venerdì 28 dicembre 2012

ma l'amore che cos'è 5 - Pretty woman - un'esegesi al femminile

l'altra sera mi sono riguardata per l'ennesima volta pretty woman.
l'ho scritto su facebook, e ci siamo ritrovate in tante.
un mio amico ha commentato: incredibile, tutte le donne tra le mie amicizie lo stanno vedendo scrivendolo in bacheca, e una buona metà degli uomini è stranita perché non ha potuto vedere la partita...
gli ho suggerito di farci su una riflessione, lui mi ha risposto: suggerisci... ci ho provato, ma non sono riuscita a spiegarmi.
vediamo se ci riesco ora.
pretty woman è uno di quei film americani con una sceneggiatura che non perde un colpo, che anche se sai le battute a memoria, le stai ad aspettare e non ti deludono mai, come la tua canzone preferita ad un concerto, non ci sono mai stata ad un concerto a parte quello di vasco rossi che è venuto a cornedo quando avevo tredic'anni, e ci sono andata con la mia mia amica del cuore, nel prato del parco pretto, ed era ubriaco spolpo e ha cantato due o tre cose, beh, comunque, penso che quando vai a un concerto del tuo cantante preferito, speri proprio che canti quella canzone che la sai a memoria, piuttosto che quella che è appena uscita e non sai neanche le parole. soprattutto quando quelle sono esattamente le parole che avresti detto tu. io, per esempio, la prima volta che ho guardato pretty woman, quando lui le dice: 'io non ti ho mai trattato come una prostituta', ho detto, giusto un attimo prima che lo dicesse julia roberts, 'lo hai fatto ora'.
quindi, un primo motivo per cui pretty woman ci piace, a noi donne, è che funziona. beh, il primo motivo dopo il fatto che va esattamente come vorremmo andassero tutte le nostre storie.
si dice che pretty woman sia una versione moderna della fiaba di cenerentola. io ho un'idea diversa. pretty woman in realtà non è la storia di vivian, è la storia di edward lewis. o meglio, è la storia di quello che diventano lui e lei mentre si innamorano.
non ci ho mai creduto a quel detto che dietro a un grande uomo c'è sempre una grande donna.
c'è una donna, probabilmente. 
comunque sia, edward ci piace,vabbè dai, MI piace (ma con la supponenza che mi contraddistingue, almeno a sentire colui che teoricamente mi dovebbe conoscere meglio, dico Ci per intendere a noi donne) perchè è un uomo. un uomo non ti chiede cosa vuoi fare, che regalo vuoi, cosa preferisci mangiare. LO SA. beh, sul ristorante edward ha un po' toppato, con le escargots, ma insomma edward lewis non è mica un signore, uno come, diciamolo il nome dai, mark darcy. ecco, mark darcy non ce n'è più, e non so se ce n'è mai stati. ma ad edward lewis ci si può arrivare, dai. anche senza aereo privato e carta di credito illimitata (che poi, a me, quello che mi fa impazzire è il sorrisetto di richard geere, mio padre lo chiama l'uomo con un'espressione sola, parafrasando senza saperlo un miope giudizio su clint eastwood, ecco, a me il sorrisetto che fa lui, ma non davanti, no, quando si gira e lei non lo ede neanche, quel sorrisetto che è un po' da stronzo ma involontario, mmmmm, basta, non ci devo pensare...)
quando io dicevo ad alessandro di fare qualche riflessione, sul fatto che tutte guardino pretty woman e tutti vogliano guardare la partita, intendevo proprio questo: noi ci piacerebbe uno come edward, che parla poco, che sa cosa fare, che quando capisce di avere a che fare con una cosa veramente bella, è disposto a mollare tutto per averla.
'dev'essere difficile lasciare andare qualcosa di così bello', dice il mitico barney thompson, direttore dell'albergo, parlando della collana ma riferendosi a vivian, miss vivian, per la precisione. 
altro che partita, cazzo.
ecco, volevo dire questo, quando ho dato questo suggerimento ad alessandro, che forse non siamo più disposti, uomini e donne, è uguale, a molllare tutto, come vivian ed edward, il nostro modo di fare soldi a palate, le vertigini, il boulevard che fa schifo ma ti ci paghi l'affitto... non siamo più disposti a provare a diventare persone diverse, migliori, per amore di qualcuno. 
e che magari ci dirà: no, grazie.

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