lo chiamavano cicciobello per via dell'assonanza col suo cognome, il fatto che era un po' sovrappeso, con i due denti davanti un po' da coniglio, e per via della crudeltà umana, che, si sa, nel periodo della scuola media raggiunge vette che pochi, in seguito, sapranno superare.
a me piaceva.
forse anche io a lui, o forse era solo che almeno io non lo chiamavo cicciobello.
i maschi di quella classe delle medie, beh, per me è stato veramente un trauma.
ignoranti come zappe, fissati col sesso, e orrendi, per giunta.
giovanni mi sembrava più mite, più simpatico, col suo sorriso da timido che scopriva quei due dentoni.
e poi anch'io, con lo sviluppo, ero diventata una ciccia bomba. in vacanza mi chiamavano la balena filomena. che stronzi.
prima la mia amica mi ha detto che noi sbagliamo, a rimproverarli sempre, i figli, i figli bisogna sempre far risaltare il meglio, pomparli, renderli soprattutto sicuri di sé. sì, sì, sarà vero. che mia madre continua a chiedersi, con me, come abbia fatto a fare dei figli falliti.
ma dipende anche, ho detto alla mia amica, da qual è il tuo obiettivo. certo, l'autostima è fondamentale. ma a me, le ho detto, interessa soprattutto che i miei figli siano delle brave persone. non l'ho neanche detta tutta: a me interesserebbe che diventassero uomini buoni. è stata la prima cosa che gli ho detto, io, a i miei figli, quando sono nati. che dovevano diventare buoni.
uomini che, per esempio, non chiamino cicciobello un compagno in sovrappeso.
comunque, giovanni l'avevo rivisto in giro, qualche anno dopo le superiori. alto, magro. forse non aveva neanche più quei dentoni da coniglio.
una mia amica, ho scoperto oggi pomeriggio, era una sua grande amica. di cicciobello non aveva neanche mai sentito parlare. cinico, sportivissimo, fattone, che non voleva legami. me l'ha descritto così.
a un certo punto gli hanno trovato un qualcosa nel cervello, un grumo di sangue, ho una bomba in testa, le ha detto.
ora sta in sedia a rotelle, non riesce quasi neanche a parlare.
l'ha visto un giorno sulla pista ciclabile, che lo spingeva la sorella.