lunedì 18 maggio 2015

un posto



mio marito vive in un paese della valsaugana che la metà degli abitanti, abbiamo scoperto, sono suore. non si vedono perché stanno tutte dentro a un grande edificio all'imbocco del paese, e quando delle persone devono stare in una stanzetta con un letto e un tavolino, se va bene, o stanno insieme in tre quattro in stanze divise da tende bianche, non occupano più di tanto posto.
è un micro paese ma c'è tutto l'occorrente, il municipio, la biblioteca che al lunedì sta aperta fino alle dieci di sera, la sua farmacia col suo distributore di preservativi e tutto, il supermercato con le sue belle offerte, che ha anche uno stand di vestiti taglie large ed extralarge che quasi mi compravo qualcosa, e un reparto piante e fiori che la confezione si paga a parte, e il fornaio proprio sotto casa di mio marito, e fontane dappertutto e fioriere piene di gerani rossi e bianchi e la gente col trattore che porta mucchi di legna, e il parchetto giochi che quasi non hai il coraggio di entrarci, da quanto è tutto nuovo, e la scuola materna color lilla, la chiesa con le porte spalancate, di quelle con la scaletta che sale verso l'organo sopra il portone, i banchi di legno intarsiati, tutto troppo pesante per me ma almeno le candele sono vere, le grandi case coi quattro spioventi e i bordi affrescati sotto i travi, e quelle vecchie e piccole, di sassi e malta, con le scale esterne di legno, le panchine fatte coi tronchi di abete tagliati a metà,  insomma tutto l'armamentario di un tipico paesino di montagna, e la gente che ti saluta anche se non vorrebbe, è più forte di lei, una che avrà avuto la mia età mi è passata di fianco e quando mi è stata vicina le è sfuggito dai denti un salve, ma guardava avanti, come se neanche mi avesse visto.
non lo so, forse è un bel posto per starci, ma non lo so.

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