giovedì 17 aprile 2014

una strana pasqua


sarà una pasqua sfiorita. calda e sfiorita.
sono già sfioriti anche i ciliegi, che di solito, quando la pasqua è alta, sono gli unici rami da portare al sepolcro, il venerdì santo.
quando c’era ancora il mio parroco, don silvano, il giovedì santo allestiva l'altare della reposizione e chiedeva che si portassero i fiori dagli orti di casa, ed era un tripudio di forstizie, rami di pruno e pesco, tulipani, narcisi, viole… adesso è tutto diverso, i vasi in fila, simmetrici. ordinati.
il ciliegio è una pianta strana. quando vent’anni fa si sposavano tutti, c’era la moda della cucina di ciliegio. che a me, con quel colore un po’ rossiccio, nella cucina laccata, mi sa un po’ da finto, non mi è mai piaciuto. la pianta, invece, quella sì che mi piace, ma bisogna prenderla nel suo insieme, perché i rami sono nodosi, grossolani, con dei nodi che spesso sudano un miele rossiccio che attira le formiche, e i fiori, che a vederli da lontano, sono delle bellissime nuvole bianche, da vicino invece sono grappoli, che saranno poi le ciliegie, cadenti, pesanti. la corteccia, mi piace, dei ciliegi, col suo color argento scuro, ossidato, che si sfalda in orizzontale, a strisce,e le foglie, d’autunno, coi loro incredibili rossi e gialli.
hanno tagliato anche l’erba, ormai, neanche i nontiscordardimè, ci saranno, ormai, fiori che si trovano a maggio, nei campi, e gli iris, le rose e le calle.
ci sono quelli che amano gli animali. a me piacciono le piante.
le piante stanno a casa loro, non ti leccano, non puzzano, non sporcano, non fanno rumore. puoi tagliarne dei pezzi, ricrescono, raccoglierne i fiori e i frutti.
io passeggio in un prato e mi sento a casa mia, conosco quasi tutti, che da piccola avevo deciso che facevo l’erborista. tra le varie cose.

Nessun commento:

Posta un commento