Arrivo in cortile dopo un’ora impegnativa in una classe dove c’è un alunno con DOP (disturbo oppositivo provocatorio) che dopo un’ora schizza, e avevo due ore, con la mano che mi fa male perché nell’oppormi a un pugno le dita si sono piegate all’indietro, e trovo una mia collega in lacrime. Soffre di attacchi di panico, ci ha detto. Un’altra collega, sorridendo, che io non lo so, ma se sto piangendo e uno ride mi girano le palle, comunque le ha detto che anche lei soffre di attacchi di panico, è normale al giorno d’oggi, è semplicissimo, guarda, e gliel’ha detto come si dice ai bambini quando si sbucciano un ginocchio, sarà semplicissimo per te, forse, le avrei detto io, che come dice il mio mito Velasco, l’allenatore di pallavolo, non c’è niente di facile o difficile, ci sono le cose che sai fare e quelle che non sai fare, ma comunque, le ha detto, è semplicissimo, vai dalla neurologa, ti dà una pastiglietta, la sto già prendendo, la pastiglietta, ha detto quella che piangeva, eh, ma sei all’inizio, ha continuato l’altra sempre sorridendo, questo è il momento peggiore, te l’avrà detto il dottore, poi ti abitui, io li ho ancora, ma è normale, tranquilla.
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