lunedì 1 aprile 2013

effetto mozart? 2

copio qui un articolo uscito oggi sul corriere della sera eprchè magari poi lo cancellano

Studiare musica da piccoli
migliora lo sviluppo del cervello

Imparare a suonare uno strumento fra sei e otto anni stimola le connessioni del cervello e affina le capacità motorie

La musica fa bene al cervello. Soprattutto se si impara a suonare uno strumento nei primi anni di vita: stando a una ricerca canadese pubblicata sul Journal of Neuroscience, farlo migliora le connessioni cerebrali, contribuisce a un miglior sviluppo del cervello e rende più abili in compiti che richiedono destrezza nei movimenti. STUDIO – Per lo studio sono stati esaminati 36 musicisti adulti, sottoponendoli a un test motorio mentre il loro cervello veniva analizzato con una speciale tecnica di risonanza magnetica, l'imaging con tensore di diffusione, che permette di valutare le connessioni nervose con ottimo dettaglio e nella loro tridimensionalità. Metà dei partecipanti aveva iniziato a studiare musica prima degli otto anni, l'altra metà solo in seguito, ma tutti vi si erano applicati per lo stesso numero di anni; tutti i dati sono stati poi confrontati con quelli ottenuti sottoponendo agli stessi test persone che non avevano mai studiato musica sul serio. Ebbene, pare proprio che studiare le note faccia bene: chi aveva iniziato prima dei sette anni mostrava infatti una maggiore abilità motoria e in questi soggetti, peraltro, era più abbondante la sostanza bianca nel corpo calloso, il fascio di fibre che connette le regioni motorie dei due emisferi. «Quanto prima i soggetti avevano iniziato ad applicarsi allo studio della musica, tanto più risultavano abbondanti le connessioni cerebrali – hanno spiegato gli autori –. Con i test di risonanza inoltre non abbiamo visto differenze fra chi non era un musicista e chi aveva iniziato a studiare uno strumento dopo l'infanzia: evidentemente lo sviluppo cerebrale viene potenziato se e solo se si comincia presto».
ABILITA' MOTORIE – Secondo i ricercatori fra i sei e gli otto anni ci sarebbe infatti una vera e propria «finestra sensibile», durante la quale un «allenamento musicale» riesce a interagire con il normale sviluppo cerebrale modificandolo in positivo, producendo cambiamenti a lungo termine con effetti vantaggiosi sulle abilità motorie. «Imparare a suonare uno strumento richiede un buon coordinamento fra le mani e gli stimoli visivi e uditivi – dice Virginia Penhune, psicologa della Concordia University di Montreal e coordinatrice dello studio –. Probabilmente iniziare intorno a sette anni necessita della “costruzione” di una struttura cerebrale adeguata, ottenuta potenziando le connessioni fra aree motorie e sensoriali del cervello in un'età in cui l'anatomia è ancora sensibile ai possibili cambiamenti di struttura, in cui c'è una maggiore “malleabilità” del sistema». I test effettuati non avevano per oggetto competenze motorie strettamente connesse alla pratica di uno strumento, per cui gli studiosi suggeriscono che i benefici dello studio precoce delle note non si esauriscano nell'abilità a suonare. «Tuttavia – riprende Penhune – le migliori capacità motorie e di coordinamento acquisite con una pratica musicale fin dalla più tenera età non implicano automaticamente che basti iniziare a suonare presto per diventare ottimi musicisti o “geni” in senso lato: le performance di uno strumentista hanno a che vedere con le abilità tecniche, ma anche con la capacità comunicativa, lo stile, l'entusiasmo. Tutti parametri che non abbiamo misurato: iniziare presto a studiare musica in altri termini può aiutarci a far esprimere il genio, ma probabilmente non ci renderà un genio in assenza di altre, più impalpabili qualità».

Nessun commento:

Posta un commento