martedì 3 marzo 2020

dove finisce la paura - un post di qualche anno fa



comincia così il titolo dell'articolo di stamattina (31 maggio 2016) su repubblica della filosofa e deputata pd michela marzano sul fatto atroce del rogo in cui è stata arsa viva sara di pietrantonio.
nessuno si è fermato.
del resto, scrive la marzano, io cosa avrei fatto?
certo, il fatto ci lascia tutti indignati, ma l'indignazione passa, e lascia il tempo che trova.
cita calvino e hannah arendt.
c'è una dose di auto-giustificazione, in questo articolo, che non mi piace.
la paura ci fa tirare dritto, ci protegge, dice marzano.
poi però dice che l'indifferenza, anche quando motivata dalla paura, resta comunque la miglior alleata della violenza e della sofferenza, un'indifferenza a cui dovremmo opporci 'attraverso la cultura, la forza della ragion critica, la compassione e il coraggio'.
sara di pietrantonio, fonte Ansa
 ma in base a cosa, cara michela?
qualcosa lo potremmo fare tutti, dici: 'osservare, ascoltare, fermarsi'.
ma le hai viste, le foto di quella ragazza lì? le vedi, le osservi, tu, la facce delle ragazze e dei ragazzi che girano per le strade?
cosa gli diamo, noi, che prospettiva gli diamo?
il problema è che ognuno pensa, sì, ma prima a se stesso. fin da bambini, li abituiamo così. io li vedo a scuola, ogni giorno.
è che gli diciamo che hanno dei diritti. non dei doveri, degli obblighi, verso gli altri. l'obbligo di rispettare gli altri, prima e sopra di tutto.
pensare solo ai diritti. negare, come gli uomini del 1789, come li chiama simone weil, che esiste 'un campo che è al di sopra di questo mondo' e che è il campo 'dell'eterno, dell'universale, dell'incondizionato'.
I rivoluzionari francesi invece 'riconoscevano solo (il campo) delle cose umane. per questo hanno cominciato con la nozione di diritto'
'ma i diritti appaiono sempre legati a date condizioni. solo l'obbligo può essere incondizionato'.
Gli obblighi di cui parla Simone
'derivano tutti, senza eccezione, dai bisogni vitali dell'essere umano (...) e hanno tutti per loro oggetto cose che in rapporto all'uomo hanno una funzione analoga a quella del nutrimento', che è da intendersi sia del corpo sia, com'è da aspettarsi, dell'anima'.
queste considerazioni di carattere generale, fondante, aprono il testo di simone weil 'la prima radice' che è poi un testo di analisi e filosofia politica. non c'entra praticamente niente con sara e la sua orribile morte. ma a me è venuto in mente perché questo gesto davanti al quale come dice la marzano ci siamo tutti coperti gli occhi è la punta estrema della reificazione, della riduzione a oggetto, dell'altro, anzi: dell'altra.

come dice san giovanni paolo II nel testo del 1960 che sto rileggendo in questi giorni, 'amore e responsabilità', parlando di una cosa che mi rendo conto che a molte persone ingeneri un immediato quanto istintivo sorrisetto di compatimento, ovvero il significato cristiano del matrimonio,
la parola latina «matrimonium» mette l'accento sullo «stato di madre» come se volesse sottolineare la responsabilità della maternità, che pesa sulla donna che vive coniugalmente con un uomo. La sua analisi ci aiuta a vedere meglio che i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio mettono ipso facto la persona nella situazione di oggetto di godimento. Quale delle due è quest'oggetto? Non è escluso che possa esserlo l'uomo, ma la donna lo è sempre.
Si può faciilmente arrivare a questa conclusione (per via di contrasto) analizzando la parola matrimonium (dal latino «matris-munia», «doveri della madre»). 

é la riduzione della persona a oggetto, a cosa, la sua spersonalizzazione, la sua riduzione a oggetto o a individuo di una specie, che porta poi alle conseguenze dell'utilizzo dell'altro come mezzo per soddisfare i miei impulsi, che riduce l'altro a strumento per raggiungere il piacere, per soddisfare la brama di possesso, per autoaffermarmi.
sara esisteva in quanto serviva a quel disgraziato a affermare che lui era, in quanto aveva.
sono cose vecchie come il cucco che però sembrano annullarsi quando ci troviamo davanti a casi eclatanti.
e allora parte la solita manfrina: ci vuole l'educazione all'affettività, alla sessualità, al rispetto dei diritti di ogni genere, e, come ho sentito anche stamattina alla radio, la colpa è tutta della chiesa cattolica che impedisce che si faccia una sana educazione sessuale!
massì, continuate pure a cantarvi ste canzoncine qua.
io preferisco Simone





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