forestali, una che conoscevo mi ha presentato un suo amico, che andava alla scuola di comunità. praticamente mi sono trovata in una di quelle aule di ingegneria fatte a emiciclo degradante, tipo anfiteatro classico, con uno in cattedra che pareva giancarlo cesana, che faceva un mega cazziatone a tutti perchè non avevano comprato il libro del mese (il compito per casa era leggere un libro che ti dicevano loro, un romanzo, di solito, o un libro del gius) che io la prima cosa che ho pensato è stata ma mica è detto che lo devono comprare dalla tua libreria, magari ce l'hanno a casa, magari l'hanno preso in biblioteca, che cavolo, e poi bisognava distribuire non so quante copie del loro giornaletto, insomma stavano lì tutti zitti a testa bassa, in un silenzio colpevole che non mi è piaciuto per niente, che io ho pensato: ciao, arrivederci. poi ci sono state le elezioni dei rappresentanti degli studenti, e c'era un tipo che mi ha tenuto lì un quarto d'ora, perché sai per noi l'incontro è importante, l'amicizia, e tutte ste cose belle, e io che non conoscevo nessuno ero molto contenta, che ci fossero persone che cercavano di vivere l'incontro con l'altro nel nome di gesù, poi un paio di giorni dopo l'ho rivisto e non mi ha manco salutata, e allora ho pensato: ciao, e basta.
ecco, rondoni mi sa che la prima volta che l'ho letto è stato su Tempi, che è una rivista, non so neanche se esiste ancora, credo di sì, comunque, è una rivista abbastanza vicina a CL, diciamo così.
però mi è piaciuto lo stesso.

sabato 13 aprile 2013

finalmente

paolo nori ha avuto un incidente. mentre attraversava la strada, un motorino l'ha investito, ha battuto la testa. si è saputo solo qualche giorno dopo, ma io lo sapevo che era successo qualcosa, perché lui pubblica un post al giorno, e il primo giorno che non l'ha messo ho pensato: sarà in ferie. anche se io che scrivo post lo so che puoi programmarne la pubblicazione, gli metti la data che vuoi tu e la piattaforma li pubblica a quella data lì. e mi pareva strano. poi il giorno dopo ancora non c'era. la cosa si è fatta preoccupante quando è passata la data di un discorso (perché lui mette sulla colonna di sinistra le date dei vari incontri che fa, tipo le letture, i pubblici discorsi ecc.) e quella è rimasta lì. che invece sparisce sempre.
ecco. come i cartelloni già sbiaditi pieni di pubblicità. fanno tristezza.
poi scrive un post strano. che stava per morire. allora cerco e trovo la notizia dell'incidente, e poi tutto un casino perché secondo i sui amici qualcuno non si sa bene per quale oscuro motivo si è inventato tutta la bufala che stava per morire, che invece non è vero, non è mai stato in pericolo di morte eccetera, ma che, non lo sapete come fanno i giornalisti?, macché bufala, fanno sempre così... e comunque uno non lo mettono in coma farmacologico così, per tranquillità. e un trauma cranico è un trauma cranico. e poi niente post, niente tweet, niente di niente neanche su internet...
e quelle stramaledette date dei discorsi, una lista sempre più lunga, sempre più ferma. che non le ha ancora cancellate.
oggi finalmente appare un post, uscito su libero, pure.
sono contenta.

domenica 7 aprile 2013

stima

io, mio marito, lo so che è bravo, a fare il suo lavoro. 
è per quello che mi racconta. per come mi spiega le cose quando glielo chiedo. che io, non lo so come faccia, ma sa sempre tutto. quand'è che, dov'è che, chi era quello... che a me, gli uomini che sanno le cose che non so, non so com'è, ma mi affascinano. beh, insomma, se uno mi chiede se mio marito è bravo a fare l'insegnante, io gli dico, sì, certo, è bravissimo. perché io lo so che è bravo. 
qualche tempo fa, a casa di un'amica che vedo una volta l'anno, sento che lei gli fa: com'è, com'è lei come insegnante? è brava? e lui ha detto: ah, non so. l'ho sentito, anche se ho fatto finta di no. e ogni tanto me lo risento, in testa.

sabato 6 aprile 2013

dall'esilio 2


...Comunque, se vogliamo avere una parte più importante, la parte dell'uomo libero, allora dobbiamo essere capaci di accettare -  o almeno di imitare - il modo in cui un uomo libero è sconfitto.
un uomo libero, quando è sconfitto, non dà la colpa a nessuno.



Josif Brodskij, La condizione che chiamiamo esilio

venerdì 5 aprile 2013

dall'esilio 1


(...) 
Chi scrive una poesia la scrive soprattutto perché l'esercizio poetico è uno straordinario acceleratore della coscienza, del pensiero, della comprensione dell'universo.
Quando si è provata una volta questa accelerazione non si è più capaci di rinunciare all'avventura di ripetere quest'esperienza, e si cade in uno stato di assuefazione. (...)
Chi si trova in un simile stato di dipendenza rispetto alla lingua è, suppongo, un poeta.

Josif Brodskij, da Un volto non comune - discorso per il nobel

lunedì 1 aprile 2013

effetto mozart? 2

copio qui un articolo uscito oggi sul corriere della sera eprchè magari poi lo cancellano

Studiare musica da piccoli
migliora lo sviluppo del cervello

Imparare a suonare uno strumento fra sei e otto anni stimola le connessioni del cervello e affina le capacità motorie

La musica fa bene al cervello. Soprattutto se si impara a suonare uno strumento nei primi anni di vita: stando a una ricerca canadese pubblicata sul Journal of Neuroscience, farlo migliora le connessioni cerebrali, contribuisce a un miglior sviluppo del cervello e rende più abili in compiti che richiedono destrezza nei movimenti. STUDIO – Per lo studio sono stati esaminati 36 musicisti adulti, sottoponendoli a un test motorio mentre il loro cervello veniva analizzato con una speciale tecnica di risonanza magnetica, l'imaging con tensore di diffusione, che permette di valutare le connessioni nervose con ottimo dettaglio e nella loro tridimensionalità. Metà dei partecipanti aveva iniziato a studiare musica prima degli otto anni, l'altra metà solo in seguito, ma tutti vi si erano applicati per lo stesso numero di anni; tutti i dati sono stati poi confrontati con quelli ottenuti sottoponendo agli stessi test persone che non avevano mai studiato musica sul serio. Ebbene, pare proprio che studiare le note faccia bene: chi aveva iniziato prima dei sette anni mostrava infatti una maggiore abilità motoria e in questi soggetti, peraltro, era più abbondante la sostanza bianca nel corpo calloso, il fascio di fibre che connette le regioni motorie dei due emisferi. «Quanto prima i soggetti avevano iniziato ad applicarsi allo studio della musica, tanto più risultavano abbondanti le connessioni cerebrali – hanno spiegato gli autori –. Con i test di risonanza inoltre non abbiamo visto differenze fra chi non era un musicista e chi aveva iniziato a studiare uno strumento dopo l'infanzia: evidentemente lo sviluppo cerebrale viene potenziato se e solo se si comincia presto».
ABILITA' MOTORIE – Secondo i ricercatori fra i sei e gli otto anni ci sarebbe infatti una vera e propria «finestra sensibile», durante la quale un «allenamento musicale» riesce a interagire con il normale sviluppo cerebrale modificandolo in positivo, producendo cambiamenti a lungo termine con effetti vantaggiosi sulle abilità motorie. «Imparare a suonare uno strumento richiede un buon coordinamento fra le mani e gli stimoli visivi e uditivi – dice Virginia Penhune, psicologa della Concordia University di Montreal e coordinatrice dello studio –. Probabilmente iniziare intorno a sette anni necessita della “costruzione” di una struttura cerebrale adeguata, ottenuta potenziando le connessioni fra aree motorie e sensoriali del cervello in un'età in cui l'anatomia è ancora sensibile ai possibili cambiamenti di struttura, in cui c'è una maggiore “malleabilità” del sistema». I test effettuati non avevano per oggetto competenze motorie strettamente connesse alla pratica di uno strumento, per cui gli studiosi suggeriscono che i benefici dello studio precoce delle note non si esauriscano nell'abilità a suonare. «Tuttavia – riprende Penhune – le migliori capacità motorie e di coordinamento acquisite con una pratica musicale fin dalla più tenera età non implicano automaticamente che basti iniziare a suonare presto per diventare ottimi musicisti o “geni” in senso lato: le performance di uno strumentista hanno a che vedere con le abilità tecniche, ma anche con la capacità comunicativa, lo stile, l'entusiasmo. Tutti parametri che non abbiamo misurato: iniziare presto a studiare musica in altri termini può aiutarci a far esprimere il genio, ma probabilmente non ci renderà un genio in assenza di altre, più impalpabili qualità».

domenica 31 marzo 2013

domenica di pasqua

è un rotolare di pietre
silenzioso
un piegare lenzuola
ai piedi del letto
una fredda domenica mattina
è un lavoro da donne
lavare
piegare
sistemare.
lacrime di donne sulla via del dolore
la madre che resta
sempre
a lato
l'olio delle marie
a profumare
il trapasso.
è una roba da donne,
la pasqua del signore.

mercoledì 27 marzo 2013

FRATELLI D'ITALIA - c'era una volta il sistema sanitario nazionale 5

'non c'è peggior ingiustizia che far parti uguali tra disuguali', diceva don milani.
siete in due e prendete 45mila euro? buon pe rvoi. siete in due e prendete 45mila euro, ma avete tre figli? cazzi vostri.
se non hai l'esenzione, e naturalmente noi non l'abbiamo, paghi il ticket + 10 euroa ricetta, anche per i bambini.
ieri vado a fare la visita ortottica di controllo per bruno. costa 7,90 euro + 10 di tassa fissa.
io però non mi ero accorta che dovevo avere l'impegnativa. telefono per chiedere se posso andare lo stesso, e la signorina mi dice che sì, mi manda in cassa lo stesso.
andiamo al controllo, e quando vado a pagare, mi ritrovo un conto di 8, 50 euro.
pagamento in proprio, mi pare si chiami, o una cosa così.
cioè, se me lo ordina il dottore, pago 17,90 euro.
se lo faccio per i cavoli miei, 8,50.


martedì 26 marzo 2013

norite cronica

io ho la sinusite cronica. me l'ha detto il mio dottore di quando stavo a passo corese, che l'avevo scelto a caso forse perché aveva un nome da veneto, che però là lo dicevano sbagliato, càssar, lo chiamano, e con due erre alla fine, anche, come a me che mi chiamavano bettinne, quasi. e per caso mi è capitato un dottore bravo, che ormai è una cosa che non capita più, di avere un dottore bravo.
comunque un giorno vado là che ho un raffreddore potente e lui con le dita della mano mi schiaccia gli zigomi proprio sotto gli occhi e ho sentito un male e lui mi fa: male? embe'... ecco, hai la sinusite cronica.
che non sapevo manco cosa fosse, io, la sinusite.
e ogni tanto quando mi viene il raffreddore mi viene. poi passa, e me ne dimentico, quasi.
ecco. la fase acuta di infatuazione per paolo nori si è cronicizzata.
tanti giorni non apro neanche la sua pagina. mi dimentico anche che c'è, delle volte.
poi leggo certi post che capisco anche la mia amica valeria, che quando avevo preso tutti i libri che avevo trovato di paolo nori perché volevo curarmi con l'indigestione, siccome so che lei legge un sacco, le ho parlato di sta sbandata e allora lei si è presa anche lei un po' di libri in biblioteca, ma poi ha pensato: ma chi cavolo mi ha consigliato la laura? ma per carità! e non me l'ha neanche detto subito, me l'ha detto l'altro giorno, quando le ho chiesto cosa stesse leggendo, magari pensava che mi sarei offesa, invece io la capisco, che certe volte mi fa venire i nervi anche a me, paolo nori, quando poi ripete le stesse cose e fa quei discorsi circolari con cui inizia il discorso che ha fatto a cracovia, che non so neanche come hanno fatto a stare lì ad ascoltarlo, magari si vergognavano ad alzarsi oppure non volevano essere maleducati, i polacchi sono persone affabili ed educate, un po' timide come, almeno quelli che ho conosciuto.
poi però, se aspetti un attimo, comincia a metterci dentro le cose che hai sempre pensato anche tu, e altre che non avresti neanche mai pensato di pensarle, e ti domandi come qualcuno abbia potuto farlo, tipo quello che ha fatto una campagna per l'impiego usando come slogan 'arbeit macht frei', una bella frase che aveva già sentito da qualche parte e gli era piaciuta un sacco.
e sta storia a me ha fatto venir voglia di rileggere 'il comunista' di morselli, che per chi non lo sa è uno che dopo che non gli hanno pubblicato neanche uno dei suoi romanzi, che sono tutti, almeno quelli che ho letto, bellissimi, si è sparato, beh, insomma, il protagonista del Comunista è uno che fa una critica radicale al concetto di lavoro, ma non me lo ricordo bene, mi ricordo solo che ho pensato che era un libro che ne dovevo tenere da conto, e che un giorno l'avrei capito, forse.
e ti accorgi che piano piano la matassa si sbroglia, e ci sta dentro tutto, in quel discorso, quando sono stata ad auschwitz, e lo straniamento di Sklowskij, e il diritto di piangere che per me a volte è anche un dovere, e poi quella cosa che lui ogni tot lava le scale del suo condominio, che mi ha fatto venire in mente etty hillesum, che sto leggendo l'edizione integrale del suo Diario (vedo che ti sei presa un librettino leggero, stavolta, eh? mi ha detto il professore guardandole 900 pagine con un misto di ironia e sufficienza), e cominciava le giornate rammendando le calze, che era una cosa che la faceva stare bene, e infine la poesia di mariangela gualtieri che fino a poco fa non sapevo manco chi fosse e poi un pomeriggio in macchina ho sentito una sua poesia alla radio e ho pensato: sì.

sabato 23 marzo 2013

il bersaglio

uno dei primi giochi che faccio quando mi compro la settimana enigmistica nuova è il bersaglio.
per chi non lo conoscesse, anche se mi pare quasi impossibile che ci sia qualcuno che legge questo blog e non sa cosa sia il bersaglio, il bersaglio è una  catena di parole, e ogni passaggio deve avvenire secondo precise regole, che possono essere sia inerenti al significato (es. la parola che segue è un sinonimo, o il contrario), o a conoscenze che potremmo definire di cultura generale (es. coppie nome-cognome di personaggi storici o famosi, nome comune-proprio di luoghi) o altre più propriamente enigmistiche (es. scarti, anagrammi). a me raggiungere il bersaglio mi dà una grande soddisfazione. tutto collegato, tutto coincide. che bello. che non succede quasi mai, in realtà.
io, quando scrivo qualcosa, questa roba che tutto si deve tenere, beh, per me è fondamentale.
ora, alle sei di sera su radiotre fanno un programma che si intitola 'sei gradi', riferendosi ovviamente alla teoria dei sei gradi si separazione (per cui rimando alla voce relativa di wikipedia, molto interessante, per me almeno, che ne so pochino). l'idea è accattivante: partire da un musicista qualsiasi per arrivare a un altro, in sei gradi. sette brani musicali incatenati, un modo alternativo di scorrazzare nella storia della musica.
c'è una conduttrice, che già mi sta un po' antipatica in sé, ma quello è un mio problema, ma soprattutto che, dalle scalette assurde e incoerenti che fa, quella lì, il bersaglio, non sa manco cos'è. e io questo non lo sopporto. peccato che sono l'unica. non c'è mai nessuno che manda un sms per dire: oh, ma che state a di'??
no, sono tutti contenti a dire quanto bella sta musica qua, quanto che non sentivo quell'altra, siete come una droga... ma che droga e droga! ma non senti che cazzate che dice??? sti buchi di logica, di tempo, di coerenza, ma non ti fanno venire il nervoso?
faccio solo un esempio sentito ieri sera: già eravamo arrivati a bruce springsteen in modo spericolato. poi bruce springsteen canta streets of philadelphia, che hanno registrato le varie sezioni separate, e poi lui su base preregistrata con microfono nascosto per raccogliere tutto il pathos del momento, e avanti con ste storie che per carità, sono anche interessanti, ma passiamo all'altro grado con un altro bruce, bruce willis (?), che fa un cameo nel video dei Gorillaz. ma che è? ma credi che siamo tutti scemi?? e, sempre con la solita anna oxa, ti dico: io, io no.

mercoledì 20 marzo 2013

deserto

beh, allora? cos'è sto deserto? mi chiede oggi un'amica a cui dicevo quanta fatica si fa, a viverci, nel deserto.
vedi due ragazzetti che si baciano con gli occhi chiusi e ti viene una fitta al cuore, che non sai neanche più perché.
due che potreste essere tu e lui che camminano allegri sottobraccio.
e non riesci a ricordarti se è successo davvero o l'avevi sognato soltanto. 
è pensare alle tue amiche che non hanno mai avuto un amore, chiederti come fanno a vivere e poi dirti che forse è meglio così.
e alzarti e vestirti e portare i bambini a scuola e andare a scuola e cercare di non pensarci, almeno per oggi, e sperare che ci sia il sole, che allora cambia tutto.
e canti una canzone e tutti a dirti: ah, siamo contenti oggi, eh?



martedì 19 marzo 2013

io e le altre 3

oggi viene a colloquio una mamma.
una di quelle mamme che devono essere sempre perfette, carine, sorridenti. e i loro figli, naturalmente, lo stesso.
ora, se c'è per caso qualche mamma che legge, le vorrei dire: guarda che tu non sei tuo figlio. e tuo figlio non è un tuo sottoprodotto. una tua derivazione.
quindi, se tuo figlio viene richiamato per qualcosa, tranquilla: non ce l'ho con te.
difendono i figli con le unghie e poi li sottopongono a tante e tali aspettative da riaverne in cambio bambini insicuri, deboli, che cercano sempre di giustificarsi, di evitare il giudizio, invece di usare le sconfitte e gli insuccessi per crescere più forti.
ad un certo punto della conversazione arriviamo al cuore del problema: perché ci sono bambini e bambini, mi fa lei.
bambini che sono vivaci (un eufemismo per dire che ne fanno di tutti i colori) e altri che invece non danno problemi. coi primi è lecito usare il pugno di ferro, con gli altri bisogna cercare di capire, prima di sgridarli...
eh no, cara signora, hai trovato proprio quella sbagliata...
 mi dispiace, le dico, ma io non sono proprio d'accordo con lei.
per me i bambini sono tutti uguali. e io, coi miei limiti perchè sono anch'io un essere umano, cerco di trattarli tutti allo stesso modo. mica come certe colleghe, che fanno rifare la verifica a quello bravo che è andato male, perchè altrimenti gli rovina la media (beh, questo non l'ho detto, naturalmente, però è vero...)
il tuo bambino,darling, ha già capito perfettamente cosa deve dirti per evitare le tue, di sgridate.
ma tu che sei andata via perché hai capito che tanto la maestra è una stronza e non ammetterà mai di avere torto (chissà come mai quest'ultima frase che ho scritto mi è così familiare), sei troppo convinta di fare già il massimo per tuo figlio per capire cosa sarebbe meglio fare.
e, come diceva sempre don bosco, l'ottimo è nemico del bene.

giovedì 7 marzo 2013

that's the reason why I like English people 1


ho sentito stamattina alla radio che quando Hugh Grant è stato fermato con una prostituta che stava facendo il suo lavoro, un giornalista americano l'ha intervistato e gli ha chiesto: 
Adesso andrà da uno psicoterapeuta?
No, noi in Inghilterra leggiamo romanzi.

mercoledì 27 febbraio 2013

casi estremi...

oggi avevo due ore di supplenza in una classe. mentre i ragazzi svolgevano degli esercizi di matematica, io mi stavo inviando una scheda da stampare usando la posta. nelle brevi che appaiono su libero.it ho visto di sfuggita qualcosa sui tatuaggi pubblicitari e mi sono improvvisamente rammentata di una roba che avevo letto su come guadagnare soldi senza lavorare, e uno dei sistemi, oltre a diventare cavia per qualche azienda farmaceutica, era farsi tatuare una pubblicità sulla fronte. mi è venuto spontaneo condividere questa notizia, per me abominevole, con i miei alunni. 
al che uno mi fa: ma QUANTO ti pagano, maestra? perché se ti danno tantissimi soldi, in casi estremi... 
 io, gli rispondo in casi estremi vado a pulire i gabinetti, o a fare la cameriera. 
ah, io no! mi fa lui.

martedì 26 febbraio 2013

oggi

oggi dopo aver lasciato i bambini a scuola volevo andare dalla dottoressa. che sarà un anno che non ci vado. di più, anche.
 sono esaurita, le volevo dire, alla dottoressa, mi dia un po' di giorni. e ho anche la sciatica, che un giorno sembra passata e poi ricomincia a tormentarmi dal niente. che non so neanche come fare a dormire. che non ci voglio andare a scuola, oggi. oggi ne ho già avuto abbastanza. ho già dato.
anche bruno, oggi, non voleva andare a scuola. decide lui cosa fare. e il fatto è che lui, oggi, a scuola non ci va. che ci va ogni giorno, lui, a scuola. e io che dovevo portare antonio, che un giorno al mese fanno la festina di tutti quelli che hanno compiuto gli anni quel mese lì, e quel giorno è oggi, e aveva scelto la torta al cioccolato, e gli ovetti, e poi adesso ascuola chiudono il cancello, se arrivi tardi, e io odio arrivare tardi, e dopo avergli detto le cose con calma una decina di volte, dai bruno, vestiti bruno, l'ho trascinato su di sopra a vestirsi e lui no,  no, no, e gli strappo il pigiama di dosso, e lui no, e gli infilo le mutande e lui se le leva, e io sono sempre più sudata e furiosa, e la schiena mi fa un male cane, e il tempo passa...
finalmente riesco a ficcarlo letteralmente in macchina, ma non trovo le chiavi, devo tornare in casa, lui calcia furiosamente il sedile, lo faccio scendere, lui corre via, io parto sperando che mi venga dietro, devo fare tutta la piazza per farlo muovere, ma quando vede che mi fermo, torna indietro... io, per spostarmi dal posto dove sostavo, che era praticamente in mezzo alla strada e stava arrivando una macchina, ho fatto tipo due metri in retromarcia e ho centrato una macchina in sosta. fanale posteriore, paraurti mio, una botta pure sul portellone, paraurti dell'altra macchina...
e andare al campo recupero a vedere se hanno il fanale mentre vorrei andare dalla dottoressa, e dirle che a scuola oggi non ci vado.
comprare il fanale, e parcheggiare nel parcheggio della scuola, e pensare che quello che provo non lo posso provare, adesso, adesso devo fare scuola, e mettere un passo dopo l'altro, scalino dopo scalino, ed entrare a scuola cercando disperatamente il tasto di stand by.



lunedì 25 febbraio 2013

citazioni 1

– Gli occhi dei morti fanno brillare le stelle.
Disse.
– Proverbi, 125, 8.
Disse.
Dyk era abituato a declamare sentenze che erano farina del suo sacco abbellendole con falsi riferimenti, prevalentemente biblici. Aveva capito da tempo che in questo paese la più alta manifestazione d’intelligenza consiste nel ripetere quel che è stato già detto da altri. Tempo prima, quando era un collezionista di coleotteri, si attribuiva volentieri le proprie sentenze (“come dico sempre…”) senza ricavare altra reazione che un vago sorriso. Una volta gli era venuto in mente di aggiungere: “Libro di Ruth, 4, 6″, ed ecco che gli sguardi si erano fatti più chiari, quelli femminili ammirati, quelli maschili indispettiti.
[Patrik Ourednik, Classé sans suite, Paris, Allia 2012, pp. 10-11]

citato da paolo nori qui
ci stavo pensando proprio ieri, a sta roba qua.

domenica 24 febbraio 2013

rispetto umano

'aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano'

così recita la mia preghiera preferita a san giovanni bosco.
il rispetto umano è la tentazione ordinaria, quotidiana, è il peccato contro il primo dei comandamenti: non avrai altro Dio. è mettere al primo posto qualcun altro. certo, anch'io insegno ai miei figli e ai miei alunni a rispettare se stessi, gli altri, le cose. ma il rispetto umano di cui parla la preghiera è contrapposto al timor di Dio. 
rispetto umano è stare zitti davanti a una palese ingiustizia per non fare una figuraccia, per paura di quello che penserà o dirà la gente, gli altri. 
è subordinare la coscienza all'apparenza. alla rispettabilità. all'immagine. è dal rispetto umano che discendono la vanità e il desiderio di fama, con le loro peggiori declinazioni: la superbia, l'arroganza, la vanagloria.
così uno si inventa due lauree, un master, la pertecipazione allo zecchino d'oro. una cosa inspiegabile. che io invece mi spiego benissimo.
e finisce che il rispetto si capovolge nel suo opposto. che la concretezza, l'umanità, la realtà, diventano simulacro, evanescenza, polvere.