martedì 27 novembre 2012

ma l'amore che cos'è 3

una volta stavo tra le braccia del mio moroso, era quasi l'alba. gli dico: senti, un usignolo. e lui mi fa: macchè, è un'allodola. e io: ma cosa dici, è un usignolo! e se fosse un'allodola?, replica lui. ma non lo senti? è un usignolo! insisto io, piccata. dopo un po' sento per caso, alla radio, l'atto terzo, scena quinta, e mi sento arrossire. che scema. che ignorante.
e che poesia, e che forte, a non dirmelo.
ieri in quella palestra dove siamo andati io e mauro, perché lui vorrebbe fare un po' di esercizio fisico, che io non ci ero mai andata dentro a una palestra di quelle con le macchine e tutto il resto, e c'era una fauna, non so come dire, mi sembrava che facessero tutti  apposta, come se fossero dentro a un film, a una serie tv, anzi, ogni mossa studiata, io mi vergognerei da morire, invece pareva che fossero tutti a loro agio, che gli esercizi che facevano fossero come un pretesto per stare lì, e da per tutto c'erano quei volantini del corso di burlesque, che doveva durare due giorni e invece l'hanno ridotto  a uno, domenica 2 dicembre, che sarebbe la prima domenica di avvento, per me. bisogna portarsi due ventagli, possibilmente con le piume, collant color carne, reggiseno nero, scarpe nere con tacco min 8 max 10 arrotondate e a punta chiusa, e qualcos'altro, mi ricordo solo ste robe qua. a me il burlesque mi fa un po' pena, non so bene come spiegarmi, è fasullo, vacuo. tutta sta fatica per cosa?
ma cos'è la seduzione? se non inganno, menzogna, evanescenza? e anche, e soprattutto: prevaricazione?
come si fa quando si staccano le ciglia finte, quando cade la maschera di cipria?
che tipo di rapporto è, quello messo in scena?
del resto, ognuno ha il suo modo, di trasfigurare la realtà. e io sto con l'usignolo.
perché io, se devo far fatica, che a me non piace mica poi tanto, far fatica, cerco di farlo per qualcosa che duri. che vale di più, secondo me. l'ho sempre pensato, e ancora continuo a pensarlo.

domenica 25 novembre 2012

BASTAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


oggi è la giornata contro la violenza sulle donne.
ieri c'è stata una sentenza della corte d'appello di venezia sul caso, di sei anni fa, di genitori condannati per aver fatto praticare una piccola incisione alle loro figlie. sono stati assolti perché non si tratta di mutilazione, ma solo di lesione, e senza dolo. non si capisce allora perché la donna che ha praticato materialmente tale incisione è stata condannata e non ha fatto appello.
l'agenzia riporta le parole dell'avvocato, una donna anche lei:
"In questa vicenda il fattore culturale ha avuto il suo peso: si trattava di un rituale simbolico non di una menomazione. Di certo non di trattava di infibulazione che e' cosa ben piu' grave. Alla fine si e' appurato che era stato fatto un intervento di carattere minimale, era stata fatta una incisione di 4mm, cosa emersa anche in primo grado". A spiegarlo all'Adnkronos, Elisa Lorenzetto, avvocato che con Valentina Lombardo, si e' occupata del caso delle due famiglie originarie del Niger accusate di infibulazione nel 2006.
stamattina alla radio fanno sentire il commento di non so quale magistrato donna, che personalmente, oltre che come magistrato, si è dichiarata contraria in modo assoluto perché le lesioni fisiche anche se minime portano comunque lesioni psicologiche ecc. allora il professore mi ha portato la prevedibile obiezione che allora anche la circoncisione è una lesione da condannare... eh no, caro professore, caro magistrato, care avvocatesse dei miei stivali... 
l'infibulazione è una pratica aberrante finalizzata a sottomettere la donna all'uomo, che le toglie ogni possibilità di controllo e autodeterminazione riguardo alla propria sessualità.
dopo il parto, spesso reso problematico proprio dalla mutilazione stessa, viene rifatta.
non sto qui a scendere nei dettagli raccapriccianti che chiunque può leggere su wikipedia, o nel libro di sabrina aviakan, donne cucite, dico solo che in paesi come l'egitto o l'indonesia, il più grande paese musulmano del mondo, le donne sono praticamente tutte infibulate, e l'italia è il paese europeo con più alto numero di donne infibulate (circa 40mila). la pratica simbolica, che sempre a sentire l'avvocato di prima, sarebbe da giustificare, in quanto  
emerge inoltre che nei territori di origine della bambine e' in uso una sorta di incisione rituale che se non praticata potrebbe portare, in Niger, a una sorta di discriminazione: da qui l'insistenza dei parenti rimasti in Africa ad intervenire. Per l'avvocato si rischia di trasformare tutto in infibulazione ma in realta' "esistono una miriade di pratiche differenti, anche simboliche, che hanno un disvalore differente: ecco, noi eravamo in questa categoria".
no, è ora di dire basta, basta coi cavilli, basta con le giustificazioni, è un rito da condannare nella sostanza, e se sei una donna non puoi difenderlo, capirlo, passarlo per il solito dato culturale. 
soprattutto se queste bambine diventeranno donne in italia. pensaci,elisa lorenzetto.

mercoledì 21 novembre 2012

roberta lanzino, ragazza

a fahrenheit oggi presentavano questa graphic novel su una ragazza calabrese, roberta lanzino. stava andando alla casa al mare col suo Sì, una specie di Ciao, ma più grosso, se non ricordo male, quando, dopo aver preso una strada secondaria, si è persa. due uomini in macchina l'hanno presa, violentata, soffocata con una spallina della sua giacca perché non gridasse. i genitori che sono partiti poco dopo in macchina non l'hanno più vista viva. l'hanno trovata la mattina dopo. ad oggi, ancora non ha avuto giustizia, perché quei bastardi erano anche della 'drangheta.il principale colpevole, pluriomicida, ha ammazzato anche la sua fidanzata e l'ha buttata nel pozzo.
oggi alla radio è stata un'escalation di violenza bruta. prima, a wikiradio, michela ponzani parlava dell'eccidio di Pietransieri, una frazione di Roccaraso, in Abruzzo. i nazisti trucidarono 128 persone inermi, era una precisa tecnica di guerra contro le bande armate. la ponzani ha scritto un libro, Guerra alle donne. Partigiane, vittime di stupro, «amanti del nemico» (1940-45), in cui si parla di donne uccise, violentate, usate come cameriere di giorno e puttane di notte nei bordelli lungo la linea gotica... ha citato in particolare il caso di una donna, rimasta sola col figlio dopo che il marito era stato deportato, violentata da cinque nazisti. il giorno dopo i carnefici ritornano, e lei scappa nel bosco. vanno a richiamarla il parroco e il cognato, che tornasse, o i nazisti uccidevano le loro famiglie. 
come se lo stupro fosse un crimine meno grave. lo stupro, raconta la ponzani, non è stato nemmeno considerato crimine di guerra a norimberga. 
poi la storia di roberta lanzino e altre donne calabre.  
siamo alla vittima 104, dall'inizio dell'anno.
e oggi hanno anche trovato lea garofalo. aveva collaborato, lea, e viveva in calabria sotto protezione con la figlia denise. ma l'ex marito la chiama a milano, vuole rivedere la figlia. e lea va, si fida.
arrivata a milano sparisce e viene ammazzata dal marito e dall'ex fidanzato della figlia.in sei sono stati condannati all'eergastolo, in primo grado. la figlia ha testimoniato contro il padre.
non ritrovando il corpo, i magistrati avevano ipotizzato che l'avessero sciolta nell'acido. l'hanno trovata oggi, in brianza, carbonizzata.
 

le bigiate di radio24


a me radio 24 non piace. ma non mi piacciono tante altre radio, se è per quello. sono piene di gente che grida, ride, parla di qualsiasi cosa con un tono che appiattisce e plastifica tutto. per fortuna, basta cambiare canale.
oggi avevo la macchina di mia madre, perché la mia  è dal meccanico, e mi madre ha la radio, sulla macchina. accendo e la trovo sintonizzata su radio24.  c'è uno speaker che parla delle volte che hai marinato la scuola. sta facendo una specie di sondaggio su come si dice marinare la scuola nelle varie parti d’italia. a firenze si dice fare forca. a roma fare sega. da noi, bruciare. che è simile a un altro modo di dire che non mi ricordo di che parte d’italia è che si dice fare fuoco. e tanti altri, bigiare, saltare, salare (???), fino al più moderno jumpare, eccetera eccetera. il tipo invitava tutti a raccontare, per telefono o via mail, il racconto della loro bigiata memorabile. lui, con tono melodrammatico da outing di prima categoria, a un certo punto ha ammesso di non aver mai bruciato in vita sua. e di esserne molto rammaricato. perché ha raccontato cosa gli era successo una volta che avrebbe potuto saltare un compito di fisica, per il quale non si sentiva molto preparato, e non l’ha fatto. alla consegna del compito, un sei scarso, la professoressa fece un discorso molto serio sulle responsabilità che essere adulti comporta, responsabilità a cui, secondo la prof, erano venuti meno coloro i quali non si erano presentati al compito. e al nostro speaker il discorso era piaciuto, era d’accordo. poi però, all’uscita della scuola, una twingo gialla (che io l’avevo già capito che era la twingo della prof, ma lui ha voluto tenerlo nascosto fino all’ultimo) arrivata al semaforo rosso, prima si è fermata, poi ha guardato che non ci fosse nessuno e pian pianino ha svoltato a destra. ovviamente, dico io, la cosa gli ha dato molto fastidio. lo ha fatto arrabbiare. ecco, secondo lui quella rabbia, se lui avesse bigiato quella volta, quella rabbia non l’avrebbe avuta, quando ha visto la prof, e avrebbe imparato a essere molto più tollerante con chi sbaglia, invece lui era stato rigido con se stesso e di conseguenza con la prof… la conclusione, che era anche la premessa di questo racconto pedagogico, è che bigiare fa bene, perché ti fa sentire normale e fallace, e quindi ti rende più comprensivo e tollerante nei confronti di tutti quelli che sbagliano….
ecco, mi pare già chiaro perché non mi piace radio 24.
la prima cosa che mi è venuta in mente ascoltando sta roba è stata: che cazzata! ma questo mi viene in mente quasi sempre. a me pare che sta storia abbia più a che fare con i formalismi e le rigidezze ipocrite, con lo sperare o il tentare sempre di farla franca, coi sepolcri imbiancati, con quelli che pensano che le regole valgano solo per gli altri. che sono sempre di più. che sono la maggioranza. che sono stati magari nostri insegnanti. non hai capito proprio niente, caro non so come ti chiami: tu non sei stato rigido, tu sei stato coerente, invece la tua prof no. lei sì che è stata rigida con te e non con se stessa. questo è il problema. è che la gente pensa che rispettare le regole sia segno di rigidità, di ottusità, perfino. no, bisogna essere più morbidi, più tolleranti... 

dress code

mio fratello ha vinto una borsa di studio per un embiei, MBA, che non c'entra con la pallacanestro, che è NBA. MBA vuol dire master in business administration e costa una barca di mila euro, che però lui non li paga appunto perchè ha vinto la borsa. io pensavo che gli davano i soldi, e invece deve pagarsi l'albergo e anche i vestiti.
 perchè lunedì il corso comincia, e c'è il dress code business standard, mi ha detto.
se vai a guardare su google, la prima riga che esce per dress code è qualcosa che ha a che fare con il  BDSM ((Bondage, Discipline, Sadism, Masochism). 
insomma se non ti vesti che ne so, da scolaretta (pare che le divise scolastiche vadano fortissimo) o da generale (mi raccomando però, prudenza con le svastiche) sei fuori (dal privè). 
abbastanza singolare, no?, che le trasgressioni prevedano regole così rigide...
il dresscode è anche un modo del master di dominare la povera scema che si diverte a farsi dire di che colore deve mettersi le mutande (se può mettersele, naturalmente).
ecco. invece qua il dress code è business standard. che vuol dire una cosa ben precisa: vestito scuro, camicia bianca (al limite azzurra) possibilmente con polsini (sobri, mi raccomando: avoid novelty items, dice la guida), calzini dello stesso colore, scarpe di ottima fattura (people are often judged on their shoes so good quality shoes can be a good investment in business) lacci obbligatori, preferibilmente nere.
questo perchè devono fare le foto e i cartellini e tutto il resto.
poi ti puoi anche mettere il maglioncino di marchionne. ma quello è il business casual.
la nostra guida ci dà anche un suggerimento generale:
Dress For Success
Generally it's best to 'fit in', so take your cue from your peers and try to dress to the same standard. This helps with interpersonal communication.
Or if you are ambitious and don't mind showing it, dress to the standard of the role that you aspire to.

giovedì 15 novembre 2012

sorpresa

domani è il compleanno di bruno mario. bruno mario l'anno scorso nella letterina di babbo natale ha chiesto dei palloncini. quelli che si gonfiano e scoppiano, sì, proprio quelli.
ieri, quando gli ho chiesto cosa vorrebbe per regalo, mi ha risposto: ma il regalo dev'essere una sorpresa, mamma!

sabato 10 novembre 2012

la mamma snaturata e il cinema 5 - la febbre del sabato sera


una decina di anni fa ho organizzato un cineforum per un gruppetto di ragazzi che seguivo in parrocchia. era ottobre, e avevo pensato a una specie di piccola rassegna di film memorabili che avevano come argomento i ragazzi. nonostante i miei tentativi di dissuasione, perché l'avevo visto e mi ricordavo quanto, nonostante james, l'avessi trovato lento e datato, i ragazzi hanno insistito perché vedessimo gioventù bruciata. e la febbre del sabato sera.
ora, io non so quanti abbiano visto davvero quel film, intendo quanti di quelli che lo citano o conoscono a memoria la colonna sonora che è stata, ed è ancora, un must di una vera serata dance che si rispetti. perché la febbre del sabato sera è un film duro, che fa male. a me, almeno.
toni manero è uno dei tanti sfigati di cui brulica il sottoproletariato urbano di NY city.
figli di immigrati, di cui ignorano, tra le tante cose che ignorano, le fatiche e le speranze, aspettano solo l'arrivo del sabato sera per tentare di dare una parvenza di senso alle loro miserabili esistenze sul palcoscenico della fantasmagorica discoteca 2001 Odyssey.  su wikipedia leggo questo:
Di un certo effetto sono alcune scene girate presso il ponte di Verrazzano.
di un certo effetto, dicono. in questa sequenza, la ragazza del gruppo, da sempre innamorata senza successo di toni, viene stuprata a turno nel sedile di dietro della macchina, è la sua prima volta, con toni e quello che guida seduti davanti, dopo di che il ragazzo portoricano che dovrà sposare la sua ragazza, che ha messo incinta, si butta dal ponte.
ma si sa, io sono troppo emotiva.
adesso ho scoperto che a milano spopola il musical. ho trovato una recensione dello spettacolo che finisce con sta frase qua:

Voi 40enni nostalgici delle serate in discoteca, ma anche voi giovanissimi, per vedere come si divertivano i padri (non tutti) e per provare a sognare ancora.
Nonostante tutto.

eccerto. 
sto film e l'effetto che mi ha fatto, che è una stretta al cuore, ma forte, perché io, non lo so perché, ma lo squallore, il vuoto di tante esistenze, non so, mi fa proprio male dentro, un dolore fisico, che non riesco a capire cosa potrei fare, perché io qualcosa vorrei farlo, sto film, dicevo, mi si è riproiiettato davanti oggi che ho letto su facebook un dialogo che un'amica ha sentito in un bar, e che lo scrivo qua, perché quelli che hanno dei figli io non lo so se lo sanno, che i loro figli fanno e dicono ste robe qua,e soprattutto hanno ste teste qua, e io sono convinta che è tutta colpa nostra, nostra di quelli che li hanno messi al mondo e che li allevano, è colpa dei grandi che non insegnano più quali sono le cose importanti, è colpa nostra che se vediamo i ragazzi ubriacarsi al sabato sera non gli diciamo niente, è colpa nostra che ce ne freghiamo, che diciamo che ci fidiamo solo per non romperci le palle a stare alzati ad aspettarli, e vedere in che condizioni arrivano a casa, e 'magari gavesse mi vinti ani, lori sì che i se diverte', che ci ricordiamo solo More than a woman e l'indice alzato del fantastico, mitico, meraviglioso john travolta, che io lo adoro anche se è di scientology, e proviamo a sognare ancora come ha detto quello del commentino qua sopra...
POETICA DEL FANCIULLINO (cronaca di un dialogo adolescenziale al bar - novembre 2012)
"era così ubriaco - sai quanto beve - che non capiva più un cazzo, allora ci siamo divertiti a fargli ingoiare sai quella merda di carne in catola, sì, la simmental! 4 scatolette! e poi gli abbiamo buttato giù il jack! hahahahah! oh, e nella stanza di là, X era con la Y, che urlava come 'na matta che le faceva male. che male? secondo me è perché è poco che ha iniziato a scopare. si farà col tempo..."

mercoledì 7 novembre 2012

lo scaffale della mamma snaturata 6 - un must assoluto


l'altro giorno sono andata in biblioteca con agostino e su uno scaffale ho visto questo libro che ho subito accalappiato, perché le edizioni Usborne fanno delle cose fantastiche, in genere. è una miniera di idee meravigliose e, nel contempo, facilissime da fare: stampini con le dita, riciclo di carta da giornale, pezzetti di carta ritagliati, rotoli di carta igienica, colori di tutti i tipi...
il giorno dopo, che eravamo in vacanza e porca vacca continua a piovere, abbiamo faticato per decidere da dove cominciare e alla fine abbiamo optato per il castello di giornale e i topini di cartone (questo è in assoluto la mia prima scelta).


tutti sul tavolo della cucina col loro cartoncino colorato e i fogli di giornale. il risultato è stato tre bellissimi castelli
 e due FANTASTICI topini (antonio dopo il castello s'è stufato, e si è visto per l'ennesima volta non so che episodio dei fantastici quattro)
ho fotografato i topini sopra al libro, così un po' si dovrebbe vedere anche l'esempio

venerdì 2 novembre 2012

tutto per amore?

eh, lo so. lo dovevo capire già dal titolo. solo che sto libro, dice la fascetta rossa, è della stessa autrice di La metà di niente, che invece non mi pare affatto male, per un titolo, e poi pare che il libro, la metà di niente, appunto, sia famosissimo, se identificano Cathrine Dunne come la sua autrice.
insomma, unito al fatto che la storia è irlandese, come la sua autrice, ho deciso di prendere in prestito anch'io, come fanno tutti, uno di quei libri grossi e anche un po' consumati, direttamente dal banco delle restituzioni.
comincio a leggerlo e no!  è scritto tutto al presente. tutto. anche l'introduzione, un breve dialogo che si svolge in un aeroporto nordico, si direbbe, dal freddo, dieci anni prima. che dovrebbe far capire qualcosa e invece a me mi ha solo innervosito.
adesso se qualcuno volesse leggere il libro non dica che non gliel'ho detto, che sto per dire di cosa parla, e secondo me la differenza tra un grande libro e gli altri è che il grande libro lo vuoi leggere lo stesso anche se sai già di cosa parla, e questo, se non si fosse capito, non è un grande libro.
la protagonista è una dottoressa in pensione, vedova, che a una cena da amici ha un colpo di fulmine -reciproco- per un uomo fighissimo, che di lavoro scrive romanzi polizieschi, quindi ha un casino di tempo libero per farle da mangiare e insegnarle a giocare a scacchi, ha una casa con fantastica vista molo e che quando lei sparisce senza una parola ha come unico scopo della vita ritrovarla, senza se e senza ma, perché deve darle l'anello di fidanzamento con cui vuole chiederle di sposarlo, e la trova, alla fine, in un paesino sperduto dell'india, ma mica dopo vent'anni, dopo 10 giorni, tipo. via via vien fuori che praticamente la nostra julia ha praticato l'eutanasia a un paio di persone a cui voleva molto bene e che erano molto malate, la prima in svizzera, tutto legale, la seconda invece in irlanda, e qui vengono fuori i problemi.
per evitare rogne ai suoi cari, julia pianifica accuratamente, per sei mesi, la sua fuga, e passando per l'inghilterra va in india  in india, dove ritrova una sua vecchia amica americana di università con cui condivideva le lotte per la qualità della vita e bla bla bla, si fa fare delle analisi perché forse ha un tumore e i stabilisce nel paesino dove c'è il piccolo orfanatrofio che da anni sta finanziando (perché, oltretutto, è piena di soldi che non sa dove metterli). insomma finisce che il tumore è una cosa curabile, e col suo sahri rosso si sposa il suo william in perpetua adorazione.
insomma, non lo farò più, di prendere su un libro a caso, soprattutto se è grosso e se nelle prime due frasi ci sono già tre o quattro aggettivi di troppo.

per non sentire dentro l'amarezza...

ecco. per fortuna che ho sally. l'ho già scritto, ma sally è un'amica buona per tante occasioni.
poi c'è il lavoro a maglia. mentre scendevo dalla macchina, ieri, pensavo proprio che mi devo rimettere a fare quel maglione che ho nella borsa dei lavori accanto al divano. che devo andare da bevilacqualane a comprare della lana da colorare, che ho visto un tutorial fantastico su come farlo usando coloranti alimentari e microonde. oppure fare una torta.
ieri si è infranto un sogno, un sogno bello, importante. che avevo da tanto tempo, e che sembrava finalmente, inaspettatamente, diventare realtà.
la regione veneto ha emanato una direttiva per formare gli insegnanti a riconoscere e aiutare gli alunni con buon potenziale cognitivo e le loro classi.
in quarta o quinta elementare mi sono fatta una paletta a forma di mano. la tenevo sempre piantata nel buco per la boccetta d'inchiostro che avevamo ancora sui banchi di formica verde, quando la maestra faceva le domande. così non dovevo tenere il braccio alzato, e intanto facevo cose tipo costruire delle borsettine di carta con le copertine dei quaderni, e altre cose. 
figuriamoci se non mi interessa una cosa del genere.
l'ho detto alla nostra capogruppo. gliel'ho ripetuto. le ho chiesto conferma quando, un paio di giorni prima della scadenza per la presentazione delle candidature, che era ieri, si è infortunata.
ah, sì, mi ero dimenticata, dai pure il tuo nome e il mio in segreteria.
ma in segreteria non sapeva niente nessuno. non riescono neanche a scaricare il bando, non hanno word aggiornato. lo faccio io. e poi la preside non c'è. contattata telefonicamente, si è incazzata che non abbiamo detto prima che volevamo fare sta roba. 
ho inviato via posta l'allegato da compilare, l'avrei fatto io ma ci vuole la firma della preside.
purtroppo ieri avevo tutta tutta la mattina occupata tra supplenze e lezioni.
a mezzogiorno vado in segreteria, apro la porta e l'impiegata mi fa: niente, non se ne fa niente, la preside ha detto che è troppo tardi.
una rabbiosa impotenza mi riempie gli occhi di lacrime, spezza la voce.
avevo appuntamento con don mario per pranzo. mi vuole bene, ma avrei avuto bisogno di altro. torno a casa, mi trascino dentro, sono così stanca, così triste, preparo un sacco con qualche travestimento perché le mamme dei compagni di antonio vogliono portarli un po' in giro a fare dolcetto scherzetto, vado a prendere i bambini, per fortuna che non si fa niente, troppo freddo, vento, pioggia che sta per arrivare, e mentre i bambini si travestono in salotto con le cose che avevo preparato, mi ritrovo a scrivere una sterile e patetica mail alla fondazione rumor.
sì, penso proprio che finirò quel maglione. o una presina, almeno.

giovedì 1 novembre 2012

Nikla

nikla è proprio così, come il suo nome.
strano. spigoloso, duro. 
era una delle migliori, ma di quelle che si fanno gli affari loro. nel senso che non hanno niente da dimostrare, zero competizione, solo cervello e curiosità.
in quinta, l'anno che mi sono sposata, siamo andati in gita a rovereto, mai vista tanta acqua in una gita. nikla mi fa: maestra, potremmo regalarti una macchina nuova, per il matrimonio, mettiamo un po' per ciascuno... allora avevo l'A112. mi sono commossa. quando gliel'ho ricordato, un anno due fa che l'ho rivista per caso, mi ha detto: che vergogna!
eh sì, nikla non è più quella bambina riservata che risponde se interrogata, con la sua maledetta forbice da mancina che ogni volta che la prendevo in mano non riuscivo a tagliare, e lei mi guardava col suo sorrisetto dicendomi: maestra... 
mi ha anche cancellato da F.B., che ci sono rimasta malissimo.
oggi sono andata all'OVS  che hanno aperto da poco qui vicino. l'ho vista subito, dietro al banco con le altre commesse, ha dei capelli fantastici, tipo quelli della pubblicità. anche lei mi ha visto subito, ma ha cercato di resistere un po' girata verso il muro, poi ha dovuto cedere. e io ero lì che l'aspettavo, per salutarla col mio sorriso migliore. al momento di pagare, la ritrovo: com'è che non fai l'università? ah, non sapevo cosa fare, e ho deciso di rimandare, ma l'anno prossimo ci vado di corsa, all'università. eccome.
chissà cosa sceglierà. potrebbe fare qualsiasi cosa.
mi dispiace un po' che non lo sappia, ma io a nikla le voglio proprio bene.