zelig si chiama così perché si rifà all'omonimo locale milanese di cabaret, che a sua volta prende il nome dal titolo del film di woody allen. il protagonista, zelig/woody, è affetto da una stranissima malattia: a seconda del contesto in cui si trova, si trasforma, anche fisicamente, anzi, si CONforma, si adatta per uniformarsi.
la sindrome
di zelig, io ce l’ho nella scrittura. quando trovo uno che mi piace, mi viene da
scrivere come lui (o lei). adesso per esempio dovrei smetterla di leggere il blog di paolo nori.
che
siccome l’ho sentito alla radio, quando lo leggo sento il suo accento, che mi
viene facile da sentire nella testa perché la mia nonna che viveva con me era
di reggio emilia, e l’accento emiliano ce l’ho già dentro da quando sono nata,
anche se sono veneta e montanara, e quindi quando poi mi metto a scrivere
qualcosa, lo dico nella mia testa con quell’accento lì, e in quel modo lì, non è che dico che
scrivo come paolo nori, perché non sono mica capace e poi non è che mi piaccia
proprio tanto come scrive, ma mi viene lo stesso, per esempio io in genere non
ripeto mai tutta una frase, e invece mi viene da ripeterla. però non so come
fare, perché ormai quando prendo in mano il computer la prima cosa è andare a vedere se c'è un nuovo post nel suo blog, e per fortuna c’è sempre anche perché paolo nori sta tenendo
un diario, che tra poco finisce, e a me, come jean pierre leaud in effetto notte, non piacciono le cose che finiscono.
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