venerdì 11 aprile 2014

think pink 4 - la maestra gabriella

la mia maestra delle elementari si chiama gabriella. io dico che è la mia maestra anche se in realtà io, di maestre, alle elementari, ne ho avuto un sacco, venivano un paio di mesi una, poi arrivava un'altra, e l'anno dopo era la stessa storia, solo la maestra gabriella si è fermata due anni, in quarta e quinta, io li ricordo come gli anni più belli della mia vita. a me di solito mi piacevano tutte, le mie maestre, a parte quella di terza, che la vedo ancora e ogni volta che la vedo la odio, un po', perché io nella mia classe di una scuola che si poteva dire di montagna anche se non era in montagna, eravamo la classe più numerosa, 14, e io ero l'unica a parlare in italiano, perché tutti parlavano in dialetto, l'ho imparato a scuola, io, il dialetto, che io, a casa, mia madre non ha mai imparato neanche il suo, di dialetto, quello emiliano, figuriamoci se parlava dialetto veneto, e mio padre che comunque non parla questo dialetto, ne parla uno che è quello di arsiè in provincia di belluno, che è sempre veneto, ma è molto diverso, a me non sembra neanche tanto, ma una volta che ho detto pàssame l'asèo si sono messi tutti a ridere, ahahaha, aseo!, no se dixe mìa asèo, se dixe ASEDO, a me non pareva sta grande differenza, mia nonna cioè la madre di mio padre col suo dialetto di arsiè diceva aseo, ecco, quindi mio padre anche lui parlava in italiano, e noi fratelli abbiamo sempre parlato italiano, e poi oltre a questo io a scuola ero pure brava, in italiano soprattutto, che in seconda mi ricordo che ho litigato con mia madre perché nei pensierini volevo scrivere stamane, invece di stamattina, che lo dicevano al telegiornale, insomma, quella schifosa di maestra in pagella, che poi fatalità è l'unica pagella che mi è rimasta dalle elementari, quella mi ha dato 7, in italiano, e io sta cosa mi fa venire i nervi, ogni volta che ci penso, perché agli altri cosa gli avrà dato? che poi è venuta la mia maestra, la maestra gabriella, solo che intanto le pagelle le avevano tirate via, c'erano le schede, e le povere maestre dovevano scrivere dei pipponi che non finivano più, quelle lì mi sono rimaste, le schede, e da quello che ha scritto la mia maestra si capisce che mi avrebbe messo dieci, se poteva, ma non poteva più.
la mia maestra quando sono diventata una maestra volevo essere come lei. l'ho ritrovata a scuola, è ancora lì e forse sarà la maestra di mio figlio, lo vorrei tanto. ha la stessa pettinatura di quarant'anni fa, una specie di caschetto tipo cleopatra, ma di capelli mossi,  neri, con la frangetta da cui spuntano dei piccoli occhi azzurrissimi, che ridono sempre, ha tutta la faccia che ride, che sorride, anzi.
ho scoperto da poco che la nostra scuoletta di pseudo montagna non era la sede dell'anno di prova solo per la cara maestra carla, quella che mi ha dato sette, ma era anche la prima esperienza lunga per la maestra gabriella. io l'adoravo. era buonissima e bravissima, come tutte le creature mitiche dell'infanzia. mi ricordo che aveva fatto uno schedario per l'ortografia, scritto a mano, che mica c'erano le fotocopie, e se avevi finito il tuo lavoro potevi andare a sceglierti le schedine, io le facevo sempre, e ci dettava in un quadernino, che mica si usavano i quadernoni, delle cose bellissime di storia e geografia, che poi io ho scritto anche un viaggio immaginario in africa attraverso le varie fasce climatiche, che quando sono andata alle medie me l'hanno messo sul giornalino della scuola, e poi ci insegnava a stare insieme con gli altri, avevo un compagno che non aveva neanche il bagno in casa, e la maestra una volta che lui era assente ci ha parlato di lui, del fatto che dovevamo cercare di essere tutti amici, esere noi ad avvicinarlo, che quando è tornato io gli ho chiesto se voleva una caramella, mi è costato tantissimo, e una mia compagna che si chiama monica se n'è accorta, e mi ha detto: tu sì che ascolti quello che ha detto la maestra eh?, con ammirazione, l'ha detto, e una volta che ci aveva detto di portare dei fiori che dovevamo fare una descrizione, tutti avevano portato dei fiori da giardino e io avevo un mazzetto di fiori di campo e un mio compagno mi aveva detto: ma che fiori gheto portà?? e io li ho buttati nel cestino, e la maestra li ha visti e li ha tirati fuori, e ha chiesto chi li aveva portati, ma io non ce l'ho fatta, a dire: io.
la mia maestra ci ha letto la capanna dello zio tom e il diario di anna frank e tom sawyer, e sicuramente tante altre belle cose, e mi lasciava tenere la manina di cartone dentro al buco del calamaio, finché interrogava, mentre io facevo delle borsine di carta o leggevo i libri.
ieri sono andata al colloquio di agostino che è la stessa scuola dove insegna lei, e mi ero portata i fratelli karamazov, mi ero messa in un angolo a leggere e lei mi ha visto che stavo leggendo e mi ha chiesto cosa leggevo, gliel'ho detto, mah, mi ha detto lei, ho letto guerra e pace, ma tutte quelle descrizioni, venti pagine di battaglie, ma io quelle le saltavo a piè pari! mi ha detto,  io avrei voluto abbracciarla e dirle: vedi perché sei la mia maestra preferita?? e allora, le ho detto invece: allora devi assolutamente leggere questo libro.
mi sa che glielo regalo.

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