mercoledì 20 maggio 2015

in fondo


Credo che se non fossi cattolica, non avrei ragione di scrivere, nessuna ragione di vedere, nessuna ragione di provare orrore, o di provare piacere in nulla.
Sono nata cattolica, ho frequentato scuole cattoliche durante l'infanzia e non ho mai lasciato, né ho mai voluto lasciare la Chiesa. Non ho mai percepito l'essere cattolica come un limite alla libertà dello scrittore, piuttosto l'opposto. Mrs Tate mi ha detto che dopo essere diventata cattolica, sentiva per la prima volta di poter usare gli occhi e accettare ciò che vedeva, non doveva creare un nuovo universo per ogni libro, ma poteva prendere quello che trovava. Io stessa credo che essere cattolica mi abbia risparmiato un paio di migliaia di anni per imparare a scrivere. (...)
Non sono molto sicura che il compito di uno scrittore cattolico sia solo quello di riflettere tutto ciò che vede; ma cosa sia o non sia uno scrittore cattolico è un argomento che evito accuratamente.
In fondo, uno scrive quello che può, quello che Dio gli dà.

Flannery O'Connor, Il volto incompiuto. Saggi e lettere sul mestiere di scrivere, Bur, p.112

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