domenica 12 aprile 2015

dear life 2

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ancora ad abano terme

prima, a colazione, c'erano i saluti perché molti partono, si conoscono tutti per nome, gli italiani, intendo, perché ci sono molti tedeschi e, sorpresa, dei francesi, dico sorpresa perché la francia è piena di terme da tutte le parti, ma forse quello che cercano è questo non luogo incredibile e pulitissimo che è abano terme, la prima volta che ci sono venuta è stato con un mio amico, gli ho detto dai andiamo a fare un giro a abano, che tutti mi dicevano che bei negozi, che bel centro che è abano, era sera, praticamente è una strada in mezzo alla pianura, con alberghi di qua e di là, negozi, tutti chiusi, le luci e tutto, una cosa così triste, se uno mi chiede di spiegargli cos'è un non-luogo abano la prima cosa che mi viene in mente, a me, e ieri sera che sono andata a fare due passi avrei voluto chiamarlo, livio, e dirgli ti ricordi, non so se ce l'eravamo detto, non è che ci dicessimo tante cose, ma sono sicura che l'ha pensato anche lui, era questo il bello, ma solo alle amiche posso telefonare alle dieci di sera, agli amici non si fa, soprattutto quelli sposati, sono tutti sposati, a parte uno che non mi vuole più parlare, quando ero piccola pensavo sempre che sarei andata a vivere da sola, vedevo tutti quei film in cui le attrici ricevevano telefonate nella notte, e avevano quei telefoni col filo lunghissimo che potevano andare in giro per le stanze col telefono in mano, o avevano un telefono in ogni stanza, classico quello in bagno, e pensavo che anch'io avrei avuto il telefono col filo lunghissimo e avrei ricevuto telefonate nella notte, poi sono arrivati i cellulari, ma telefonate notturne, no, mai, e adesso ormai se dovessi ricevere una telefonata sarebbe solo per qualcosa di brutto.
 il libro uscirne vivi, di solito io di uno che non conosco cerco sempre di leggere il primo libro, che ha scritto, anche se non è proprio come il primo disco, una volta ho sentito uno che spiegava che il primo disco è sempre il migliore, il più vero, il più sentito, il più atteso e preparato, invece i libri, non è detto che ti pubblichino il primo che hai scritto, se ti chiami guido morselli manco il secondo, e il terzo, vabbè, e non è detto neanche che il primo sia il meglio, io comunque cerco di leggere il primo libro vero, ma prima che uno sia diventato famoso, o abbia vinto il nobel, che poi quando uno diventa famoso, rischi sempre che il libro sia sempre lo stesso, ma più brutto. che non è neanche il discorso della pressione degli editori, che è vero che tanti scrittori scrivono per quello, ma non c'entra con la bravura. magari hanno solo bisogno di uno stimolo come quello per scrivere. penso sempre a simenon, che scriveva i suoi cinque libri all'anno, e ci metteva mi pare tre settimane a libro. il resto del tempo lo passava a fare quello che gli pareva. avrebbe potuto scrivere tonnellate di maigret, altro che quelli, comunque un'infinità, più di 100, che ha scritto, senza contare tutto il resto, che sono più di 400. beh insomma, dicevo, questa raccolta di racconti, uscirne vivi, pare invece che sia una delle ultime, della munro, che dev'essere ben vecchia, se sono sessant'anni che scrive, anche se la data di nascita non c'è, nel risvolto.
io c'è stato un periodo che avevo deciso che leggevo solo racconti, perché mi pareva di non avere tempo di leggere i romanzi. che cazzata. beh, non era proprio così, che non avevo tempo, intendo. è che avevo letto i racconti di carver, di cosa parliamo quando parliamo d'amore, e mi erano sembrati così perfetti, nella loro brevità, fulminanti, che mi pareva impossibile dopo quello riuscire a star dietro a un libro di 500 pagine, anzi assurdo, mi pareva, nel senso che se puoi fare delle cose così incisive con poche pagine, beh, tutto il resto è noia, come diceva califano, e anche, ho scoperto al cinema, leopardi (quelle che ha scritto la sceneggiatura del giovane favoloso, ha messo questa frase, e quando gliel'hanno chiesto, ha detto che non ci aveva neanche pensato, lei, a califano. solo lei: alla proiezione a cui sono stata c'è stato un piccolo boato).
e io, se non si è capito, gli eccessi di parole non li sopporto, e ancora adesso non capisco come si possa prendere su un tomo di quelli che vedo prendere continuamente quando vado in biblioteca e pensare serenamente di perdere tutto il tempo che ci vuole ad arrivare in fondo. l'altro giorno che sono andata da don mario aveva sul tavolo un libro di ken follett, che io credevo fosse i pilastri della terra invece è un altro, comunque saranno 1000 pagine lo stesso. magari mi piacerebbe anche a me eh, non lo so. ma non ce la faccio proprio, a cominciare.
io, un'altra cosa che faccio quando leggo un libro di uno che non ho mai sentito, è che non leggo niente dell'apparato, retro di copertina, introduzioni varie, commentini sul testo che scrivono nei risvolti. ho fatto così anche per lo straniero, ed è stato anche per quello, credo, che mi si è piantato dentro come un palo. questo libro qua per dire non avevo neanche capito che era una raccolta di racconti, quando sono arrivata alla fine del primo e ho capito che quello dopo non era il capitolo successivo ci sono rimasta un po' male, ma devo dire che ci sono delle cose straordinarie. solo che i racconti che finiscono sul più bello, mah, non mi convincono mai, del tutto. dev'essere sempre per via di quella cosa che a me piacciono le storie, e uno, le storie, vuole sapere come vanno a finire. io, almeno. che mi faccio raccontare com'è andato a finire il film che non sono riuscita a guardare la sera prima. al corso di storia del cinema sulla nouvelle vague, non sopportavo i film di rhomer, quelli in cui, secondo la mia sintesi drastica, quando sta per succedere qualcosa finisce il film. a lui non interessa, a me sì, cavoli. comunque, come scrive alice munro, devo dire, a me mi piace assai.

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