lunedì 31 dicembre 2012

ultimo dell'anno

e poi arriva un momento che niente, ti senti stupida e inutile, e vorresti solo andare via, ma non puoi, perché devi vestire antonio, e bruno non sa cosa mettersi, e mamma dove sei. e c'è la festa giù in salone, e mi devo ancora lavare i capelli.
che io sono vent'anni che non me ne frega niente dell'ultimo dell'anno, che sono così felice di non dover cercare un vestito, le scarpe, il parrucchiere, e mi piacerebbe tanto starmene a casa da sola, l'ho anche fatto, una volta, io, cibo cinese e barry lyndon, tanto quello con cui avrei voluto passarlo stava a seicento chilometri e aveva un cancro che gli devastava il cervello, nessuno lo capisce, ma cosa c'è da capire, mi domando, cosa c'è da festeggiare... io non ho niente da festeggiare.
non è finito niente, niente di nuovo comincerà.
e quando me la taglio, quella cazzo di lingua. chissà.

sabato 29 dicembre 2012

festa mobile 2 - una lezione di scrittura

lavoravo sempre finché non avessi combinato qualcosa e smettevo sempre quando sapevo che sarebbe successo in seguito. Così ero sicuro di continuare il giorno dopo. Ma certe volte quando iniziavo un nuovo racconto e non riuscivo ad andare avanti, mi sedevo davanti al fuoco, strizzavo la buccia delle piccole arance facendone schizzare l'umore sulla fiamma e ne guardavo l'azzurro sfrigolio. Mi alzavo in piedi e guardavo fuori sui tetti di Parigi e pensavo: '' Non preoccuparti. Hai sempre scritto e scriverai ancora. Non devi far altro che scrivere una frase sincera. Scrivi la frase più sincera che sai''. Allora finalmente scrivevo una frase sincera, e poi continuavo da lì. (...)
Su in quella stanza decisi che avrei scritto un racconto su ogni cosa che conoscevo. Cercavo di farlo per tutto il tempo che scrivevo, ed era un'eccellente, rigida disciplina.
Fu sempre in quella stanza che imparai a non pensare a nulla di ciò che stavo scrivendo dal momento in cui smettevo di scrivere al momento in cui riprendevo il giorno dopo. In questo modo avrebbe lavorato il mio subconscio e al tempo stesso io avrei ascoltato altra gente e notato ogni cosa- speravo; imparato - speravo. E avrei letto per non pensare al mio lavoro e mettermi nell'impossibilità di farlo.
Scendere le scale quando avevo lavorato bene -  e ciò richiedeva fortuna, oltre che disciplina -  mi dava una stupenda sensazione e allora ero libero di andarmene in qualsiasi punto di Parigi.

festa mobile 1

alla radio stanno leggendo Festa mobile.
è da tantissimo tempo che non prendo in mano un libro di hemingway. c'è stato un momento al liceo che ho letto tutto quello che ho potuto, dopo che avevo trovato nella libreria di mia zia, che era andata in venezuela, le edizioni con la copertina verde di festa mobile e fiesta.  purtroppo non le trovo più, temo siano annegate nell'allagamento della casa di passo corese, quella volta che ci siamo alzati la mattina per andare a scuola e nell'interrato i libri galleggiavano sulla melma. una delle cose più brutte che mi siano successe. poi mi ero comprata tutti i racconti nell'edizione oscar mondadori, un livre de chevet che ho usato nelle situazioni più disperate, e che non mi ha mai deluso.
non ho ancora letto per chi suona la campana, perché a me i libri di guerra non mi piacciono tanto, e il vecchio e il mare, perché ne parlavano tutti e ho finito per stufarmene prima.
adesso che stanno leggendo festa mobile, sono andata a prendere di sopra i due meridiani coi romanzi di hemingway che abbiamo comprato tempo fa con non so quale rivista. e niente, festa mobile non c'è.
allora sono andata in biblioteca, perché ho pensato che magari i meridiani del giornale erano un po' tarocchi, o forse ce n'era un terzo: niente da fare, festa mobile nei meridiani non c'è. in effetti non è che sia proprio un romanzo, ma è un libro così bello e importante che come fai a non metterlo dentro a un meridiano? in biblioteca però ce l'hanno, è in magazzino. speravo di trovarmi tra le mani la mia vecchia edizione verde della mondadori, invece è nuovo di palla. secondo me non l'ha mai aperto nessuno. penso che magari questa nuova traduzione non mi piacerà, non so come fare adesso, che volevo assolutamente trovare quella citazione, e quell'altra, e invece hanno semplicemente preso l'edizione del '64, con la traduzione di vincenzo mantovani, e le hanno messo davanti un'introduzione e una copertina color bordeaux. il vecchio ernest si meritava qualcosa di meglio, cavoli.
comunque per me è meglio così, perchè ci sono proprio le cose che cercavo.
sto libro lo apri a caso e trovi in qualsiasi pagina qualcosa che vale la pena di ricordare, che ti insegna qualcosa sullo scrivere e sulle cose della vita.
una volta uno mi aveva chiesto di prestargli un libro da leggere, io gli ho messo sotto al tergicristallo festa mobile, che gli avevo detto che era un libro un po' pornografico, perchè pensavo che così l'avrebbe letto.
quando me l'ha ridato, molto tempo dopo, mi ha detto: ma non era pornografico... bello, ad ogni modo.
beh, vorrei vedere...



problemi di connessione

leggo su facebook una storiella sulle incomprensioni tra uomini e donne.
a letto, dopo appassionanti preliminari lei dice a lui:

'Adesso non ne ho voglia, amore mio. Voglio solo che mi abbracci'
E lui esclama:
'CHEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE???????????????'
Al che le gli dice le parole magiche di tutte le donne: 'Non sai connetterti con le mie necessità emotive di donna'.

 beh,  non lo so se ci sia davvero qualche donna che usa queste magiche parole, comunque io, che sono inequivocabilmente una donna, non le ho mai usate. non mi passano manco per la testa.

venerdì 28 dicembre 2012

ma l'amore che cos'è 5 - Pretty woman - un'esegesi al femminile

l'altra sera mi sono riguardata per l'ennesima volta pretty woman.
l'ho scritto su facebook, e ci siamo ritrovate in tante.
un mio amico ha commentato: incredibile, tutte le donne tra le mie amicizie lo stanno vedendo scrivendolo in bacheca, e una buona metà degli uomini è stranita perché non ha potuto vedere la partita...
gli ho suggerito di farci su una riflessione, lui mi ha risposto: suggerisci... ci ho provato, ma non sono riuscita a spiegarmi.
vediamo se ci riesco ora.
pretty woman è uno di quei film americani con una sceneggiatura che non perde un colpo, che anche se sai le battute a memoria, le stai ad aspettare e non ti deludono mai, come la tua canzone preferita ad un concerto, non ci sono mai stata ad un concerto a parte quello di vasco rossi che è venuto a cornedo quando avevo tredic'anni, e ci sono andata con la mia mia amica del cuore, nel prato del parco pretto, ed era ubriaco spolpo e ha cantato due o tre cose, beh, comunque, penso che quando vai a un concerto del tuo cantante preferito, speri proprio che canti quella canzone che la sai a memoria, piuttosto che quella che è appena uscita e non sai neanche le parole. soprattutto quando quelle sono esattamente le parole che avresti detto tu. io, per esempio, la prima volta che ho guardato pretty woman, quando lui le dice: 'io non ti ho mai trattato come una prostituta', ho detto, giusto un attimo prima che lo dicesse julia roberts, 'lo hai fatto ora'.
quindi, un primo motivo per cui pretty woman ci piace, a noi donne, è che funziona. beh, il primo motivo dopo il fatto che va esattamente come vorremmo andassero tutte le nostre storie.
si dice che pretty woman sia una versione moderna della fiaba di cenerentola. io ho un'idea diversa. pretty woman in realtà non è la storia di vivian, è la storia di edward lewis. o meglio, è la storia di quello che diventano lui e lei mentre si innamorano.
non ci ho mai creduto a quel detto che dietro a un grande uomo c'è sempre una grande donna.
c'è una donna, probabilmente. 
comunque sia, edward ci piace,vabbè dai, MI piace (ma con la supponenza che mi contraddistingue, almeno a sentire colui che teoricamente mi dovebbe conoscere meglio, dico Ci per intendere a noi donne) perchè è un uomo. un uomo non ti chiede cosa vuoi fare, che regalo vuoi, cosa preferisci mangiare. LO SA. beh, sul ristorante edward ha un po' toppato, con le escargots, ma insomma edward lewis non è mica un signore, uno come, diciamolo il nome dai, mark darcy. ecco, mark darcy non ce n'è più, e non so se ce n'è mai stati. ma ad edward lewis ci si può arrivare, dai. anche senza aereo privato e carta di credito illimitata (che poi, a me, quello che mi fa impazzire è il sorrisetto di richard geere, mio padre lo chiama l'uomo con un'espressione sola, parafrasando senza saperlo un miope giudizio su clint eastwood, ecco, a me il sorrisetto che fa lui, ma non davanti, no, quando si gira e lei non lo ede neanche, quel sorrisetto che è un po' da stronzo ma involontario, mmmmm, basta, non ci devo pensare...)
quando io dicevo ad alessandro di fare qualche riflessione, sul fatto che tutte guardino pretty woman e tutti vogliano guardare la partita, intendevo proprio questo: noi ci piacerebbe uno come edward, che parla poco, che sa cosa fare, che quando capisce di avere a che fare con una cosa veramente bella, è disposto a mollare tutto per averla.
'dev'essere difficile lasciare andare qualcosa di così bello', dice il mitico barney thompson, direttore dell'albergo, parlando della collana ma riferendosi a vivian, miss vivian, per la precisione. 
altro che partita, cazzo.
ecco, volevo dire questo, quando ho dato questo suggerimento ad alessandro, che forse non siamo più disposti, uomini e donne, è uguale, a molllare tutto, come vivian ed edward, il nostro modo di fare soldi a palate, le vertigini, il boulevard che fa schifo ma ti ci paghi l'affitto... non siamo più disposti a provare a diventare persone diverse, migliori, per amore di qualcuno. 
e che magari ci dirà: no, grazie.

giovedì 27 dicembre 2012

femminicidio, l'assurda leggenda nera

come ben sanno tutti quelli che mi conoscono, io sono - e sono considerata- una molto cattolica.
se lo credessi possibile, mentre invece penso che sia una contraddizione in termini, direi che sono una cattolica tradizionalista.
credo che Dio esista, e credo nell'amore di dio che è dio stesso ed è la terza persona della santa trinità.
e so che il male esiste, perché lo vedo dentro di me e dentro a ogni uomo,  ma credo nella libertà di tutti i figli di dio di scegliere, anche se costa fatica, il bene invece che il male.
ma soprattutto credo in gesù cristo, credo che il verbo si è fatto carne ed è entrato nel tempo, ed è venuto in mezzo a noi, e poi è risorto, e ritornerà, un giorno.
e credo nella divina, eterna, infinita misericordia.
ora, ho detto tutto questo perché, dopo che il papa o chi per lui ha avuto la geniale idea di dare a chiunque la possibilità di dar corso a qualsivoglia stronzata gli passi per le dita, senza neanche la mediazione del cervello, scrivendo un tweet a pontifex, è venuto fuori (ma chissà come mai) che esiste un sito ultratradizionalista che si chiama, guarda caso, pontifex.roma.it.
questo sito è venuto ingiustamente alla ribalta perché ha pubblicato degli articoli contro il femminicidio, definito 'una assurda leggenda nera messa in giro da femministe senza scrupoli' per istigare l'odio sociale contro i poveri uomini inermi.
non ho neanche voglia di citare gli articoli, che si rifanno continuamente a un sedicente 'importante osservatorio sulla violenza delle donne', che sono andata a vedere, e che riporta una lista di articoli che riprendono articoli dei quotidiani rubricandoli con titoli tipo questo: madri e maestre: un mondo di donne e violenza. ne ho letto uno su una maestra esaurita che ha picchiato un alunno, in data 5 dicembre 2012. sono andata alla fonte, la repubblica del 5/6/87. non so se rendo: venticinque anni fa. ho scritto una mail chiedendo chi diavolo fossero, visto che non c'è un nome da nessuna parte, e che la smettessero di accusare gli altri di fare disinformazione, quando loro mettono una notizia di 25 anni fa in data oggi. mi hanno risposto che
I nomi contano soltanto per chi ama appiccicarsi addosso i bollini blù (qualità certificata); come vedi a me/noi interessa quello che hai pensato/scritto, non certo come ti chiami. Il tuo nome non migliora né peggiora quello che ha elaborato il tuo cervello.
per difendere l'indifendibile articolo contro il femminicidio, quelli di pontifex ne hanno scritto un altro, dal titolo L'ODIO E L'INTOLLERANZA INTERNET SUL FEMMINICIDIO. LE DONNE KILLER NASCOSTE DAI MEDIA TV, in cui, sempre partendo dall'importante osservatorio di cui sopra, fanno un elenco di 92 articoli su violenze fatte da donne. ovviamente non sono andata né a leggere gli articoli di cronaca nera, che ritengo sempre una banalizzazione (nel migliore dei casi) dell'evento drammatico, né a verificare la data reale di tutte le notizie, ma la prima è senza data, la sesta era di un anno prima. non sono andata oltre. ma la cosa più assurda è che di tutta sta lista di 92 casi, la maggior parte erano tentati omicidi e solo sei (6) sono omicidi commessi da donne su uomini con cui avevano una relazione. poi ci sono i casi delle madri che uccidono i figli, donne che col compagno rapinano e feriscono o uccidono la vittima, e via discorrendo.
che la violenza faccia parte dell'animo umano, l'ho detto sopra, l'ho sempre pensato, e non c'entra niente che tu sia uomo o donna. come penso che, tra le varie forme di violenza, ce ne sia una specifica di uomini contro donne, e che sia giusto chiamarla femminicidio, come ho scritto anche qui.
ma se ti dici cristiano e vuoi seguire gesù, devi prendere su la tua crocetta e camminare. che gesù cristo, a difendersi, se voleva, era capace da solo.
riponete la vostra spada nel fodero, avrei voluto dirgli a quelli di pontifex. 
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martedì 25 dicembre 2012

buon natale

veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Gv. 1,9 
buon natale, a tutti

natale 1

bruno: non lo sapevo che babbo natale portasse anche animali domestici come regalo... adesso lo so!

domenica 23 dicembre 2012

animali domestici

bruno: mamma, possiamo prendere un pesciolino come animale domestico?

martedì 18 dicembre 2012

cinepanettoni

giovanni floris, il conduttore di ballarò,  sa tutte le scene dei cinepanettoni a memoria.
fabio volo gli chiede in quale film c'è quella scena lì (qualcosa che c'entra col sesso o con la merda, o entrambe, generalmente) e lui lo sa ancor prima che gli dica le tre possibilità.
il venticinque, cioè il giorno di natale, al pomeriggio, ci va ogni anno con sua moglie.
ecco.


venerdì 14 dicembre 2012

un sondaggio

mi piacerebbe fare un sondaggio, una domanda sola, credo sarebbe sufficiente, per me:

cos'è che  ti sembra peggio,
A. sentirsi chiedere col tono più acido del mondo: COSA C'E'?
B. sentirsi dire 'imbecille' da tuo marito per avergli chiesto, col tono più acido del mondo: cosa c'è?

giovedì 13 dicembre 2012

MORIRE DI SCUOLA

oggi ho sentito un pezzo di trasmissione di radiotre che aveva come ospite Vittorio Lodolo D'Oria, un medico che si occupa del disagio psichico dei docenti e che ha scritto il libro ' pazzi per la scuola'.
i dati citati sono impressionanti, e mettono gli insegnanti ai primi posti delle categorie a rischio di malattie mentali derivanti dalla loro professione. 
da tempo mi interesso di burn-out, un aspetto della nostra professione completamente sottovalutato. o, al limite, banalizzato come fa con un titolo esemplare il Giornale, che cito solo per fare un esempio di come anche un problema grave che interessa la salute degli insegnanti sia utilizzato per denigrare tutta la categoria: 

Tutti pazzi per la scuola. I docenti vanno fuori di testa ma restano in cattedra

 il problema per quelli del Giornale non è che gli insegnanti sono esposti quotidianamente a uno stress sempre crescente che comporta nei casi più estremi problemi psichici gravi. no, il problema è che questi restano in cattedra. e magari arrivano anche alla pensione, grazie all'inerzia dei dirigenti. i quali invece dovrebbero, mi pare di capire, preoccuparsi di procurare carne fresca da macello, eliminando quella avariata, mandando al manicomio quei disgraziati che rubano lo stipendio andando a scuola con l'esaurimento nervoso.
un problema che si aggiunge al problema è che in italia i dati sul disagio della nostra categoria non sono rilevati, come si fa per esempio in francia e in inghilterra, dati da cui si evince che gli insegnanti sono la categoria professionale più esposta al suicidio. che triste primato...

le basi - 2

oggi l'alunna di cui ho parlato nel post precedente appena mi vede mi fa: maestra, è vero che mamma ti deve portare delle canzoni da fare in classe? no, guarda, tua mamma ha capito male, le ho risposto. io non voglio le canzoni che piacciono a tua mamma, voglio le canzoni che piacciono a te.

mercoledì 12 dicembre 2012

LE BASI

i colloqui con i genitori sono per me un momento importante di verifica, anche se ho così tanti alunni che finiscono col diventare uno stress non indifferente. sicuramente, mi aiutano a capire meglio i bambini, le loro difficoltà e spesso a ricalibrare il mio lavoro. ogni tanto poi mi trovo a dover giustificare le mie scelte didattiche, anche se non sempre con successo. 
ieri per esempio è arrivata una mamma in carriera, così almeno mi è sembrata, e devo dire che la sua povera figlia mi ha fatto pena. genitori con pretese al di sopra delle capacità dei figli, o meglio: che non riconoscono neanche le capacità dei loro figli perché loro si sono già fatti tutto il filmino, che spesso è la storia di quello che loro stessi non sono stati. vogliono dare ai loro figli le possibilità che loro avrebbero voluto avere. che poi, magari, anzi direi sempre, ai figli non gliene frega niente. e crescono costretti a un sogno che non hanno mai sognato. 
allora, la signora inizia dicendomi che sua figlia di inglese non sa proprio NIENTE. le mancano proprio le basi. non sa niente, neanche il verbo essere, io sono tu sei egli è (grazie, non me lo ricordavo proprio). ma lei ha mai provato a chiedere come si dice ‘Io sono’? (un paio di volte, mi pare, sì). io la mando anche alla british school, perché mi sono proprio resa conto che lei di inglese non sa niente, non sa neanche le parole! e anche rispetto alle altre bambine della sua età, è molto più bassa! 
poveraccia, poveraccia, poveraccia, continuavo a pensare io. 
cerco di spiegare alla signora che il mio metodo, che non è una mia invenzione, come forse pensa lei, si basa sugli studi sull’apprendimento precoce delle lingue, e che la grammatica non è la base della lingua, ma una riflessione a posteriori, che i bambini di sei anni sanno parlare perfettamente in italiano, e  non sanno manco cosa sia la coniugazione del verbo essere ma sanno usarlo benissimo… macchè, la signora vuole le basi. 
allora, siccome a me socraticamente piace un sacco far cadere le persone in contraddizione da sole, le ho detto: senta signora, tutti noi abbiamo fatto le scuole medie, tre anni con tre ore o anche più di inglese la settimana, poi alle superiori, anche lì, tre quattro ore alla settimana, alla fine, quanti sanno l’inglese? sua risposta: nessuno.
 ecco, vede, allora forse il metodo di partire dalla grammatica non è così efficace… 
MA ALMENO AVEVANO LE BASI!!! 
questa coazione a ripetere è preoccupante, direi di lasciar perdere. così le ho detto che un buon modo per imparare l’inglese sono le canzoni, che io chiedo sempre ai miei alunni di propormi le loro canzoni preferite. al che lei mi fa: ah beh, gliele tiro fuori io le canzoni allora!!! 
ecco. lasciamo perdere, va'.

mercoledì 5 dicembre 2012

lettere dall'interno

oggi pomeriggio ho portato la macchina dall'elettrauto, chissà, forse avrò la radio in macchina, finalmente, e poi mi sono fatta accompagnare da mio padre in biblioteca, per restituire dei libri e aspettare che mauro venisse a prelevarmi, visto che stavo a piedi. adesso in biblioteca hanno messo delle poltrone, proprio davanti alle riviste, e io ho scelto l'ultimo numero de La cucina italiana. mi accomodo nella poltrona ma vedo sul tavolo basso che mi sta accanto un libro con la faccia di simone weil in copertina.
è una sceneggiatura di liliana cavani, del 74. comincio a leggere.
e leggo, leggo, e poi gli occhi mi si riempiono di lacrime, a ripensare alla grandezza di questa piccola donna, all'incomprensione che sempre ha dovuto patire e alla sua ostinata perseveranza nella ricerca della verità, la sua, la sua fedeltà al vero, senza alcun cedimento al rispetto umano, mai.
sto piangendo con la cucina italiana in grembo, e questo libretto in mano mentre un tipo, che non vedo che faccia ha perché mi sono tolta gli occhiali, sta guardando sopra la mia testa le riviste nell'espositore.
leggo il finale, sugli ultimi momenti di simone nel sanatorio, con una donna delle pulizie che era diventata sua amica che si è imparata a memoria l'ultimo foglio, tutto spiegazzato, lasciato da simone sul letto prima di morire, se l'è imparato anche se non lo capisce, ancora.
poi mi guardo il numero natalizio della cucina italiana, finché non mi arriva il messaggio di mauro: sono qui fuori.

lunedì 3 dicembre 2012

ma l'amore che cos'è 4

stasera che avevamo messo i bambini a letto presto, mi siedo sul divano per il mio momento di evasione totale con NCIS e invece c'è il dibattito post primarie del  PD. no, grazie. giro e provo a guardare sto Downton Abbey, anche se la pubblicità martellante di sti giorni ha esaurito tutta la mia curiosità.
verso la fine uno, che non ho capito chi è, dice a una, che non ho capito bene chi è se non che lui fa parte della servitù e lei alla nobiltà, infatti lui le dà del voi e lei gli dà del tu, beh, insomma, lui dice a lei:
fino a quel momento, vi prometto che passerò ogni istante della mia vita a cercare di rendervi felice.
ecco, a me non è mai successo, che uno mi dica una roba anche vagamente simile a questa, e so che non mi succederà mai al punto che mi chiedo se è mai successo a qualcun'altra, ma credo proprio di sì, e io invece penso devo farmi una cura ormonale, perché sono una pazza isterica.

domenica 2 dicembre 2012

al catechismo

A. era in ritardo, all'incontro di sabato. sua cugina, quella che quando ho raccontato che ci sono persone che vengono uccise perché si dicono cristiane, mi ha detto: beh, basta dire che non sei cristiano!, ci racconta che uscendo di casa (abita al piano di sopra) l'ha vista arrabbiata, tutta rossa in viso, in lacrime.
più tardi, mentre i bambini stavano conversando tra loro liberamente, la cugina con tono sfottente chiede ad A.: allora, com'è che eri tutta rossa e piangevi, prima? e io le faccio: scusa, ma a te piacerebbe che qualcuno ti chiedesse qualcosa con quel tono? al che A. le fa: eh, appunto, ti piacerebbe che i  tuoi genitori si sono separati?? e racconta che deve andare da suo padre, che sta con un'altra, che lei non la sopporta, e lei vorrebbe stare con suo padre e invece c'è sempre quella, che è separata anche lei, e ha tre figlie, che lei le chiama le sorellastre, come quelle di cenerentola,e vengono sempre anche loro... al che M. salta fuori che anche suo padre sta con una che sua madre proprio non la sopporta, e allora lui non può mai stare con suo padre, e lui gliel'ha detto in tutti i modi, a sua mamma, ma non c'è niente da fare... l'incontro finisce, e A. mi saluta sconsolata: adesso, due giorni con la rompi...