lunedì 29 giugno 2015

il Santo Sacramento del Matrimonio



O magari che anche solo la possibilità di esprimere questi patemi infantili a qualcuno sembrava impossibile se non nel contesto del mistero del vero matrimonio, inteso non semplicemente come una cerimonia e una fusione finanziaria bensì come una vera comunione di anime, e solo ultimamente Schmidt aveva l'impressione di cominciare a capire perché per tutta l'infanzia durante il catechismo aveva sentito la Chiesa definirlo il Santo Sacramento del Matrimonio, perché sembrava in tutto e per tutto miracoloso e transrazionale e lontano dalle possibilità fornite dalla vera vita vissuta almeno quanto la crocifissione, la resurrezione e la transustanziazione, vale a dire che non andava visto come un obiettivo che bisognasse aspettarsi di raggiungere davvero o di conquistare ma come una specie di stella di navigazione, come se fosse in cielo, una cosa alta e intoccabile e miracolosamente bella in quel modo distante che ti ricorda sempre quanto tu da parte tua sei comune e privo di bellezza e incapace di miracoli, che poi era un altro motivo per il quale Schmidt aveva smesso di guardare il cielo o di uscire la sera e invece si sedeva con il telecomando della tv via cavo nella mano sinistra e passava rapidamente da un canale all'altro per paura che all'improvviso trasmettessero qualcosa di meglio su un altro dei 220 canali in chiaro e criptati del satellite e che lui se lo perdesse, trascorrendo tre ore serali in quel modo prima che arrivasse il momento di fissare col cuore impazzito il telefono che a totale insaputa di Darlene Lilley aveva il suo numero di casa in memoria e ci sarebbe voluto solo un attimo di coraggio a rischio di sembrare lascivo o inquietante per usare un solo dito per premere un solo bottone grigio per invitarla a bere un solo cocktail o anche semplicemente un analcolico davanti al quale avrebbe potuto togliersi la maschera pubblica e aprirle il cuore prima di perdersi d'animo e rinviare la telefonata di un'altra sera e trascinarsi in bagno e/o nella camera crema e marroncino per tirare fuori la camicia fresca di bucato e la cravatta per il giorno successivo e recitare il suo rosario serale e poi masturbarsi fino ad addormentarsi un'altra volta.

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David Foster Wallace, Oblio. Mister Squishy, Einaudi Stile Libero, pp. 38-39

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