sabato 18 settembre 2021

Ciao, papi


 
era un pezzo, che ci pensavo.
ogni volta che lo incrociavo per strada, con la sua spider, pensavo: magari è l'ultima volta che lo vedo. ogni volta che andavo a casa dei miei, che ci incontravamo, cercavo di salutarlo sempre con un bacio, un abbraccio.
lo dicevo a mio figlio: approfitta, delle ripetizioni del nonno, vai dal nonno, che mica c'è per sempre eh. tanti tuoi compagni non ce l'hanno, questa fortuna qua.
perché mio padre, quando spiegava, sembrava che avesse una lavagna scritta davanti agli occhi. aveva le cose così chiare, in testa, una cosa che io gli invidio tantissimo. gli invidiavo, anzi.
la matematica, la fisica, la chimica. i verbi irregolari greci che io non riuscivo a mettermi in testa, e lui invece li ricordava benissimo dopo vent'anni.
mio padre aveva questo, che lo rendeva unico e speciale: sapeva il valore delle cose. quelle che importano davvero.
che spesso sono quelle ritenute inutili.
la foto di mia madre che teneva nel portafoglio. la panna montata. i papillon che si faceva fare da mia nonna. i quadri e le sculture dei suoi amici artisti, come franco meneguzzo e lorenzo lovo. il suo selmer tenore.
mio padre mi ha insegnato che il doppio di zero è sempre zero.
che il padreterno ci vuole bene.
che i soldi si trovano sempre, in qualche modo. sono altre le cose di cui preoccuparsi.
che le amicizie vanno coltivate.
che chi vuole vada, chi non vuole telefoni.
mio padre amava la montagna. le sfide. le feste.
faceva discorsi memorabili.
mio padre mi risolveva i problemi.

ciao, papi. non lo so come farò, adesso.
ma sono sicura che, in qualche modo, tu ci sarai sempre, come ci sei sempre stato.


 

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